8
Novgorod, e il secondo Sineus a Beloozero, e il terzo 
Truvor a Izbork. E da questi Variaghi prese nome la 
terra russa…”
1
. 
 
Sotto la guida di questi principi scandinavi, continua la cronaca, le 
antiche città russe si riunirono in una prima compagine statale ed i 
discendenti del primo principe della Rus’, Rjurik, insediatosi a Novgorod, 
costituirono la stirpe dei principi e gran principi, detti appunto in suo onore 
“rjurikidi”, che da allora governò il popolo russo
2
. 
Una seconda leggenda, anch’essa contenuta nella medesima cronaca, 
riconosce a Novgorod anche un particolare prestigio di natura religiosa, 
secondo soltanto a quello della “madre delle città russe” Kiev; durante la 
propria missione apostolica in Oriente, infatti, S. Andrea, fratello minore di 
S. Pietro, fece due tappe fondamentali: 
 
“Andrea dopo aver predicato a Sinope e giunto a 
Cherson, seppe come da Cherson è vicina la foce del 
Dnepr, e volle andare a Roma, e s’imbarcò alla foce del 
Dnepr, e da lì risalì lungo il Dnepr. E per caso giunse e 
si fermò ai piedi delle montagne sulla riva. E il mattino 
dopo si levò e disse ai discepoli che erano con lui: 
“Vedete queste montagne?- Ecco su queste montagne 
rifulgerà la grazia divina; sorgerà una città grande e 
molte chiese Dio innalzerà”. E salito su queste 
montagne, le benedisse e (sulla cima) pose una croce, e  
 
                                                          
1
 Sbriziolo 1971, p.11. 
2
 Gitermann 1973, pp. 37-38; Schenker 1995, pp. 56-57, Onasch 1969, p. 14; Conte 
1991, p. 96-98; Grinev 1989, pp. 31-43. 
 9
pregò Iddio e discese da quelle montagne, dove più 
tardi fu Kiev, e risalì lungo il Dnepr. E giunse presso 
gli Slavi, là dove oggi è Novgorod, e vide qui gli 
uomini che vi abitano, quali sono i loro costumi…E 
andò dai Variaghi, e giunse a Roma, e raccontò, quanto 
aveva appreso e quanto aveva visto…”
3
. 
 
Secondo alcune cronache locali, S. Andrea, non solo predicò il 
vangelo e battezzò gli abitanti di Novgorod, ma lasciò anche in ricordo il 
proprio bastone pastorale, chiaro simbolo della “santità” e della “elezione” 
della città a particolare centro religioso ortodosso
4
. 
Il grado d’attendibilità della cosiddetta leggenda della “chiamata dei 
Variaghi” e della leggenda dei viaggi apostolici di S. Andrea è 
difficilmente verificabile, vista la carenza di fonti storiche concrete; 
tuttavia, come spesso accade nel caso di leggende e miti, essa sicuramente 
sorse in relazione ad una concreta situazione storica; aldilà dunque di 
personaggi o situazioni improbabili, la sua nascita e soprattutto il suo 
successivo inserimento all’interno della più antica cronaca russa, presente 
in tutte le redazioni cronachistiche posteriori dei vari principati russi, fu la 
                                                          
3
 Sbriziolo 1971, p. 6. 
4
 “E [Andrea] colà affondò un po’ il suo bastone nella terra, e da allora quel luogo fu 
chiamato Gruzino (gruzit’=affondare n.d.r.)…e nel luogo in cui il santo apostolo piantò 
il proprio bastone, fu costruito un santuario dedicato al santo apostolo Andrea, e, in 
esso, fu posto quell’inestimabile e sacro tesoro, il salvifico bastone, sul quale vengono 
raccontati molti inspiegabili miracoli, e che ancora oggi è [colà] esposto alla vista di 
tutti…E questa Grande Novgorod, in relazione a Kiev, come in relazione a Roma, è 
[così] divenuta la seconda Antiochia e ha acquisito il primo seggio in tutta la Russia”; 
(“I tu žezlŭ svoj v zemlju pogruzi malo, i ottolě město ono prozvasja Gruzino… na tom 
městě, idě že svjatyj apostolŭ žezlŭ svoj vodruzi, chram vo imja svjatago apostola 
Andrěja postavljaetsja, i v nem bezŭcěnnoe i čestnoe ono sŭkrovešče – mnogocelebnyj 
svjatago žezlŭ polagaetsja, o nem že mnoga i neispovědimaa skazujutsja čjudesa, iže i 
dodnes’ vsěmi vidimŭ est’… i sej Velikij Novŭgrad – ot Kieva, jako že ot Rima – vtoraa 
Antiochia byvaetŭ i v Rosii vsěj svjatitel’stvom pr’voprestol’stvuetŭ.”, Droblenkova, 
Prochorov, 1986, pp. 524-526; v. anche Conte 1991, pp. 416-418; Pypin 1902, t. I, pp. 
 10
più chiara testimonianza della concreta importanza che l’eccezionale 
esperienza politica e culturale, religiosa ed artistica della città rivestì nella 
storia russa e, contemporaneamente, la più efficace attestazione del reale 
riconoscimento del suo valore e contributo da parte dell’intera cultura 
russa
5
. 
 
