Ottimi appunti del corso di estetica: si definisce il valore dell'estetica nelle opere filosofiche di Baumgarten, Kant, Hegel; si ripercorre il mutare del concetto di bello estetico nell'arte dal Medioevo a dopo il '900; infine si estrapola dai testi biblici la concezione estetica promossa dalla religione con un'approfondimento sull'opera di Spinoza.
CORSO DI ESTETICA
Appunti del corso del prof. Amoroso a.a. 2005-06
ESTETICA: si tratta di una disciplina difficilmente definibile la quale si occupa di una grande varietà di
oggetti tra cui il bello, l’arte, la sensibilità.
Estetica: àestesis (=sensibilità, percezione).
Etimologicamente il termine ha a che fare non con la bellezza, ma con la sensibilità. Nel linguaggio comune
il termine ha assunto un gran numero di significati.
DUE sono i problemi precipui connessi a questa disciplina, uno teorico, l’altro storico.
1. Che cos’è l’estetica?
2. Quando nacque l’estetica?
I due quesiti sono inscindibili poiché a seconda di come si risolve il problema teorico, si trova una possibile
soluzione a quello storico.
L’estetica è relativamente recente o è sempre esistita?
DUE sono le posizioni:
1. L’estetica nasce nel 1700. La stessa parola ha sì una radice greca, ma con il tempo ha assunto un
significato molto diverso;
2. Gli uomini possiedono da sempre la sensibilità nei confronti del bello. Esiste da sempre un
atteggiamento di apprezzamento della bellezza.
TRE sono i possibili nessi tra Bibbia ed estetica:
1. Estetica esplicita: ciò che la Bibbia dice a proposito di determinati temi dell’estetica ;
2. Estetica implicita: se si considera la Bibbia come opera letteraria;
3. Estetica prodotta dalla Bibbia nel corso della sua “storia degli effetti”, sia direttamente che
indirettamente. La Bibbia ha esercitato grande influenza sui campi dell’arte, della musica, della
letteratura.
Inoltre nozioni tipiche dell’estetica traggono la loro origine dalla Bibbia (come il concetto di creatività).
Esistono molte Bibbie. Le differenze emergono a causa della:
1. varietà dei canoni;
2. varietà degli ordinamenti (stessi libri, ma diversa disposizione);
3. varietà di approcci:
a. approccio religioso (cattolico, protestante, ebraico, etc.)
b. approccio culturale (filologico, critico-storico, filosofico)
A seconda dei diversi approcci muta anche la concezione estetica.
CHE COS’È L’ESTETICA? Che cos’è l’estetica intesa come disciplina filosofica?
Il termine è stato coniato per la prima volta dal filosofo tedesco Baumgarten.
Appunti di Valentina Ducceschi
www.tesionline.it Baumgarten
Duplice formazione:
1. Razionalismo moderno;
2. Pietismo (all’interno del luteranesimo insisteva molto sulla devozione e il sentimentalismo).
A queste si aggiunge anche la retorica e la poetica. Da tutte queste influenze prende avvio il progetto di una
nuova dottrina filosofica. Dal razionalismo, in particolare, Baumgarten ricava il gusto per le definizioni
precise; dal pietismo l’attenzione al mondo della sensibilità, al bello e al sentimento religioso.
1735: Tesi di dottorato di Baumgarten dal titolo “Meditazioni su alcuni aspetti della poesia”. Lo scopo è
quello di creare un legame tra filosofia e poesia, di rifondare su base filosofica la poetica e la retorica.
La tesi di laurea ha invece per tema concetti biblici: essa è dedicata infatti al concetto di “basso” e “alto”
nella Scrittura.
Nella tesi di dottorato del 1735 appare per la prima volta il termine “estetica”. Anche se è un razionalista,
Baumgarten muove delle critiche alla logica. La logica si occupa soltanto della conoscenza razionale e non
anche di quella sensibile. La logica non è più considerata una dottrina della conoscenza, ma dottrina della
conoscenza razionale. Sarà necessaria allora, una nuova disciplina che si occupi della conoscenza sensibile,
l’estetica appunto.
LEIBNIZ: individua varie classi di idee.
1. Percezioni oscure
2. Percezioni chiare (che a loro volta sono suddivise in confuse e distinte)
La distinzione è la chiarezza alla seconda potenza, è un grado superiore di analisi. Una cosa è distinta se è
chiara in tutti i suoi elementi. La distinzione tra confuso e distinto coincide con quella tra sensibile e
razionale. C’è una continuità tra sensibilità e razionalità.
Baumgarten afferma che la logica deve occuparsi del solo distinto.
