Appunti utili per il corso di Psicologia sociale e laboratorio, a.a. 2010/2011.
Temi trattati: rappresentazioni sociali, comportamento antisociale, social cognition, rappresentazioni collettive, teoria della dissonanza cognitiva, teoria dell’interdipendenza, euristica e interazione sociale
Psicologia Sociale
di Carla Callioni
Appunti utili per il corso di Psicologia sociale e laboratorio, a.a. 2010/2011.
Temi trattati: rappresentazioni sociali, comportamento antisociale, social
cognition, rappresentazioni collettive, teoria della dissonanza cognitiva, teoria
dell’interdipendenza, euristica e interazione sociale
Università: Università degli Studi di Bergamo
Facoltà: Scienze della Formazione
Titolo del libro: Psicologia Sociale
Autore del libro: A. Palmonari, N. Cavazza, M. Rubini
Editore: Il Mulino
Anno pubblicazione: 20021. LA COGNIZIONE SOCIALE
Gordon Allport [1968] definì la Psicologia sociale come una disciplina che tenta di comprendere e spiegare
il modo in cui i pensieri, i sentimenti e il comportamento sono influenzati dalla presenta delle persone, siano
esse presenti sul piano fisico o simbolico.
Il problema della conoscenza della realtà sociale ha caratterizzato la psicologia sociale sin dalle sue origini,
tanto che uno degli approcci più emergenti di questa si chiama social cognition o cognizione sociale. Questa
corrente ha le sue radici nella filosofia di Kant secondo il quale è la mente che attivamente organizza i dati
che raccogliamo. Non solo, ma cerca le connessioni tra i vari elementi dell’oggetto da conoscere così da
attribuire ad essi un senso (approccio olistico). Dunque la cognizione permette alla persona di avere a
disposizione gli elementi per interpretare la realtà, per pianificare il proprio comportamento e per prevedere
quello altrui.
La cognizione sociale è al servizio dell’interazione sociale e perché ci sia la conoscenza sociale, attività
motivata frutto dell’azione sociale e guida dell’azione sociale, le persone osservano la realtà sociale,
ascoltano gli altri presenti nella realtà sociale e intervengono su di essa.
L’organizzazione della conoscenza avviene in base a degli schemi: strutture cognitive che contengono
informazioni su di un particolare oggetto di conoscenza, includendo gli attributi che lo caratterizzano e i
legami tra di essi.
Esistono diversi tipi di schemi sociali in base al tipo di informazione che vi è contenuta: Schemi di persona;
Schemi di sé (si è particolarmente attenti a quegli aspetti della realtà sociale che rimandano a noi stessi);
Schemi di ruolo e Schemi di eventi.
Carla Callioni Sezione Appunti
Psicologia Sociale 2. VANTAGGI E DISFUNZIONI DEL RAGIONAMENTO
SOCIALE: LE EURISTICHE
Esistono situazioni in cui le persone devono elaborare giudizi complessi in momenti che diminuisco
l’accuratezza dei processi cognitivi e qui le persone utilizzano strategie cognitive che semplificano e
accorciano il tempo dei percorsi cognitivi permettendogli di arrivare alla soluzione dei problemi, queste
sono denominate euristiche.
L’euristica della rappresentatività è utilizzata al fine di emettere giudizi circa le probabilità che un certo
evento si verifichi.
L’euristica della disponibilità usata quando le persone devono giudicare la loro realtà sociale in base alla
frequenza o probabilità con cui un certo evento si verifica.
L’euristica della simulazione è la costruzione di scenari ipotetici quando si immagina come potrebbero
evolvere certi eventi o come sarebbero potuti evolvere in alternativa a come si sono verificati nella realtà.
Infine quando le persone si trovano a dover emettere giudizi sulla base di informazioni incerte cercano dei
punti di riferimento a cui ancorarsi, “ancorato” il nuovo giudizio ad una conoscenza nota questo viene poi
“accomodato” sulla base di altre informazioni pertinenti.
Raramente le persone sono soddisfatte dalla mera descrizione degli eventi, esse preferiscono
l’interpretazione e la spiegazione degli accadimenti sociali che le circondano.