1.2.  La realtà storica. 
 
 
Già molto prima dell’862, anno in cui la Povest’ vremennych let 
colloca la leggenda della “chiamata dei Variaghi” e quindi la fondazione 
ufficiale di Novgorod, nelle terre che in seguito avrebbero formato i 
territori della città, si erano già insediate popolazioni slave, finniche e 
scandinave
6
.  
Una prima parvenza d’organizzazione statale comparve tuttavia 
probabilmente soltanto nell’VIII secolo, quando cominciarono a giungere i 
membri di una particolare tribù scandinava, originaria della Svezia centrale, 
noti nelle fonti sotto il nome di Variaghi. Questi si sovrapposero alle 
popolazioni slave locali, le quali, sotto la loro guida, riuscirono 
gradualmente a liberarsi dell’influenza e della minaccia delle popolazioni 
nemiche limitrofe e a dominare infine la ricca via fluviale che congiungeva 
l’Europa settentrionale al Mediterraneo, la cosiddetta “via dai Variaghi ai 
Greci” (put’ iz varjag v greki)
7
. Furono i discendenti dei primi Variaghi, a 
riunire politicamente tutte le città disposte lungo tale via fluviale, a creare 
                                                                                                                                                                          
318-320; Labunka 1998, pp. 83-86; Sinicyna 1998, pp. 297-299; Čaev 1945, pp. 16-17; 
Sedel’nikov 1924, pp. 316-317). 
5
 Sul significato della leggenda v. Lichačëv 1989, pp. 78-79; Sbriziolo 1971, pp. XCVI-
XCVIII; Gitermann 1973, p. 38; Čaev 1945; p. 15-17. 
6
 Onasch 1969, pp. 13-14; Garzaniti 1988, p.17; Conte 1991, p. 26. 
7
 Vedi fig. 1; Onasch 1969, pp 11-13; Gitermann 1973, pp. 28-32; Garzaniti 1988; 
pp.17-18, Conte 1991, pp. 94-98, 342-345. 
 11
importanti rapporti con Bisanzio e soprattutto a fondare il primo stato russo 
della storia, la Rus’ con capitale a Kiev
8
. 
La leggenda riflette quindi una verità storica quando attribuisce 
all’aristocrazia scandinava un ruolo determinante nella storia russa; sembra 
ormai assodato anche che lo stesso termine Rus’, Rusi, sia d’origine 
scandinava (i Variaghi chiamavano se stessi Rodi o Rodhsi)
9
. Tuttavia la 
leggenda riflette ancor meglio la particolare, se non eccezionale, posizione 
di Novgorod all’interno della Rus’ kieviana. 
Sin dai tempi più remoti dei primi insediamenti, apparve 
immediatamente chiara la favorevole e naturale predisposizione geografica 
della zona agli scambi di qualsiasi genere (commerciale, culturale ecc…); 
la città di Novgorod sorse, infatti, lungo il fiume Volchov, e costituì ben 
presto una delle tappe principali della “via dai Variaghi ai Greci”. Tra i 
secoli X e XII in particolare, Novgorod vide il fiorire di un ricco e 
variegato commercio, divenne il fulcro di un’intensa attività colonizzatrice 
nel nord-est della Russia, e riuscì dunque ad ampliare enormemente i propri 
possedimenti terrieri e la propria sfera d’influenza
10
.  
La particolare posizione economica della città favorì anche lo sviluppo 
di un singolare ordinamento politico, sancito, all’inizio dell’XI secolo, da 
una “Gramota”, uno statuto speciale concessole dal gran principe Jaroslav 
il Saggio, che, di fatto, le accordò l’abolizione del pagamento dei tributi a 
Kiev e soprattutto la possibilità di eleggere dei governanti locali
11
.  
                                                          
