Premessa
- 10 -
tutti i soggetti, si trasforma in un coordinamento nella progettazione, nel momento in
cui si passa dall’elaborazione alla realizzazione. Inoltre la condivisione trova il suo
strumento naturale nella Rete, nella comunicazione reticolare sia verso l’interno che
verso l’esterno.
Da questa considerazione discendono le dimensioni attraverso cui, nella
seconda parte della tesi, sono state analizzate le diverse realtà regionali.
Il primo aspetto è la programmazione regionale, per andare ad individuare
quale modello di e-government viene sviluppato attraverso gli specifici piani prodotti,
quali sono i punti focali e le strategie che sottendono e attraverso quali soggetti sono
messe in pratica.
Il secondo aspetto è la progettualità espressa attraverso il Primo Avviso per i
progetti d’e-government, la prima esperienza coordinata a livello nazionale cui tutte le
regioni hanno preso parte; un banco di prova essenziale che ci ha permesso di analizzare
quanto, della programmazione e degli obiettivi, è stato messo in campo attraverso i
progetti, ma soprattutto quanto la regione abbia fatto valere il proprio ruolo di
coordinamento sugli enti locali.
Il terzo aspetto, la comunicazione attraverso il web, è apparentemente
autonomo rispetto agli altri due, ma in realtà ha un valore fondamentale nella
realizzazione dell’e-government, sia nel rendere le tecnologie alla base del processo
familiari a chi le deve utilizzare, sia nella costruzione di quella condivisione che è alla
base del processo, sia, infine, per coinvolgere in modo consapevole ed efficace i
cittadini, veri protagonisti finali di questa riforma.
L’analisi di queste tre dimensioni porterà, nelle conclusioni della tesi, alla
realizzazione di una mappatura delle diverse realtà regionali, mostrando lo stato
d’attuazione dell’e-government in una fase storica molto importante, ossia a quasi tre
anni dalla produzione di un Piano Nazionale e all’avvio dei progetti co-finanziati da
Dipartimento per l’innovazione e le tecnologie.
In coda è stata realizzato anche un approfondimento su un’esperienza regionale,
la Toscana, una delle realtà di riferimento nella realizzazione dei cambiamenti oggetto
di questa tesi.
PARTE PRIMA:
il contesto
Il contesto
- 12 -
Introduzione
La prima parte di questa tesi ha lo scopo di fornire “gli strumenti” per
comprendere il contesto nazionale ed europeo dell’evoluzione delle nuove tecnologie e
della Società dell’informazione, del ruolo che va acquisendo l’ente regione all’interno
del processo d’e-government, dal punto di vista normativo, tecnologico, progettuale e
comunicativo.
Innanzi tutto è descritto il contesto sociale, culturale e politico che va sotto il
nome di Società dell’informazione, analizzato attraverso la prospettiva europea tracciata
nei piani e-Europe 2002 e 2005, e quella italiana, attraverso i cambiamenti che stanno
caratterizzando il nostro paese, dal punto di vista normativo, politico e sociale,
nell’utilizzo delle “tecnologie dell’informazione basate sull’elettronica” che “
presentano incomparabili capacità di memoria nonché velocità di combinazione e
trasmissione dei bit”
1
.
Dall’analisi del macroconcetto di Società dell’informazione, si è passati alla
descrizione dell’e-government, attraverso il Piano d’Azione Nazionale e, nello
specifico, le misure previste per gli enti locali, considerati veri agenti nella realizzazione
del governo elettronico.
Tra i livelli di governo locale, l’ente regione rappresenta l’oggetto di studio di
questa tesi, attraverso la descrizione del suo ruolo nello sviluppo del processo d’e-
government. I cambiamenti già avvenuti e quelli in atto, fanno emergere un livello
governativo rafforzato e d’importanza cruciale, ponte tra quello centrale e quello locale,
portavoce del proprio territorio attraverso una politica incentrata sul concetto di “rete”
nelle relazioni tra i diversi livelli dell’amministrazione, con i cittadini e le imprese, e
tutti gli attori che rientrano nel processo in atto.
Nell’assumere un ruolo di coordinamento e di programmazione per tutto il
territorio, le regioni sono supportate dalle nuove tecnologie, strumento d’eccellenza per
applicazione del federalismo prospettato a livello normativo, prima attraverso le leggi
Bassanini e costituzionalizzato poi con il nuovo Titolo V, implicito inoltre nel concetto
d’e-government.
