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Il lavoro di comunità nella società complessa


Il senso di comunità è l’insieme dei sentimenti, convinzioni e percezioni che mantengono il legame affettivo e permettono alle persone di sentirsi parte di un tutto e di avere la convinzione di essere affettivamente importanti gli uni per gli altri e di prevedere che i propri bisogni potranno esser soddisfatti in virtù di tale appartenenza. La partecipazione è possibile solo se si assume il “modello della competenza” che mette in risalto le competenze possedute dalla comunità e si propone di svilupparle: tale modello esalta le capacità, le risorse di cui dispone la comunità e che possono essere impiegate per la soluzione dei problemi sociali e per la soddisfazione dei bisogni dei cittadini (attori protagonisti). La comunità è soggetto di storia: il suo passato, recente e remoto, la segna e ne definisce l’identità e la cultura. Ma la comunità ha anche un progetto per il futuro, implicito, difficilmente definibile e descrivibile che agisce sulla sua vita.
La comunità è anche soggetto di poteri, soggetto politico nel momento in cui partecipa, attraverso le istituzioni e i meccanismi democratici, alla formazione delle scelte che influiscono sulla sua vita. Essere soggetto politico vuol dire partecipare al gioco decisionale in modo esplicito e stabile.
Lo sviluppo di comunità può essere inteso come una particolare strategia di cambiamento. Si possono raggruppare gli interventi tesi a migliorare la qualità della vita di una comunità in 3 grandi strategie di cambiamento: focalizzate sulle condizioni, sui soggetti, sullo sviluppo di comunità.
Il lavoro di comunità riguarda i percorsi attuati per affrontare i problemi piuttosto che i problemi in quanto tali e può essere adottato in contesti diversi, per far fronte ad una molteplicità di situazioni che ricadono nell’ambio di competenza di servizi e attori diversi.
Esso si concretizza nelle seguenti attività: facilitazione di processi di responsabilizzazione collettiva, attivazione e sostegno a processi di collaborazione fra gli attori di un sistema, facilitazione di processi di partecipazione degli attori al governo del sistema, sviluppo di relazioni che rinforzino la dimensione della fiducia, del senso di appartenenza e del senso di comunità, sviluppo di competenze da parte dei membri della comunità
Eludere la questione etica comporta privare il lavoro di comunità del senso e farlo diventare una tecnologia che funziona, ma della quale non si sa più cogliere lo scopo. Tale metodo non deve essere fine a se stesso, bensì ancorato a un fondamento di valore: il valore della socialità tra gli uomini, l’idea che ogni persona ha delle risorse da mettere in comune e può dare il proprio contributo attivo per sviluppare relazioni sociali positive, quando trova un ambiente favorevole.
Si assume che la qualità della vita di un contesto sociale può migliorare se le relazioni tra le persone generano identità e legami fiduciari orientati al trascendimento degli interessi particolari.
Per evitare il rischio della chiusura, è fondamentale che le relazioni interne alla comunità non rispondano solo ad un bisogno di riconoscimento personale e di autoaffermazione e che siano invece pervase da una forte motivazione etica.
Il lavoro di comunità non è un’alternativa alle politiche sociali di welfare, ma uno strumento che le integra e ne accresce l’efficacia. Senza un impegno significativo del settore pubblico in questa direzione, senza un chiaro inquadramento in una strategia di potenziamento delle politiche sociali e del ruolo delle istituzioni pubbliche, il lavoro di comunità può prestarsi a strumentalizzazioni pericolose, lasciando ai margini coloro che si trovano in condizione di maggiore necessità. Nel fare lavoro di comunità non si può prescindere dalla consapevolezza che esso non può esistere al di fuori o al di sopra di una visione del mondo, dell’essere umano, dei suoi rapporti, del futuro, da un sistema di valori che guida nella valutazione e nell’azione e che permette di collocare la tematica del cambiamento.

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