Appunti delle lezioni di Sociologia della città, vengono trattate alcune delle principali tematiche riguardo le periferie e il loro sviluppo nel corso della storia
Sociologia della città
di Francesca Zoia
Appunti delle lezioni di Sociologia della città, vengono trattate alcune delle
principali tematiche riguardo le periferie e il loro sviluppo nel corso della storia
Università: Politecnico di Milano
Facoltà: Architettura
Corso: Progettazione Architettonica
Esame: Sociologia della città
Docente: Agostino Petrillo1. Sociologia della città
Gli studi urbani coinvolgono discipline diverse come la filosofia, geografia, antropologia che permettono di
delineare le coordinate generali del concetto di periferia.
Il concetto di periferia non è un concetto autonomo in quanto esiste solo nel momento in cui esiste un
centro, si tratti di due concetti che hanno un rapporto tra loro in quanto si può affermare che il centro
produce periferia.
Il termine periferia deriva dal verbo greco peripherein che significa tracciare una circonferenza, ovvero
una linea che divide un interno ed un esterno, secondo questa accezione etimologica la periferia è il risultato
di un gesto che delimita due settori differenti e il prodotto di un segno che ribadisce un confine a questa
viene aggiunto il riferimento simbolico del cerchio che individua un kosmos.
Il cerchio individuato dalla linea è un’entità geometrica e spaziale chiaramente definibile mentre tutto ciò
che rimane fuori è un’entità non organizzata, peripherein è quindi una linea che include ed al tempo stesso
esclude ed è solo mediante il tracciamento della linea che unisci tutti i punti che hanno la stessa distanza dal
centro che questo diviene tale (kentron, ovvero punto in cui si appoggia l’ago del compasso per tracciare la
circonferenza).
Il tracciamento della linea che concretizza il peripherein è un gesto che comporta una serie di conseguenze
in quanto, nel momento in cui si decide ciò che sta fuori e ciò che sta dentro, si stabilisce un ordine politico
e una gerarchizzazione degli spazi.
La periferia, nel corso della storia, ha sempre avuto una concezione negativa legata ad una serie di
pregiudizi che si sono rafforzati particolarmente nel momento in cui si è assistito alla formazione della città
industriale.
La periferia è stata a lungo in Europa una sorte di piccolo Oriente, ovvero un luogo popolato da personaggi
particolari e folkloristici e per questo praticamente off limits per i ceti borghesi che vivevano in centro, era
una terra di confine tra la città e la campagna e il fatto di essere un territorio intermedio richiamava l’idea
che fosse un luogo senza qualità in quanto privo delle caratteristiche positive sia dell’urbano che della
campagna.
Il Movimento Moderna pensava che la periferia dovesse essere fatta diventare città attraverso la sua
demolizione e la successiva costruzione attraverso l’adozione di soluzioni sbrigative.
Le città sono cambiate a causa del fenomeno di globalizzazione infatti i centri sono diventati ancora più
centri mentre le periferie ancora più misere inoltre, a differenza di quanto avveniva in passato nelle città
industriali, i centri producono periferie ma non le includono in un progetto sociale ma le relegano in una
dimensione di esternitò.
I nuovi sistemi di comunicazione, come internet e i viaggi low cost, hanno cambiato il mondo.
La globalizzazione ha un’influenza non solo nel mondo lavorativo ma anche a livello demografico nel senso
che si assiste ad un invecchiamento della popolazione e ad una riduzione della natalità ma soprattutto ha
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Sociologia della città fatto saltare i vecchi sistemi urbani.
A Milano manca la parte industriale, dal 1991 al 2005 la città ha perso gli addetti alle industrie non
producendosi più nulla in quanto quest’ultime sono state sostituite da nuove attività.
Oggi sono presenti prevalentemente attività post-industriali relative alle economie cognitive, sapere,
innovazione ovvero tutte attività legate all’ideazione di un prodotto.
Questo si riflette in cambiamenti spaziali e del rapporto tra centro e periferia, non c’è più il centro con uffici
e centri direzionali e la periferia con fabbriche e abitazioni dei lavoratori.
Se si osservano le periferie nelle varie città europee come Parigi, Berlino (Plattenbau, edifici di edilizia
popolare di grandi dimensioni costruiti con pannelli prefabbricati o Siedlungen), Amsterdam
e Mosca (Krusciovke, palazzine popolare costruite nel secondo dopoguerra da Krusciov) si può notare come
siano tutte simili tra loro, ovvero distese di grandi palazzi di edilizia popolari tutti uguali che ospitavano i
lavoratori delle fabbriche.
C’è quindi un modello morfologico (modello della città industriale) che si ripete e anche il tipo di utenti che
ci vivevano, la periferia risultava così facilmente riconoscibile.
Oggi invece non ci vivono esclusivamente operai ma si ha una situazione di mescolanza sociale, si ha così
un nuovo mondo di periferie eterogenee (esempio a Rozzano vivono l’immigrato, l’operaio, il pensionato, il
giovane precario e lo studente fuori sede).