Spetta, dunque, a questi enti costruire un “sistema regionale” in una logica di
rete che permetta a tutto il territorio e ai suoi cittadini di entrare a pieno titolo nella
1
Definizione di Manuel Castells, La nascita della società in rete, Università Bocconi Editore, Milano, marzo 2002
Il contesto
- 13 -
Società dell’informazione, l’impegno di trasformare la PA da soggetto orientato alla
“amministrazione per atti” a soggetto orientato alla “amministrazione per obiettivi”,
volta ad instaurare un nuovo rapporto con la collettività, basato non più sulla cultura del
procedimento, ma su quella del servizio.
Cos’è la Società dell’Informazione
In breve…
La società attuale incentrata sullo sviluppo delle nuove tecnologie dell’informazione e della
comunicazione, gli effetti delle quali sono visibili sull’intero tessuto economico e sociale, sulla
conoscenza e l’accesso alle informazioni.
Nessuna definizione, singolarmente, può chiarire fino in fondo cosa s’intenda per
Società dell’informazione, ma si può però affermare con certezza che i cambiamenti
apportati dal suo diffondersi sono paragonabili alle rivoluzioni industriali dal punto di
vista sociale ed economico, in tutto il mondo.
Da questo punto di vista, M. Castells affronta un’illuminante analisi sulle
similarità e differenze tra le rivoluzioni industriali e quella della tecnologia
dell’informazione. In comune hanno “la diffusione pervasiva, ossia la capacità di
penetrazione in tutti i campi dell’attività umana, intesa non come fonte esogena, ma
come la fibra di cui tale attività è intessuta”
2
. Quell’attuale riguarda le tecnologie
d’elaborazione e comunicazione delle informazioni, quindi le tecnologie basate
sull’elettronica che presentano incomparabili capacità di memoria nonché velocità di
combinazione e trasmissione dei bit.
Per capire fino in fondo cosa s’intenda per Società dell’informazione citiamo
ancora Castells e in particolare, il paradigma tecnologico da lui tracciato che individua
quelle che sono le sue principali caratteristiche.
La prima di queste è che l’informazione rappresenta la sua materia prima: non
solo le conoscenze e le informazioni agiscono sullo sviluppo e l’evoluzione delle
tecnologie com’è avvenuto nelle rivoluzioni precedenti, ma queste, a loro volta, servono
per agire sull’informazione.
Il secondo elemento tipico è la diffusione pervasiva degli effetti delle nuove
tecnologie, già citato.
La terza proprietà riguarda la logica a rete di qualsiasi sistema o insieme di
relazioni che fanno uso delle nuove tecnologie dell’informazione, necessaria e
2
Ibidem, pag. 30
Il contesto
- 14 -
fondamentale per comporre ciò che appare destrutturato, mantenendo la flessibilità.
Inoltre “quando le reti si diffondono, il loro sviluppo diviene esponenziale, in quanto
crescono in modo esponenziale i benefici di stare nella rete, grazie al più gran numero di
connessioni, mentre il costo cresce in modo lineare”
3
.
Il quarto elemento è la flessibilità del paradigma della tecnologia
dell’informazione, in quanto non solo i processi sono reversibili, ma mediante il
riassetto delle loro componenti è possibile modificare e persino trasformare
radicalmente organizzazioni e istituzioni capovolgere le regole senza distruggere
l’organizzazione, una proprietà fondamentale in un società contraddistinta dal
cambiamento costante e dalla fluidità organizzativa.
La crescente convergenza di tecnologie specifiche in un sistema altamente
integrato, entro cui traiettorie tecnologiche anteriori e distinte diventano letteralmente
indistinguibili, è il quinto elemento caratterizzante il nuovo paradigma tecnologico e
deriva dalla comune logica di generazione delle informazioni.
In sintesi il paradigma della tecnologia dell’informazione non si caratterizza per
la chiusura in quanto sistema, ma per l’apertura in quanto rete multisfaccettata.
Comprensività, complessità e reticolarità costituiscono le sue qualità determinanti
4
.
Le tecnologie dell’informazione si sono diffuse in tutto il globo con velocità
fulminea in meno di due decenni tra la metà degli anni ‘70 e la metà degli anni ‘90,
presentando una logica caratteristica di questa rivoluzione, ossia l’immediata
applicazione delle tecnologie generate, collegando il mondo attraverso di esse.
