OSSI DI SEPPIA
Montale è uno dei poeti più importanti del „900 italiano, con una storia assiologica
complicata: qual è infatti il Montale migliore? Probabilmente gli Ossi, perché è la raccolta
che cambia le carte in tavola nel „900.
IN LIMINE
Godi se il vento ch'entra nel pomario
vi rimena l'ondata della vita:
qui dove affonda un morto
viluppo di memorie,
orto non era, ma reliquiario.
Il frullo che tu senti non è un volo,
ma il commuoversi dell'eterno grembo;
vedi che si trasforma questo lembo
di terra solitario in un crogiuolo.
Un rovello è di qua dall'erto muro.
Se procedi t'imbatti
tu forse nel fantasma che ti salva:
si compongono qui le storie, gli atti
scancellati pel giuoco del futuro.
Cerca una maglia rotta nella rete
che ci stringe, tu balza fuori, fuggi!
Va, per te l'ho pregato,- ora la sete
mi sarà lieve, meno acre la ruggine…
La poesia vuole annunciare la musica stilistica che verrà, ma anche l‟andamento e i
contenuti. I versi sono dedicati ad una donna che SI salva, non che CI salva (come nella
lirica italiana precedente, Beatrice, Laura…)
È quasi impensabile una donna che si presenta sulla scena della tradizione lirica italiana e
salva se stessa, eppure così Montale immagina il suo canzoniere.
La lettura di questi versi va integrata con “Casa sul mare”, perfetta integrazione tra questo
primo testo della poesia montaliana.
È anch‟essa una poesia del ‟24, come “In limine”. È dedicato quindi alla stessa donna il cui
cuore salpa fuori dal tempo, verso un non tempo, verso il dopo la necessità.
Se il tempo è la necessità ciò che accade in modo cattivo per gli umani, salpare fuori dal
tempo è andare nella libertà (primo titolo di “In limine”)
Quali sono le domande che si pone “in limine”?
- perché ci sono un “tu” e un “io”?
il pomario che è la scena di lei è anche il reliquiario del poeta. Un tu che si salva e un io ce
sta, che non salpa da nessuna parte,che sta circondato dalla necessità.
“viluppo di memoria”: la memoria in questo caso è la prigione dell‟io. Lei sta nel crogiuolo,
sta nel luogo in cui la terra sta ri-nascendo,già una fuga dalla necessità. Quello che è
reliquiario per lui è eterno grembo e crogiuolo per lei, con la struttura binaria tu / io.
Delirio di immobilità è l‟io che non nasce e fugge da se, mentre lei procede, anche se il
forse insinua il dubbio.
Appunti di Federica Maltese
www.tesionline.it Atti scancellati pel giuoco del futuro prescinde dal nutrimento della memoria, che è
meramente carcere. Il mio futuro diventa un gioco, se il futuro non sta dentro il passato
non è niente, è un futuro che non è più nutrito del nutrimento fondamentale della
predizione. é come se all‟uomo moderno il futuro sfuggisse in quanto gioco. È un futuro di
parole, ma non porta con se valori.
Cerca una maglia rotta nella rete: la necessità è la rete del nostro stare al mondo; la
maglia rotta dalla rete della necessità è quella che si apre per lei ma non per lui.
Non si tratta della donna salvifica degli stilnovisti: è una donna che si salva con l‟aiuto di
lui, che non si salva ma che prega perché lei si salvi.
“ in limine” custodisce una delle prospettive più forti degli “ossi”, Montale non riesce ad
essere meramente lirico, non può impedirsi di pensare. Ha a che fare con il pensiero,
mentre ha a che fare con la forma. Filiazione con Leopardi, che ci ha abituato a pensare
che la poesia pensa o semplicemente non è ( diverso da Ungaretti, ci troviamo di fronte ad
una parola che contiene simbolisticamente tutto). Per Montale la poesia è un teorema, è la
dimostrazione di qualcosa. “casa sul mare” è la chiara risposta a questa domanda posta
“in limine”.