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Sociologia della città 2. Shrinking City
Shrinking City termine tedesco che significa città che si contraggono, ne sono un esempio le città di
vecchia industrializzazione che oggi sono diventate periferie.
Sono le città che non sono riuscite a riaffermarsi dopo il loro declino a causa della globalizzazione. Prima
della globalizzazione si pensava che bastasse il fatto di essere nel nord per avere delle garanzie ma, come
denota questo fenomeno, oggi non è più così.
Le Shrinking City si caratterizzano per il calo demografico, un’elevata disoccupazione e l’invecchiamento.
Esempi in Europa: Genova, Lipsia e Ostrava (Repubblica Ceca).
Detroit, l’equivalente della Torino americana, era il quartiere generale dell’industria automobilistica
(General Motors).
Aveva due milioni di abitanti alla fine degli anni Settanta molti dei quali hanno abbandonato la città che
oggi ha soltanto settecentomila abitanti, gran parte dei quali vivono nel ghetto nero, e grandi aree
completamente vuote e abbandonate.
È l’esempio di una città dove sempre ci sia stata la guerra ma invece c’è stata solo la globalizzazione.
Walter Christaller, studioso tedesco di economia degli anni Trenta. Egli studia il territorio in funzione
delle gerarchie christalleriane ovvero un rapporto rango/dimensione, ovvero più una città è grande più si
concentrano le attività produttive.
Si tratta di un sistema che funzionava abbastanza bene per far comprendere come convergono i rapporti in
Europa ma questa gerarchizzazione salta con l’avvento della globalizzazione nel senso che qualunque luogo
può diventare centrale, ovvero anche luoghi con un’estensione limitata possono diventare il centro del
mondo a secondo del loro grado di attrattività (Silicon Valley e l’Apple Park a Cupertino, California), in
questo modo le centralità e le periferie non sono più definibili in maniera chiara.
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Sociologia della città Non c’è una ricetta valida per rendere una città attrattiva in quanto luoghi apparentemente insignificanti
possono avere adesso una nuova importanza, i luoghi si fanno una concorrenza spietata a vicenda.
Non funziona più come prima, quando il solo fatto di essere collocati in determinati luoghi del paese
garantiva di stare bene.
Si assiste al divenire periferia di intere parti di città.
La Goccia d’Oro a Parigi è il caso di una periferia che si è allargata fino alla parte più turistica e storica
della città, è diventato un quartiere etnico nel centro della città.
Londra si caratterizzava per una disuguaglianza diffusa a macchia di leopardo e per fare fronte a questo
problema nasce il Welfare State.
Nel 1944 venne elaborato il primo piano di Welfare State grazie a Lord Beveridge (piano Beveridge), in
questi anni si aveva la necessità di un’organizzazione che impedisse il riformarsi di regimi totalitari
attraverso una serie di interventi a favore dei cittadini meno abbienti.
I Gloriosi Trenta sono gli anni compresi tra il 1945 e il 1975 sono gli anni in cui l’Europa vive un periodo di
benessere, finiscono nell’anno in cui si ha una crisi petrolifera e quindi diminuisce la capacità di spendere da
parte degli stati assistenziali.
Il piano Beveridge prevedeva che si sarebbe dovuto assistere il cittadino dalla sua nascita alla sua morte
(from the cradle to grave).
La fine dei Gloriosi Trenta, la mancanza di soldi da investire nell’assistenza del cittadino e la
globalizzazione comportano le vecchie periferie diventano sempre più lontane.
C.E.P. di Pra a Genova è un quartiere definito “inferno con vista mare”, la situazione di degrado è
peggiorata maggiormente negli ultimi anni tanto che è diventato ancor più periferia in quanto è venuto a
mancare il legame sociale costituito dal lavoro che teneva uniti gli abitanti della periferia con il centro,
avendo questi un motivo per recarvisi.
È il caso di vecchie periferie che sono sempre più isolate in quanto viene a mancare il legame sociale e
sono completamente scollegate dal centro.
Manuel Castells introduce il concetto di vulnerabilità sociale per indicare il fatto che si è accentuata
l’esclusione sociale di coloro che stanno al margine in quanto la società urbana è diventata sempre più
fragile essendo venuti a mancare delle condizioni di sicurezza sociale (vedi il Welfare State di Londra).
Enrico Moretti parla di una nuova geografia del lavoro nel senso che a parità di lavoro svolto, il salario
può variare all’interno di un range a seconda della città in cui ci si trova negli Stati Uniti, segno di una
chiara disuguaglianza spaziale per cui è evidente che in molti casi il destino di una persona dipende dal
luogo in cui si vive (ad esempio se a Buffalo si guadagna 1 è possibile che a New York si guadagni 5).
Gli Stati Uniti sono un paese fortemente caratterizzato dalla mobilità spaziale, ovvero da una
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Sociologia della città predisposizione a spostarsi per motivi di lavoro a tal proposito alcune dimensioni delle case e degli arredi
sono legati a standard ben precisi in modo da essere quasi uguali (armadi).