8
 Onasch 1969, pp. 17, 20-21; Poppe 1993, col. 1307; Garzaniti 1988, p. 18; Gitermann 
1973, pp. 32-37, 40-45; Picchio 1968, p. 17; Conte 1991, pp. 98-100, 349-350, 369, 
419-422. 
9
 Schenker 1995, pp. 57-60; Garzaniti 1988, p.17; Picchio 1968, pp. 16-19; Gitermann 
1973, pp. 38-39; Conte 1991, pp. 93-96, 100-102. 
10
 Gitermann 1973 pp. 112-115; Poppe 1993 coll. 1306-1307; Onasch 1969, p. 22; 
Petrov 1872, pp. 1-7. 
11
 Onasch 1969, pp. 20-21. 
 12
 
2. I secoli XII e XIII: la nascita della “repubblica”. 
 
2.1. Le istituzioni di Novgorod. 
 
 
La “Gramota” di Jaroslav il Saggio dette notevole vigore all’innata 
tendenza della città verso una maggiore autonomia, tipica in fondo di tutte 
le società commerciali e mercantili. La progressiva accentuazione di tale 
tendenza determinò un’evoluzione della struttura politica di Novgorod in 
senso spiccatamente democratico, cui risultato fu la comparsa di un assetto, 
definito da molti, repubblicano
12
. 
Determinante in tutto ciò fu la particolare composizione sociale della 
città, la quale a differenza delle altre città russe, possedeva una classe 
intermedia molto forte, composta da mercanti, artigiani e lavoratori di varie 
specie
13
. Inoltre, i rapporti costanti e quotidiani con gli stranieri, che 
avevano occupato interi quartieri della città, trasformarono anche la 
mentalità tanto di nobili, quanto delle classi sociali più basse, portando 
all’affermazione di una notevole tolleranza e democrazia
14
.  
Mentre dunque il potere del gran principe di Kiev cominciava ad 
entrare in un periodo d’indebolimento e decadenza, il quale sarebbe in 
seguito culminato nella caduta della città in mano tatara, Novgorod ebbe la 
possibilità di ampliare la propria autonomia e di sviluppare un sistema 
statale particolare, sorprendentemente moderno e aperto se paragonato a 
quello delle altre città della Rus’
15
.  
                                                          
12
 Chorošev 1980, p. 21; Gitermann 1973, pp. 117-118. 
13
 Gitermann 1973, pp. 122-124; Onasch 1969, pp. 63-69; Sbriziolo, 2000, p.7. 
14
 Gitermann 1973, pp. 115-116; Onasch 1969, pp. 69-76;Garzaniti 1988, p. 49. 
15
 Orlov, Adrianova-Peretc, Gudzij 1945, p. 107; Conte 1991, pp. 368-371. 
 13
 
2.2. Il veče. 
 
 
In primo luogo, dal XII secolo, crescente importanza acquisì 
l’assemblea dei cittadini liberi della città, il cosiddetto veče, il quale 
divenne ben presto l’organo supremo della vita politica e sociale della città.  
Istituzione tra le più antiche presso le popolazioni slave
16
, a Novgorod 
esso accolse non solo i rappresentanti delle classi più elevate, ovvero i 
bojari, i mercanti e gli artigiani più influenti (žitye ljudi), bensì anche gran 
parte dei membri delle classi inferiori, come, per esempio, i lavoratori delle 
botteghe artigiane o del porto, i marinai e i lavoratori in genere (černye 
ljudi); soltanto i servi (cholopy) e i contadini (smerdy) non ottennero alcun 
diritto di rappresentanza
17
. 
Chiamato a raccolta dal suono della famosa “campana del veče” ogni 
qualvolta era necessario, l’assemblea arrivò ben presto ad occuparsi di tutte 
le questioni più importanti della città, quali la discussione e l’approvazione 
delle leggi, delle direttive economiche e dei rapporti commerciali, la 
decisione della pace o della guerra. Inoltre, all’assemblea spettò anche il 
compito di eleggere tutti i funzionari più importanti della città, quali il 
principe, il posadnik, il tysjackij e il vladyka
18
.  
Il veče fu dunque l’arena principale in cui si scontrarono gli interessi e 
le posizioni dei vari ceti sociali; spesso gli scontri raggiunsero tale acutezza 
da tramutarsi in risse, disordini o vere e proprie insurrezioni. Tuttavia, 
proprio la possibilità d’esprimere apertamente le proprie posizioni costituì 
                                                          