Dal punto di vista economico informatico, vi è stata un’evoluzione graduale
passando per le innovazioni nell’hardware degli anni ’60 con i microchip, allo sviluppo
dei software, fino ad arrivare negli anni ’90 alla diffusione dei primi browser
commerciali per la navigazione in Internet; tutte trasformazioni che hanno segnato il
passaggio dalla old alla new economy, una nuova economia basata sulle idee, sulle
informazioni e sulla conoscenza, che inevitabilmente segue leggi diverse da una basata
sui beni materiali.
La veloce e inarrestabile diffusione di nuovi strumenti di comunicazione,
trasmissione, elaborazione e utilizzo delle informazioni, ha attuato, in breve tempo, una
trasformazione industriale simile a quella apportata dal treno o dall’elettricità.
3
Ibidem, pagg. 75-77
4
Ibidem, pagg. 75-77
Il contesto
- 15 -
La definizione-concetto “Società dell’Informazione” nasce da quello di new
economy, come generalizzazione degli effetti di una trasformazione che, dal settore
economico, investe anche quello culturale e sociale. Il termine è stato utilizzato nel
1993 nel Libro Bianco
5
sulla “Crescita, competitività e occupazione” nella Comunità
Europea, il cosiddetto “Rapporto Delors”, in cui si suggerisce di sostituirlo
all’espressione americana “autostrade dell’informazione”, perché più adatto per indicare
le trasformazioni sociali, oltre che economiche, innescate a livello mondiale. In questo
nuovo modello di società, l’interscambio rapido ed efficace di conoscenza, idee e dati
tra individui e organizzazioni, è al centro di rinnovati modelli sociali, economici e
culturali. L’informazione diventa il quarto fattore di produzione e la possibilità di
accedervi e la capacità di organizzarla al meglio, diventano postulati essenziali.
Già nel 1973 Daniel Bell, professore di sociologia all’Harvard University,
individuò le trasformazioni in atto nella società e nell’economia mondiale nel suo libro
“The Coming of Post-Industrial Society”. Lo studioso americano, per l’esattezza, coniò
l’espressione “società post-industriale”, per indicare le società moderne che, giunte al
culmine dell'industrializzazione, concentravano sforzi, capitali e forza lavoro nella
produzione di servizi immateriali, anziché di beni tradizionali.
L'economia dell'informazione, come Bell chiamava quella allora in nuce,
opponendola alla più tradizionale economia dei beni, non avrebbe soppiantato, ma
trasformato profondamente la società industriale, proprio come l'industrializzazione non
aveva distrutto il settore agricolo. Spostare risorse dall'hardware al software, dalla
realizzazione alla concezione, avrebbe centrato, secondo l'autore, l’attenzione sulle
conoscenze teoriche.
Nella sua sistematica trattazione teorica, Daniel Bell individuava nello sviluppo
d’infrastrutture realmente capaci di distribuire le informazioni, il principale punto
critico delle società post-industriali. Apparentemente un problema d’ordine tecnologico,
nei fatti è risultata una issue di centrale importanza economica e sociale, indispensabile
per realizzare una società coesa ed evitare il rischio di divisioni interne o di profonde
spaccature tra diversi stati.
Il concetto di Società dell’informazione nasce, quindi, sulla scia delle intuizioni
di Bell e la Comunità Europea, almeno in parte, ne riprende l'eredità, come illustrato
schematicamente nella tabella n. 1.
5
I Libri Bianchi sono documenti contenenti proposte di azione della Comunità Europea in un settore specifico. Spesso fa
seguito ad un Libro Verde, pubblicato per avviare un processo di consultazione a livello europeo. Mentre nel Libro verde
vengono enunciate le idee da discutere e dibattere in pubblico, nel Libro bianco vengono presentate le proposte ufficiali.
Il contesto
- 16 -
Nella visione Europea della Società dell’informazione, al centro del nuovo
sistema produttivo vi è l'attività di raccolta, elaborazione e trasferimento delle
informazioni. Oltre ad indicare meglio le trasformazioni sociali e culturali apportate, il
concetto di Società dell’informazione rifiuta il determinismo tecnologico alla base del
concetto di “autostrade dell'informazione”, delineato nel rapporto “Red Tape”,
realizzato agli inizi degli anni ’90 dall’amministrazione di Al Gore per la riforma del
settore pubblico americano attraverso l’applicazione massiccia delle Information and
Communication Technologies (ICT), finalizzata alla reingegnerizzazione e allo
snellimento degli apparati statali.