- perché dei due si salva la donna? montale ce lo dice, ma pone il problema ad un lettore
che non sia pedestre. Perché al poeta è impedita quella stessa salvezza che tocca alla
donna? perché la donna, che per tradizione salva l‟uomo, qui salva se stessa?
La prima risposta è “ forse solo chi vuole si infinita” (verso dantesco) “ e questo tu potrai,
chissà non io..” pensa che per i più non ci sia salvezza, versi fondamentali di “casa sul
mare” –vv 22-26- risposta sentenziata, gnomica, che sovverte la sentenza leopardiana
dalla quale parte (funesto è di chi nasce il dì natale).
Noi siamo votati alla perdita di noi stessi. Montale pone un‟eccezione nella sua tristezza,
nella sua malinconia, nella sua inerte situazione di reliquia in un reliquiario. Variante
rispetto al padre autorizzante, cioè Leopardi.
È come se all‟”angoscia dell‟influenza” (H.Bloom) montale replicasse all‟angoscia
leopardiana: accetta l‟impianto malinconico di Leopardi,il soggetto reliquiario e carcere
(che è già petrarchesco) Mengaldo parla di un leopardismo concettuale in Montale.
Eppure i leopardismi non sono così abbindanti in Montale, forse sono più presenti quelli
che derivano dall‟ “insopportabile Pascoli”( che agisce da un punto di vista amnestico
molto più che Leopardi).
Il poeta non vuole essere infinito, non vuole passare questo varco, che lei intuisce che c‟è
o potrebbe esserci. Si tratta di una negazione ristretta al destino del poeta stesso, è un SI
sostanziale, quello che chiude l‟Ulisse di Joyce.
Il sì sarebbe “tu potrai”, è un sì metafisico valica la lacerazione della maglia di questa rete,
e contiene un “no” -come dice Kierkegaard spiritus lenis, spirito debole, c‟è, vede, ma non
prende). Gli manca la forza che soltanto la donna ha per prendersi la salvezza.
C‟è questo no alla salvezza individuale, sovvertito da un sì individuale.
La risposta alla seconda domanda è indiretta: la donna che si salva, prodigiosa variante
della lirica moderna, la donna che trova una sua via, dichiara e valica e mostra salvando
se stessa, indica al poeta che non si salva non la via per salvarsi, ma mostra l‟esistenza di
questa via, gioca filosoficamente. Non indica pragmaticamente una via di salvezza, dice
che la via c‟è e che lei la sta percorrendo. Questa via è stata esclusa da Leopardi.
Il volere è l‟accesso alla salvezza.
Volontà: terza lassa di “casa sul mare” : vorrei dirti che no, che ti s’appressa / l’ora che
passerai al di là dal tempo; / forse solo chi vuole s’infinita.
C‟è in sei versi la ripetizione non casuale del verbo volere. Cosa rappresenta questo
“volere” in Montale? Un‟opposizione tra chi vuole, chi sovverte ogni disegno (volere
Appunti di Federica Maltese
www.tesionline.it sovversione , vedi vv 25), e chi no. Opposizione significa “io non potrò” (v 23), opposizione
chiara e secca tra chi vuole e chi non può. Fino ai veri finali.
Miracolo, parola chiave di Montale. Il sovvertimento della necessità è una specie di
miracolo prodotto dalla volontà di lei e si ribadisce come negli stessi versi ci sia una
impossibilità dovuta alla debolezza della volontà di lui.
Schema assolutamente limpido di questi versi: si tratta di un miracolo, quello che si
verifica accanto al poeta ( ecco dov‟è andata a finire la lirica d‟amore…).
Saba fa rimare cuore e amore, il cuore c‟è ancora, qui è un cuore che salpa verso l‟eterno.
È un cuore accanto all‟altro, ma l‟altro sta salpando verso l‟eterno, questo è il miracolo.
