L'illegittimità del provvedimento amministrativo

L'illegittimità del provvedimento amministrativo

Inevitabilmente si instaura un rapporto tra il procedimento formativo della volontà e il legittimo esercizio del potere.
Il principio del giusto procedimento costringe l'amm. agente a provvedere, valutando l'interesse pubblico primario nel contesto degli interessi secondari doverosamente introdotti o introducibili nella fattispecie procedimentale alla luce del principio partecipativo. Trasparenza e partecipazione confinano la discrezionalità dell'esercizio del potere al corretto esercizio della funzione.
Il regolamento di interessi riflette l'esercizio del potere, sicché la discrezionalità non attiene al potere ma riguarda l'attività necessaria per trasformare il potere (o meglio il suo esercizio) in funzione del provvedimento. Inoltre la congruità della ponderazione che si realizza nel regolamento precettivo degli interessi, deve articolarsi secondo una serie di regole che disciplinano l'esercizio discrezionale del potere.
La violazione di legge e l'incompetenza relativa oggi sono ipotesi in cui la legittimità scaturisce da una rilevazione della conformità del provvedimento ad una norma.
Per garantire la congruità della ponderazione, i richiamati stati viziati possono ingenerare l'annullabilità del provvedimento, così invalidato, non solo perché non conforme alle leggi, ma illegittimo in quanto l'esercizio del potere si è espresso in modo non corretto: senza garantire agli interessi confluiti nel procedimento quella congrua disciplina loro dovuta, non solo alla luce del principio di legalità.
Imparzialità, buon andamento, efficienza, semplificazione dell'azione amm., sono canoni di comportamento dell'amm. agente: nel giusto procedimento (come contenitore dell'esercizio discrezionale del potere), vengono riassunti anche i vizi che attengono alla fattispecie legale del provvedimento.