French Theory
Gilles Deleuze e Felix Guattari autori del “Millepiani”,
hanno un ruolo fondamentale nelle riflessioni riguardo la comprensione
delle trasformazioni spaziali e il libro si caratterizza per presentarsi
come una vera e propria sovrapposizione di piani o un labirinto
orizzontale in cui ci si può orientare come si preferisce.
Introducono la teoria rizomatica che parte dal concetto di rizoma che è un tubero che prolifera senza una centralità, senza un punto di origine ben definito ma crescendo intreccia più centralità in quanto ha una crescita laterale.
La crescita del rizoma è interessante perché è un sistema di accentuato policentrismo, da una linea generativa si sviluppa una molteplicità di centralità e si contrappone alla struttura dell’albero che ha invece un orientamento gerarchico.
È interessante notare come nel rizoma ogni parte può essere connessa ad un'altra senza che sia necessario il passaggio per punti notevoli predefiniti, rappresenta quindi una centralità che procede per punti e per nodi.
Questo modello privo di centralità stabilmente definite ha influenzato gran parte delle teorie contemporanee in particolare il modello delle città globali.
Nel libro emerge anche una coppia concettuale antitetica Territorializzazione/De- territorializzazione.
Si parla di territorializzazione ogni volta che viene imposto un uso ad un territorio che avrebbe anche altre potenzialità, significa obbligare un nomade a stanzializzarsi circoscrivendo ambiti di movimento e sottraendo gradi di libertà.
Un esempio di città territorializzata all’estremo è la città industriale zoonizzata, lo zooning è un concetto introdotto dal Movimento Moderno per far fronte alla confusione della città tradizionale attraverso una serie di criteri stabiliti a priori.
Il processi di de-territorializzazione consiste nel far deviare determinate realtà dal loro originario uso spaziale per permettere loro di schiudersi anche altre possibilità di configurazione spaziale come ad esempio nella città post-industriale dove alcune parti della città, come le vecchie stazioni ferroviarie o le aree industriali, perdono la funzione che era stata loro assegnata e diventano territori in cui si possono sperimentare nuovi usi oppure un altro esempio sono le linee di fuga tracciate dai percorsi dei migranti.
Il mondo feudale era invece fortemente territorializzato perché c’era la servitù che era legata ad una porzione di terreno.
Processi di territorializzazione e de-territorializzazione avvengono anche negli ultimi anni in paesi come ad esempio la Cina dove alcune città vengono popolate a forza facendo spostare la popolazione.
Un esempio di territorializzazione estrema è rappresentato dalla situazione nella vecchia Russia dove il contadino e la sua famiglia erano talmente legati ad un terreno che nel momento in cui questo veniva venduto, veniva venduta anche la famiglia impedendo loro di muoversi altrove.
Introducono la teoria rizomatica che parte dal concetto di rizoma che è un tubero che prolifera senza una centralità, senza un punto di origine ben definito ma crescendo intreccia più centralità in quanto ha una crescita laterale.
La crescita del rizoma è interessante perché è un sistema di accentuato policentrismo, da una linea generativa si sviluppa una molteplicità di centralità e si contrappone alla struttura dell’albero che ha invece un orientamento gerarchico.
È interessante notare come nel rizoma ogni parte può essere connessa ad un'altra senza che sia necessario il passaggio per punti notevoli predefiniti, rappresenta quindi una centralità che procede per punti e per nodi.
Questo modello privo di centralità stabilmente definite ha influenzato gran parte delle teorie contemporanee in particolare il modello delle città globali.
Nel libro emerge anche una coppia concettuale antitetica Territorializzazione/De- territorializzazione.
Si parla di territorializzazione ogni volta che viene imposto un uso ad un territorio che avrebbe anche altre potenzialità, significa obbligare un nomade a stanzializzarsi circoscrivendo ambiti di movimento e sottraendo gradi di libertà.
Un esempio di città territorializzata all’estremo è la città industriale zoonizzata, lo zooning è un concetto introdotto dal Movimento Moderno per far fronte alla confusione della città tradizionale attraverso una serie di criteri stabiliti a priori.
Il processi di de-territorializzazione consiste nel far deviare determinate realtà dal loro originario uso spaziale per permettere loro di schiudersi anche altre possibilità di configurazione spaziale come ad esempio nella città post-industriale dove alcune parti della città, come le vecchie stazioni ferroviarie o le aree industriali, perdono la funzione che era stata loro assegnata e diventano territori in cui si possono sperimentare nuovi usi oppure un altro esempio sono le linee di fuga tracciate dai percorsi dei migranti.
Il mondo feudale era invece fortemente territorializzato perché c’era la servitù che era legata ad una porzione di terreno.
