Politica predatoria dei prezzi – predatory pricing
Un’impresa attacca un’altra imprese per espellerla dal mercato, e così facendo, si fa la fama di predatore e bloccherà psicologicamente la possibilità di nuovi ingressi. L’obiettivo del predatore è quello di rendere la minaccia credibile, però non è così facile. La letteratura riporta 26 casi, ma soltanto 6 sono stati approvati dalle autorità antitrust. Queste politiche hanno successo certo quando il predatore ha una struttura dei costi migliori rispetto al rivale, ma se le imprese hanno la stessa struttura di prezzo, la politica predatoria non è detto che abbia successo, anzi probabilmente non ha successo.
Una politica predatoria si verifica quando in una prima fase un’impresa incumbent riduce il proprio prezzo a un livello molto basso per spingere i concorrenti già presenti sul mercato a uscire dal mercato, oppure per scoraggiare l’entrata da parte di nuovi entranti. Quando i concorrenti sono usciti rialza il prezzo. In questo modo fa profitti di monopolio, perché la presenza di concorrenti determina l’abbassamento dei prezzi. Il prezzo deve scendere al di sotto di qualche livello di costo, l’incumbent affronterà delle perdite. La condizione perché la strategia abbia successo è che tenga il prezzo basso per un tempo più lungo rispetto a quello dei rivali, altrimenti non è una strategia credibile.
L’incumbent quando convince il rivale ad uscire, rialza il prezzo, e a questo punto qualcuno entra. L’impresa viene considerata predatrice se ripete questa strategia, fino a quando convince le imprese sul mercato e i potenziali rivali, che andrà avanti così fino all’eternità. È un comportamento molto oneroso per l’incumbent. Questa strategia funziona se i rivali hanno una struttura di costo peggiore, quindi più elevati rispetto a quelli del predatore. Non può avere successo se i rivali hanno una struttura dei costi identica a quella dell’incumbent.
L’incumbent produce la quantità q fino a quando intercetta i costi medi. Questo è un prezzo interessante per i potenziali entranti. Ipotizziamo che questi abbiano una struttura dei costi identica a quella dell’incumbent. A questo punto il nuovo entrante entrerà sul mercato e questo farà abbassare i prezzi. Quindi la quantità che produce il nuovo entrante coincide con il suo costo marginale. Il nuovo entrante ha una perdita, ma l’incumbent dovrà produrre una maggiore quantità, data dalla differenza della quantità prodotto dal nuovo entrante. Questo farà abbassare i prezzi e anche l’incumbent avrà una perdita. Se la struttura dei costi è identica, non c’è ragione che esca perché è l’incumbent che ha maggiori perdite.
Se la strategia ha successo, l’incumbent deve acquistare tutti gli assets dell’impresa che è uscita, se no questa ci riprova, perché si rende conto che le perdite dell’incumbent sono superiori alle sue. La politica ha successo se il nuovo entrante ha una struttura dei costi peggiore rispetto all’incumbent, ma se la struttura è identica, non può avere successo. Questa è la ragione per cui non è così facile mostrare questa teoria. I casi più frequenti di politiche predatorie riguardano imprese più deboli.
L’antitrust apre delle indagini e ci si pone il problema di come dimostrare la predatoriertà. Qui diventa abbastanza complicato e negli Stati Uniti due economisti nel 1975 hanno fatto una proposta, dicendo che le politiche di prezzo di un’impresa posso essere considerate predatorie se il prezzo è inferiore al costo marginale nel breve periodo. Nessuna impresa produrrebbe a un livello in cui il prezzo è inferiore al costo marginale, perché significa vendere in perdita. Un’impresa sensata non vende in perdita se non ha un obiettivo strategico. I maggiori benefici consistono nell’espulsione dei rivali. Questa è la regola di Areeda - Turner. Il problema vero è che non è così facile calcolare i costi marginali, allora talvolta si usano i costi medi variabili come indicatore approssimativo dei costi marginali di breve periodo, se questi non si possono calcolare a causa dei dati a disposizione. Fissare i prezzi al di sotto del costo medio non è di per se prova di comportamento predatorio. Però per molto tempo si usava un prezzo inferiore al costo medio per dimostrare la predatori età. Areeda Turner hanno aiutato a capire che non è vero questo, spesso le imprese fanno un prezzo uguale o inferiore al costo medio quando la competizione è molto forte. Quando scende al di sotto del costo marginale, non ha profitti.
Talvolta un’impresa fa dei prezzi uguali a zero, al di sotto dei costi marginali, ad esempio nella fase di lancio dei prodotti, dove l’impresa che cerca di entrare sul mercato, vuole attirare l’interesse dei consumatori sui suoi prodotti adottando i prezzi promozionali.
La strategia dei prezzi predatori è la situazione nella quale un’impresa riduce i prezzi di mercato al di sotto dei costi marginali. Questa strategia è difficile da provare di fronte a una Corte, perché è difficile calcolare il costo marginale. Il problema è che un tribunale che deve valutare una politica predatoria non ha elementi probatori. La regola di Areeda Turner viene utilizzata per dimostrare la presenza di predatori età nei tribunali americani e ricorre ai costi variabili. Anche questi dati non sono semplici da reperire. Alla fine negli Stati Uniti casi di questo tipi sono pochi. La predatori età è legata strategia complementari, anche se è difficile portarli ad evidenza empirica.
Il più eclatante caso è il sabotaggio (siamo sul reato penale).
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Dettagli appunto:
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Autore:
Valentina Minerva
[Visita la sua tesi: "Le strategie di contrasto al fenomeno del riciclaggio: tutela penale e tutela amministrativa"]
- Università: Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
- Facoltà: Economia
- Esame: Economia industriale
- Docente: Pontarollo Enzo
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