16
 Angermann 1997, coll. 1439-1440; Onasch 1969, p. 80; Conte 1991, pp. 150-151. 
17
 Onasch 1969, pp. 80-97. 
18
 Gitermann 1973, pp. 120-122; Poppe 1993, col. 1308; Onasch 1969, pp. 97-100; 
Sbriziolo 2000, p.8. 
 14
anche la principale garanzia del carattere eccezionalmente democratico 
dell’adunanza
19
. 
 
2.3. Posadnik, tysjackij e principe. 
 
 
La realizzazione delle decisioni e deliberazioni prese dall’assemblea fu 
affidata a vari funzionari elettivi, le cui mansioni spesso furono 
intenzionalmente intrecciate e sovrapposte, proprio a garanzia di maggior 
equilibrio e tutela della democrazia
20
.  
Al posadnik, massima carica cittadina, fu affidata in primo luogo la 
gestione dei rapporti con l’estero, il comando supremo dell’esercito e la 
suprema amministrazione della giustizia, nonché il controllo della 
distribuzione delle altre cariche politiche
21
. Il tysjackij, termine di solito 
tradotto con “comandante” o, letteralmente, con “chiliarca”, divenne il suo 
aiutante principale, al quale spettò il coordinamento dei processi giuridici, 
della riscossione delle tasse e soprattutto dell’attività commerciale della 
città, compresa la stipulazione dei contratti mercantili con gli stranieri
22
. Il 
terzo funzionario elettivo della città divenne il principe, le cui mansioni a 
Novgorod furono limitate sostanzialmente alla guida dell’esercito e alla 
difesa della città in caso di guerra, alla rappresentanza all’estero e 
all’amministrazione della giustizia, da attuare peraltro sempre in accordo 
con gli altri funzionari
23
.  
 
                                                          
19
 Onasch 1969, p. 97-99. 
20
 Gitermann 1973, p. 120. 
21
 Gitermann 1973, p.121; Onasch 1969, p. 79; Poppe 1993, col. 1308; Sbriziolo 2000, 
p.8. 
22
 Gitermann 1973, p. 121; Onasch 1969, p. 68; Poppe 1993, ibid.; Sbriziolo, 2000, 
ibid.. 
23
 Gitermann 1973, pp. 118-120; Poppe 1993, ibid.; Sbriziolo 2000, ibid.. 
 15
La posizione del principe di Novgorod, assolutamente eccezionale se 
paragonata a quella degli altri principi russi coevi, i quali detenevano un 
potere pressoché incontrastato sulla propria città, fu forse la più chiara 
manifestazione dell’affermarsi delle tendenze democratiche nella città. Dal 
1136, in seguito, infatti, alla cacciata da parte della popolazione del proprio 
principe, le autorità di Novgorod istituirono il principio della libertà di 
scelta del principe (vol’nost’ v knjaz’jach): da quel momento in poi, 
soltanto l’assemblea dei cittadini avrebbe potuto decidere dell’elezione, 
della destituzione o dell’allontanamento del proprio principe. In seguito 
s’affermò addirittura l’usanza di stipulare un vero e proprio contratto che 
regolava le funzioni, i diritti e soprattutto, i doveri dei principi scelti
24
. 
 
