Appunti dedicati al lavoro di comunità, utili per l'esame di psicologia di comunità.
Vi si delina il senso, anche etico, del multisfaccettato lavoro di comunità: l'importanza di attivare reti sociali, di promuovere la partecipazione attiva dei cittadini alla vita della società, di mediare i conflitti e gestire i gruppi sociali. Un'ampia riflessione del lavoro di comunità declinato nella società complessa.
Fare lavoro di comunità
di Paola Alessandra Consoli
Appunti dedicati al lavoro di comunità, utili per l'esame di psicologia di
comunità.
Vi si delina il senso, anche etico, del multisfaccettato lavoro di comunità:
l'importanza di attivare reti sociali, di promuovere la partecipazione attiva dei
cittadini alla vita della società, di mediare i conflitti e gestire i gruppi sociali.
Un'ampia riflessione del lavoro di comunità declinato nella società complessa.
Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
Facoltà: Psicologia
Esame: Psicologia di Comunità
Docente: Leone
Titolo del libro: Fare lavoro di comunità
Autore del libro: Martini E.R., Torti A.
Editore: Carocci
Anno pubblicazione: 20031. Lo scenario del lavoro di comunità oggi
Il senso di comunità in uno scenario pervaso dalla globalizzazione assume un significato articolato.
Le dimensioni locale e globale intrecciano legami complessi e hanno entrambe un loro ruolo: la prima può
permettere di ritrovare la percezione, individuale e collettiva, di poter esercitare una qualche forma di
influenza sulle proprie condizioni di vita (i processi di globalizzazione alimentano vissuti di impotenza); la
seconda può offrire la possibilità di percepirsi appartenenti a una comunità globale, offre alle comunità un
antidoto all’autarchia e al municipalismo. Tra i temi emergenti oggi, particolare rilievo assumono
l’esclusione sociale, la povertà, la sicurezza e l’immigrazione, spesso interconnessi tra loro e influenzati dai
processi di globalizzazione.
Molte forze che influenzano la nostra vita sono impersonali e al di fuori del nostro controllo, di conseguenza
diminuisce la percezione di controllo sulla nostra vita. Jonathan Friedman sostiene che “nel nostro mondo,
una cosa che non sta accadendo è la scomparsa dei confini. Al contrario sembra che ne sorgano sempre di
nuovi a ogni angolo di strada di qualsiasi quartiere del nostro pianeta”. Promuovere relazioni fiduciarie,
sviluppare senso di appartenenza, attivare e supportare reti di buon vicinato, sviluppare legami sociali,
accompagnare processi di integrazione culturale sono attività che contribuiscono a fare comunità e
sviluppare capitale sociale.
Anche chi non è escluso socialmente sconta una percentuale maggiore di rischio di instabilità e di mobilità
sociale discendente, esacerbato dalla precarizzazione del lavoro, dai mutamenti della struttura demografica
della popolazione, dalla crisi del welfare.
La questione del senso di sicurezza è di grande attualità sia nelle grandi che nelle piccole città. Aumentano i
comportamenti di cautela tesi alla protezione e ad evitare i rischi: le persone si difendono sempre di più,
mentre l’altro viene guardato con circospezione e sospetto. Man mano che aumenta il senso di insicurezza, i
legami sociali e il senso di comunità si affievoliscono. Contemporaneamente aumentano le richieste di
protezione rivolte alle istituzioni e alle forze dell’ordine. Per accrescere il senso di sicurezza tra le persone
bisogna investire sul senso di comunità, agendo su un circolo vizioso per trasformarlo in circolo virtuoso. Il
poter contare solamente sulle risorse individuali di fronte alla complessità dei problemi da affrontare non è
qualcosa di molto rassicurante: le sofferenze individuali non si coagulano in una causa comune che potrebbe
essere perseguita con maggior efficacia unendo le forze. Dato che il mondo non è sicuro ci si barrica dentro
la propria fortezza convinti che solo lì dentro si possa star tranquilli. Ciascuno si ritrova più solo, sentendosi
alla fine più vulnerabile. Un’esperienza non positiva con un migrante può giustificare una generalizzazione
di una valutazione negativa di tutti i membri del gruppo cui appartiene. Un’esperienza positiva con alcuni
migranti può contrastare stereotipi negativi che si riferiscono al gruppo. Occorre che le relazioni sociali
promosse siano proiettate alla ricerca e alla costruzione di un bene comune, e che siano in grado di mettere
in moto un agire corresponsabile tra i cittadini. E’ necessario un lavoro che non nasca per soddisfare i
bisogni privatistici o corporativi, ma che generi risorse e occasioni di confronto, per mirare a un bene
collettivo nel quale si trovi un equilibrio fra i bisogni individuali e i bisogni sociali e collettivi. In molti
aspetti del quadro legislativo odierno troviamo inviti espliciti a un lavoro non più centrato esclusivamente
sulle competenze dei servizi, ma orientato alla valorizzazione delle competenze e delle risorse della
comunità. Questo fatto pone gli operatori dei servizi di fronte a nuovi compiti e a nuovi interrogativi. Li
obbliga ad andare oltre lo stretto specifico professionale e a occuparsi di processi sociali, per attivarli,
sostenerli, valutarli. Li obbliga, in buona sostanza, a fare lavoro di comunità.
Paola Alessandra Consoli Sezione Appunti
Fare lavoro di comunità