INTRODUZIONE
7
“...L’economista penserà alla costruzione di un modelli econometrico, oppure
a un’analisi micro dei comportamenti di spesa dei consumatori o delle
famiglie; il sociologo penserà immediatamente a una survey, ossia a un
inchiesta con questionario strutturato condotto su qualche migliaio di
soggetti; lo psicologo penserà a un disegno sperimentale, e quasi
automaticamente assocerà a quest’idea quella di un’analisi della varianza; il
politologo e l’antropologo, infine, penseranno ad una analisi comparata,
condotta su unità di analisi come gli stati, le regioni, i comuni, i seggi
elettorali.
Quel che accomuna tutti questi tipi di ricerca sono almeno due
requisiti fondamentale:
a) l’organizzazione dei dati in matrice, per lo più nel formato C x V
(caso per variabile),
b) il ricorso non marginale alla statistica e all’analisi dei dati.”
(1)
Riguardo invece la tassonomia del termine ‘ricerca qualitativa’ ed
i contenuti delle competenze e delle procedure rispetto a quella
quantitativa, lo stesso autore evidenziando l’accredito e il valore
di cui necessiterebbe questa tipologia di ricerca, assume che il
ricercatore qualitativo debba possedere una professionalità
quantomeno paritaria rispetto a quella necessaria ad altri settori
di ricerca dimostrando la diversità e lo spessore delle competenze
richieste per ciascuna delle differenti branche:
“...L’espressione ‘ricerca qualitativa’, a seconda dei contesti e degli
ambiti disciplinari..Per alcuni..significa semplicemente ricerca senza
la statistica. Per altri, sociologi e psicologi in particolare ..significa un
particolare tipo di ricerca che non fa uso della statistica: per lo più
qualsiasi ricerca che assuma come base empirica un corpus di
interviste discorsive (colloqui in profondità, storie di vita, interviste
non direttive ecc.). Per altri ancora, economisti e antropologi ad
esempio, l’espressione..può risultare, sia pure per ragioni opposte,
alquanto inconsueta: agli uni (economisti) perchè di norma non
fanno ricerche qualitative, agli altri (antropologi) perchè di norma
fanno solo ricerche qualitative.
Mentre l’espressione ricerca quantitativa ha un significato
relativamente condiviso, l’espressione ricerca qualitativa appare
alquanto polisemica..l’equazione ‘ricerca qualitativa=ricerca empirica
senza la statistica’ alimenta l’idea del tutto errata che la ricerca
qualitativa sia più semplice, e dunque più facile, della ricerca
quantitativa...l’idea che la statistica e l’analisi dei dati siano le uniche
‘tecniche’ rigorose e impersonali...la loro assenza farebbe cadere
qualsiasi richiesta di competenze tecniche precise e sofisticate.
In realtà la statistica e l’analisi dei dati sono solo una delle molte
(1)
Luca Ricolfi, ‘La ricerca qualitativa’, ed. La Nuova Italia Scientifica, 1997, p.11
INTRODUZIONE
8
famiglie di procedimenti impersonali in uso nelle scienze sociali.
Accanto ad essa, soprattutto a partire dagli anni Cinquanta si sono
sviluppate diverse altre famiglie di procedimenti altrettanto
impersonali, primi fra tutti i modelli logici e le tecniche di
simulazione, procedimente questi non soltanto altamente rigorosi e
codificati ma che sovente richiedono un livello di competenza (anni di
istruzione) superiore a quello caratteristico delle tecniche di analisi
dei dati più utilizzate nelle scienze sociali (correlazione, regressione,
analisi della varianza, analisi fattoriale).
