Riassunto del libro "Polonia" di Cesare La Mantia, il quale racconta, da un punto di vista politico-ecominico e sociale, le trasformazioni del paese, a partire dalla prima guerra mondiale fino alla nascita di Solidarnosc e la fine del regime comunista.
La Polonia
di Giulia Dakli
Riassunto del libro "Polonia" di Cesare La Mantia, il quale racconta, da un
punto di vista politico-ecominico e sociale, le trasformazioni del paese, a partire
dalla prima guerra mondiale fino alla nascita di Solidarnosc e la fine del regime
comunista.
Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
Corso: Scienze politiche e delle relazioni internazionali
Esame: Storia dell'Europa Orientale
Docente: Antonello Biagini
Titolo del libro: Polonia
Autore del libro: Cesare La Mantia
Editore: Unicopli
Anno pubblicazione: 20061. La società polacca e il nuovo secolo
L’eredità del passato: La Polonia nasce nel 1385 come unione dinastica. Nel 1569 si unisce in una
confederazione con la Lituania e prende la forma di repubblica nobiliare, diventando una delle principali
potenze del sistema geopolitico dell’Europa centro-orientale. Sull’area avrebbero gravitato gli imperi
ottomano, asburgico e russo e il regno prussiano. Alla fine del ‘700 il rapporto di forza mutò a favore di
queste potenze, all’interno delle quali lo stato si era dotato di una forte capacità impositiva fiscale svincolata
dalla nobiltà e sostenuta dalla borghesia. In Polonia un processo simile non avvenne. Nel corso di tre
spartizioni Prussia, Russia e impero asburgico si divisero il territorio polacco.1772 – I spartizione: alla
Prussia la Varmia e l’ex Pomerania polacca, all’Austria le province meridionali e alla Russia il territorio del
Dnepr e quelli lituani. Firma della Costituzione polacca del 1791, che fa dell’Unione una monarchia
costituzionale ereditaria.1793 – II spartizione: alla Prussia la provincia di Poznan.1795 – III spartizione:
scomparsa dell’Unione.Le potenze spartitrici ereditarono la questione agraria polacca. La terra era di
proprietà del ceto nobiliare ed era ancora esistente il servaggio. La società polacca soffriva di una profonda
spaccatura tra la classe contadina e nobiliare.Austria: estese ai nuovi territori i propri ordinamenti. Alla
burocrazia di Maria Teresa servivano funzionari e impiegati polacchi. I polacchi erano rappresentati in
parlamento (il Club polacco) e cominciarono a rispettare e apprezzare l’Austria in qualità di stato moderno e
organizzato. Nel 1848 furono assegnate ai contadini le terre da essi occupate. Russia: rispetto a Vienna
intraprese una politica più autoritaria e volta alla russificazione dei territori occupati. Il Congresso di Vienna
creò il piccolo Regno di Polonia (detto Regno del Congresso) con lo zar Alessandro I re costituzionale.
Questi dotò la Polonia di una costituzione liberale che non ne sanciva però l’indipendenza. Lo zarismo
autocratico, incentrato sulla chiesa ortodossa, era l’antitesi dell’idea polacca di autorità statale. Durante la
ventata rivoluzionaria del 1848 il nazionalismo polacco (primavera dei popoli) sperò che dall’unione tra
Galizia austriaca e Posnania prussiana potesse sorgere uno stato polacco indipendente. La “primavera” si
concluse con l’insurrezione antirussa nel Regno del Congresso nel 1863-64. La sconfitta dei rivoltosi portò
alla soppressione del regno di Polonia. Eliminazione del servaggio e assegnazione delle terre ai contadini,
ma la politica agraria non ebbe successo perché si accompagnava alla repressione contro la religione
cattolica e contro la lingua polacca.Prussia: si identificavano i polacchi nell’alto clero e nella nobiltà, mentre
il resto della popolazione era considerato come cittadini prussiani di lingua polacca. Germanizzazione,
divieto di usare la lingua polacca. Eliminazione del servaggio. Nello scontro fra tre diverse tipologie sociali
la società polacca rafforzò il proprio senso comunitario. La riforma agraria avvenne prima nelle zone
prussiane, dove c’erano più capitali, mentre nelle altre due zone il processo avvenne lentamente. La Polonia
divisa entra nel XX sec. con un problema agrario irrisolto. La soluzione per molti fu l’emigrazione, che
coinvolse quattro milioni di polacchi tra il 1870 e il 1914.La diaspora e gli intellettuali: la repressione
provocò la diaspora polacca, principalmente diretta in Francia. A Parigi gli intellettuali polacchi
organizzarono la propria attività a favore dell’obiettivo della resurrezione nazionale. Nacque un
nazionalismo romantico che giunse a considerare la Polonia come “Cristo fra le nazioni”, la cui resurrezione
avrebbe rappresentato la vittoria della libertà sulla tirannia (importante per la questione dei simboli, tanto
cari ai polacchi). Elementi costitutivi del nazionalismo polacco furono la lingua e la religione cattolica.