È un miracolo prodotto dalla volontà, che sta all‟interno del desiderio umano, ben diverso
dal miracolo scettico di “forse un mattino…” con la rivelazione del nulla dietro i passi di chi
sta camminando. Poesia di un‟estrema semplicità.
Quello di “casa sul mare” è un miracolo ben diverso. Il “terrore di ubriaco” era un lessema
che stava già in Sbarbaro, amico di Montale.
Il nulla che è la verità si sostituisce ad un attimo di percezione metafisica, cioè alla realtà
che è ingannevole. Il varco di “forse un mattino” è un mero disvelamento dell‟inganno, è
l‟io ingannatore di cui parla Cartesio.
Quaderno genovese: Cartesio, la prima delle “meditazioni”. Il dio ingannatore, è quel trio
che ci ha ingannato. È una metafora, è l‟anti-dio, un dio gnostico cattivo, che costruisce
questa bellezza per ingannarci. “è quel dio non meno ingannatore che potente, che ha
impiegato tutta la sua capacità ad ingannarmi. Il fine di questo dio ingannatore è farmi
credere che tutto ciò che appare sia la realtà vera. Questo miracolo scettico (è il filosofo
scettico che si rende conto che la realtà non esiste, non è un sovvertimento –come in casa
sul mare – non è un capovolgimento della necessità universale ma è un mero accesso alla
verità del nulla dietro il velo della realtà. Ma che miracolo è? Il miracolo che può fare la
donna di “casa sul mare” è squarciare la realtà, di andare al di là.
I due registri sono di Montale stesso.
Ma se questa verità che i romantici cercano dietro il velo, se dietro questo velo non c‟è
niente? È questa la novità di Montale. Allora che cos‟è il miracolo che la svela se non un
puro e mero sorriso scettico? Opzione scettica attiva in (sanri?) e nel quaderno dei 4 anni,
dove il Montale scettico è particolarmente scintillante.
La realtà è niente, è una delle opzioni intellettuali di Montale.
In “casa sul mare” ci troviamo di fronte ad una via di scampo, ad un sovvertimento
possibile, ottenibile mediante la volontà.
Questo volere è il contrario dell‟adesione del desiderio,è il contrario dell‟implosione della
soggettività di cui parlava Beckett o Leopardi; autominimizzazione di sé di cui parlava
Nietsche per Leopardi.
I cristiani vogliono la salvezza per se stessi, non la vogliono per alberi ecc..questo fatto
che la natura deve sopravvivere non fa parte dell‟universo poetico di Montale. È come se
lui mettesse in scena il bisogno di salvezza individuale, e questa volontà è più forte della
necessità, è un valore che sfida, e ottiene che l‟individuo si salvi nell‟universo o nel nulla.
+è un valore che non ha a che fare con la ragione che svela il nulla alle nostre spalle e ci
rende terrorizzati (diverso dall‟illuminismo). La ragione è ciò che ci conduce al”terrore da
ubriaco” perché là non fa altro che svelare il nulla alle nostre spalle.
Hume: la ragione è una passione violenta, che riguarda tutto me stesso in rapporto al
mondo. Il volere che sovverte (cfr vangelo secondo Marco – chi dicesse a questo monte
levati…-) è in effetti la preghiera di cui Montale si dichiarava incapace per se stesso ma
che mostra possibile per gli altri.
Appunti di Federica Maltese
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Partendo dalla riflessione “donna angelo” ( “sulla poesia”, testo che contiene alcuni
autocommenti sul tema) Montale riflette sulla sua produzione. Oggi parliamo di tipologie di
angeliche donne: la donna angelo di Guinizzelli è ben diversa da quella di Montale, ma
all‟interno della stessa poesia montaliana vi sono varie declinazioni della donna-angelo..
1) In limine abbiamo visto una donna che sta per partire verso un‟oltre terra, una donna
che sa e può compiere questo viaggio (è anche una donna fisica, ma non una donna vera
e propria che parte con una valigia, è un segnale, una sorta di annunciazione) è una
variante fondamentale rispetto alla tradizione: la donna indica all‟uomo che una via di
salvezza c‟è, anche se non per lui. Ma la donna si salva da sé, non salva l‟altro.
