LE FUNZIONI URBANE
Si intendono le attività che rispondono a esigenze interne ed esterne alla città. Alla base di ogni dinamica urbana due ruoli delle città rispondono a una duplice esigenza dello sviluppo economico: l’allargamento e la diversificazione della base produttiva da un lato e la competitività internazionale dall’altro. La classificazione delle funzioni urbane combina due criteri: quello del tipo di attività e della loro portata o raggio d’azione. Le attività urbane locali hanno la funzione di consentire il mantenimento e la riproduzione della città, e consistono nella produzione di beni e servizi consumati localmente, ma per produrli la città deve importare altri beni e servizi dall’estero e per pagarli deve esportare prodotti di valore almeno pari a quelli che importa. Tutte le attività con un raggio d’azione da regionale a internazionale appartengono al genere delle attività esportatrici.
Le città si possono classificare in base alle loro funzioni: ci sono città specializzate in una solo funzione prevalente e altre polifunzionali. Tra le prime abbiamo le città d’arte(Venezia), le città universitarie (Cambridge), le città sacre (la mecca). Poi bisogna distinguere tra la semplice offerta di servizi rivolti a soddisfare un’utenza, dalle funzioni quaternarie: le prime concentrandosi nelle città attraggono flussi di utenti dai territori circostanti e organizzano lo spazio in aree di gravitazione, ma la loro funzione è passiva in quanto la loro localizzazione dipende dalla distribuzione geografica di una domanda nelle aree circostanti; le seconde sono fattori attivi di organizzazione territoriale in quanto promuovono processi di trasformazione e sviluppo indipendentemente dalla distribuzione geografica di una domanda e anche al di fuori delle aree di gravitazione circostanti. Il prevalere sulla funzione passiva terziaria di quella attiva quaternaria è il criterio di distinzione tra città e città metropoli, il significato etimologico della città metropoli è città madre, le metropoli che svolgono la loro funzione al massimo livello sono dette città globali. Le città non sempre corrispondono al territorio di un singolo comune (città municipale), più frequentemente il sistema territoriale urbano si estende su un’area comprendente diverse municipalità contigue.
Le traiettorie evolutive urbane procedono per fasi di sviluppo lineare bruscamente interrotte da discontinuità, cioè fasi critiche in cui la struttura funzionale subisce mutamenti qualitativi. Dopo le crisi la città riprende il suo cammino in una nuova direzione che dipende dalla nuova struttura assunta che può portare alla crescita o al declino. Questa traiettoria sarà interrotta da una nuova crisi e così via. Per rappresentare la dinamica urbana bisogna riferirsi a due famiglie di modelli: quelli più semplici che descrivono traiettorie lineari quantitative, quelli più complessi descrivono percorsi non lineari e mutamenti qualitativi. Alla base dei primi ci sono le economie di agglomerazione: la città rispetto al territorio non urbano ha condizioni più favorevoli per un successivo sviluppo economico dovuto alla maggior presenza di infrastrutture, capitali e servizi. Se a un certo punto la regione entra in una fase di espansione economica, la maggior competitività iniziale della città fa si che gli investimenti si dirigano verso di essa, ciò farà crescere l’occupazione, flussi di immigrazione e crescita demografica, è un meccanismo che si autoalimenta; le imprese localizzate nella città o nel suo intorno saranno sempre più competitive di quelle operanti nelle aree non urbane che dovranno concentrarsi nella città se vorranno continuare a sopravvivere. La crescita esponenziale della città non può durare all’infinito e il sistema urbano crea al suo interno delle controtendenze: col crescere dell’agglomerazione crescono i costi e sono espulse dalla città quelle attività i cui costi sono diventati inferiori ai vantaggi della localizzazione centrale.
Oggi tutte le città devono essere collegate con le reti globali se vogliono svilupparsi, ne derivano due conseguenze: da un lato ogni città si trova a operare come città-rete globale e dall’altro le città entrano in competizione per occupare i livelli gerarchici più alti della nuova rete mondiale. Il marketing urbano è il mezzo per attrarre investimenti esterni; il piano strategico è lo strumento grazie al quale ciascun soggetto ha prospettive più vantaggiose cooperando anziché operare singolarmente. Oltre ai collegamenti coi livelli territoriali superiori esiste anche una rete di collegamenti orizzontali tra città: queste connessioni possono essere indipendenti dalla volontà e della capacità di controllo dell’attore collettivo urbano oppure derivare da un programma. Nel primo caso è un networking passivo; se ne ha uno attivo quando queste connessioni sono riconosciute, governate e promosse come risorse dall’attore collettivo urbano attraverso politiche volontarie di rete urbana che si propongono di ottenere i vantaggi delle reti: specializzazione, complementarietà, sinergie operative, circolazione di conoscenza, diffusione di innovazioni organizzative, maggior forza contrattuale coi livelli di governo superiori.
I nodi dei reticoli urbani inferiori non dipendono dal nodo metropolitano più vicino ma possono collegarsi a qualsiasi nodo della rete metropolitana mondiale anche lontanissimo geograficamente, ma vicino in termini di complementarietà e affinità funzionali. Nella rete metropolitana mondiale emergono le città globali aventi come caratteristiche:presenza della sede direzionale di un elevato numero di società multinazionali, presenza di un mercato finanziario internazionale, infrastrutture di livello elevato, possibilità di contatto diretto con organi politici internazionali, carattere multiculturale della popolazione.
Le caratteristiche delle tecnopoli sono: presenza di un elevato potenziale scientifico, sinergia ricerca-industria, clima culturale favorevole all’innovazione, forte disponibilità di capitale di rischio da investire in attività innovative.
I rapporti tra paesi ricchi e poveri, tra centro e periferia, passano non solo attraverso scambi di materie prime, prodotti alimentari, manufatti, tecnologie e servizi, ma anche attraverso flussi di capitali. Le grandi piazze finanziarie sono legate tra loro per via elettronica e tra queste le informazioni circolano alla velocità della luce. La rete finanziaria globale con le vie elettroniche passa al di sopra delle frontiere nazionali e i governi e le banche nazionali hanno poco potere di controllo.
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Autore:
Fabio Porfidia
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- Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
- Facoltà: Economia
- Docente: Attilio Celant
- Titolo del libro: Geografia dell’economia mondiale
- Autore del libro: Conti S. e altri
- Editore: UTET
- Anno pubblicazione: 2006
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