1 - Il giardino: manutenzione e restauro
L’applicazione al giardino storico delle tecniche del restauro è pratica
relativamente recente e la teoria poggia sulle innumerevoli esperienze del restauro
architettonico o pittorico, accumulate specie in questi ultimi trent’anni. Tuttavia,
essendo il giardino un bene culturale, i metodi dovrebbero essere quelli applicati al
restauro architettonico.
In verità il lavoro di definizione di una teoria del restauro del giardino storico è
ancora in corso. Esiste però una serie di orientamenti per delineare obiettivi e metodi
generali di intervento per la conservazione ed il restauro del giardino storico. Queste
indicazioni generali sono riassunte attualmente nella Carta italiana dei giardini storici o
Carta di Firenze (1981) dal Comitato Internazionale dei Giardini e dei Siti Storici
dell’ICOMOS-IFLA (che già a Firenze il 21 maggio dello stesso anno aveva prodotto
La Carta dell’ICOMOS-IFLA sulla salvaguardia del giardino storico).
Deve essere comunque tenuto sempre presente che il giardino, essendo
innanzitutto un organismo vivente, non è mai un fatto artistico compiuto e tanto meno il
risultato di un intervento concluso una volta per tutte. Non deve perciò essere
considerato un’opera definita e definitiva, ma, al contrario, esso si presenta a noi come
uno stratificato palinsesto articolato: “insieme polimaterico” in continua evoluzione.
Dove quindi non si riesce, per mancanza di informazioni, ad integrare il giardino
seguendo tracce ben documentate, è lecito aggiungere essenze ed altri elementi nel
rispetto delle parti storiche conservate.
E’ evidente come ogni intervento — sia di conservazione che di restauro di un
giardino storico — non possa che scaturire da una puntuale conoscenza del complesso
architettonico-ambientale su cui si intende intervenire. Ed è altrettanto ovvio che ogni
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insieme verde, a causa della sua collocazione diversa e della sua storia antica e recente,
abbia una sua specifica identità. Sarebbe quindi fuori luogo tentare di proporre un
manuale di tecniche d’intervento adatto ad ogni uso. Più utile è cercare di individuare
un itinerario metodologico il quale, senza scendere nel dettaglio, enumeri i presupposti
essenziali ad ogni intervento. Diciamo “utile ed essenziale” perché — come nella
architettura — la ricerca va orientata in relazione all’intervento programmato.
In molti casi, solamente pochissime tracce del giardino antico sono ancora visibili
in superficie.
Il tracciato dei percorsi, le piante, i muretti, le condutture d’acqua: tutto è
cambiato. L’unica speranza di entrare in possesso di informazioni sulle varie fasi della
sua conformazione originaria — a parte le informazioni desumibili da piante, quadri,
stampe o carte d’archivio, spesso scarse e mai del tutto attendibili — è riposta nelle
indagini archeologiche. Grandi difficoltà tecniche, finanziarie e logistiche (il numero
degli specialisti non è grande) non permettono sistematiche ricerche di questo genere.
Tuttavia va detto e ripetuto che chi altera il terreno in profondità, oltre quei 20-30
centimetri arati più volte nel corso dei secoli, deve aver coscienza di distruggere gran
parte, se non tutte le testimonianze che un giorno potrebbero chiarire la storia del
giardino.
Questi momenti di indagine utili alla costituzione di un quadro conoscitivo
completo dello stato di fatto di un giardino possono essere sintetizzati:
a) nella ricerca storica;
b) nella ricerca archeologica;
c) nella ricerca architettonica, morfologica e nella ricerca sull’arredo rappresentata
da sculture, fontane, panche;
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d) nella ricerca che consiste nella suddivisione delle specie presenti nell’area in
esame secondo una classificazione gerarchica per gruppi (ricerca tassonomica);
e) nella ricerca sulle malattie e sofferenze delle piante (ricerca fitopatologica).
Di conseguenza si può passare ad analizzare le tecniche botaniche di intervento.
Ciò premesso, sono stati stabili i momenti operativi che delineano la metodologia
generale del restauro del parco attraverso questo quadro generale
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:
Momento conoscitivo
I
a
Istruttoria: Indagine indiretta
(fase di ricerca)
II
a
Istruttoria: Indagine diretta (fase di lettura sul
campo delle singole componenti che costituiscono il
monumento verde)
Elaborazione e rappresentazione dati Valutazione dello stato di degrado
Scelta degli strumenti tecnici
Scelta delle categorie di restauro
Momento progettuale
Individuazione dei criteri di mantenimento Individuazione dei criteri di riutilizzo
Momento programmatico
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- AA. VV. – Il giardino storico, protezione e restauro – Firenze 1987.
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2 - Momento conoscitivo
Questa fase serve a stabilire non tanto la presenza o la carenza del valore
culturale, ma il tipo di contenuto onde mettere a fuoco le potenzialità e i significati sui
quali fondare un uso di questo prodotto della storia, come risultato di cultura. Il lavoro
consta di due fasi istruttorie simultanee e interdisciplinari (un’indagine indiretta e
un’indagine diretta), le quali permetteranno attraverso la raccolta, la lettura e
l’elaborazione dati, di valutare lo stato generale di degrado del monumento verde.
2.1. - Indagine indiretta
Questa fase del lavoro è molto importante, poiché il reperimento di documenti e
l’interpretazione degli stessi determinerà le scelte progettuali di restauro del monumento
verde del parco in oggetto. La ricerca è molto importante perché costituisce la base
strutturale di tutto il processo conoscitivo alle quali fare riferimento nelle successive fasi
del lavoro di restauro.