Il paradigma della distribuzione dei servizi di comunicazione, per mettere in
grado aziende e cittadini di utilizzare le opportunità offerte dalle nuove tecnologie, è
l’asse portante della visione europea che vede nelle nuove tecnologie lo strumento, e
non il fine ultimo, delle azioni volte allo sviluppo del nuovo modello di società.
Le nuove tecnologie, nel loro ruolo di modificare e trasformare il modo di vivere
e di lavorare degli individui. Non possono che essere coadiuvate dall’armonizzazione
delle legislazioni, dalla liberalizzazione dei mercati delle telecomunicazioni,
dall’aumento della competitività dei sistemi nazionali grazie alla capacità di prevedere
l’innovazione. A tal fine sarà necessario anche rivedere il concetto stesso di formazione,
non più relegata alla parte iniziale della vita, ma “continua” al fine di evitare che le
nuove tecnologie generino atomizzazione anziché integrazione; un rischio previsto da
Bell negli anni ’70, determinato proprio dalla mancanza di un’adeguata distribuzione
delle possibilità di accedere alle informazioni.
Tabella n. 1 - Dalla società post-industriale alla Società dell'informazione
Post-industriale (D. Bell, 1973) Società dell’informazione (Commissione
Europea, 1996)
Centralità delle conoscenze teoriche, nuovo
ruolo della scienza
Centralità del trasferimento delle informazioni,
nuovo ruolo della competizione
Nuove tecnologie dell'intelligenza ed
espansione della classe degli esperti
Aumento delle competenze richieste alla
popolazione, apprendere anziché imparare
Modifiche del lavoro a causa della centralità
nella produzione dei servizi, aumento della
meritocrazia
Semplificazione delle strutture d'impresa,
complessità delle mansioni
Integrazione delle donne nel mondo del
lavoro
Integrazione vs atomizzazione
I siti come unità politiche Nuovo ruolo produttivo (politico ?) delle piccole
imprese
Fine della scarsità Prevedere anziché adattare
Fonte: elaborazione nostra
Il contesto
- 17 -
1.1 Politiche europee per la Società dell’informazione
L'inaugurazione di una politica coerente ed articolata in materia, inizia con la
pubblicazione del già citato Libro Bianco “Crescita, competitività, occupazione” nella
Comunità Europea, in cui venne sottolineata l'importanza delle trasformazioni in atto
legate all’economia della conoscenza e alle nuove tecnologie digitali, indicando tra le
maggiori opportunità la crescita economica, la competitività e la produttività,
l'occupazione e una migliore qualità della vita per tutti i cittadini europei, oltre ad una
maggiore coesione tra i paesi membri.
La relazione “L'Europa e la Società dell’Informazione globale”, meglio nota
come “Rapporto Bangemann” e redatta per il vertice di Corfù del 1994, sottolinea i
vantaggi offerti dalla Società dell’informazione, già individuati dal Libro Bianco, e
soprattutto mette in guardia dai rischi che potrebbero derivare da un ritardo dell’Europa
nel recepire le opportunità dei cambiamenti in atto, soprattutto per quanto riguarda il
digital divide. Al di là delle considerazioni di principio, il rapporto proponeva dieci
progetti prioritari d’applicazione, divenendo la base per la stesura, nel giugno 1994, del
primo Piano d’Azione relativo alla Società dell’informazione dell'UE, "Verso la Società
dell’informazione in Europa", i cui principali obiettivi erano:
- la piena liberalizzazione dei servizi e delle infrastrutture delle telecomunicazioni,
- il consolidamento e il ri-orientamento dei programmi di ricerca TlC
6
,
- l'integrazione della nuova dimensione della SI in tutte le politiche comunitarie.
