Il vaore degli Usi nel contratto
Il problema, con riferimento agli usi, è il loro valore, poiché se gli usi sono richiamati nel contratto non vi sono problemi (la volontà delle parti è sovrana, il richiamo nel contratto dell'uso vale a renderlo applicabile al contratto), ma in mancanza di una previsione contrattuale l'uso (sempre che non sia stato espressamente escluso) può trovare o meno applicazione.
La regola che trova applicazione finché non viene espressamente esclusa è la regola di legge, mentre la regola contrattuale trova applicazione solo se espressamente richiamata. Con riferimento agli usi, il loro valore in assenza di un espresso richiamo li accomunerebbe alla norma giuridica. Da un lato i francesi sostengono che gli usi del commercio internazionale trovano applicazione anche se le parti non li hanno espressamente richiamati, a meno che non li abbiano espressamente esclusi (secondo questo orientamento, gli usi hanno valore di norma giuridica: lex mercatoria, cioè diritto creato dalla prassi, di tipo dispositivo in quanto composto da norme derogabili). Diverso è l'orientamento degli inglesi: tendono a ritenere che gli usi del commercio internazionale non abbiano valore se non come norme di tipo convenzionale, quindi non trovano applicazione se non sono espressamente richiamate dalle parti nel contratto.
Sul punto la convenzione di Vienna si pronuncia all'art. 9.
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Autore:
Elisa Giovannini
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[Visita la sua tesi: "Stato e libero mercato: gli effetti dei dazi e delle concessioni fiscali sul commercio internazionale dei beni agricoli"]
- Università: Università degli Studi di Torino
- Facoltà: Economia
- Docente: Alberto Gianola
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