Ma C’è un secondo errore nel sillogismo che deduce dall’assenza
della statistica una maggiore accessibilità e facilità delle ricerche
qualitative. Esso consiste nell’idea che la difficoltà principale di una
ricerca empirica stia nella capacità di padroneggiare i passi più
tecnici e impersonali del processo di ricerca...Chi ha esperienza di
ricerca..sa benissimo che la qualità di una ricerca dipende in modo
critico dalla capacità di prendere le decisioni giuste o di intuire le
strade più promettenti, in tutti gli snodi fondamentali del processo di
ricerca. E tale capacità dipende innanzitutto da requisiti altamente
personali, non codificati e a ‘lunga maturazione’ come l’esperienza,
l’immaginazione, la flessibilità, l’apertura, la capacità di dialogo e la
capacità di selezione e di sintesi. La padronanza dei passi tecnici e
procedurali del processo di ricerca, pur essendo un requisito
vincolante in molte situazioni, è solo uno dei molti ingredienti che
fanno di un ricercatore un buon ricercatore. Non solo, ma è forse
l’unico che....può essere trasmesso in tempi relativamente brevi.
...Tutto ciò significa, in buona sostanza, che nella maggior parte dei
casi una ricerca qualitativa è più difficile di una ricerca quantitativa.
Paradossalmente proprio l’assenza della statistica, anzichè
aumentare l’accessibilità delle ricerche, rende più ardua la loro
conduzione. Le tecniche impersonali, e quelle statistiche in
particolare, non hanno solo la funzione di rendere controllabili e
intersoggettivamente condivisi i risultati di una ricerca ma anche
quella di surrogare e coadiuvare l’intuizione.
Meno statistica..significa..ricerca che richiede un di più di esperienza
ed intuizione, sia nelle fasi di esplorazione della base empirica, sia
nella fase di formulazione e controllo delle ipotesi.
......La realtà è che ancora oggi è molto diffusa un’idea della ricerca
qualitativa come qualcosa di relativamente affine all’inchiesta
giornalistica, ossia come un tipo di pratica che richiede soltanto
capacità relazionali, buon senso e un minimo di conoscenza del
dominio (nel caso dell’inchiesta giornalistica a queste capacità si
aggiunge la capacità di scrittura...).”
(2)
L’autore giunge ad una nuova definizione ‘polare’ delle tipologie di
ricerca sociale, nei termini di ricerca ‘standard’ e ricerca ‘non
(2)
L. Ricolfi, op. cit., p.11-13
INTRODUZIONE
9
standard’:
“...A un polo la ricerca standard, con il suo corredo di dispositivi
altamente formalizzati o procedurali: il questionario strutturato, la
matrice caso per variabile, le definizioni operative delle unità e delle
proprietà, il largo impiego della statistica e delle tecniche di analisi
dei dati.
...All’altro polo la ricerca etnografica, con la cassetta degli attrezzi
tipica dell’antropologo: il lavoro sul campo, l’osservazione
partecipante, il ‘backtalk’, le note etnografiche..sull’alternativa più
radicale alla ricerca standard...pratiche di ricerca basate
sull’osservazione partecipante, mostrando che la loro specificità non
le sottrae in alcun modo ai doveri, e ai canoni della giustificazione e
dell’argomentazione razionali.
...Si potrebbe chiamare la ‘ricerca non standard’...dentro il mondo
della ricerca ‘senza la statistica’ coesistono procedure di indagine
molto differenziate tra loro, nei presupposti teorici, nel processo di
costruzione della base empirica, nei procedimenti di analisi. Fare
ricerca qualitativa significa, prima di tutto, sapersi orizzontare in
questo vasto campo in modo da scegliere l’approccio più adatto al
problema di ricerca che si intende affrontare.
...La ricerca su base testuale..insieme di pratiche di ricerca che,
senza essere fondate su procedimenti di analisi di natura
impersonale, condividono con la ricerca quantitativa l’ispezionabilità
della base empirica.
Nella ricerca testuale, a differenza di quanto avviene nella ricerca
etnografica, l’oggetto centrale dell’analisi è un ben definito corpus
testuale, e risulta quindi completamente accessibile anche a chi non
ha condotto la ricerca.”
(3)
Luca Ricolfi delinea inoltre i paradigmi importanti per la ricerca
qualitativa:
“...Due importanti paradigmi di ricerca qualitativa..si tratta di due
paradigmi accomunati da un elevato livello di codificazione delle
procedure di ricerca, ma alquanto differenti tra loro per i presupposti
teorici cui si richiamano: l’‘ermeneutica oggettiva’ dipende
abbastanza strettamente da premesse di natura psicoanalitica, e si
occupa di interazioni sociali per le quali è ragionevole assumere uno
scarto sistematico e non banale fra il livello manifesto e il livello
latente della comunicazione sociale; la ‘Grounded Theory’, invece,
adotta un approccio radicalmente induttivo ed è costitutivamente
ostile all’assunzione di qualsiasi schema o punto di vista prima della
raccolta e dell’analisi del materiale empirico (perlopiù interviste o
resoconti scritti).”