Nonostante il successo della fase iniziale, nel 1999 la Comunità Europea sentì
l’esigenza di dare un nuovo impulso a queste politiche per adeguarsi al cambiamento
degli scenari. Sull’onda di questa revisione, venne lanciata da Romano Prodi
7
,
l’iniziativa “e-Europe - Una Società dell’Informazione per tutti” in previsione del
Consiglio Europeo straordinario di Lisbona (23-24 marzo 2000). Il nome dell’iniziativa
chiarisce lo scopo di portare i benefici della SI a tutti i cittadini europei: il crescente
sviluppo di Internet e la crescita dell’economia basata sulle conoscenze deve
coinvolgere tutta la popolazione europea, proprio per evitare sviluppi a diverse velocità
e diseconomie.
Il Consiglio europeo, nel marzo 2000, ha fissato per il 2010 l’obiettivo strategico
di trasformare l'Unione Europea in un’“economia basata sulla conoscenza più
6
TlC, gamma di servizi, applicazioni e tecnologie che ricorrono a vari tipi d’attrezzature e software spesso, servendosi di
reti di telecomunicazioni.
7
Presidente della Commissione Europea
Il contesto
- 18 -
competitiva e dinamica del mondo, migliorando occupazione e coesione”
8
e al vertice di
Feira, nel giugno 2000, è stato adottato il piano d'azione e-Europe per raggiungere tale
obiettivo.
Le azioni previste dal piano sono 11
raggruppabili in 3 obiettivi principali, come
riportato nella tabella n. 2.
Internet rappresenta il principale
motore per lo sviluppo della Società
dell’informazione, e lo scopo è di aumentare le
connessioni perché ogni cittadino, famiglia,
scuola, azienda o amministrazione possa
accedervi in modo rapido, sicuro e ai minor
costi possibili.
Garantire una connessione sicura e
veloce a tutta la popolazione europea ha come
fine ultimo quello di recuperare i ritardi
dell’Europa nei confronti degli Stati Uniti, traducibili in:
- scarso e sicuro accesso ad Internet e, di conseguenza, al commercio elettronico;
- scarsità di utilizzatori degli strumenti digitali;
- scarsa propensione al rischio d’investimento, mancanza di una cultura abbastanza
dinamica e imprenditoriale, soprattutto nel passaggio dalle tecnologie tradizionali
alle nuove tecnologie;
- lentezza del settore pubblico nel promuovere lo sviluppo di nuove applicazioni e
nuovi servizi attraverso la rete.
Gli svantaggi indicati possono essere recuperati facendo leva su quelli che
invece sono i punti di forza dell’Europa come l’essere all’avanguardia nello sviluppo
delle tecnologie digitali, l’avere un eccellente sistema d’istruzione oltre ad un vasto
patrimonio di contenuti, la multimedialità e l’interattività leggera, allo scopo di trovare
una via europea allo sviluppo della Società dell’informazione.
Gli obiettivi che l’Europa si è posta con il piano e-Europe 2002 sono stati
costantemente monitorati attraverso rapporti di benchmarking, per individuare i risultati
raggiunti, correggere eventuali errori di rotta e non accumulare ritardi. Sulla base dei
rapporti di benchmarking, durante il Consiglio delle Telecomunicazioni dell'UE
8
e-Europe 2002 – Una società dell’informazione per tutti, Piano d’azione preparato dal Consiglio e dalla Commissione
Europea per il Consiglio europeo di Feira 19-20 Giugno 2000
Tabella n. 2 - Obiettivi e azioni del piano e-Europe
1. Accesso più economico, più rapido e
più sicuro ad Internet
a) Un accesso più economico e rapido ad
Internet
b) Accesso più rapido ad Internet per
ricercatori e studenti
c) Reti e carte intelligenti sicure
2. Investire nelle risorse umane e nella
formazione
1. Giovani d'Europa nell'era digitale
2. Lavorare nell'economia basata sulla
conoscenza
3. Partecipazione di tutti all'economia
basata sulla conoscenza
3. Promuovere l'utilizzo di Internet
a) Accelerare il commercio elettronico
b) Amministrazioni on-line: accesso
elettronico ai servizi pubblici
c) Assistenza sanitaria on-line
d) Contenuti europei digitali per reti globali
e) Trasporti intelligenti
Fonte: elaborazione nostra
Il contesto
- 19 -
(Lussemburgo, 18 giugno 2002), è stato approvato il piano “e-Europe 2005: una società
dell’informazione per tutti”.