Giulia Dakli Sezione Appunti
La Polonia Chiesa cattolica: il rapporto tra Polonia e cattolicesimo risale al battesimo del duca Mieszko I nel 966. La
Chiesa ottenne una forte posizione politica ed economica che le consentì di influenzare la vita politica
polacca. La Russia separò il clero polacco da Roma, lo sottopose all’autorità di un collegio speciale di
Pietroburgo e dichiarò l’ortodossia religione di stato. Nella zona prussiana la chiesa cattolica patì le
restrizioni del Kulturkampf, mentre nella zona austriaca (cattolica) non vi furono né persecuzione né
statalizzazione. Nel popolo si rafforzò l’immagine di una chiesa sofferente e perseguitata perché polacca. I
partiti di massa si affermarono nelle tre Polonie alla fine dell’800 e dovettero fare i conti con le potenze
dominanti e con i problemi dello sviluppo economico. Tra i maggiori partiti vi erano il Partito nazional-
democratico di Dmowski, il Bund, composto dagli ebrei polacchi, e la Social-democrazia del regno di
Polonia (SDKPiL).
Giulia Dakli Sezione Appunti
La Polonia 2. La I Guerra Mondiale e l’unità riconquistata della Polonia
Lo scoppio della I Guerra Mondiale obbligò i partiti delle tre zone a stabilire chi appoggiare. Sarebbe
convenuto non schierarsi, ma ciò era impossibile. L’Austria segretamente incoraggiava la semiclandestina
attività antirussa della frazione rivoluzionaria del PPS, gestita da Pilsudski e Sosnkowski, che fondarono
l’Unione per la lotta attiva. La scelta antirussa e pro Austria dei conservatori, del partito contadino e dei
socialisti si delineò già prima dello scoppio della guerra, mentre il partito nazional-democratico di Dmowski
si schierò con la Russia, che aveva promesso la nascita di una Polonia unificata. Pilsudski creò un gruppo
segreto: l’Organizzazione militare polacca (POW), operativa in Russia e Lituania. La gerarchia cattolica era
invece schierata con Dmowski e più vicina alla posizione russa. Le varie frange della chiesa cattolica videro
nel conflitto la possibilità di una riunificazione della nazione.
L’avanzare delle truppe degli imperi centrali spostò il fronte verso est e il territorio polacco diventò la
retrovia delle forze impegnate contro la Russia. Le esigenze belliche indussero tedeschi e austriaci a nuove
promesse di autonomia. Nel 1917 furono da essi create il Consiglio di Stato provvisorio e il Consiglio di
Reggenza. Da parte sua lo zar dichiarò che le sue truppe combattevano per la riunificazione della Polonia,
ma non parlò di indipendenza. L’indebolimento della Russia nel ’17 indusse Pilsudski a riprendere
l’iniziativa sperando nella sollevazione popolare. L’insurrezione bolscevica del ’17 portò alla pace separata
tra le potenze centrali e la Russia (Brest-Litovsk – 3 marzo 1918). Sconfitta la Russia, il principale nemico
della Polonia era la Germania. Quando la sconfitta degli imperi centrali era ormai data per certa, il Consiglio
di reggenza proclamò l’indipendenza della Polonia e formò un governo d’unità nazionale. Dopo sette gg di
governo provvisorio il Consiglio di Reggenza diede a Pilsudski la carica di Capo provvisorio dello stato.
Questo incaricò Moraczewski di formare un nuovo governo. Nelle elezioni del 1919 la destra uscì vittoriosa
– il partito nazional-democratico ottenne il 45% dei voti. Il governo polacco pose come priorità assoluta il
rafforzamento dell’esercito polacco.
Nel corso delle trattative di pace la definizione dei confini polacchi fu lenta e laboriosa. A vantaggio della
Polonia vi erano alcuni fattori:
la rivalutazione della Polonia come stato cuscinetto tra Russia ed Europa
la necessità francese di avere un alleato ad est della Germania
l’influenza esercitata dalla diaspora polacca su Parigi e Washington
i 14 punti di Wilson.
Il Trattato di Versailles stabilì l’inclusione in territorio polacco della Grande Polonia e della Pomerania, con
l’esclusione di Danzica, città libera. I confini orientali invece furono stabiliti non in sede di conferenza ma
sul campo di battaglia. La ritirata delle forze degli imperi centrali lasciava un vuoto che le truppe russe e
polacche cominciavano ad occupare. Gli scontri che ne derivarono assunsero le dimensioni di una vera
guerra. La linea Curzon, accettata quale confine dalle potenze dell’Intesa, ripercorreva il confine russo-
polacco frutto della terza divisione della Polonia e lasciava fuori i territori ucraini, lituani e bielorussi. Nel
’20 i russi presero Kiev e Londra e Parigi concessero aiuti a Varsavia. Nell’agosto del ’20 l’Armata Rossa
assediò la periferia di Varsavia. Allo stesso tempo Pilsudski riconquistava Vilnius, in territorio lituano. Il
Trattato di Riga del 18 marzo 1921 sancì la pace. La Polonia si ritirò dalla Lituania ma ottenne uno
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La Polonia spostamento di 150 km a est della linea Curzon.
