Giovanni e Luca Cambiaso, due generazioni a confronto
Il viaggio a Roma per aggiornarsi è testimoniato per alcuni artisti di Genova come i Semino ma non si trova traccia nella biografia del Cambiaso: eppure proprio nella bottega di Giovanni Cambiaso, nel sodalizio avviato tra padre e figlio, e certamente dal 1547, si rende evidente lo scarto tra due generazioni e due culture. La tematica dell’aggiornamento di Luca è analizzato dalla critica. Dalla negazione di una diretta e precoce esperienza romana del Lanzi che legge negli esordi dell’artista non un uscir di patria ma piuttosto la solitaria tensione in cui si fan mille prove innanzi di giungere dove si vuole, alle ipotesi di più presenze a Roma dell’artista, di una frequentazione dell’ambito di Daniele da Volterra o di esperienze dirette nei cantieri romani.
Pare comunque che fu il padre Giovanni ad indicare a Luca la maniera del Pordenone e del Vaga, la loro franca perizia di colorire, e di girare i dintorni, insieme all’insistenza nel proporre al figlio lo studio delle opere del Beccafumi. Echi di questo apprendistato con il padre, le cui tracce si trovano ancora nell’opera matura di Luca, come si riscontra nella pala dell’Assunzione della parrocchia di San Bartolomeo di Vallecalda.
Nell’esperienza di Giovanni gli spunti accennati coesistono con forme rozzamente accentuate, con turgide muscolature, innaturalmente enfiate e una forte tendenza a concepire le figure per forme circolari nelle quali compiere la posa nello spazio. Elementi che si ritrovano nella tavola della chiesa di San Cipriano in val Polcevera. Accanto alle rozze e tozze forme dei corpi dei santi, con debiti evidenti del Beccafumi, si ritrova una linea autonoma e originale: il volto di San Cornelio segnato dalla vivacità di improvvisi, filiformi fulgori, alcune parti più riuscite nei particolari dei monti, i putti sul cielo chiaroscurato e infine le amatissime scene di martirio dalle predelle. In quelle pennellate filanti che segnano luci sul volto di San Cornelio, nei tratti rapidi del paesaggio si avvertono soluzioni tecniche che accompagneranno il momento culturale dell’opera di Luca Cambiaso. È forse, qui, come sostiene il Rotondi, che possiamo vedere le prime prove di Luca accanto al padre ad accentuare con interventi qualitativamente più alte quelle che nel modesto artista rimangono intenzioni inespresse. Forse è di Luca quel Bambino benedicente che si distingue, quasi in contrapposizione, con il suo gesto scattante tra i manichini dipinti dal Brea e da Giovanni Cambiaso per la pala della Vergine e Santi nella chiesa dei Santi Giacomo e Filippo a Taggia Alta. A Santa Maria del Canneto, ancora a Taggia, il sodalizio tra i Cambiaso e Brea si ripropone agli inizi del 1547, e si realizza in un incredibile contrapposizione di culture nella decorazione della cappella, con le pareti lasciate all’esaurita vena del pittore nizzardo, l’Assunzione della volta dove sembra di vedere i modi di Giovanni, mentre le lunette ospitano la stupita scoperta di modelli alternativi. Cambiaso e il padre sono in possesso di cartoni o disegni del Beccafumi: forse frutto di un viaggio in Toscana o di un’esperienza diretta sulle opere del senese.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Gabriella Galbiati
[Visita la sua tesi: "Logica del tempo in Guglielmo di Ockham e Arthur Norman Prior"]
- Università: Università degli Studi Suor Orsola Benincasa - Napoli
- Facoltà: Conservazione dei Beni Culturali
- Esame: Storia dell'arte moderna
- Docente: Maria Calì
- Titolo del libro: Luca Cambiaso Da Genova all’Escorial
- Autore del libro: Lauro Magnani
- Editore: Sagep - Genova
- Anno pubblicazione: 1995
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