(4)
(3)
Ibidem, p.14
(4)
Ibidem, p.15
INTRODUZIONE
10
Il nucleo della presente trattazione verterà sulla descrizione,
comparazione, verifica, applicazione concreta e valutazione dei
programmi informatici (anche innovativi, finora progettati, anche
se non facilmente reperibili) che soddisfano le esigenze di
automatizzazione del ‘ricercatore qualitativo’.
Quindi in dettaglio sull’elaborazione del corpo testuale, sia esso il
frutto di ricerca sul campo sia come basi testuali già dati ed
esistenti, anche di tipo non empirico, a sua volta oggetto di
ricerca per la costruzione di nessi, asserti, ipotesi o verifiche
varie.
Questo dopo avere definito le formulazioni concettuali e le basi
teoriche e paradigmatiche sulla ricerca qualitativa ed avere
esaminato le problematiche informatiche legate al trattamento dei
dati di fonte testuale.
L’utilizzo dei programmi informatici che si esamineranno
dimostrerà risultati altrimenti difficimente ottenibili, non solo
riguardo l’efficienza e l’efficacia del processo, ma anche riguardo
l’ispezionabilità della base empirica e di adeguatezza, trasparenza
e rigorosità delle tecniche di ricerca qualitativa in sede di analisi.
1. LA RICERCA QUALITATIVA
1.1 La metodologia della ricerca empirica
“...Mi riferisco a quel complesso di discipline che insegnano come si
può condurre ‘una buona’ ricerca empirica nel campo delle ‘scienze
sociali’..il carattere normativo e al tempo stesso ‘operativo’, o
pragmatico, della metodologia, che si occupa di come si dovrebbe
condurre una ricerca e non di come le ricerche vengono svolte di
fatto..La maggior parte della riflessione metodologica nasce da una
rielaborazione astratta di pratiche di ricerca effettive (lavoro di
‘codificazione’, lo chiamava Lazarsfeld)..il cui l’ambito di applicazione
è quasi sempre al di là della singola disciplina.”
(1)
Nel testo precedentemente citato (in cui Luca Ricolfi raccoglie,
assembla e sistematizza i diversi contributi teorici e pragmatici
immessi nell’area della ricerca qualitativa) si enunciano 3 motivi
di differenziazione della ricerca empirica:
“La ricerca empirica si distingue da altri tipi di indagine perchè:
a) produce asserti o stabilisce nessi fra asserti,
b) li giustifica su una base empirica,
c) produce un sapere controllabile.”
(2)
Inoltre, è illustrato un utilissimo quadro, con esemplificazioni,
delle fasi organizzative del lavoro di una ricerca empirica:
“In una ricerca empirica è possibile individuare cinque livelli, o
famiglie di operazioni, non sempre e non necessariamente
organizzate in fasi successive:
I) il disegno della ricerca,
II) la costruzione della base empirica,
III) l’organizzazione dei dati,
IV) l’analisi dei dati,
V) l’esposizione dei risultati.
I livelli II,III,IV, corrispondono sostanzialmente ai tre livelli ai quali,
secondo Maria Carmela Agodi, può essere proficuo identificare
(1)
L. Ricolfi, ‘La ricerca qualitativa’, La Nuova Italia Scientifica, 1997, p. 21-22
(2)
Ibidem, p. 23
1. LA RICERCA QUALITATIVA
12
‘differenze metodologicamente rilevanti’.
Nel disegno della ricerca vengono messi a fuoco gli interrogativi che la
guidano, nonchè le linee lungo le quali la ricerca stessa cercherà di
costruire le sue risposte. Se la ricerca è prevalentemente esplorativa
questo è il luogo in cui domande generali vengono tradotte in
domande più specifiche e i concetti più astratti vengono articolati in
concetti più precisi e delimitati (Lazarsfeld, Barton, 1951; Marradi,
1987).
