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Capitolo 1
L’interazione tra campi elettromagnetici in radio frequenza e
sistemi biologici
1.1 Introduzione
Le attività metaboliche di vari tipi di tessuti, animali e vegetali, possono generare
campi elettrici o magnetici ed essere da loro influenzate. Ciò è noto fin dai primi
studi sulla stimolazione elettrica di sistemi organici svolti da Jean Jallabert (1748)
e da Luigi Galvani (1791), in particolare quest’ultimo è noto per gli esperimenti
sulla contrazione muscolare delle gambe di rana. Ad oggi il bioelettromagnetismo
è una scienza multidisciplinare, in quanto coinvolge scienze della vita, quali
biologia e medicina, e discipline tecniche come fisica e ingegneria, che descrive le
relazioni esistenti tra l’attività metabolica dei sistemi viventi ed i campi elettrici,
magnetici ed elettromagnetici. Ciò comprende l’analisi dei campi generati
dall’attività metabolica dei tessuti, la risposta biologica a stimoli di campi esogeni
e la caratterizzazione elettromagnetica dei tessuti stessi.
Lo sviluppo tecnologico nel campo delle misure bioelettromagnetiche ha
introdotto l’utilizzo diagnostico di apparati non invasivi quali ECG, EEG, MEG,
MRI; inoltre lo sviluppo di tecniche di misura molto fini, come ad esempio il
patch-clamp che permette di misurare la corrente ionica che fluisce anche in un
singolo canale di membrana, ha permesso la comprensione molti meccanismi di
interazione biochimica. D’altro canto l’esposizione elettromagnetica dei tessuti
verso campi esogeni è oggetto di studi per eventuali applicazioni cliniche. In
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ortopedia si utilizzano già tecniche per promuovere e ridurre i tempi di
osteogenesi nel trattamento di fratture, pseudoartrosi e innesti ossei. Lo stimolo
elettromagnetico dovrebbe promuovere l’attività osteogenetica interagendo con le
caratteristiche piezoelettriche della matrice collagenica e con i flussi ionici
endossei, anche se un preciso modello biofisico di interazione non è tuttora stato
completato
1
.
Altri argomenti oggetto di ampia discussione sono gli eventuali effetti sulla
popolazione dei campi in radiofrequenza per le telecomunicazioni e dei campi in
bassa frequenza generati dalle linee di distribuzione dell’energia elettrica. In
effetti al giorno d’oggi stiamo assistendo ad una enorme diffusione dei dispositivi
di comunicazione, tra cui gli ormai popolari telefoni cellulari, che hanno reso
possibile una grande flessibilità di interazione tra la popolazione ed hanno quindi
riscosso un incredibile successo, arrivando addirittura ad essere un’esigenza per le
utenze. Tale fenomeno è stato accompagnato da un incremento dell’esposizione
della popolazione verso campi elettromagnetici in radiofrequenza (RF), che ha
mosso, e muove tuttora, timori rispetto a possibili problemi di salute che tali
radiazioni non-ionizzanti potrebbero provocare.
La possibilità che si possano verificare danni dovuti al riscaldamento dei tessuti
irradiati da potenze abbastanza elevate è assodata, ed il meccanismo biofisico che
genera l’incremento di temperatura nei tessuti biologici e ormai chiaro in
letteratura. Enti quali la World Health Organizzation (WHO) e l’International
Commission on Non-Ionizing Radiation Protection (ICNIRP) forniscono
raccomandazioni e linee guida per porre restrizioni all’intensità dei campi
1
Si veda il report del simposio internazionale “Electromagnetic fields and bone healing” Bologna,
11 giugno 1997
10
basandosi sugli “effetti termici”, con l’obiettivo che l’incremento di temperatura
dei tessuti non superi la capacità di termoregolazione dell’organismo
2
. Nel range
di frequenze compreso tra 100KHz e 10GHz, l’ICNIRP ed altre organizzazioni
ritengono che i danni termici ai tessuti sono legati a tassi di assorbimento, Specific
Adsorbtion Ratio (SAR), superiori a 4 W/Kg.
Si deve però notare che ciò non significa che le radiazioni a bassa intensità non
producano effetti biologici, ma tali effetti non è detto che debbano essere per forza
nocivi. Esiste quindi notevole differenza tra effetto biologico, definito come la
risposta del sistema biologico ad un eventuale stimolo esterno, e rischio per la
salute, definito come una azione esterna che intacca il completo stato di salute
fisica o psichica del soggetto.
1.2 La necessità di studi sugli effetti non termici delle radiazioni non-
ionizzanti
Negli ultimi anni la ricerca scientifica non è riuscita a tenere il passo con il rapido
sviluppo dell’utilizzo dei campi RF nel nostro ambiente e attualmente esistono
problematiche riguardanti gli effetti biologici non termici che necessitano di
spiegazione e di robusti modelli biofisici.
