Le modalità di assunzione delle decisioni e la loro invalidità
Il silenzio della legge sulle modalità di assunzione delle decisioni dei soci ha fatto si che su tutti i principali profili di disciplina si sviluppasse negli anni un vivace e non sopito dibattito.
Primo fra tutti quello relativo alla essenzialità anche nelle società di persone, del c.d. metodo collegiale e cioè, in sintesi, della necessità che in occasione di ogni deliberazione si proceda alla convocazione dei soci e alla loro riunione per la discussione di argomenti all’ordine del giorno e la votazione.
La giurisprudenza è pervenuta alla conclusione che nelle società di persone l’adozione del metodo collegiale non sia obbligatoria.
Solo in taluni casi il legislatore specifica se, in mancanza di apposita clausola contrattuale, le decisioni dei soci debbano essere prese all’unanimità o basti la maggioranza.
Modifiche dell’atto costitutivo, scioglimento della società, nomina e revoca dei liquidatori devono essere decise all’unanimità; a maggioranza calcolata secondo le rispettive quote di partecipazione agli utili vanno invece assunte le delibere sul veto nell’amministrazione disgiuntiva e sulle proposte di ammissione alle procedure concorsuali; a maggioranza per teste la delibera di esclusione del socio.
Per tutte le altre decisioni, ferma restando la libertà dei soci di determinare contrattualmente quorum costitutivi o deliberativi, ci si chiede se, nel silenzio del contratto sociale, debba affermarsi il principio unanimitario o quello maggioritario.
La tesi favorevole all’applicazione del principio unanimitario è tutt’ora prevalente, ma più persuasiva è l’opinione che distingue tra le delibere a seconda che si riferiscano all’amministrazione della società o che incidano sulla struttura legale o convenzionale della società: per le prime si applicherebbe il principio maggioritario, per le seconde la regola dell’unanimità.
L’invalidità delle decisioni
La legge non prevede alcuna regola in tema di invalidità delle decisioni dei soci: e, come per le modalità della loro assunzione, diverse sono le opinioni al riguardo.
Anzitutto ci si chiede se, con riferimento alle cause, debba tenersi conto delle categorie generali del diritto dei contratti ovvero possa applicarsi analogicamente la disciplina delle società di capitali.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Stefano Civitelli
[Visita la sua tesi: "Danni da mobbing e tutela della persona"]
- Università: Università degli Studi di Firenze
- Facoltà: Giurisprudenza
- Esame: Diritto commerciale, a.a. 2007/2008
- Titolo del libro: Corso di diritto commerciale (vol. 1 e 2)
- Autore del libro: Gaetano Presti e Matteo Rescigno
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