Per costruzione della base empirica si intende la definizione e la
costruzione della base di informazioni su cui ‘poggia’ la ricerca. Ciò
comporta perlopiù una delimitazione del campo della ricerca, delle
sue fonti o, quando le informazioni non preesistono alla ricerca ma
vanno raccolte nel corso di essa, delle sue procedure di rilevazione
(osservazione, osservazione partecipante , esperimento, intervista,
registrazione, ecc..). Uno dei tratti più caratteristici della ricerca
empirica nelle scienze sociali è la (relativa) chiusura della base
empirica. Fare una ricerca significa anche, perlopiù, fissare sin
dall’inizio che cosa potrà e non potrà contare come evidenza empirica
a supporto degli asserti che la ricerca stessa potrà produrre....Non
sempre la base empirica di una ricerca è costituita da ‘fatti’, se per
fatti si intendono solo gli asserti descrittivi (di norma) non
controversi, e che non sempre la base empirica di una determinata
ricerca è direttamente e/o completamente ispezionabile, ossia
accessibile al lettore. Nella ricerca etnografica, per esempio, la base
empirica effettiva è l’insieme delle esperienze e delle osservazioni
dell’antropologo, ma la base empirica ispezionabile è solo un piccolo
corpus di documenti e di resoconti ( le note etnografiche ),
inevitabilmente ‘filtrati’ dalla precomprensione teorica e dalla
soggettività dell’interprete.
L’organizzazione dei dati è il processo attraverso cui le informazioni
(recorded observations, nella terminologia di Coombs) che
costituiscono la base empirica vengono trasformate in dati e immerse
in strutture più o meno rigide e più o meno complesse. Possiamo
dire, seguendo Coombs, che la mera registrazione di osservazioni o
‘risposte’ non equivale alla produzione di dati. Senza un osservatore
che ‘legge’ le osservazioni e le colloca entro uno schema, senza
un’attività di framing, i ‘dati’ non sono ancora dati. I ‘dati’, infatti,
non sono altro che ‘informazioni interpretate’, ossia inserite dentro
una ‘cornice’ che le organizza. Il processo di trasformazione delle
informazioni in dati può avvenire in modi più o meno sistematici e
procedurali, fino al caso limite in cui non si può propriamente
parlare di dati ma di informazioni. Un esempio di alta organizzazione
dei dati si ha ogni volta che l’analisi si basa sulla ‘matrice dati’ (sia
essa C x V o di altro tipo), come avviene nell’analisi ecologica, nella
ricerca survey e nella maggior parte dei disegni sperimentali. Un
esempio di bassa organizzazione dei dati si ha ogniqualvolta una
ricerca si basa sulla mera ispezione informale di testi o di
1. LA RICERCA QUALITATIVA
13
sbobinature di interviste, come talora avviene, ad esempio, con le
interviste in profondità e con le cosidette storie di vita. Un caso
intermedio è infine quello delle ricerche che operano sui testi ma li
sottopongono a processi di organizzazione più o meno spinti, o in
vista di vere e proprie analisi statistiche (il caso delle analisi del
contenuto e dell’analisi delle corrispondenze lessicali), o per renderli
più facilmente ispezionabili (il caso della ricerca qualitativa basata
sul computer), o per ancorare più strettamente la teoria ai dati (è il
caso della cosiddetta Grounded Theory), o per farne emergere il senso
più profondo (il caso dell’ermeneutica oggettiva).
L’analisi dei dati è l’insieme di procedure, formali e informali,
attraverso cui i dati stessi, indipendentemente dal loro grado di
organizzazione, vengono analizzati per stabilire asserti e nessi fra
asserti, ossia proprio quel tipo di proposizioni che costituiranno
l’ossatura del ‘discorso’ con cui si renderà conto della ricerca. E’
importante sottolineare che non tutte le procedure di analisi dei dati
sono completamente formalizzate, ossia automatiche o impersonali, e
che, nell’ambito delle procedure formalizzate, non tutte si servono
della statistica.