ESTETICA: filosofia della conoscenza sensibile e teoria dell’efficacia comunicativa.
Descrizione scientifica di un fiore: descrizione logica, tecnico scientifica;
Descrizione poetica del fiore: descrizione estetica.
La descrizione di tipo estetico può essere molto più efficace dal punto di vista comunicativo.
1750: “Estetica”: prima opera al mondo con questo titolo.
L’estetica è indispensabile all’efficacia comunicativa. Per parlare in pubblico è necessaria l’estetica; anche
per la divulgazione, scientifica e non, serve una base estetica. Un discorso esteticamente perfetto è un
discorso confuso ma il più possibile chiaro.
Distinzione tra:
chiarezza intensiva: trapassa nel distinto;
chiarezza estensiva: non trapassa nel distinto, ma fa capire meglio un discorso grazie all’uso di
metafore.
“Estetica”
Nel primo paragrafo si trova la definizione di estetica.
1. Teoria delle arti liberali;
2. Gnoseologia inferiore;
3. Arte del pensare in modo bello;
4. Arte dell’analogo della ragione;
5. Scienza della conoscenza sensibile.
Appunti di Valentina Ducceschi
www.tesionline.it
Analogo della ragione: facoltà, che pur nell’ambito della sensibilità, imita la ragione, assomiglia ad
un ragionamento (istinto, abitudine, riflessi condizionati. )
Estetica: sorella minore della logica. L’estetica deve muoversi nell’ambito della confusione chiara (o
chiarezza confusa).
L’aggettivo estetica coincide con “sensibile”.
Arte del pensare in modo bello. Che nesso c’è tra bellezza e sensibilità? Baumgarten definisce la
bellezza come la perfezione della conoscenza sensibile.
Il concetto di arte ricorre spesso nel testo di Baumgarten, ma talvolta esso coincide con il concetto di
scienza che ci riporta alla concezione antica e medievale di “ars”.
Estetica intesa come:
1. Filosofia dell’arte (bella)
2. Filosofia della sensibilità
3. Teoria del bello
1835: prima parte delle lezioni di estetica di Hegel.
1800: secolo più fecondo dell’estetica soprattutto in Germania. Già nell’800 s’impone la concezione di
estetica come filosofia dell’arte bella. Uno dei responsabili di questo importante cambiamento è Kant.
“Critica della ragion pura”
La Critica della ragion pura è suddivisa in:
1. dottrina trascendentale del metodo;
2. dottrina trascendentale degli elementi:
logica
estetica
Nella Critica viene costituito il nesso tra estetica e sensibilità ed escluso quello tra estetica e bellezza.
La ricerca trascendentale studia i limiti e le possibilità di una scienza. Lo spazio e il tempo sono gli oggetti
dell’estetica trascendentale kantiana. Essa non ha a che fare con la bellezza, con la sensibilità e l’arte. Per
Kant ciò che conta sono le condizioni generali dell’esperienza sensibile e tale esperienza avviene nella
categoria spazio-tempo. La speranza di Baumgarten di fondare una vera e propria scienza è fallace. La
bellezza, il gusto sono argomenti interessanti, ma su di essi non si può fondare una scienza rigorosa. Non è
possibile fare un discorso scientifico sul bello perché esso è soggettivo. Il bello non è suscettibile di una
trattazione trascendentale in quanto non si fonda su principi apriori (oggettivi e universali). Ogni uomo ha
una propria concezione del bello, ognuno ha un suo proprio gusto. Kant ridefinisce il termine “estetica”.
ESTETICA TRASCENDENTALE: scienza dei principi a priori della conoscenza sensibile, ovvero scienza dello
spazio e del tempo.
“CRITICA DEL GIUDIZIO”
la concezione di estetica viene completamente modificata. Adesso l’estetica si occupa del bello e del
sublime, della bellezza della natura e dell’arte. Sembra quasi che i giudizi estetici siano divenuti giudizi a
priori a pieno titolo. Kant scopre possibile l’esistenza di un principio universale e necessario e allo stesso
tempo soggettivo. Soggettività intesa in senso trascendentale : l’intersoggettività rende possibile il
recupero del bello, del gusto e dell’arte come possibili oggetti dell’estetica. Quando esprimo un giudizio su
un oggetto, non esprimo niente a riguardo dell’oggetto, ma solo del soggetto e del sentimento. C’è la
presunzione che quando esprimo un determinato giudizio su qualcosa, questo valga anche per tutti gli altri.
Quando io dico “è bello” presuppongo che tutti la pensino allo stesso modo. Si tratta di un giudizio
universale e soggettivo (soggettivo non nel senso di privato, ma di comune a tutti).
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