ART. 27 - falsità delle comunicazioni e delle relazioni dei responsabili della revisione legale

L’art.25 ter del decreto 231/2001 prevede un rinvio, stabilisce che se viene realizzato la contravvenzione di cui all’art.2621 scatta una certa sanzione, se viene realizzato il reato di cui all’art.2622 succede altro, e così via. Era previsto tra i reati presupposto di questa norma anche l’art.2624. Quindi se una società di revisione realizzava un reato, questa poteva essere chiamata a risponderne. Il decreto 39/2010 si è dimenticato di correggere questo rimando. Una volta abolito l’art.2624, sarebbe stato necessario cambiare la norma del decreto 231/2001, stabilendo che per le società di revisione la responsabilità scatta se viene realizzato il reato di cui all’art.27 del decreto 39/2010. Oggi ci troviamo di fronte a una forte illogicità del sistema, perché il problema che si verifica è duplice, da un lato non è possibile sanzionare per il futuro società di revisione che abbiano commesso il reato di cui all’art.27 del decreto 39, perché non è indicato da nessuna parte come reato presupposto della responsabilità amministrativa dell’ente. Dall’altro lato c’è un problema anche per il passato, perché molte società sono state chiamate a rispondere ai sensi dell’art.25 ter del decreto 231 in ragione del rimando dell’art.2624. Abolito l’art.2624 viene meno la norma che consente di effettuare questo rimando. Quindi quei soggetti non possono più essere sanzionati, perché la responsabilità dell’ente può scattare solo se realizzato il reato ai sensi dell’art.2624.
Per le persone fisiche, l’attuale art.27 è il punto di connubio tra il testo del vecchio art.2624, riproposto nei primi commi dell’art.27 e i commi 2 e 3 dell’art.174 bis, dedicato ai revisori delle società quotate. Perché i commi 2 e 3 del 174 bis sono stati riproposti nei commi 4 e 5 del decreto 39. L’unico profilo di significativa novità è rappresentato dal comma 3 del decreto 39. I SOGGETTI ATTIVI sono i responsabili della revisione.