...L’esposizione dei risultati costituisce l’ultimo livello e, di norma,
anche l’ultima fase di una ricerca empirica. In genere ha almeno tre
compiti:
a) rendere il più trasparente possibile l’itinerario della ricerca;
b) comunicare i risultati più importanti ottenuti in sede di analisi;
c) stabilire un raccordo con la letteratura precedente e,
eventualmente suggerire nuove linee di ricerca.
...La successione fra le tre operazioni centrali non è fissa, e che i tre
livelli corrispondenti possono, assai più dei livelli estremi, venire
attraversati più di una volta nella medesima ricerca.
...I tre tratti distintivi di una ricerca, e i cinque livelli che la
strutturano, sono comuni a qualsiasi ricerca empirica ben
condotta”.
(3)
(3)
Ibidem, p. 23-27
1. LA RICERCA QUALITATIVA
14
1.2 I modelli di ricerca
All’interno della descritta metodologia di ricerca sociale, è
rinvenibile una divaricazione modale; la conseguente distinzione
tipologica fra approcci e disegni differenti è basata sull’alternativa
bipolare tra ricerca quantitativa e ricerca qualitativa:
“...Nella prima si fanno rientrare, di solito, la maggior parte delle
ricerche basate su un ampio ricorso alla statistica:: l’analisi ecologica
(..impiego di tecniche di analisi dei dati su unità di tipo territoriale),
la ricerca ‘survey’ (..l’inchiesta su campioni medi o grandi con
questionario a domande prevalentemente chiuse), i disegni
sperimentali.
Nella seconda si fanno rientrare le principali forme di ricerca sul
campo, tutte più o meno dipendenti dall’ osservazione partecipante:
le indagini etnografiche, gli studi di comunità, l’analisi delle
organizzazioni e dei piccoli gruppi.
Il rappresentante più tipico del primo filone è la ricerca survey, il
rappresentante più tipico del secondo è la ricerca etnografica.
Le ricerche della famiglia ‘quantitativa’ si qualificano, di norma, per
almeno tre caratteri:
a) l’impiego della matrice dati,
b) la presenza di definizioni operative dei ‘modi’ della matrice dati
(perlopiù casi e variabili),
c) l’impiego della statistica o dell’analisi dei dati.
Tutto all’opposto le ricerche più tipicamente ascritte alla famiglia
‘qualitativa’ si qualificano per:
a) l’assenza della matrice dati,
b) la non ispezionabilità della base empirica
(intesa in senso relativo),
c) il carattere (relativamente) informale delle procedure di analisi dei
dati.
I due punti a) rimandano all’organizzazione dei dati (livello III), i due
punti b)alle caratteristiche della base empirica (livello II), i due punti
c)alle procedure di analisi (livello IV).
Sembra dunque che, nel processo di ricerca, siano proprio questi tre
livelli ‘centrali’, situati fra progetto ed esposizione, fra design e
display, a ‘fare la differenza’. L’opposizione fra ricerca quantitativa e
ricerca qualitativa nasce dal fatto che esse compiono scelte differenti
su ciascuno di questi tre piani.
...La compresenza di tre criteri distinti suggerisce la possibilità logica
che, al di là dei due impianti di ricerca ‘polari’, si diano anche tipi
‘ibridi’, combinazioni di operazioni di ricerca che per certi versi
1. LA RICERCA QUALITATIVA
15
avvicinano al polo survey, per altri avvicinano al polo etnografico,
senza tuttavia risolversi completamente in nessuno dei due”.
(4)
Di seguito è analizzata la tipologia quantitativa:
“La ricerca ‘quantitativa’ è stata caratterizzata attraverso tre tratti:
a) l’impiego della matrice dati; b) la presenza di definizioni operative
dei ‘modi’ della matrice dati (perlopiù casi e variabili); c) l’impiego
della statistica o dell’analisi dei dati.
Ma mentre il primo e il terzo tratto sono in qualche modo scontati, il
secondo lo è assai di meno.