Processi di territorializzazione e de-territorializzazione avvengono anche negli ultimi anni in paesi come ad esempio la Cina dove alcune città vengono popolate a forza facendo spostare la popolazione.
Un esempio di territorializzazione estrema è rappresentato dalla situazione nella vecchia Russia dove il contadino e la sua famiglia erano talmente legati ad un terreno che nel momento in cui questo veniva venduto, veniva venduta anche la famiglia impedendo loro di muoversi altrove.
Dalla coppia territorializzazione/de-territorializzazione derivano i concetti di Spazi lisci e Spazi striati.
Gli spazi lisci sono spazi che si prestano ad essere attraversati e si caratterizzano per l’assenza di ostacoli in modo da essere percorribili con facilità (deserto), a questo tipo di spazi è legato il concetto di nomadismo.
Gli spazi striati, al contrario, presentano impedimenti al movimento, la libertà nomade viene, attraverso questo tipo di spazi, territorializzata.
Spesso i meccanismi degli spazi striati sono involontari e non visibili (cercare casa a Milano spesso è impossibile a causa dei costi elevati) o sono legati a percezioni (alcuni stranieri a Milano evitano determinati quartieri perché vengono malvisti o sono sottoposti a controlli di polizia).
L’Europa dell’Est, fino al 1989, si caratterizzava per la presenza di costruzioni che limitavano le libertà di movimento (passaporti interni) in modo da disciplinare il movimento delle persone.
I regimi dell’Est volevano evitare che le città crescessero troppo per cui viene adottato un meccanismo di creazione di uno spazio striato.
Manuel Castells parla di società delle reti, un richiamo alla teoria del rizoma.
Si tratta di una società che vanta le tecnologie più avanzate che non è altro che la società contemporanea in grado di disegnare una griglia policentrica in cui le reti stesse individuano dei centri ma si tratta di centralità relative perché funziona in maniera analoga al tubero che avvizzisce e genera attraverso filamenti delle nuove polarità.
Jean Francois Lyotard è considerato uno dei più importanti filosofi del postmoderno.
Il post-moderno viene dopo la città zoonizzata e si assiste all’emergere di un nuovo tipo di città in quanto anche l’economia non è più basata sulla produzione materiale ma sul sapere scientifico.
Durante il post-moderno si è diffusa l’illusione che la fine della città industriale corrispondesse alla fine delle periferie ma si tratta di un errore in quanto si assiste alla creazione di metropoli al quadrato e addirittura al cubo e anche la città non è infinita come si credeva infatti non è vero che l’urbano e ovunque, per cui la teoria della nuvola è un’altra illusione del post-moderno.
Los Angeles rappresenta il paradigma della metropoli postmoderna, in cui il radicale decentramento è caratteristico del postfordismo e diventa una forza che contribuisce a conferire un nuovo assetto ai territori, la metropoli dispersa diventa anche il luogo in cui si viene a creare una distribuzione delle popolazioni (mosaico etnico) che genera una rigida divisione tra le zone centrali e la cintura in cui vivono i migranti sottopagati che lavorano negli sweatshops del lavoro nero, quello che ne risulta è quindi un collage discontinuo.
Egli non fornisce una definizione sistematica dello spazio postmoderno ma un insieme di notazioni riguardo anche la difficoltà di circoscrivere con precisione lo spazio postmoderno ma è celebre l’esempio della nuvola quale metafora della condizione urbana della postmodernità, ovvero così come non si può stabilire dove finisca una nuvola allo stesso modo non si possono individuare con certezza i confini della città contemporanea perchè l’unica cosa che permette di distinguere il centro della nuvola dai suoi margini è la differente densità ma la materia che la compone non varia, rimane sempre la stessa.
Michel Foucalt contribuisce anch’esso alla riflessione contemporanea sulle relazioni centro- periferie, scrive un articolo “Des espace autres” (degli spazi altri) in cui introduce il concetto di eterotopie riferendosi a determinati spazi o luoghi che non appartengono alla città ma vi svelano alcuni aspetti nascosti o non immediatamente visibili.
Sono tutti quei luoghi in cui vengono dette cose che non vengono mai dette dalla città, l’individuo però viene messo davanti a delle norme che nella quotidianità non vengono esplicate.
Si tratta di una sorta di teatri in cui viene messa in scena o proiettata un’immagine rovesciata ma rivelatrice di rapporti normali.
Uno di questi luoghi è l’aeroporto che è un luogo che non appartiene alla città ma vi svela come è organizzata la città ad esempio in termini di controllo e sorveglianza, lo stesso discorso vale per gli ospedali o i cimiteri.
Il discorso sulle entropie è stato ampliato da Michel Agier, antropologo che lavora su alcuni luoghi dell’eterotopie in particolare i campi dei rifugiati e dei nomadi, ovvero quei luoghi in cui viene relegata una parte della società che la città non vuole ma è proprio in questi luoghi che viene svelato il carattere espulsivo e di esclusione di una città, carattere che nella città viene celato.
