Riassunto del libro "America senza rivali?" del politologo statunitense John G. Ikenberry, in cui vengono evidenziati gli elementi salienti che, dal dopoguerra ad oggi, hanno conferito agli USA l'egemonia politica, economica e culturale. Ma Ikenberry non manca di sottolineare i punti deboli di questa supremazia e mettere in luce gli aspetti "imperialistici" che si nascondo dietro il soft power americano.
America senza rivali?
di Giulia Dakli
Riassunto del libro "America senza rivali?" del politologo statunitense John G.
Ikenberry, in cui vengono evidenziati gli elementi salienti che, dal dopoguerra
ad oggi, hanno conferito agli USA l'egemonia politica, economica e culturale.
Ma Ikenberry non manca di sottolineare i punti deboli di questa supremazia e
mettere in luce gli aspetti "imperialistici" che si nascondo dietro il soft power
americano.
Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
Esame: Sociologia politica internazionale
Docente: Giuseppe Anzera
Titolo del libro: America senza rivali?
Autore del libro: John G. Ikenberry
Editore: il Mulino
Anno pubblicazione: 20041. America senza rivali?
La teoria più famosa sulle relazioni internazionali è l’equilibrio di potenza. Essa sostiene che se uno stato si
rafforza troppo, nascerà per forza una coalizione di stati più deboli controbilancianti. Perché la teoria
dell’equilibrio non si applica al caso degli USA oggi, visto che è ancora uno dei migliori strumenti analitici
di politica? Gli USA hanno forse qualcosa di speciale? Ikenberry sostiene che sia così, unendo due teorie:
quella realista (per cui gli USA dopo la II Guerra Mondiale hanno messo in piedi un sistema di alleanze per
bilanciare l’URSS) e quella liberale (misero in piedi un sistema di governance internazionale che assicurava
un’equa distribuzione di beni pubblici, come libero mercato e stabilità monetaria, necessari per lo sviluppo
dei paesi alleati). In cambio dell’accettazione della loro leadership diedero vita ad un network istituzionale
limitativo del loro potere. Il carattere liberale dell’egemonia degli USA dava stabilità alle alleanze perché
rassicurava gli alleati contro due rischi: l’abbandono e la dominazione. Per Ikenberry “l’ordine egemonico
aperto” è durato anche dopo la guerra fredda perché la sua istituzionalizzazione ha reso conveniente per tutti
mantenere lo status quo e perché è coerente con le forze più profonde della modernizzazione e della
globalizzazione. Per Ikenberry la natura della società americana e le caratteristiche di governo internazionale
da loro create, hanno cambiato radicalmente la politica internazionale e per questo la teoria dell’equilibrio
non è più valida. Che cosa può distruggere l’ordine egemonico aperto?
una crisi economica mondiale devastante;
l’affermazione in USA di una vincente coalizione elettorale non più disposta a sostenere l’onere economico
e non della leadership internazionale;
che venga meno la tradizionale moderazione strategica. Il progetto neoimperiale dei neoconservatori
provocherebbe un indebolimento dell’America anziché un suo rafforzamento.
Per Panebianco un difetto dell’interpretazione di Ikenberry è una sottovalutazione delle molte difficoltà che
l’ordine egemonico aperto ha incontrato nel passato (De Gaulle, la guerra in Vietnam, la politica di Reagan).
Inoltre egli dimentica che è impossibile che una leadership di neoconservatori prenda totalmente il potere
perché il sistema politico americano è altamente pluralistico e frammentato e ci sono notevoli meccanismi di
checks and balances. Molto dipenderà dalla stabilizzazione in Iraq: se sarà un fallimento l’ordine ne uscirà
scricchiolante. Inoltre bisogna ricordare che per i liberali e anche per Ikenberry, quanto più si allarga l’area
di diffusione delle democrazie liberali nel mondo tanto più si rafforza l’ordine egemonico aperto, riducendo
lo spazio per la politica di potenza e dunque per la tradizionale teoria dell’equilibrio.
Giulia Dakli Sezione Appunti
America senza rivali?