Le necessità di ricerca riguardano studi in vitro su cinetica cellulare, effetti sui
geni e catene di traduzione dei segnali, studi in vivo su potenziali effetti
carcinogenetici o genotossici e immunologici. Si necessita di ricerche sulle
possibili influenze sulle funzioni del sistema nervoso, sintesi di melatonina,
permeabilità della barriera emo-cerebrale (BBB). Occorrono inoltre studi
2
ICNIRP, “Guidelines for limiting exposure to time-varying electric, magnetic end
electromagnetic fields (up to 300GHz), Health Phys, 75(4):442; 1198
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epidemiologici sull’utilizzo di apparecchi RF, quali i telefoni cellulari, in
relazione con l’incidenza di patologie dal cancro fino a disturbi meno peculiari
quali mal di testa o disturbi del sonno
3
.
D’altra parte appare necessario l’approfondimento della caratterizzazione
elettromagnetica (conducibilità, permeabilità, ecc.) dei materiali biologici e lo
sviluppo di accurate tecniche di dosimetria e microdosimetria dell’intensità dei
campi nei suddetti tessuti. Alcuni progetti di ricerca attuali, quali RAMP2001,
prestano uno sguardo particolare verso i possibili effetti biologici a livello del
tessuto cerebrale dovuti ai sistemi di comunicazione mobile GSM o UMTS, aventi
bande centrate sui 900MHz o 1800MHz.
La comprensione fine dei meccanismi di interazione tra i campi elettromagnetici e
sistemi biologici potrà quindi aiutare la stesura di raccomandazioni che tengano
conto degli effetti biologici “non termici“, sempre nel caso la loro entità sia tale da
far ritenere ciò necessario.
1.3 Le basi biologiche per la creazione di un modello
Dal punto di vista della modellistica biofisica, la ricerca si avvale principalmente
di modelli parametrici di tipo classico o quantomeccanico. L’idea di base nella
costruzione di tali modelli è l’ipotesi generalmente accettata che il luogo di prima
generazione di bioeffetti dovuti a campi esogeni sia la membrana cellulare. In
effetti alcuni studi di colture in vitro hanno riportato che campi RF di bassa
intensità possono alterare proprietà strutturali e funzionali della membrana
cellulare e causare variazioni metaboliche nella stessa. Tali interazioni possono
3
M. H. Repacholi, “Low-level exposure to radiofrequency electromagnetic fields: health effects
and research needs”, Bioelectromagnetics 19:1-19; 1998
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essere considerate come un primo livello di interazione tra campi RF e cellule a
livello biochimico e come tali possono essere il soggetto per la creazione di un
modello biofisico.
Fig. 1 Schema per la realizzazione di un modello coerente per valutare i bioeffetti di campi in
radiofrequenza. A sinistra: scomposizione top-down del problema biofisico. A destra: interazione
dei modelli bottom-up.
La creazione di una teoria sui meccanismi di interazione tra i campi EM e
l’attività fisiologica del sistema nervoso deve considerare la complessa interazione
di vari modelli agenti a diverse scale dimensionali.
Come primo livello di modellizzazione si può considerare l’azione dei campi su
ioni e canali di membrana; i risultati ottenuti possono modificare i parametri di
modelli quali Hodgkin-Huxley sulla generazione del potenziale d’azione nelle
membrane cellulari. L’analisi può quindi vergere sul comportamento sinaptico,
poi su una rete di neuroni, fino ad un modello generale “di sistema”. Inoltre in una
visione di insieme le relazioni tra i vari modelli non saranno semplicemente “a
cascata” ma potranno comprendere reazioni di feedback come nel caso della forza
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metabolica (che verra in seguito discussa) la quale interagisce sulla cinetica dello
ione ligando ma si “genera” nel modello di membrana, intesa come effetto del
potenziale a cavallo della membrana stessa.
La membrana cellulare è formata da un doppio strato fosfolipidico nel quale sono
incorporate varie proteine che svolgono funzioni metaboliche, sono cioè recettori,
enzimi, canali di membrana. Due dei meccanismi tra quelli ritenuti essere i primi
mattoni dell’interazione tra i campi e il sistema sono la cinetica di adsorbimento di
uno ione nel sito recettore di una proteina e il trasporto di ioni attraverso i canali
di membrana. Entrambi i processi, specialmente il primo, sono oggetto di modelli
biofisici.
In molti processi metabolici l’adsorbimento di uno ione ligando nel sito recettore
di una proteina è il meccanismo chiave per l’avvio di una catena di eventi
biochimici, in quanto il cambiamento della conformazione spaziale della
macromolecola ne attiva le funzioni metaboliche.
The SK Channel
Fig.2 Rappresentazione schematica della struttura di un SK Channel all’interno della membrana
cellulare. Particolari della Calmodulina presente nel complesso e dei siti di legame del calcio.
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In particolare il modello che sarà poi oggetto della presente tesi sarà incentrato sui
canali del potassio a bassa conduttanza, SK channels. Questi canali, indipendenti
dal potenziale di membrana, vengono attivati da concentrazioni micromolari di
calcio intracellulare ed influenzano il periodo refrattario intercorrente tra due
potenziali d’azione nella membrana di un neurone.