2.4. Il vladyka. 
 
 
In assenza d’una forte autorità centrale, qual’era quella del principe 
nelle altre città della Rus’, punto di riferimento della popolazione divenne 
l’unica personalità in grado di prenderne il posto, vale a dire, il vescovo 
della città, più noto col nome di vladyka
25
.  
Il vladyka di Novgorod, inizialmente considerato soltanto la massima 
autorità ecclesiastica e religiosa e la guida spirituale della città, fu costretto, 
in seguito, dalla particolare situazione cittadina ad immischiarsi in maniera 
crescente nella vita politica e sociale della città, svolgendo l’inestimabile ed 
indispensabile funzione di pacificatore e mediatore tra le parti. 
                                                          
24
 V. fig. 2; Gitermann 1973, pp.117-118; Onasch 1969, pp. 23-24; Poppe 1993, col. 
1308; Sbriziolo 2000, pp. 7-8; Conte 1991, pp. 149-150; Vodoff 1989, pp. 53-58. 
25
 Onasch 1969, p. 100; Garzaniti 1988, p.81. Il termine vladyka (v. Sreznevskij 1989, t. 
I, coll. 267-268; Vasmer 1896-1897, t. I, p. 327) contiene la medesima radice del verbo 
vladěti(=governare, detenere il potere) e, analogamente all’antico greco δεσπότης, 
indicava chiunque detenesse il potere, ovvero il “signore” o il “padrone”, tanto in senso 
laico, quanto religioso (=Dio) e, soprattutto, ecclesiastico (=vescovo o arcivescovo). 
 16
Ritenendolo, per la natura stessa del suo mandato, assolutamente 
imparziale e super partes, il vladyka fu pertanto chiamato a dire la sua in 
tutte le questioni più importanti e, ciò determinò inevitabilmente la crescita 
del suo potere e prestigio. 
In particolar modo, nel XII secolo, una serie di riconoscimenti ed 
avvenimenti comportarono il raggiungimento di una posizione eccezionale 
ed unica del vladyka di Novgorod all’interno della gerarchia ecclesiastica 
russa: nel 1137 fu, infatti, emanato uno statuto ecclesiastico speciale, il 
“Cerkovnyj Ustav”, che sancì il diritto del vescovo all’acquisizione di 
possedimenti terrieri, con un processo di accumulazione che peraltro 
immediatamente fu intensificato; nel 1165 il patriarca di Costantinopoli 
innalzò la cattedra di Novgorod alla dignità di arcivescovato, e, poco dopo, 
le accordò l’indipendenza dal metropolita nella questione dell’elezione del 
proprio titolare, il quale non doveva essere più nominato da Kiev, bensì 
scelto dal veče tirando a sorte tra tre candidati originari della città
26
.  
Nel corso del XIII secolo, il suo potere crebbe ulteriormente: col 
passare del tempo, le competenze dell’arcivescovo s’allargarono, tanto da 
arrivare a condizionare tutti gli aspetti politici, economici e sociali della 
città. L’arcivescovo fu invitato, infatti, a presiedere tutte le istituzioni più 
importanti, a gestire l’amministrazione della giustizia, nonché del fisco e di 
tutte le entrate dello stato, delle terre della città e dei suoi monasteri, e a 
svolgere anche la funzione di rappresentanza all’estero
27
.  
                                                          
26
 Onasch 1969, pp. 26-28, 101-102; Poppe 1993, coll. 1308- 1309; Chorošev 1980, 
pp.30-32, 36, 121-130; Sbriziolo 2000, pp. 8-9; Garzaniti 1988, pp. 44, 69. 
27
 Onasch 1969, pp. 28, 31, 100-101; Chorošev 1980, pp. 48-54. 
 17
Il vladyka divenne in sostanza il rappresentante più importante della 
città e Santa Sofia il simbolo stesso della città: per tale motivo, la 
popolazione   gli  tributò   una  particolare  venerazione   e  considerazione, 
destinate a scemare soltanto quando il suo potere divenne tale da 
minacciare seriamente la struttura democratica della città; fintantoché, 
infatti, la sua attività rimase nei limiti del rispetto delle istituzioni 
repubblicane e il veče conservò il potere di nomina e deposizione, l’intera 
cittadinanza riconobbe in lui la propria guida ed il garante delle “libertà” 
che costituivano il principale motivo d’orgoglio della città
28
. 
                                                          