Scegliendo il topos della donna-angelo Montale si espone ad un rischio, perché di donne
angelo ne abbiamo viste tante.
Montale è un po‟ petroso all‟interno degli ossi, ha una durezza stilistica, si esprime
indirettamente, (al contrario di Saba, per esempio,che diventa difficile solo nel momento in
cui si comincia a pensarvi), tanto da risultare chiuso (vedi trobar clus).
La poesia è ciò che si oppone costitutivamente alla comunicazione di massa. In questa
concezione,è come se citasse Adorno, che all‟epoca non conosceva: il filosofo fu il primo a
teorizzare che l‟arte sopravviverà in quanto risarcimento, opposizione costitutiva e formale
alla cultura di massa). L‟opposizione per Montale è la chiusura, per contenere più senso
possibile.
Quando nel „700 compaiono i primi giornalisti, sono anche letteratura; invece nel „900 l‟arte
deve opporsi alla comunicazione di massa, non per “parnassianesimo”, ma per
conservarsi e sopravvivere. L‟arte del „900 è meta-arte, riflette su se stessa, combatte una
sua battaglia.
Uno dei punti di riferimento principali è Dante.
Sia In limine sia in Casa sul mare sono due testi che si inseguono, che hanno come
fondamento questa volontà di partire. La donna ha la possibilità di salpare, ma ha bisogno
che l‟uomo preghi per lei. Il poeta prega per chi può e vuole, e la donna ha bisogno della
preghiera di chi non può:è una situazione altamente paradossale, perché la donna angelo
ha bisogno della preghiera di un uomo debole, di carne. La situazione è rovesciata.
v. 17 di In limine “Va, per te l'ho pregato”, struttura fondamentale della poesia.
L‟io e il tu si fronteggiano apertamente: il tu è nel pomario, il frutteto primaverile sotto
l‟impulso fondamentale della vita, l‟impulso che sta dietro tutto, il principio di vita. Lo spirito
di questo luogo primaverile è in lei, è una situazione di sensuale primavera, “onda,
fusione, crogiuolo, grembo”, campo semantico relativo alla donna. C‟è da una parte una
primavera preziosa e dall‟altra un‟apparizione salvifica che attende al di là dal muro.
Questa donna può maturare un di più di vita, l‟eternità. In Casa sul mare si parla di questo
percorso nell‟eternità, qualcosa che prefigura uno sconvolgimento del noto e della
salvezza.
La donna è comunque senhal, segno della salvezza; tutto le è favorevole, anche hic et
nunc. Lo stesso luogo che è sfavorevole all‟uomo è propizio alla donna. Montale è
complesso, ma la sua parola è intrecciata al contesto, ed è il contesto ad essere difficile,
mentre non vi è simbolismo, non c‟è la parola che contiene mondi (contrariamente ad
Ungaretti). Tra la donna che sta per partire e il muro c‟è un‟apparizione salvifica ”il
fantasma che ti salva”. Che cosa sia non è dato saperlo esattamente: nella tradizione è la
donna angelo, ma qui non può essere la donna, in quanto salva se stessa.
Nel verso successivo “qui” è quello del crogiuolo, dell‟onda…che per il poeta è
reliquiario,una memoria che non riesce piùa percepire di se stessa se non le tracce erose
Appunti di Federica Maltese
www.tesionline.it sul muro. La memoria si presenta sempre come cancellazione, ha come principale
obiettivo quello di dimenticare. Questo fantasma che appare alla donna ora percepito dal
poeta. Non è una storia di una “building” quella di Montale, c‟è in appartenenza, nella
quale spesso il poeta vede compiersi dei miracoli.
La donna è quasi balzata fuori dalla rete.