La sensibilità al calcio è dovuta alla Calmodulina presente nel complesso. Questa
è una proteina formata da due unità globulari simili tra loro unite da una lunga
α− elica e possiede nei globi quattro siti di legame per il calcio chiamati, per le
loro caratteristiche ricorrenti anche in altre proteine, mani EF.
Fig 3 Confronto tra la conformazione spaziale della calmodulina in presenza (destra) ed in assenza
(sinistra) degli ioni calcio ligandi.
La Ca-Calmodulina è un complesso che stimola molti enzimi, pompe e altre
proteine bersaglio, regolando vari processi tra cui la sintesi ed il rilascio di
neurotrasmettitore nelle sinapsi. Le sue caratteristiche la rendono dunque un
ottimo soggetto per la creazione di un modello biofisico.
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Fig.4 Rappresentazione schematica di un sito sensibile al calcio della calmodulina (mano EF) nella
configurazione assunta prima (sinistra) e dopo (destra) l’adsorbimento di uno ione (Brookhaven
Protein Data Bank)
1.4 Generalità sui modelli parametrici
In letteratura esistono vari modelli fisico-matematici applicabili a sistemi ione
ligando - sito recettore sia di natura classica, Langevin – Lorentz (L-L), sia su
base quantistica, Zeeman – Stark (Z-S). Lo sviluppo della teoria su base
quantistica appare necessario dal momento che la scala dimensionale del sistema
può inficiare l’approccio puramente classico al problema.
Dal punto di vista classico lo ione ligando è una particella con massa e carica note
in moto in un mezzo complesso e sottoposta a svariate forze: l’interazione tramite
rumore termico e attrito viscoso con l’ambiente, una forza di attrazione endogena
da parte del sito proteico, un campo elettrico esogeno e la forza di Lorentz.
Si ottiene cosi la cosiddetta equazione di Langevin-Lorentz
)(t
dt
d
esoend
NvBvEE
v
+−×++= βγγγ
dove
M
Q
=γ è il rapporto tra carica e massa ionica,
end
E e
eso
E sono il campo
elettrico endogeno ed esogeno, B l’induzione magnetica, v la velocità dello ione,
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)(tN il rumore agente sul sistema (tipicamente considerato gaussiano, bianco e
scorrelato), β infine il coefficiente di attrito viscoso.
Una tipica ed importante ipotesi che viene fatta sempre in questi modelli riguarda
la natura idrofobica del sito di legame. Si considera cioè che il potenziale
endogeno del sito di legame sia abbastanza elevato da espellere le molecole
d’acqua, in modo tale da limitare gli effetti della forza di attrito viscoso. In
assenza dell’ipotesi di idrofobicità del sito il coeffecente sarebbe simile a quello
nel bulk (
14
10≈β Hz, relativo all’acqua) ed eccessivamente elevato. In effetti il
coefficiente di attrito viscoso è il parametro sul quale, data la difficoltà ad
effettuare una misura, esiste più fluttuazione nel modello; esso è comunque
attendibile nel range
40
1010 ÷≈β Hz.
Lo studio di questo sistema porta ad evidenziare fenomeni di risonanza in
corrispondenza di particolari frequenze, dette frequenze ciclotroniche, che
potrebbero variare la dinamica di adsorbimento dello ione ed essere causa di un
effetto biologico.
In generale l’analisi classica del microsistema biologico dovrebbe essere ritenuta
valida solo se può essere considerata una buona approssimazione
dell’interpretazione quantistica. In effetti data la natura di dimensioni atomiche
del sistema in oggetto, l’approccio quantomeccanico appare uno strumento più
fine nell’analisi di un problema per sua natura microscopico e intrinsecamente
aleatorio. Si deve però premettere che la stesura di un modello, anche quantistico,
del problema necessita di molte ipotesi semplificative, le quali possono rendere
discutibili i risultati forniti dallo stesso. La complessità dell’ambiente cellulare
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rende inoltre difficile ottenere evidenze sperimentali che avvalorino le tesi
suggerite dai modelli proposti.
Il modello parametrico quantomeccanico è descritto dall’equazione di evoluzione
del valore medio della matrice densità del sistema ione-proteina ed è l’argomento
centrale del presente lavoro.
In questo modello si considera schematicamente lo ione sottoposto ad una forza di
attrazione centrale di tipo coulombiano da parte del sito recettore. Questa è una
approssimazione criticabile, in quanto non tiene conto che il potenziale endogeno
è generato da una distribuzione spaziale di carica e non da una concentrazione
puntuale, ma concede un buon fitting con le misure di potenziale endogeno
sperimentali per distanze dal sito abbastanza grandi e permette una maggiore
semplicità nella trattazione del problema.
Nel modello si introduce inoltre una forza che rappresenta la presenza del
metabolismo basale della cellula e si identifica, per esempio, con i flussi ionici
generati dalle pompe attive nella cellula e dalla presenza del potenziale elettrico di
membrana.