Gli spazi lisci sono spazi che si prestano ad essere attraversati e si caratterizzano per l’assenza di ostacoli in modo da essere percorribili con facilità (deserto), a questo tipo di spazi è legato il concetto di nomadismo.
Gli spazi striati, al contrario, presentano impedimenti al movimento, la libertà nomade viene, attraverso questo tipo di spazi, territorializzata.
Spesso i meccanismi degli spazi striati sono involontari e non visibili (cercare casa a Milano spesso è impossibile a causa dei costi elevati) o sono legati a percezioni (alcuni stranieri a Milano evitano determinati quartieri perché vengono malvisti o sono sottoposti a controlli di polizia).
L’Europa dell’Est, fino al 1989, si caratterizzava per la presenza di costruzioni che limitavano le libertà di movimento (passaporti interni) in modo da disciplinare il movimento delle persone.
I regimi dell’Est volevano evitare che le città crescessero troppo per cui viene adottato un meccanismo di creazione di uno spazio striato.
Manuel Castells parla di società delle reti, un richiamo alla teoria del rizoma.
Si tratta di una società che vanta le tecnologie più avanzate che non è altro che la società contemporanea in grado di disegnare una griglia policentrica in cui le reti stesse individuano dei centri ma si tratta di centralità relative perché funziona in maniera analoga al tubero che avvizzisce e genera attraverso filamenti delle nuove polarità.
Jean Francois Lyotard è considerato uno dei più importanti filosofi del postmoderno.
Il post-moderno viene dopo la città zoonizzata e si assiste all’emergere di un nuovo tipo di città in quanto anche l’economia non è più basata sulla produzione materiale ma sul sapere scientifico.
Durante il post-moderno si è diffusa l’illusione che la fine della città industriale corrispondesse alla fine delle periferie ma si tratta di un errore in quanto si assiste alla creazione di metropoli al quadrato e addirittura al cubo e anche la città non è infinita come si credeva infatti non è vero che l’urbano e ovunque, per cui la teoria della nuvola è un’altra illusione del post-moderno.
Los Angeles rappresenta il paradigma della metropoli postmoderna, in cui il radicale decentramento è caratteristico del postfordismo e diventa una forza che contribuisce a conferire un nuovo assetto ai territori, la metropoli dispersa diventa anche il luogo in cui si viene a creare una distribuzione delle popolazioni (mosaico etnico) che genera una rigida divisione tra le zone centrali e la cintura in cui vivono i migranti sottopagati che lavorano negli sweatshops del lavoro nero, quello che ne risulta è quindi un collage discontinuo.
Egli non fornisce una definizione sistematica dello spazio postmoderno ma un insieme di notazioni riguardo anche la difficoltà di circoscrivere con precisione lo spazio postmoderno ma è celebre l’esempio della nuvola quale metafora della condizione urbana della postmodernità, ovvero così come non si può stabilire dove finisca una nuvola allo stesso modo non si possono individuare con certezza i confini della città contemporanea perchè l’unica cosa che permette di distinguere il centro della nuvola dai suoi margini è la differente densità ma la materia che la compone non varia, rimane sempre la stessa.
Michel Foucalt contribuisce anch’esso alla riflessione contemporanea sulle relazioni centro- periferie, scrive un articolo “Des espace autres” (degli spazi altri) in cui introduce il concetto di eterotopie riferendosi a determinati spazi o luoghi che non appartengono alla città ma vi svelano alcuni aspetti nascosti o non immediatamente visibili.
Sono tutti quei luoghi in cui vengono dette cose che non vengono mai dette dalla città, l’individuo però viene messo davanti a delle norme che nella quotidianità non vengono esplicate.
Si tratta di una sorta di teatri in cui viene messa in scena o proiettata un’immagine rovesciata ma rivelatrice di rapporti normali.
Uno di questi luoghi è l’aeroporto che è un luogo che non appartiene alla città ma vi svela come è organizzata la città ad esempio in termini di controllo e sorveglianza, lo stesso discorso vale per gli ospedali o i cimiteri.
Il discorso sulle entropie è stato ampliato da Michel Agier, antropologo che lavora su alcuni luoghi dell’eterotopie in particolare i campi dei rifugiati e dei nomadi, ovvero quei luoghi in cui viene relegata una parte della società che la città non vuole ma è proprio in questi luoghi che viene svelato il carattere espulsivo e di esclusione di una città, carattere che nella città viene celato.
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Dettagli appunto:
- Autore: Francesca Zoia
- Università: Politecnico di Milano
- Facoltà: Architettura
- Corso: Progettazione Architettonica
- Esame: Sociologia della città
- Docente: Agostino Petrillo
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