28
 Infra cap. II, par. 3.4, 3.6, 3.7. 
 18
 
3. Il secolo XIV: Gospodin Velikij Novgorod. 
 
3.1. L’età dell’oro. 
 
 
Novgorod raggiunse la piena maturità politica nel XIV secolo. Proprio 
in questo periodo, comparve nei documenti ufficiali una nuova titolatura 
della città: Novgorod divenne “Gospodin Velikij Novgorod”, ovvero “Sua 
Maestà la Grande Novgorod”. 
Ed effettivamente, la sua potenza economica e politica raggiunse 
allora la massima entità: le terre sotto il suo controllo si estendevano, ad est 
fino agli Urali e, a nord fino alla linea costiera; gli scambi commerciali 
raggiungevano i mercati dell’isola di Gotland e di tutti i porti principali 
sulle rive del Baltico e si spingevano oltre, sino all’Inghilterra, alle Fiandre 
ed altri remoti paesi; l’area cittadina era molto estesa ed arrivò ad ospitare 
circa 50-60.000 abitanti; l’architettura, l’urbanistica, l’edilizia e un po’ tutte 
le arti raggiunsero un livello assai elevato
29
. 
 
Al contrario di quanto si possa pensare, tuttavia, il culmine dello 
sviluppo politico, economico e culturale della città non avvenne 
assolutamente in circostanze pacifiche. Il XIV secolo fu un periodo 
contraddittorio: proprio quando Novgorod raggiunse la sua massima 
grandezza, sorsero e si acuirono anche i problemi e gli squilibri che ne 
avrebbero causato in seguito la rovina. 
 
                                                          
29
 V. fig. 6; Onasch 1969, pp. 76-78; Poppe 1993, coll. 1306-1307; Gitermann 1973, pp. 
112-117; Garzaniti 1988, p.81; Orlov, Adrianova-Peretc, Gudzij 1945, pp. 108-114; 
Petrov 1872, pp. 8-9. 
 19
3.2. Il dominio aristocratico. 
 
 
Primo grande ostacolo alla serenità della vita sociale, fu, senza dubbio, 
l’inasprimento della lotta tra le classi agiate e quelle popolari. Scontri ed 
insurrezioni non erano mai stati un’eccezione nella storia della città; 
tuttavia, dalla fine del XIII secolo e, soprattutto, nel XIV secolo, i disordini 
si verificarono con preoccupante frequenza e raggiunsero un’intensità e una 
violenza mai vista prima
30
. 
Presupposto di tali scontri fu il tentativo da parte della classe nobiliare 
di accrescere il proprio potere a discapito, ovviamente, dei princìpi 
democratici e delle istituzioni repubblicane. Gradatamente, infatti, i bojari 
riuscirono a concentrare nelle proprie mani tanto il controllo delle 
ricchezze economiche della città, quanto il controllo del potere politico; 
alla fine del XIV secolo, tutte le posizioni chiave furono occupate dai nobili 
e l’intero assetto repubblicano subì un’inevitabile involuzione in senso 
oligarchico
31
. 
Maggior promotore e garante di tale tendenza oligarchica divenne, 
tuttavia, il vladyka, il quale, proprio allora, raggiunse il culmine del proprio 
potere e prestigio, diventando, di fatto, non solo la personalità politica più 
importante della città, ma anche il maggiore proprietario terriero e 
mercante; divenne, infatti, quasi impossibile distinguere tra patrimonio 
pubblico e patrimonio privato del vescovo, tra gestione dello stato e 
gestione degli affari personali, tanto più che per svolgere anche le sue 
responsabilità, il vladyka, ricorse al proprio apparato amministrativo, la 
                                                          
30
 Alcuni esempi della gravità degli scontri e i disordini verificatisi nella città sono 
ricordati da Sbriziolo (2000, pp.70-92), che propone in appendice alcuni estratti dalle 
cronache di Novgorod (v. anche Onasch 1969, p. 79; Klibanov 1960, pp.86-87; Orlov, 
Adrianova-Peretc, Gudzij 1945 p. 109). 
31
 Chorošev 1980, pp. 40-41, 56-57; Onasch 1969, p. 100; Poppe 1993, col. 1308, 
Sbriziolo 2000, p. 12; Klibanov 1960, p. 92; Garzaniti 1988, p. 81. 
 20
cosiddetta Casa di Santa Sofia (Dom Svjatoj Sofii), dal nome della 
cattedrale simbolo della città
32
.  
Proprio allo scopo di salvaguardare i propri interessi, i quali vennero 
dunque a coincidere con quelli della grande nobiltà latifondista e 
mercantile, il vladyka attuò una politica di mutuo sostegno ed alleanza con 
la nobiltà, la quale trovò massima espressione nell’istituzione di un nuovo 
organo collettivo presieduto dal vescovo stesso. Il Sovet Gospod, ovvero il 
Consiglio dei Signori, ebbe inizialmente la funzione di preparare le 
proposte di legge da presentare al veče; ma, in relazione alla crescita del 
peso politico dei suoi membri, divenne infine la suprema autorità della 
città, limitandosi a dettare le proprie disposizioni all’assemblea, senza 
possibilità di discussione
33
. 
 