Il lavoro di ricerca in sintesi si è basato nel reperimento di:
a) materiale iconografico costituito da mappe tematiche storiche localizzate
(urbane e territoriali), foto d’archivio, aerofotografie, le cui informazioni
restituite servono a individuare impianti compositivi e arborei cancellati;
b) materiale descrittivo tratto da testi, raccolte monografiche ecc.;
c) materiale cartografico e catastale storico, quest’ultimo utile per
conoscere le vicissitudini dei passaggi di proprietà del complesso
giardino-villa;
d) materiale storico-architettonico: tali informazioni riguardano le eventuali
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presenze architettoniche nel parco o nel giardino, quali serre, tempietti,
ninfei, ghiacciaie, coffee houses e gli apparati idraulici, come scherzi
d’acqua, fontane ecc...;
e) materiale storico-botanico.
Tale ricerca è servita a conoscere le specie originarie introdotte nei tempi,
compresi quelli recenti. Questa indagine è stata utile per le successive operazioni di
datazione e etichettatura dei singoli individui esistenti nel parco da restaurare.
2.2. - Parco Papadopoli (ora Giol) a S. Polo di Piave
La Villa ed il Parco Papadopoli (ora Giol) a S. Polo di Piave (un paese localizzato
a circa 30 Km a N. E. di Treviso) nel Trevigiano costituiscono, nella loro unità, un raro
esempio di concreta realizzazione tridimensionale dell’arte scenico-pittorica di
Francesco Bagnara.
Figura 1 - Vista panoramica del parco Papadopoli
L’impatto visivo con questo complesso monumentale conduce, chi conosca
l’opera artistica del Bagnara, a fare un’operazione di confronto, tra l’effetto scenico
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prodotto sul reale e quello scaturito dalla finzione scenico-teatrale. Le differenze
inevitabilmente si azzerano
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.
Francesco Bagnara fu il progettista dell'attuale parco ed edificio elitario, come
afferma uno scrittore locale, Luigi Dall’Oste, il quale, in un suo libro, ne registra anche
la data dell’inizio dei lavori (1850). Bagnara intervenne su strutture già esistenti, sia per
quanto riguarda l’apparato architettonico che quello arboreo.
Originariamente, la villa presentava l’aspetto di un castello merlato tipico della
realtà padana, chiuso ad angolo da quattro torri quadrangolari. Due ordini di finestre
segnavano i prospetti della facciata senza particolari accenni decorativi e forzature
stilistiche. Tale immagine architettonica fu cancellata e sostituta con una più alla moda e
precisamente quella di un maniero inglese, di stile neogotico.
Nell’area del giardino, debolmente tracciata a linee romaniche, il Bagnara
s’impone realizzando un impianto sontuoso e ricco di soluzioni originali e di grande
effetto: spianate lucenti, terrapieni circuiti da sentieri, arredo vegetale costituito da
essenze rare ed esotiche ed un lago come specchio della villa.
Le grandi masse degli alberi disposti con arte prospettica avevano raggiunto una
considerevole altezza, e con rigogliosi fronteggi animavano e rendevano la scena
fantastica e maestosa.
Così fu descritto il parco dal Dall’Oste, assiduo visitatore ed amico della famiglia
Papadopoli: “…un ampio giardino sopra un piano frastagliato da vari accidenti, che
paiono opera della natura, circonda il palazzo, ed ivi ritrovi sospeso, ora un quieto
laghetto, ora un chiaro ruscello, quindi una cascatella che mormora, nicchie e campane
e dovunque fiori e piante di stupenda bellezza…”
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- AA. VV. – Il parco Papadopoli (ora Giol) a San Polo di Piave – Corso di arte dei Giardini, I.U.A.V.
Padova1992.
3
- DALL’OSTE, Luigi – San Polo nel trevigiano – Treviso, 1894.
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Proprio per tutti questi elementi si può affermare che il Parco Papadopoli sia un
tipico esempio di giardino all’inglese paesaggistico. Difatti l’architetto ideò il parco con
stradicciole serpeggianti attraverso prati e terreni lievemente ondulati da qualche
collinetta. Due sono i principali percorsi che si snodano quasi parallelamente ai confini
del parco stesso e attraverso zone a boschetto e superfici a prato uniformi che arrivano
fino all’edificio. Altra caratteristica fondamentale del giardino all’inglese è la presenza
di un lago artificiale, che qui possiamo vedere nella zona centrale. Un laghetto
artificialmente frastagliato nel suo perimetro al fine di dare da ogni parte punti di vista
sempre diversi.
Ma il buon gusto disapprova, giustamente, anche nei giardini tutte le maniere
forzate, e richiede mezzi semplici e naturali, ondulazioni di terreno leggere, strade
larghe, girate con curve dolcissime. Anche in questo genere le moda francese ha creato
un tipo speciale che accoppia il pittoresco dei parchi inglesi, all’estrema lindura dei
giardini francesi.
Proprio per questi ovvie motivazioni, successivamente i Signori Conti Papadopoli
fecero venire apposta da Parigi Monsieur Durant, per ridurre a gusto moderno il loro
parco di S. Polo. Egli ha eseguito un disegno secondo l’ultima maniera, di un aspetto
signorile, che richiede naturalmente un’accurata manutenzione. Con ottimo consiglio
allontanò l’acqua dalla casa, poiché in passato il palazzo era circondato dall’acqua che
cadeva in cascatelle dirimpetto alla strada, tracciò delle curve grandiose, e sui
movimenti di terra lievissimi seminò il Lolium perenne che presenta l’aspetto di un
velluto verde. Le macchie di fiori vicine alla casa, composte a disegno regolare, con
tutte le piante a foglia colorata introdotte di recente nel giardinaggio, vedute in distanza
imitano a perfezione i grandi tappeti di Gobelins.
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