Sibilla Aleramo. Roma, Casa dell'Unione femminile e asilo Mariuccia
La separazione dal marito
Torna a Civitanova col marito. Ha preso coraggio grazie all’ esperienza dell’ Italia femminile,continua a collaborare con giornali ( Novocomun di Como e Cyrano de Bergerac di Roma ), la crisi coniugale si aggrava. Alla fine febbraio del 1902 lascia definitivamente le Marche e si trasferisce a Roma presso il padre e la sorella. Spera in una separazione consensuale con l’ affido del bambino e si attiva in tal senso. Si rivolge a Luigi Majno ( 1852-1915- giurista, socialista turatiano, lavoro delle donne e dei bambini, insieme alla moglie Ersilia fonda l’ Asilo Mariuccia) su consiglio della Ravizza, ma niente da fare.Il figlio viene mandato in collegio ed ha il divieto di vederla. Si vedranno 31 anni dopo, il 20 dicembre 1933,a Roma. Poi non si rivedranno di nuovo per molto tempo.Nessun rapporto. Interessante il conflitto con Ersilia Majno Bronzini (1859 - 1933, fonda La Casa dell’Unione Femminile – nel 1901 L’ Unione Femminile, foglio dell’ Associazione che vede la collaborazione dell’ Aleramo- e l’ asilo Mariuccia in ricordo della figlia morta di difterite per giovani povere e avviate alla prostituzione; laico; è socialista umanitaria, amica della Ravizza e della Kuliscioff),che condanna il suo operato e la sua decisione. Due diversi modi di vedere. Il contrasto si colloca nell’ estate del 1904. Il 14 febbraio del 1902 Rina le aveva scritto circa la possibilità di essere assunta stabilmente all’ unione Femminile in attesa di poter disporre nel dicembre di un’ eredità di ventimila lire. Nel marzo le riscrive, racconta tutto, teme di finire come la madre, pazza, se non si fosse ribellata. Il 30 giugno del 1903 le manda il manoscritto del romanzo autobiografico (Una Donna), le rivela che quando aveva abbandonato il marito era già in corso la relazione con Cena. Ersilia le risponde nel luglio del 1903 accusandola di orgoglio sconfinato e di gettare fango sui ricordi infantili del figlio. Lottare contro l’ istinto che ci induce a considerare unici i nostri dolori, che sono un atomo di fronte al dolore universale. Rina si difende con orgoglio: lei lotta non solo per sé, ma per le donne e per il figlio che vuole che sappia la verità;costi quel che costi io vo’ innanzi. Cultura oblativa, del sacrificio – ersilia – cultura individualistica (narcisista) – sibilla (emma scaramazza).poi la verità: per rina bisognava dire al figlio tutta la verità, anche quella dello stupro. Diverso il rapporto con la madre; diversa la generazione.Per Rina l’ unica legge a cui ubbidire è la propria legge interiore.
Breve rapporto con Felice Damiani. Poi con Giovanni Cena, poeta, socialista tolstoiano, idealista – brutto e deforme-. Realizzare un rapporto alla pari. Il maschio le comunica forza, la conferma della sua potenza.
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Dettagli appunto:
- Autore: Loredana Rossi
- Facoltà: Filosofia
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