Sono abbastanza numerose, infatti, le situazioni di ricerca in cui
l’analisi si svolge con tecniche quantitative, i dati sono organizzati in
matrice, ma manca del tutto o è altamente controversa la definizione
operativa delle proprietà, dell’unità o di entrambe. E’ il caso, per fare
un esempio, di molta analisi comparata, in cui il problema della
definizione dei confini fra le unità assume un rilievo decisamente
critico. Ma è anche il caso della ricerca statistica su dati clinici, in
cui le registrazioni di stati che rappresentano diagnosi (personalità,
sindromi) sono ben lontani dalla condizione ideale di ‘indipendenza
del rilevatore’. O della ricerca sociologica con reattivi complessi
(storielle, vignette, domande aperte con richiesta di argomentazione),
in cui il passaggio dalle risposte alle variabili presuppone una
minuziosa analisi collettiva delle risultanze di ogni singolo
questionario (Marradi, 1988). Per non parlare delle ‘analisi statistiche
di dati che provengono dalla codifica di materiale testuale’ (Agodi,
1995), in cui i problemi di assenza o debolezza della definizione
operativa sovente riguardano sia le unità (dove finisce un’unità di
testo e dove comincia l’altra?) sia le proprietà (assegnazione di sotto-
testi a categorie precodificate)”.
(5)
“...Nel mondo della ricerca ‘quantitativa’..c’è un passaggio
delicatissimo, troppo sovente trascurato o assunto come automatico:
il passaggio dai ‘modi’ della base empirica (di solito unità e proprietà)
ai ‘modi’ della base empirica ‘interpretata’, che è la matrice dei dati
(di solito: casi e variabili). Questo passaggio richiede un insieme di
definizioni operative, che assicurino un sufficiente grado di accordo
intersoggettivo nella trasformazione delle informazioni in dati (Agodi,
1995).
...La mera esistenza di una matrice dati non garantisce in alcun
modo l’esistenza di tale accordo..Persino nella più tradizionale delle
ricerche survey compaiono assai spesso singoli passi di ‘smart
coding’ (si pensi alla codifica delle domande aperte), nè, d’altro canto,
si può escludere che ricerche condotte su una base testuale siano
compatibili con una definizione rigorosa delle unità di testo e delle
(4)
Ibidem, p. 27-28
(5)
Ibidem, p. 30-31
1. LA RICERCA QUALITATIVA
16
proprietà (Rositi, 1994).
...Il fatto di lavorare su dati testuali o su dati clinici non deve
scoraggiare la ricerca di definizioni operative delle proprietà, il fatto
di lavorare su dati survey non autorizza a dare per scontata
l’attendibilità delle rilevazioni”.
(6)
“...Sia il passaggio dalle unità ai casi sia il passaggio dalle proprietà
alle variabili non sono (quasi) mai passaggi scontati, e qualche volta
assumono tratti così problematici da rendere plausibile l’idea che
non siano affatto avvenuti. In questi casi, anzichè di matrice caso per
variabile (C x V), sarebbe forse preferibile (seguendo una indicazione
di Maria Carmela Agodi) parlare di matrice unità per proprietà (U x
P). Proprio perchè incorpora un passo di codifica teoricamente
sofisticato (smart coding, lo si potrebbe chiamare) la ricerca su
matrice U x P è più complessa della ricerca su matrice C x V.
...All’insieme di questi due tipi di ricerca ci si può riferire o usando
l’espressione ‘ricerca quantitativa’, il che ne richiama la dipendenza
dalle procedure statistiche o usando l’espressione ‘ricerca MAT’ (con
matrice dei dati), il che ne richiama i presupposti a livello di
organizzazione dei dati (Marradi, 1995).
Alla sola ricerca C x V, invece, ci si può riferire o con l’espressione
‘ricerca main stream’, il che ne sottolinea il ruolo portante in alcune
discipline o con l’espressione ‘ricerca standard’, il che ne sottolinea
l’elevato livello di codificazione (Agodi, 1995; Ricolfi, 1994)”.
(7)
“...L’impersonalità delle procedure di analisi non implica nè
l’organizzazione dei dati in matrice nè l’impiego della statistica..”
