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Il modello della città coloniale


Il modello della città coloniale si caratterizza per essere costruito secondo regole che ordinano la struttura urbana, è regolato da una maglia ortogonale (quadrillée) che definisce blocchi di costruito (cuadras) che convergono verso una plaza centrale che è il luogo dove sorgono gli edifici di rappresentanza.
Questo modello riflette una gerarchia sociale ben precisa, i nobili e i borghesi si concentrano attorno alla piazza mentre i ceti inferiori sono collocati ai margini estremi dell’insediamento, ne risulta una città concepita come il luogo delle disuguaglianze.
La città coloniale inoltre tende ad edificarsi a partire da una tabula rasa e secondo tratti distintivi che si possono ritrovare in tutte le realtà coloniali, inglesi, francesi e tedeschi.
La città coloniale ha rappresentato un modello che esemplifica il rapporto tra metropoli e colonia ma che costituisce anche la base del discorso sulle città mondiali e sulla loro extraterritorialità basti pensare che è l’emblema della città divisa al suo interno ed è interessante la relazione che intrattiene con la madrepatria (vedi ancora il World City System).
Le città coloniali incarnano quindi l’idea di una rete di città privilegiate in un ristretto arcipelago di dominio, ricordando quello che faranno le World Cities a tal proposito, le città globali sono in parte spazi del post colonialismo e questo significano che presentano i presupposti per la formazione di un discorso postcoloniale.
L’idea su cui si fondava era quello della colonizzazione interrotta e quindi il fatto che era legata ad un potere come le città terzomondiali che erano nate come porte orientate sulla madrepatria o meglio funzionavano come struttura di supporto.
C’è stato un periodo storico decisivo in cui il modello classico di città coloniale è stato superato e gli anni Ottanta hanno rappresentato uno spartiacque decisivo in quanto la transizione dal fordismo al post-fordismo ha segnato in qualche modo il tramonto della concezione della dipendenza ma è nel momento in cui il paradigma della città coloniale e dell’urbanesimo dipendente cessa di essere esplicato che alcuni suoi tratti vengono assimilati da alcune teorie per cui il modello della città coloniale sopravvive alla sua scomparsa come modello di riferimento.
Ci sono infatti due aspetti della città coloniale che vengono ripresi dalle nuove teorie ovvero l’aspetto della relazione dipendente tra città e città e le relazioni interurbane che agiscono sulla struttura interna della città.
È interessante notare come Los Angeles presenta elementi caratteristici del rapporto metropoli/periferia dove lo sprawl e la frammentazione mascherano un ordine improntato allo sfruttamento (cittadella di recente edificazione nella downtown sorveglia una corona in cui risiedono migranti terzomondiali, la periferia diventa così il cuore della regione industriale), si tratta di una fascinazione del modello coloniale in cui s trovano fusi elementi di dominio e di sfruttamento ma in fondo non dimentichiamoci che Los Angeles è nata come colonia spagnola.


Tratto da SOCIOLOGIA DELLA CITTÀ di Francesca Zoia
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