Le classificazioni socio-ambientali dei delitti: delinquenti delle sottoculture non criminali
I delinquenti delle sottoculture non criminali, cui è riconducibile alla delittuosità espressione non di sottoculture criminali ma pur sempre di sistemi sottoculturali, in cui vigono norme e costumi che favoriscono la commissione di reati, i quali presentano caratteristiche specifiche o frequenza maggiore di quanto non sia rilevabile in altri gruppi sociali e, pertanto, possono considerarsi il frutto di quelle particolari sottoculture.
Benché dette sottoculture siano frequentemente connesse con sottoculture criminali, da queste tuttavia si differenziano sia perché hanno il loro elemento di coesione non nella prospettiva di vivere col delitto ma in altre mete (la violenza, l’arcaico senso dell’onore, la droga, la prostituzione, ecc…), sia perché in molte di esse fa difetto l’aspetto del parassitismo e della non produttività.
Vengono particolarmente evidenziati:
a.i delinquenti delle sottoculture violente, cui è riconducibile la delittuosità espressione di sottoculture che hanno in comune una ampia tolleranza nei confronti di valori aggressivi, in quanto il ricorso alla violenza è sentito non come squalificante ma come in modo di regolamentazione di certi rapporti interpersonali.
Esempi tipici sono riscontrabili in certe aree agricole isolate, in culture pastorali, ma anche in aree urbane, suburbi o fasce periferiche delle città industriali, ove la sottocultura della faida familiare, della vendetta per i torti subiti, la risoluzione dei conflitti interpersonali giustificano o addirittura impongono il ricorso alla violenza;
b.i delinquenti delle sottoculture delle bande conflittuali, le quali costituiscono un particolare tipo del più ampio fenomeno delle bande giovanili, sono caratterizzate da un atteggiamento di oppositività talora vagamente ideologicizzata verso la società, i suoi valori ed i suoi singoli appartenenti e si pongono finalità distruttive ed aggressive, esercitate con modalità primitive e violente.
Le bande conflittuali non traducono l’opposizione alla società in sottoculture alternative, ma la esprimono con modalità essenzialmente distruttive e vandaliche, agendo senza finalità appropriative ed in assenza di motivazione che giustifichi l’aggressione verso la vittima.
Espressione di un cumulo di frustrazioni, di una protesta del tutto irrazionale, di carenze di valori, di mete culturali accettabili e di contenuti ideologici idonei a sublimare le pulsioni violente verso mete costruttive, l’aggressività presenta un carattere primitivo, immediato ed istintuale, fine a se stesso e non razionalizzato;
c.i delinquenti della sottocultura drogati, che comprendono la criminalità particolare del mondo sottoculturale dei consumatori di droghe, rappresentata dai tossicomani che pressoché inevitabilmente pervengono la commissione abituale di una serie di attività criminose legate all’imperioso bisogno della droga ed al suo elevato costo.
Nell’ambito o attorno alla sottocultura della droga prospera una criminalità peculiare, costituita, oltre che dall’uso di stupefacenti o dalla detenzione per uso personale nei paesi in cui tali fatti costituiscono reato, da una fitta rete di attività criminose che riguardano sia la distribuzione capillare (proselitismo, spaccio al minuto, piccolo traffico) che trova nei tossicomani gli autori elettivi, sia le condotte appropriative (furti, aggressioni, rapine) volte a procurare il denaro per l’acquisto della droga;
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Dettagli appunto:
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Autore:
Stefano Civitelli
[Visita la sua tesi: "Danni da mobbing e tutela della persona"]
- Università: Università degli Studi di Firenze
- Facoltà: Giurisprudenza
- Esame: Criminologia, a.a. 2008-09
- Titolo del libro: Il problema della criminalità
- Autore del libro: Ferrando Mantovani
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