Il piano e-Europe 2005 nasce in seno al piano 2002 e parte dagli stessi
presupposti circa l’importanza dello sviluppo della Società dell’informazione. Mentre il
piano d'azione “e-Europe 2002 mirava ad aumentare il numero di connessioni ad
Internet in Europa”
9
, e-Europe 2005 intende invece trasformare tale incremento della
connettività in maggiore produttività economica ed offrire a tutti i cittadini europei
servizi migliori e più accessibili, basati su un'infrastruttura a banda larga più diffusa e
sicura e l’accesso multicanale. Secondo la Commissione, la disponibilità di connessioni
più veloci su più canali, stimola la domanda di nuovi servizi, nuove applicazioni e nuovi
contenuti più facilmente accessibili per tutti: la crescita dell’offerta di banda larga e la
domanda di nuovi servizi vanno di pari passo.
Le politiche pubbliche hanno il preciso compito di creare i presupposti normativi
necessari sia agli investimenti privati in infrastrutture per la banda larga, intervenire
negli aspetti legati alla sicurezza, e creare servizi, applicazioni e contenuti di e-
government, e-health, e-business ed e-learning che, a loro volta, stimolano la richiesta di
nuovi servizi da parte dei cittadini.
“Queste priorità sono interdipendenti”, sottolinea Erkki Liikanen, “e l'ampia
diffusione dell'accesso a banda larga, ad esempio, presuppone che vengano proposti
nuovi servizi e nuovi contenuti in materia di e-government, di e-health o di spettacoli e
divertimento. Molti di questi servizi richiedono tuttavia una connessione di tipo 'always
on', ossia permanente, necessitano della velocità di trasmissione offerta dalla banda
larga ed esigono un maggiore livello di sicurezza. Dobbiamo inoltre guardare oltre il
PC e considerare un accesso ad Internet che sia svincolato dal computer e si basi, ad
esempio, sulla televisione digitale o sulle comunicazioni mobili di terza generazione, in
un approccio multi-piattaforma”
10
.
Inoltre, mentre “lo sviluppo di contenuti, servizi ed applicazioni e l'installazione
dell'infrastruttura di supporto, sono compiti che spettano principalmente al mercato, il
piano d'azione si concentrerà sulle aree in cui l'azione pubblica può costituire un valore
aggiunto e contribuire a generare un ambiente favorevole all'investimento privato”
11
.
9
Commissione europea, e-Europe 2005 Action Plan, COM(2002) 263, Bruxelles, 28 maggio 2002, pag. 7
10
www.europamica.it, ottobre 2002
11
Commissione europea, e-Europe 2005 Action Plan, COM(2002) 263, Bruxelles, 28 maggio 2002, pag. 7
Il contesto
- 20 -
In definitiva gli assi portanti della Società dell’informazione nel programma
della Comunità Europea ruotano intorno a tre attori fondamentali:
- l’impresa, che viene esaltata dal ruolo centrale delle ICT;
- la PA, che è “obbligata” dall’evoluzione della società tout court ad erogare servizi in
modo sempre più efficace ed efficiente;
- le istituzioni di ricerca e di trasmissione dei saperi, che costruiscono il know how
necessario ad una Società dell’informazione per tutti.
1.2 La Società dell’informazione in Italia
L’Italia, come paese membro dell’Unione europea concorda nell’attribuire
importanza all’iniziativa e-Europe e per questo ha varato il 16 giugno 2000 il “Piano
d’Azione per la Società dell’informazione”.
Partendo dal presupposto che in Italia la diffusione e l’adozione delle nuove
tecnologie è avvenuta fino a questo momento in modo decentrato e spontaneo, il piano
indica quelle che sono le quattro aree d’intervento predisposte dal governo:
1. capitale umano, attraverso la formazione, l’istruzione, la ricerca e lo sviluppo
2. e-government, attraverso i servizi della PA
3. e-commerce, attraverso il coordinamento delle regole e delle procedure
4. infrastrutture, per garantire concorrenza e accesso
Le principali iniziative, seguite all’approvazione del piano, oltre alle azioni
specificamente deputate alla diffusione della Società dell’Informazione, sono
focalizzate su tre filoni:
- l’istituzione di specifici gruppi di lavoro, primo fra tutti il Dipartimento per
l'Innovazione e le Tecnologie, insieme alla Task Force sulla Banda Larga, al Gruppo
di Lavoro per il Digital Divide, alla Commissione Permanente per l'Innovazione
Tecnologica e all'Agenzia Nazionale per l'Innovazione Tecnologica
- promozione dell'informatizzazione della PA e dei servizi rivolti a cittadini e imprese,
tramite il Piano d’e-government
- azioni per lo sviluppo infrastrutturale della banda larga, con la creazione della
Task Force sulla Banda Larga e Rapporto sulla Banda Larga.