3.3. La rivolta e l’eresia. 
 
 
L’esclusione delle classi medio-basse dal potere politico ed economico 
portò inevitabilmente allo scoppio di molti disordini e rivolte, che 
raggiunsero spesso carattere di vere e proprie insurrezioni contro la classe 
dominante, culminanti con violenti episodi di linciaggio delle personalità 
politiche ritenute responsabili della situazione. 
L’ira e la frustrazione del popolo erano dirette contro l’intera classe 
dominante nel suo insieme, vale a dire non soltanto contro i bojari e i ricchi 
possidenti, bensì anche contro l’alto clero e, primo fra tutti, contro il 
vladyka. L’enorme devozione e venerazione tributatagli in precedenza dalla 
popolazione lasciarono, infatti, il posto ad un’altrettanto dura condanna e 
biasimo per l’evidente corruzione in cui il vescovo e tutto l’alto clero 
                                                          
32
 V. figg. 4 e 5; Chorošev 1980, pp. 57-59, 129-150. 
33
 Onasch 1969, pp. 101-102; Poppe 1993, col. 1308; Garzaniti 1988, p. 81. 
 21
vivevano, in palese contraddizione con le più genuine norme cristiane. Ad 
una protesta di carattere sostanzialmente sociale, si sovrappose, dunque, 
una contestazione di carattere spiccatamente anticlericale, la quale fu in 
seguito accusata d’eresia ed apostasia dalla vera fede
34
.  
La cosiddetta eresia degli “strigol’niki” nacque come movimento di 
riforma, teso a migliorare tanto la situazione sociale, quanto quella 
ecclesiastica e giunse a posizioni assai più radicali, effettivamente vicine 
all’eresia, soltanto come reazione alle dure persecuzioni e condanne. Nato 
nella seconda metà del XIV secolo a Pskov e in seguito diffusosi anche fra 
la popolazione e alcuni esponenti del basso clero e dei monaci di 
Novgorod, il movimento degli strigol’niki ancora oggi presenta molti punti 
oscuri; per esempio, la stessa origine del termine con cui essi sono 
identificati, (strigol’niki, strigol’ničestvo) è dubbia
35
. Sembra assodato 
comunque che gli eretici criticassero in particolare la pratica comune della 
simonia (postavlenie po mzde) e della corruzione generale nella chiesa e su 
questa base, pertanto, contestassero l’autorità della chiesa e della sua 
gerarchia, nonché la liceità d’alcuni sacramenti da essa amministrati (in 
particolare la confessione, la comunione e tutti i riti legati ai defunti)
36
.  
Data la pericolosità del movimento, che affondava la proprie radici nel 
forte malcontento sociale, le autorità di Novgorod sostennero la politica del 
vescovo, tesa allo sradicamento totale del dissenso: dal 1375, con la 
dimostrativa condanna a morte d’alcuni esponenti di spicco del movimento, 
                                                          
34
 Klibanov 1960, pp. 85, 89-93, 120; Chorošev 1980, pp. 71-72. 
35
 Per alcuni esso deriva dal verbo antico russo “striči”, che significa tagliare, tosare e 
di conseguenza indicava il mestiere di tosatore o barbiere; per altri esso alludeva ad un 
particolare rito che dovevano compiere i novizi per entrare nella setta, ovvero una 
particolare tonsura (“strižka”); altri infine pensano che il termine indicasse il clero 
scomunicato (“rasstriga”) (Choroškevič 1997, col. 244; Klibanov 1960, pp. 133-135; 
Onasch 1969, pp. 151; Conte 1991, pp. 512-513). 
36
 Klibanov 1960, pp. 121-133; Chorošev 1980, pp. 72-74; Onasch 1969, pp. 152-154; 
Choroškevič 1997, coll. 244-245; Garzaniti 1988, p.82; Conte 1991, pp. 512-513; 
Picchio 1968, pp.184-185. 
 22
iniziò la repressione e la persecuzione dei dissidenti, la quale portò ad una 
definitiva scomparsa della setta agli inizi del XV secolo
37
. 
 
