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Italia tra le due guerre. Finanziamento bellico tra tributi e debito pubblico


TRA LE DUE GUERRE

Stato: lo sforzo bellico e la normalizzazione successiva


Sono anni caratterizzati dal governo fascista (1922-1943).

La guerra porta distruzione di risorse e di capitali.
Però concorre a completare il decollo industriale dell'Italia, e ad accentuare le differenze tra nord e sud. Il decollo si ha grazie alla produzione di armi ed automezzi (perciò industria siderurgica, meccanica, metallurgica, chimica, tutti settori che negli anni precedenti non si erano sviluppati).
E' per questo che gli industriali italiani volevano che l'Italia entrasse in guerra.

L'Italia era alleata con Germania e Austria (triplice alleanza) ma non entrò in guerra al loro fianco perché si alleò con Francia e Inghilterra.
Anche i socialisti erano a favore dell'intervento ma perché lo consideravano una fonte di speranza di ribellione operaia e popolare contro il sistema capitalistico.
Ci si schierò contro l'Austria per conquistare Trento e Trieste. Ma perché l'Italia si alleò con Francia e Inghilterra? Il motivo è che gli industriali temevano che la Germania diventasse troppo potente nel nostro paese inoltre il settore più sofferente in Italia era quello chimico e per questo si volle sfidare la Germania (forte dal punto di vista chimico) per farle perdere l'egemonia su tale settore. Inoltre furono superate le controversie con la Francia risalenti al 1887 e si volle svolgere uno sviluppo simile a lei e all'Inghilterra.

L'Italia però era debole per affrontare una guerra, le industrie ancora erano pronte per affrontare livelli produttivi elevati come richiede una guerra. Alle industrie era richiesto un grande impegno, un grande sforzo economico e questo sforzo non ci fu.

Come fu finanziata la guerra? Tre modalità:
1 – Tributi: non contribuirono molto dato che c'erano molti redditi non tassabili. Essendo il sistema fiscale poco consistente l'Italia programmò gli altri due interventi:
2 – l'Italia aumentò la circolazione ed uscì dal Gold Standard; questo causava una svalutazione della moneta e quindi inflazione.
3 – Ma è sopratutto con il debito pubblico che l'Italia finanziò la guerra: vennero emessi titoli di stato su mercato straniero (Francia e Inghilterra) anche se non furono questi a finanziare l'Italia (dato che avevano una guerra anche loro) ma gli Usa.

Finita la guerra occorreva restituire i debiti di guerra verso gli Usa ed uscire dal corso forzoso. Francia e Inghilterra coprirono il debito facilmente. L'Italia lo coprì durante il fascismo perché gli Usa condonarono il nostro paese dato che lo vedevano come un paese che, come loro, riusciva ad evitare il diffondersi del comunismo.

Oltre ai finanziamenti la guerra impose anche il problema degli approvvigionamenti di risorse per affrontare la guerra non solo industriali ma anche alimentari.
L'Italia importava cereali dalla Russia ma, dalla chiusura dello stretto dei Dardanelli queste importazioni non avvennero più dalla Russia. Una soluzione fu quella di creare un organismo che raccoglieva tutta la produzione agricola per poi distribuirla. Ma la quantità prodotta non era sufficiente per cui si iniziò ad approvvigionarsi dagli Usa. Essi dovevano rifornire anche Francia ed Inghilterra quindi la quantità importata era comunque bassa.
Per evitare le speculazioni e gli eccessi di consumi furono adottati dei calmieri sul prezzo del pane che però causo in alcune città la nascita di mercati neri in cui si vendevano questi prodotti illecitamente e ad un prezzo più elevato.
Il livello dei consumi fu stabile grazie ad accordi con Usa e Canada, anch'esso produttore di cereali che vennero importati.

Tratto da STORIA ECONOMICA CONTEMPORANEA di Barbara Pavoni
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