La funzione obiettivo dell’investitore
Le scelte finanziarie dell’investitore – nell’ipotesi di razionalità del suo comportamento - sono guidate soprattutto dalle variabili rendimento e rischio.
Si tratta di una visione semplificata del problema, poiché:
- nella realtà l’investitore in genere persegue anche obiettivi e interessi di tipo diverso. (es: esercizio di diritti proprietari non patrimoniali come nel caso del titolo azionario che conferisce all’investitore poteri deliberativi, cioè poteri di indirizzo e controllo dell’attività dell’impresa; oppure finalità prioritaria di finanziare investimenti reali di elevato interesse etico e sociale subordinando la considerazione della combinazione rendimento/rischio).
Infine l’ipotesi di razionalità è in parte non realistica; infatti le scelte e i comportamenti dell’investitore sono spesso condizionati da una situazione di razionalità “limitata”.
Rendimento. Il rendimento di un’attività finanziaria può essere considerato l’espressione del risultato economico dell’operazione, cioè una misura della redditività della stessa.
Nel caso delle attività finanziarie, per convenzione, il rendimento è espresso in termini percentuali e su base annua.
La configurazione completa del rendimento tiene conto dell’intero profilo finanziario dell’investimento e quindi dei seguenti elementi:
- prezzo di acquisto dell’attività finanziaria
- redditi periodici che essa offre
- valore di rimborso (o altrimenti prezzo di cessione prima della scadenza)
- oneri fiscali
- costi di transazione (quali le commissioni da pagarsi all’accensione dell’operazione e i costi di detenzione dell’attività).
Tenendo conto delle prime 3 componenti mediante un processo di attualizzazione (che tenendo conto dei diversi tempi di manifestazione dei flussi di cassa futuri, consente di “normalizzarli” al tempo presente), si calcola il rendimento dell’attività finanziaria, al lordo degli oneri fiscali e dei costi di transazione. Qualora i redditi periodici e il valore di rimborso o di cessione non siano noti con certezza ex ante, il rendimento può essere stimato in base a opportune ipotesi probabilistiche in merito ai flussi di cassa attesi.
Il concetto di rendimento riconduce la valutazione di convenienza economica a un numero puro (%). La determinazione del rendimento consente un immediato confronto tra differenti investimenti in attività finanziarie, perché questo avviene su basi omogenee: attraverso un n° puro, sullo stesso arco temporale. Tuttavia, confrontare diversi investimenti sulla base del solo rendimento sarebbe fuorviante stante la rilevanza, per qualsiasi investitore, del rischio delle diverse alternative.
Rischio. In campo economico, il concetto di rischio non fa riferimento necessariamente al verificarsi di un evento negativo; piuttosto si lega all’impossibilità di prevedere con esattezza il risultato di una determinata operazione; ed è importante per misurare il grado di incertezza che caratterizza ogni attività finanziaria. [..]
Le attività finanziarie possono comportare diversi tipi di rischio:
rischio di insolvenza, che definisce l’eventualità che il prenditore di fondi non sia in grado di mantenere i propri impegni nei confronti dell’investitore; l’investitore cioè è soggetto al rischio che la situazione economica-finanziaria della controparte si deteriori.
rischio di prezzo, che è tipico dei titoli mobiliari negoziati in un mercato: il prezzo quotato subisce variazioni sia per ragioni che riguardano direttamente l’emittente (rischio specifico), sia per fattori di carattere più generale che riguardano la situazione dell’economia e del mercato (rischio sistemico)
rischio di tasso di interesse, che colpisce le operazioni finanziarie strutturate nella forma del contratto di credito regolato da un regime di tasso d’interesse fisso. da un punto di vista dell’investitore, il rischio di interesse dipende dalla variazione dei tassi di interesse di mercato: se il mercato si orienta verso rendimenti superiori a quelli garantiti dall’operazione in essere, la convenienza di quest’ultima si riduce (poiché essa diviene relativamente meno redditizia).
rischio di cambio, che riguarda un’attività denominata in valuta diversa da quella di riferimento per l’investitore e si manifesta nel caso di variazione del tasso di cambio tra le due valute.
rischio di perdita del potere di acquisto, che colpisce un’attività finanziaria in funzione dell’inflazione, che riduce il valore della moneta di denominazione (il potere di acquisto del cash flow generato dal titolo si riduce).
rischio di liquidità, corrisponde all’idoneità di un’attività ad essere convertita in moneta. Più specificatamente, un’attività finanziaria è tanto più liquida quanto più ridotti sono i costi e i periodi di attesa che il possessore deve accettare per veder tornare il proprio investimento in forma liquida.
NB: I costi di conversione in moneta identificano sia i costi della transazione necessaria per operare tale conversione (non indifferenti se si intende smobilizzare la posizione prima della scadenza reperendo una controparte interessata) sia i costi rappresentati dalle perdite in conto capitale che la conversione può comportare (queste ultime rappresentano la componente della liquidità caratterizzata da incertezza che è in funzione della durata contrattuale residua dell’attività finanziaria, oltre che dalla sua negoziabilità)
In via semplificata, si può dire che il rischio viene misurato dalla variabilità del suo rendimento, in via assoluta o relativamente alla variabilità del rendimento del portafoglio di mercato.
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Dettagli appunto:
- Autore: Alessia Chiovaro
- Università: Università degli Studi di Palermo
- Facoltà: Economia
- Esame: Intermediari Finanziari
- Titolo del libro: Il sistema finanziario
- Autore del libro: G. Forestieri - P. Mottura
- Editore: EGEA
- Anno pubblicazione: 2009
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