3.4. La Moscovia o la Lituania? 
 
La repressione del movimento degli strigol’niki e dei disordini 
cittadini ad esso connessi non portarono ad alcun superamento delle 
tensioni sociali, le quali furono ulteriormente aggravate dalla 
preoccupazione della costante minaccia dei nemici esterni. 
La minaccia esterna era sempre presente durante tutta la storia della 
città fin dalle sue origini: nel XII secolo avevano attentato all’indipendenza 
di Novgorod i principi di Vladimir e Suzdal’, soprattutto il principe Andrej 
Bogoljubskij (1157-1174); nel XIII secolo era stata la volta della Svezia e 
dei Cavalieri Teutonici, respinti efficacemente dal principe Aleksandr 
Nevskij (1219-1263), e dei tatari, i quali avevano imposto alla città un 
tributo
38
. Fino allora, Novgorod era comunque riuscita a mantenersi libera e 
a prosperare; tuttavia, nel XIV secolo, la città si trovò a far fronte ad una 
realtà politica assai diversa e particolarmente insidiosa.  
Nel XIV secolo si affacciarono prepotentemente ai suoi confini due 
potenze, che miravano entrambe a espandersi verso il Mar Baltico e a 
impossessarsi dei ricchi traffici commerciali di quelle zone; si trattava, da 
un lato del Gran Principato di Lituania, che, nato alla fine del XIII secolo 
sulle terre che un tempo avevano costituito la Rus’ kieviana, nel 1386, 
tramite unione dinastica, fu unificato al Regno di Polonia e, dall’altro, del 
Principato di Mosca, il quale, dal XIII secolo, aveva attuato una vera e 
propria politica di “accumulazione delle terre russe” e che si trovava ora ad 
                                                          
37
 Chorošev 1980, pp. 74-76; Garzaniti 1988, ibid.. 
38
 Sbriziolo 2000, pp. 9-12; Onasch 1969, pp.31-53; Poppe 1993, coll.1309-1310; 
Gitermann 1973, pp. 94, 127; Garzaniti 1988, p. 53; Conte 1991, p. 381. 
 23
essere l’unico principato in grado di opporsi alla dominazione dei Tatari 
dell’Orda d’Oro
39
. 
Entrambi i regni consideravano la conquista di Novgorod la Grande 
una logica conseguenza del loro naturale movimento espansionistico e 
certamente la città non avrebbe mai potuto reggere all’attacco anche solo di 
una delle due potenze. L’unica speranza di salvezza di fronte a simili 
minacce, era costituita dallo sfruttamento dell’antagonismo tra le due 
potenze: soltanto concedendo ora all’una ora all’altra degli apparenti 
privilegi, la città poté conservare tanto a lungo ed addirittura accrescere la 
propria autonomia e libertà
40
. 
Fu questo appunto lo scopo perseguito dalle autorità di Novgorod, con 
maggiore o minore efficacia, durante tutto il XIV secolo ed in seguito. Tra 
tutti si distinse per le sue particolari capacità diplomatiche, l’arcivescovo 
Vasilij (1331-1352), detto “Kalika”, ovvero “il pellegrino” in seguito ai 
suoi lunghi viaggi in Terra Santa, il quale, riuscì a garantire un periodo di 
relativa serenità alla città
41
. 
Dopo la sua morte, tuttavia, l’equilibrio fu messo in crisi dalle 
rinnovate lotte fra le fazioni. La città si scisse letteralmente in due partiti: 
da un lato, le classi inferiori cominciarono a propendere per Mosca, dove il 
ruolo della nobiltà era notevolmente ridotto dal potere del principe; 
dall’altro, la classe dominante, cominciò invece a parteggiare per 
un’alleanza col regno polacco-lituano, dove, notoriamente, i nobili 
godevano di enormi privilegi
42
. 
                                                          
39
 V. fig. 7; Onasch 1969, pp. 54-55; Poppe 1993, col. 1310; Chorošev 1980, pp.56; 
Garzaniti 1988, pp. 79-83. 
40
 Poppe 1993, col. 1310. 
41
 V. infra cap. II, par. 3.3.4. 
42
 Sbriziolo 2000, p. 13; Gitermann 1973, pp. 147-148.