(8)
La tipologia qualitativa presenta invece un’articolazione più
complessa, principalmente basata sulla presenza o meno del
requisito dell’ispezionabilità della base empirica:
“La ricerca ‘qualitativa’ è stata caratterizzata attraverso tre tratti:
a) l’assenza della matrice dati; b) la non ispezionabilità della base
empirica; c) il carattere (relativamente) informale delle procedure di
analisi dei dati.
Anche qui il primo e il terzo tratto sono relativamente scontati, ma il
secondo lo è assai meno.”
(9)
“...Nel mondo della ricerca ‘qualitativa’, che per noi non è definito
dall’assenza della statistica bensì dal carattere informale delle
procedure di analisi, occorre, come minimo, distinguere fra ricerca
con base empirica non ispezionabile, o ricerca etnografica latu sensu,
e ricerca con base empirica ispezionabile, o ricerca TXT.”
(10)
(6)
Ibidem, p. 38
(7)
Ibidem, p. 31-32
(8)
Ibidem, p. 38
(9)
Ibidem, p. 32
(10)
Ibidem, p. 36-37
1. LA RICERCA QUALITATIVA
17
“...Il carattere informale delle procedure non esclude l’ispezionabilità
della base empirica, nè un’organizzazione forte del materiale
testuale”.
(11)
“...La non ispezionabilità della base empirica è un tratto importante
di almeno tre tradizioni di ricerca.
La prima è la ricerca etnografica vera e propria, ossia lo studio sul
campo di culture diverse da quelle dell’interprete, non importa se
esterne o interne al sistema sociale di quest’ultimo..assume un ruolo
assolutamente centrale il problema della ‘traduzione’ (Quine, 1960,
1987), cioè della comunicazione fra culture (come esprimere le
categorie di una determinata cultura nei termini di quelle di
un’altra).
La seconda è quella degli studi di comunità, ivi compresi gli studi
sulle organizzazioni e sui piccoli gruppi; la differenza principale
rispetto agli studi etnografici è che qui, di norma, osservato e
osservatore partecipano della medesima cultura. L’attenzione
primaria si sposta dal problema della traduzione a quello della
comprensione.
La terza è il grande arcipelago della ‘ricerca trasformativa’, con le sue
molteplici versioni e varianti: dalla ricerca-intervento (Lewin, 1946),
al socio-dramma (Moreno, 1953), alla con-ricerca (Capecchi, 1985).
Qui il tratto specifico è la complessità del nesso fra obiettivi di
conoscenza e obiettivi di cambiamento.
In ciascuna di queste tradizioni la non ispezionabilità della base
empirica è, per così dire, inerente alle caratteristiche intrinseche
della ricerca sul campo.
Ricerca sul campo significa realizzare un particolare mix fra
osservazione e partecipazione, trovare un punto di equilibrio fra i due
poli dell’ ‘osservazione partecipante’ e della ‘partecipazione
osservante’.
Ma osservare partecipando significa anche che la raccolta delle
informazioni che formeranno la base empirica della ricerca non è
delegabile. L’autore deve ‘vedere’ con i propri occhi, prendere parte in
prima persona al ‘gioco’ sociale che vuole capire, esporsi al rischio
del rifiuto e della non comprensione. Ciò rende il suo rapporto con gli
‘oggetti’ della ricerca meno verticale, meno reificante rispetto, ad
esempio, al tipo di rapporto che tipicamente si viene ad instaurare
nel corso di una survey. Nello stesso tempo, però, lo mette nella
condizione di essere l’unico depositario pieno, integrale, della base
empirica su cui fonderà le sue analisi e trarrà le sue conclusioni.
Nonostante le ‘note etnografiche’, i documenti, le fotografie e ora
anche i ‘video’ (Mattioli, 1986), la base della sua ricerca resta in gran
parte non ispezionabile, ossia invisibile ai destinatari della ricerca
diversi dai ‘nativi’ stessi. Lettori, studiosi, comunità scientifica in
generale possono solo fidarsi, o controllare al costo esorbitante di
rifare la ricerca, sempre ammesso che l’oggetto della ricerca stessa
(11)
Ibidem, p. 38
1. LA RICERCA QUALITATIVA
18
non sia nel frattempo scomparso o non sia cambiato troppo.