Per Heider le persone sentono il bisogno di anticipare che cosa succederà a se stessi e a coloro che li
circondano e lo strumento più pertinente per farlo è comprendere le cause del comportamento sociale. Ne
costituiscono due ordini di fattori: fattori interni (riguardano le motivazioni e l’abilità a raggiungere lo
scopo) e fattori esterni (facilità/difficoltà che riscontriamo in un compito). L’autore ha anche individuato
l’errore fondamentale di attribuzione, tendenza generale nelle spiegazioni causali a sovrastimare il peso dei
fattori disposizionali e a sottostimare il peso dei fattori situazionali.
Carla Callioni Sezione Appunti
Psicologia Sociale 3. LA SPIEGAZIONE DELLA REALTA’ SOCIALE:
L’ATTRIBUZIONE CAUSALE
Secondo Jones e Davis [1965], basandosi sulla teoria dell’inferenza corrispondente, lo scopo
dell’attribuzione causale è di compiere delle inferenze corrispondenti su di un’altra persona, di giungere alla
conclusione che il comportamento corrisponde a delle qualità stabili della persona, alle disposizioni. I fattori
su cui si basa l’inferenza sono gli effetti non comuni, la desiderabilità sociale, la libera scelta e le aspettative
comportamentali ai ruoli che le persone ricoprono. Per il modello della covariazione di Kelly [1967],invece,
prima di giungere al giudizio causale su un effetto l’individuo compie una serie di osservazioni, rileva la sua
covariazione sulla base di più cause potenziali e attribuisce l’effetto alla causa con cui covaria
maggiormente. Tutto ciò sulla base di tre principi: istintività, coerenza temporale e nelle modalità e il
consenso.
Carla Callioni Sezione Appunti
Psicologia Sociale 4. GLI ATTEGGIAMENTI
Gli atteggiamenti sono definiti come processi della coscienza individuale che determinano l’azione. Gordon
Allport [1935] faceva riferimento ad uno stato mentale e neurologico di prontezza, organizzata attraverso
l’esperienza, che esercita un’influenza direttiva o dinamica sulla risposta dell’individuo nei confronti di ogni
oggetto e situazione con cui entra in relazione.
Secondo il Modello tripartito [Rosenberg e Hovland 1960] gli atteggiamenti sono un costrutto psicologico
costituito da tre componenti: componente cognitiva (riguarda le informazioni e le credenze che gli individui
possiedono a proposito dell’oggetto), affettiva (riguarda la reazione emotiva che l’oggetto suscita) e
comportamentale (risposta comportamentale concerne le azioni di avvicinamento o evitamento rispetto allo
stesso oggetto).
Nell’ottica della social cognition si considera l’atteggiamento come una struttura cognitiva costituita
dall’associazione in memoria fra la rappresentazione dell’oggetto e la sua valutazione [Fazio 1986]. Questa
struttura cognitiva è caratterizzata da disponibilità e accessibilità e ricopre la funzione di organizzare e
favorire la codifica e l’interpretazione delle informazioni in entrata. Il punto innovativo sta nella forza
dell’associazione fra oggetto e valutazione ed è possibile ottenere un indicatore quantitativo di tale forza se
si rileva il tempo che occorre all’individuo per formulare la sua valutazione dal momento in cui gli appare lo
stimolo (tempo di latenza). Le modalità con cui si arriva ad avere un orientamento verso un determinato
oggetto sono l’esperienza diretta, l’osservazione dell’esperienza altrui e la comunicazione.
È a partire dagli anni ’30 che ci si applica alla costruzione delle scale per la misura degli atteggiamenti.
Thurstone fu il primo che propose una procedura che consentisse di tradurre un costrutto non osservabile
dall’esterno in qualcosa di quantificabile. La Scala Likert [Likert 1932] costituita da item (affermazioni
favorevoli o sfavorevoli) che coprono gli aspetti rilevanti nell’area semantica dell’oggetto studiato, i soggetti
dovevano indicare su una scala di risposta il grado di accordo o disaccordo con le affermazioni. Essa
consente di effettuare operazioni statistiche come l’aggregazione delle risposte sullo stesso oggetto, il
calcolo della media.
Carla Callioni Sezione Appunti
Psicologia Sociale