Pilsudski (1867-1935): polacco lituano della piccola nobiltà, contribuì alla fondazione del partito socialista
polacco. Ebbe presto a cuore la resurrezione nazionale. Col tempo le idee socialiste furono sostituite da un
rigido pragmatismo e dal disprezzo per il parlamentarismo polacco. Alla fine la sua politica prese la forma
di un autoritarismo molto duro specialmente in politica estera e militare. Nemico = Unione Sovietica.
Dmowski (1869-1939): condannava il socialismo e mirava a rifondare lo stato basandosi sulla classe
contadina. Il valore del cattolicesimo stava nell’essere un elemento nazionale e conservatore. Sognava una
Polonia priva di contaminazioni razziali (antisemitismo). Nemico = Germania.
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La Polonia 3. Il lungo armistizio: la Polonia tra le due guerre e il governo
Pilsudski
Nel 1919 sul territorio della II Repubblica coesistevano tre differenti ordinamenti giuridico-amministrativi e
tre sistemi economici. Era scoppiata la seconda transizione. Pilsudski instaurò un regime autocratico
d’orgoglio nazionale. Fu approvata nel ’21 la Costituzione, che faceva dello stato polacco una repubblica
presidenziale su base bicamerale (sejm e senat, meno importante). Il presidente della Repubblica era eletto
su mandato settennale e deteneva il potere esecutivo, mentre la dieta e il governo svolgevano la funzione
legislativa. Era sancita la libertà religiosa ma il cattolicesimo aveva un ruolo privilegiato. Il rapporto tra
esecutivo e legislativo era molto a favore del secondo, e questo limitò la governabilità del paese.
Partiti: Partito Popolare Polacco (PSLW), il Partito Piast, il Partito Popolare Polacco di Sinistra (PSLL), il
partito Socialista (PPS), il Partito comunista (KPRP) e nella formazione di destra la Federazione Popolare
Nazionale (ZLN). I partiti assunsero posizioni molto diverse circa la futura riforma agraria. Alla fine si
stabilì che la proprietà delle aziende sarebbe stata privata e di diverso tipo e grandezza. La realizzazione
della riforma fu però penalizzata dall’esiguità dei mezzi finanziari a disposizione, dal cambiamento del
quadro politico. Tra il 1918 e il 1922 otto governi si succedettero al potere ma Pilsudski continuava a
svolgere un ruolo di primo piano. Alle presidenziali del ’22 fu eletto il candidato di sinistra Narutowicz,
detto “l’eletto degli ebrei” o il presidente delle minoranze. La tensione nelle piazze culminò con l’assassinio
del neoeletto per mano di un fanatico di destra. Il nuovo eletto (poche settimane dopo) fu il candidato del
Partito Piast, Wojciechowski con alla presidenza del Consiglio il generale Sikorski. I nazionalisti polacchi di
Lituania ottennero l’annessione allo stato polacco, che prese anche la Galizia orientale. Dal 1923 una
profonda crisi economica colpì il paese, portando a una lunga serie di scioperi. Si succedettero vari governi.
La diminuzione del potere d’acquisto della moneta e l’aumento dei disoccupati resero ancora più turbolenta
la situazione politico-sociale.
Nel tempo il nazionalismo di Dmowski era diventato più estremo. Egli sembrava favorevole a una
rivoluzione nazionale ispirata al fascismo italiano. Nel frattempo i Patti di Locarno del ’25 rappresentavano
la tappa conclusiva della politica francese di contenimento tedesco, che non portò però garanzie per le
frontiere tra Polonia e Germania. A Varsavia s’interpretò lo “spirito di Locarno” come un cambiamento
nell’atteggiamento delle grandi potenze nei confronti della Polonia. Si diffuse nuovamente la sindrome da
accerchiamento. Witos presentò il suo terzo governo e fu accusato di aver messo in piedi una dittatura di
destra. Pilsudski marciò allora sulla capitale occupandone i punti strategici. Il 14 maggio 1926, l’ingresso
del Komendant nella capitale concluse l’esperienza di governo parlamentare dello stato polacco.
L’ideologia del nuovo regime era la sanacja, il risanamento della vita socio-politica dal parlamentarismo e
dalla corruzione e la sostituzione di questi con il senso della patria, della disciplina e della cooperazione.
Pilsudski cercò di mantenere un ruolo defilato e perciò rifiutò la carica di presidente tenendo per se le
cariche di ministro della guerra e ispettore generale dell’esercito. Il regime della sanacja raccolse molti
consensi anche dopo la sferzata autoritaria, questo grazie alla buona congiuntura economica che si era
venuta a creare. Nel ’29 il Komendant tentò di imporre alla dieta l’approvazione del bilancio con la presenza
in aula di un centinaio di ufficiali, ma il maresciallo della dieta negò l’apertura del dibattito. Nelle piazze
Giulia Dakli Sezione Appunti
La Polonia