Credo sia questa la ragione per cui, nelle tradizioni di ricerca
‘qualitativa’, si tende ad invocare con tanta insistenza il criterio dell’
adeguatezza, o a sottolineare l’importanza di un ‘ritorno’ di
informazioni e di risultati alle fonti della ricerca..Dire che le
interpretazioni del ricercatore sono ‘adeguate’ quando vengono
riconosciute come valide dai soggetti cui si riferiscono significa, in
realtà, invocare come giudici gli unici attori per i quali la base
empirica è altrettanto, se non più, ispezionabile di quanto lo sia per
l’autore della ricerca.
...Se per ricerca ‘qualitativa’ si intende quel tipo di ricerca che non
affida i passi decisivi dell’analisi a procedure formalizzate e
impersonali, bisogna riconoscere che esiste almeno un’altra
tradizione di ricerca in cui il requisito dell’ispezionabilità è invece
sostanzialmente soddisfatto: mi riferisco alle ricerche basate
sull’analisi individuale o collettiva di un ben definito corpus testuale,
non importa se costituito da documenti, interviste, registrazioni,
riprese video o altro.
Quando il disegno della ricerca assume come base empirica
privilegiata un determinato corpus testuale, oggettivato od
oggettivabile nel corso della ricerca, la base empirica è in linea di
principio ispezionabile, indipendentemente dalla semplicità e dalla
rapidità con cui l’ispezione stessa può procedere in via di fatto.
Rientrano in questa famiglia (che per brevità, chiameremo TXT), le
tradizioni di ricerca basate sull’intervista discorsiva (o intervista
‘ermeneutica’), l’ermeneutica oggettiva o ‘collettiva’ di Oevermann e
Zoll, ma anche le differenti versioni ‘testuali’ della cosidetta Grounded
Theory (Glaser, Strauss, 1967).
La distinzione fra ricerca con base empirica non ispezionabile o
ricerca ETN (etnografia latu sensu), e ricerca con base empirica
ispezionabile, o ricerca TXT, è importante non solo perchè permette
di articolare il quadro della ricerca qualitativa...ma anche perchè
suggerisce una possibile lettura di alcune fra le sue più recenti
tendenze.
Molte innovazioni che a prima vista appaiono soprattutto di natura
tecnologica (la sociologia visuale, le tecniche di registrazione e
trascrizione automatiche, i programmi per la ‘gestione’ e
l’organizzazione dei testi), possono essere lette come tentativi di
aumentare il grado di ispezionabilità della base empirica. Vanno in
questa direzione sia il crescente ricorso alla registrazione audio e
video..sia la moltiplicazione delle tecniche (e relativi programmi) di
strutturazione dei testi, prime fra tutte le tre strategie di ‘codifica’
della Grounded Theory (Strauss, Corbin,1990). Quest’ultimo sviluppo
ha anche l’importante funzione di attenuare la tradizionale debolezza
delle tecniche di ricerca ‘qualitative’ in sede di analisi. L’attività di
strutturazione della base empirica non solo ne facilita l’ispezione, ma
1. LA RICERCA QUALITATIVA
19
permette di rendere più trasparente e più rigoroso quel ‘via vai’ fra
teoria, raccolta e analisi che è uno dei tratti più distintivi di molta
ricerca ‘qualitativa’ ”.
(12)
“...Infine, può essere utile, in analogia a quanto già abbiamo fatto per
la ricerca MAT, istituire una distinzione non categorica ma di grado
fra due situazioni limite: quella in cui le procedure di analisi sono del
tutto informali, e quella in cui sono ‘supportate’ da un elevato livello
di organizzazione e strutturazione della base testuale”.
(13)
Per concludere e semplificare, ci si può riferire alla seguente
generica schematizzazione per individuare un modello di ricerca
sociale:
• procedure formali-con statistica=ricerca matrice dati
• procedure formali-senza statistica=ricerca logica/computazionale
• procedure informali-base ispezionabile=ricerca testuale
• procedure informali-base non ispezionabile=ricerca etnografica.
(14)
(12)
Ibidem, p. 32-35
(13)
Ibidem, p. 37
(14)
Ibidem, p. 37