Dall‟altra parte c‟èl”io” che, mentre il tu balza fuori, affonda. Da una parte c‟è l‟onda che
sospinge lei verso la vita, dall‟altra l‟io che affonda con le sue memorie inerti, ch‟effonda
nella sua vita senza uscita. Nella contrapposizione, l‟io è “rovello”,” è macerazione
intellettuale, aspetto sterile della ricerca.
“gioco”, ma qui non si tratta di giochi, ma dell‟unico atto possibile della vita, salvarsi o no.
L‟unica azione di questo io è giocare con le figure prodotte da sé, figura della sterilità,
dell‟immobilità (richiama i trattatisti del „500), atteggiamento malinconico del poeta diverso
dall‟atteggiamento euforico di lei.
Questo io affonda con il delirio cervellotico del futuro, e di fronte ha il muro che per lui è
erto, invalicabile. Noi sappiamo che ha di fronte un‟apparizione, il disvelamento del senso
della vita, verso cui procede e si imbatte solo chi forza la necessità, chi forza la maglia
della rete.
Il possibile è qualcosa che sta addirittura al di là della ragione. L‟apparizione, di cuiil poeta
è cronista, non lo riguarda: il disvelamento è negato al poeta, ma esso non è la donna (di
solito, la donna è il disvelamento stesso, che tradizionalmente appare all‟uomo e lo porta
verso l‟alto).
Confronta con la “vita nuova”: autoccomento della fine. Dante definisce “spirito peregrino” ,
in senso di viaggiatore, il pensiero di Beatrice, in quanto “spiritualmente va là suso”.
In Montale la modificazione è che il peregrino spirito è quello stesso della donna che è qui:
la donna deve guardare in alto l‟apparizione che la porterà al di là delle maglie rotte delle
rete. cita il topos tale e quale, reinventandolo dal punto di vista intellettuale. La donna qui
guarda in alto, verso l‟apparizione che la trarrà in salvo.
Confronta Dante: sulla sponda dell‟Arno, disegnando gli angeli sulla sabbia, non si
accorge di amiche lo stanno salutando, e gli viene la conclusione dell‟opera: “oltre la sfera
che più larga gira”.
Tema del “visiting angel” anche in Giorno e notte, contentuto in Finisterre (1943),
all‟interno della “Bufera”: è la fine di tutta una guerra, ma allusione ad una città della
Galizia. Chi è la donna della poesia? È una visitatrice, che ammira l‟alba, ma è colpita in
volo da un colpo che smuove la gola e le schianta le ali. L‟ annuncio dell‟alba implica il
sacrificio dell‟angelo stesso. L‟angelo cade, colpito (forse dal proiettile di un tedesco, forse
da una scheggia) e purtuttavia è un angelo.
“pur una piuma che vola può disegnare la tua figura”,immagine dell‟angelo, immagine di
luminosità, leggerezza e dolcezza. È la leggerezza di una piuma che disegna questo
angelo che si macchia di sangue mentre sta tornando a terra. È una situazione di estrema
rarefazione. Questo è l‟angelo, la dolcezza infantile dell‟angelo che sta scendendo per
annunciare l‟alba. Ma quale alba? Quella di cui lei-angelo è vittima, porta morte, ferita,
sofferenza. È un‟ alba che non ha successo.
Questa è una donna angelo che ritorna sulla terra e tornata quasi terrena, cade. Man
mano che si avvicina alla terra, l‟angelo torna di qua e assume peso terrestre, la ferita è
reale. Cade perché è pesante (diverso dalla donna di “In limine” che sta per sfuggire alla
realtà del mondo). Piume, luccichio, specchio, non sono che enigmatici annunci
dell‟evento che sta per compiersi, cioè l‟istante privilegiato o addirittura la visitazione della
donna. perché la visitatrice annuncia l‟alba? Forse l‟alba di un possibile riscatto (siamo in
piena guerra), che può essere tanto la pace quanto una liberazione metafisica?
Appunti di Federica Maltese
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