Ognuno di questi filoni ha prodotto organismi stabili, documenti e iniziative che
influiscono nell’ambito della Società dell’informazione in Italia e che contribuiscono al
suo sviluppo.
Il contesto
- 21 -
Per quanto riguarda proprio lo sviluppo in
Italia della SI, il 12 febbraio di quest’anno è stato
pubblicato il rapporto finale relativo al programma
e-Europe che descrive i risultati raggiunti e i
progressi compiuti dalle nazioni europee
dall’approvazione del piano del 2000.
L’Italia, in particolare, migliora la sua
posizione rispetto agli altri paesi europei di un 20%
rispetto al rapporto di benchmarking pubblicato nel
2001. I progressi compiuti permettono all’Italia di
passare dal 12° posto al 9° nella graduatoria dei
paesi europei, sulla base delle categorie individuate
dall’Unione Europea per il confronto, ponendosi nel valore medio dell’Unione
12
, grazie
soprattutto alla crescita nei più importanti servizi online relativi all’e-government.
In generale nel panorama europeo, i risultati del programma e-Europe individuati
dall’e-Europe Final Report diffuso dalla Commissione Europea sono:
- forte aumento delle connessioni alla Rete Internet, grazie anche alla presenza in
Europa della più veloce rete di ricerca nel mondo,
- miglioramento del quadro normativo per le comunicazioni elettroniche e per l’e-
commerce,
- forte incremento dell’utilizzo della Rete, anche se l’Italia (35%) resta al di sotto
della media europea di 42,6%
13
.
Secondo la relazione “e-Europe 2002 ha raggiunto i suoi principali obiettivi, che
rappresentano un importante passo avanti verso la realizzazione dell'economia basata
sulla conoscenza, fulcro della strategia di Lisbona”
14
.
1.2.1 Linee guida del governo per lo sviluppo della Società
dell’informazione
Il DPCM del 9 agosto 2001 ha istituito per la prima volta in Italia il Ministro L.
Stanca, senza portafoglio, per le innovazioni e per le tecnologie, cui sono state delegate
“le funzioni spettanti al PCM nelle materie dell’innovazione tecnologica, dello sviluppo
12
Italia Oggi, 18 Febbraio 2003
13
Commissione Europea, e-Europe 2002 final report, il 13 febbraio 2003
14
www.municipia.it, 24 febbraio 2003
Tabella n. 3 - Progressi realizzati nell’ambito
di e-Europe 2002
La penetrazione d’Internet nelle famiglie
è raddoppiata
È stato predisposto il quadro normativo
per le telecomunicazioni
I prezzi d’accesso ad internet sono
diminuiti
Quasi tutte le imprese e le scuole sono
collegate
L’Europa dispone della rete dorsale per
la ricerca più veloce al mondo
La disciplina del commercio elettronico è
stata in gran parte realizzata
Il numero di servizi pubblici online è
aumentato
Sta emergendo un’infrastruttura tecnica
per le smart card
Gli stati membri hanno adottato linee
guida in materia d’accessibilità
Fonte: e-Europe Benchmarking Report 2001
Il contesto
- 22 -
della Società dell’informazione, nonché delle connesse innovazioni per le PA, i cittadini
e le imprese, con particolare riferimento alle strutture, alle tecnologie e servizi di rete,
allo sviluppo dell’uso dell’ICT, della diffusione della cultura informatica e digitale”
15
. Il
Ministro lavora di concerto con il Ministro della Funzione Pubblica al fine di assicurare
l’efficienza, l’efficacia, l’economicità e la produttività delle amministrazioni e la
trasparenza dell’azione amministrativa.
La direttiva risponde alla necessità di una struttura apposita per lo sviluppo delle
nuove tecnologie del paese e mostra consapevolezza dell’importanza di affrontare una
rivoluzione digitale, che permetta all’Italia di competere con gli altri paesi europei.
Presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri è stato, inoltre, istituito il
Dipartimento per l’innovazione e le tecnologie, struttura di supporto al Ministro Stanca.
Mentre quest’ultimo ha funzioni d’organo di governo, definendo gli indirizzi politici-
amministrativi, le priorità e gli obiettivi, il Dipartimento coordina le politiche relative
allo sviluppo della Società dell’informazione e dell’innovazione nella PA, al fine di
creare una strategia unitaria per la modernizzazione del paese. Tra le aree del
Dipartimento, l’Area sviluppo e-government Regioni ed EE.LL., si occupa, nello
specifico, di definire le linee guida, i finanziamenti, i progetti per l’attuazione dell’e-
government a livello locale.
Nel giugno 2002, attraverso le Linee Guida del Governo per lo sviluppo della
Società dell'Informazione, il Ministro Stanca ha definito le politiche relative all'e-
government, le iniziative rivolte alle
Pubbliche Amministrazioni, armonizzate a
quelle rivolte al sistema paese nel suo
complesso, al fine di uno sviluppo coordinato
e coerente di tutte le sue componenti.
Le Linee Guida prevedono di
conseguire 10 obiettivi nella legislatura,
fissati dal Comitato dei Ministri per la Società
dell'Informazione nel febbraio 2002, che
riguardano le macro aree della messa on line
dei servizi pubblici, dell'efficienza interna,
della valorizzazione delle risorse umane, della
trasparenza e della qualità. Gli obiettivi
15
Delega di funzioni del Presidente del consiglio dei ministri in materia d’innovazione e tecnologie al ministro senza
portafoglio dott. Lucio Stanca, DPCM 9 settembre 2001
Tabella n. 4 - I 10 obiettivi per la legislatura
1. Fornitura online di tutti i servizi prioritari;
2. Emissione di 30 milioni di Carte d'Identità
elettroniche;
3. Diffusione (entro il 2003) di un milione di
firme digitali;
4. Approvvigionamento tramite e-
procurement di beni e servizi della PA per
il 50% della spesa;
5. Totalità delle comunicazioni interne alla
PA tramite posta elettronica;
6. Gestione on line di tutti gli impegni e
mandati di pagamento;
7. Alfabetizzazione certificata di tutti i
dipendenti pubblici eleggibili;
8. Erogazione tramite e-learning di 1/3 della
formazione dei dipendenti pubblici;
9. Accesso on line all'iter delle pratiche in
2/3 degli uffici della PA;
10. Sistema per valutare la soddisfazione del
"cliente" in tutti gli uffici che erogano
servizi.
Fonte: Linee Guida del Governo per lo sviluppo della
Società dell'Informazione
Il contesto
- 23 -
impegnano in primo luogo le Amministrazioni centrali, ma sono d’indirizzo anche per
le regioni e gli EE.LL., come finalità da perseguire all'interno delle loro azioni d’e-
government a livello territoriale.
Nelle linee guida, la modernizzazione del paese è affidata all’utilizzo delle nuove
tecnologie digitali, sia nel pubblico sia nel privato, per favorire lo sviluppo
dell’economia di rete e della Società dell’informazione e per recuperare un ritardo tutto
italiano che non è solo tecnologico, ma soprattutto culturale e portare il paese in una
posizione di leadership.
Il documento individua la priorità programmatica di condurre il paese in una
posizione di rilievo nell’era digitale, attraverso l’accelerazione dell’economia di rete;
per farlo sono necessari:
- un piano coordinato,
- il monitoraggio degli obiettivi,
- il coordinamento nella gestione delle risorse finanziarie,
- la collaborazione cooperativa con le diverse organizzazioni.
Le direttrici strategiche d’intervento sono tre:
- il livello nazionale, con la trasformazione della PA attraverso l’ICT,
- il livello europeo, attraverso lo sviluppo della Società dell’informazione nel
sistema paese, come auspicato dal piano e-Europe ,
- il livello internazionale per l’elaborazione di un piano d’e-government nei Paesi
in via di Sviluppo.
Il tutto deve essere realizzato attraverso un preciso modello di gestione, che
prevede un piano triennale, la precisa definizione delle modalità di realizzazione, il
monitoraggio delle iniziative e il coordinamento delle azioni per diffondere soluzioni e
best practice.
Le linee guida prevedono anche precise strutture di raccordo, oltre agli specifici
tavoli tematici.