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Sociologia della città 3. FILOSOFIA DELLE PERIFERIE
Divenire periferia oggi è diverso rispetto al passato, si assiste all’esplosione di periferie eterogenee e al
contempo al loro progredire verso i centri delle città.
La concezione delle periferie è fortemente legata al pregiudizio che le conferisce una connotazione negativa
infatti si tende a intendere le periferie come al male e come qualcosa che non è città, è per questo che si
continuano a prediligere i centri rispetto alle periferie.
Ci si occupa di filosofia delle periferie per comprendere l’origini di alcune concezioni dominanti e si sono
individuali alcuni modelli concettuali che Franco Farinelli ha chiamato modelli del mondo.
• Il modello filosofico dominante nella cultura antica era il modello platonico (dall’essere derivano i molti)
che prevede ci sia un essere al centro di tutto che crea per irradiamento l’universo attraverso una serie di
aloni concentrici secondo una concezione emanatista (dal centro verso l’esterno).
Allontanandosi dal centro si ha all’estremo la materia che è il livello più scadente dell’essere o meglio la
privazione stessa dell’essere.
Richiama la struttura del sistema solare o del nucleo di un atomo, dove tutto ruota attorno ad un centro che
corrisponde al bene, bello, giusto.
L’enorme positività del centro investe l’intorno e allontanandosi progressivamente si va a perdere perché si
va incontro al male e questo ha influenzato il modo di pensare del mondo occidentale nella contemporaneità.
L’allontanamento dal centro determina una sorta di perdita e di impoverimento, la periferia rappresenta il
regno della nostalgia inteso come dolore della volontà del ritorno verso il centro.
Nella tradizione occidentale il modello predominante è quello platonico caratterizzato da un pregiudizio
emanatista ed ha influenzato il modo di pensare la struttura della città e i rapporti tra gli spazi.
Tutte le città antiche hanno orientamenti e strutturazioni imperniati sul rapporto centro- periferia infatti il
centro ha margini ben definiti (le città romane hanno il pomerium ovvero una fascia di territorio al di la
delle mura ed è considerata una zona sacra essendoci le divinità che proteggono la città).
• Un contro modello è rappresentato dal modello democriteo-epicureo, si tratta di un modello materialista e
fa riferimento al continuo movimento degli atomi (concezione atomistica) Sostiene che non si ha più un
unico centro ma ogni punto può essere relativamente centro, quello che non esiste più è un unico centro
generatore in quanto si ha una continua ricombinazione che da luogo ad aggregazioni sempre nuove.
Si tratta di un modello più democratico e meno gerarchico rispetto a quello platonico, in quanto non c’è più
differenza tra centro e periferia non essendoci un orientamento preferenziale, inoltre affinchè ogni luogo
possa essere centro si presuppone che ci sia un universo continuo.
Per la filosofia politica la differenziazione tra centro e periferia non è altro che uno strumento di controllo e
di domesticazione dello spazio per questo motivo il discorso sulla periferia è connesso al concetto di
disuguaglianza sociale infatti le città europee hanno istituzionalizzato questa differenza per dare una forma
spaziale e strutturare le differenze di status e classe sociale.
La città, in particolare il rapporto tra centro e periferia, subisce dei cambiamenti a seconda delle varie
epoche.
La città in Europa fino al Settecento era una città murata, durante l’Ottocento invece si distinguono le zone
in cui vivevano i nobili e quelle in cui vivevano gli artigiani.
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Sociologia della città Ci si interroga su come il centro produca periferia.
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Sociologia della città 4. Gentrification
Gentrification è un termine che è stato coniato dalla sociologa tedesca Ruth Glass ed indica un processo di
sostituzione della popolazione, è stato definito in questo modo da alcuni filosofi di Chicago.
È il caso di alcuni quartieri del centro abitati dai ceti medio-bassi, i quali sono stati collocati altrove per fare
posto alle élite, ovvero a un numero ristretto di persone che contribuiscono all’economia, l’altra faccia della
gentrification è quella di produrre periferia.
Un esempio si ha nel caso in cui un quartiere viene di moda per cui viene rivalutato e riqualificato facendo
si che i prezzi delle case aumentino costringendo la vecchia popolazione che abitava il quartiere a
trasferirsi in periferia.
In alcuni casi i vecchi centri possono diventare nuove polarità perché diventano interessanti dal punto di
vista degli investimenti di capitale, entrano così in gioco i global players ovvero le grandi società
multinazionali e corporation.
(A Monaco di Baviera, la Sanofi Aventis, una delle più grandi industrie farmaceutiche si insedia in un
piccolo paese ai margini della città dove verrnno poi collocate anche la facoltà di farmacia e altre
industrie farmaceutiche, si assiste così alla migrazione di un gran numero di persone diventando e il piccolo
paesino diventa una centralità).
Il filone di pensiero che ha influenzato particolarmente gli architetti negli ultimi anni è il pensiero francese
contemporaneo riguardo la riflessione sullo spazio, ovvero quello che gli americani chiamano french
theory.
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