Aristotele. Atto puro e causa finale
L’unica cosa buona della riflessione mitologica è dettata dal fatto che la loro collocazione sia stata giustamente al di sopra dei cieli: in realtà fra tutte esiste una divinità primaria che è atto puro. Essa è allora non sensibile, priva di grandezza e di parti; e per di più non può essere lei a muovere il primo cielo poiché una sostanza non materiale non ne può muovere una materiale. Aristotele arriva così al concetto di causa finale: sono gli oggetti che, come un oggetto di amore attira a se coloro che lo amano, si muovono in direzione di esso. L’attività della sostanza divina sarà quella per eccellenza: il pensiero di pensiero (T 93). Essa cioè è sempre pensiero in atto degli intelligibili ossia delle nozioni universali: ecco perché pensiero di pensiero. A paragona il mondo ad un esercito: ciò che dipende dall’azione del comandante non è l’esistenza di esso, ma il suo ordine. Dunque nessuna provvidenza divina.
Tale regolarità caratterizza anche il mondo vivente (T 111): la natura non fa nulla invano.
Continua a leggere:
- Successivo: Aristotele e le funzioni dell'anima
- Precedente: Aristotele. Sostanze incorruttibili e motore immobile, la divinità
Dettagli appunto:
- Autore: Carlo Cilia
- Università: Università degli Studi di Catania
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Filosofia antica
Altri appunti correlati:
- Storia della filosofia
- Il neoplatonismo
- Estetica dell'Architettura
- Origini greche dell'Esicasmo
- "De natura deorum" di Cicerone
Per approfondire questo argomento, consulta le Tesi:
- L'immagine e l'immaginazione, la natura umana tra percezione e conoscenza
- Che cos'è la filosofia? La questione tra storia e sapere in Aristotele, Hegel e Heidegger
- Filosofia e Cinematografia
- Forme della solitudine: il dialogo con se stessi. Un itinerario filosofico
- La democrazia e il coinvolgimento dei cittadini nelle decisioni di interesse pubblico
Puoi scaricare gratuitamente questo appunto in versione integrale.