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Le fluttuazioni della criminalità: i fattori socio-ambientali


In rapporto al variare dei fattori socio-ambientali si spiegano, viceversa, le fluttuazioni della criminalità, la ragione per cui, esistendo un plafond costante nel tasso di criminalità, vi sono periodi, situazioni, società, in cui la curva quantitativa e qualitativa delle deviazioni criminali è in netta ascesa.
È verità altrettanto incontestabile che i fattori microsociali e macrosociali hanno un’influenza spesso determinante nella formazione della personalità e, quindi, nella genesi dell’azione criminosa.
Non si può negare che in certi soggetti la predisposizione biopsichica può essere di tale potenza che, praticamente, qualsiasi tipo di ambiente e di controllo sociale difficilmente può impedirne la manifestazione concreta (fino ad assurgere a tragedia collettiva se tali soggetti riescono ad impossessarsi del potere).
Ma è ancor più vero che in altri soggetti la predisposizione non dà luogo a manifestazioni criminali, perché congruamente corretta da validi sistemi educativi e contenuta da validi controlli sociali.
Quando più, poi, l’ambiente diventa altamente criminogeno, tanto più facilmente possono pervenire al delitto anche soggetti solo marginalmente predisposti.
Se è verità incontestabile che le teorie unifattoriali individuano con chiarezza la causa (pretesa) della criminalità, ma non riescono nella loro ristrettezza unicausale a spiegare il più complesso fenomeno criminale, è verità altrettanto incontestabile che le teorie multifattoriali, sia paiono fornire più adeguata spiegazione di tale fenomeno, in realtà nel gioco dei molteplici fattori causale non sono poi in grado di determinare il ruolo svolto da ciascuno di essi e, perciò, non sono in grado di cogliere la causa della condotta criminosa.

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