8
Questo tipo di visuale alternativa deve essere rinforzata dall’applicazione
di politiche macroeconomiche solide, che devono generare le risorse che
lo sviluppo economico e sociale richiede. Le spese dissolute che ignorano
i vincoli di risorse e le necessità fiscali e monetarie possono paralizzare
un’economia e rovinarne i progressi sociali. Ma, dall’altra parte, anche
l’eccessiva rigidezza delle politiche economiche può avere terribili
conseguenze sui programmi sociali come la sanità e l’educazione. Questo
può anche insidiare lo stesso sistema finanziario. In questo senso le due
questioni sono le due facce della stessa moneta, la politica economica e la
politica sociale sono complementari, ognuna è incompleta senza l’altra.
Quindi, secondo il nuovo approccio della Banca Mondiale, il fine dello
sviluppo è la libertà dalla povertà e dalle deprivazioni sociali ed
economiche e la strategia da adottare è una combinazione di politiche
macroeconomiche e riforme sociali e strutturali che siano sostenibili a
lungo termine e che permettano una crescita equa.
Lo sviluppo è visto come un processo di espansione delle libertà reali di
cui la gente dispone e queste libertà sono allo stesso tempo i fini e i mezzi
del processo di sviluppo. Essi includono la libertà di partecipazione
all’economia, che implica il libero accesso al credito; la libertà di
espressione e di partecipazione politica; le opportunità sociali, compresi il
diritto all’educazione e il diritto alla sanità; le garanzie di trasparenza nelle
transazioni finanziarie ed economiche e la garanzia di avere una rete di
sicurezza sociale contro, ad esempio, la disoccupazione o le carestie.
Per sfruttare l’opportunità di sostenere un processo di sviluppo globale
che si è presentata con la fine della guerra fredda e il sorgere
dell’economia globalizzata, c’è bisogno di consolidare un pacchetto di
requisiti specifici che comprende governi onesti, sistemi legislativi e
regolatori efficienti e trasparenti, funzionari correttamente addestrati e
remunerati, un impegno vigoroso nel combattere la corruzione, un sistema
giudiziario imparziale ed efficace, e un sistema finanziario ben organizzato
e sorvegliato. Sono inoltre necessarie le infrastrutture fisiche, incluse
adeguate e affidabili fonti di energia, strade, trasporti e telecomunicazioni.
Bisogna proteggere l’ambiente naturale che include le foreste, l’aria,
l’acqua e le biodiversità, così come il patrimonio culturale che è fonte di
9
identità e orgoglio per tutti i popoli. Tutte queste necessità devono essere
affrontate con diversi tipi di strategie sovrapposte tra di loro, che si
occupino dello sviluppo sia delle aree rurali sia delle aree urbane, sia del
settore pubblico sia di quello privato.
La nuova architettura finanziaria che è sotto discussione deve tenere
conto di questo tipo di approccio che si vuole dare alle strategie di
sviluppo e, per quanto riguarda i paesi meno sviluppati e più poveri del
mondo, l’eliminazione del problema del debito estero è fondamentale
perché, oltre alla gravità del fatto che il servizio del debito estero sottrae
risorse necessarie per affrontare le spese di carattere sociale, rappresenta
un ostacolo alla creazione di un sistema finanziario adeguato e di
conseguenza ostacola anche la crescita economica.
Il debito estero è, per i paesi poveri, un problema che si trascina da oltre
vent’anni e, solo nel 1996 è partita l’iniziativa HIPC che ne prevede la
riduzione per alcuni dei paesi più poveri e più indebitati del mondo. Nelle
intenzioni dei fautori dell’iniziativa, essa dovrebbe essere sufficiente per
risolvere per sempre il problema del debito portando i paesi interessati in
una situazione nella quale il loro debito estero sia sostenibile, dalla quale
essi non dovrebbero più uscire.
Nonostante l’iniziativa HIPC rappresenti un comportamento encomiabile
da parte dei creditori, visti gli scarsi risultati ottenuti dai precedenti tentativi
di trovare una soluzione al problema del debito, essa non sembra certo
essere il passo decisivo per il raggiungimento degli obiettivi che oggi si
pone l’economia dello sviluppo.
Innanzitutto, si può criticare la base teorica sulla quale essa si fonda,
perché è incentrata sul raggiungimento di alcuni obbiettivi indicati da valori
soglia degli indicatori del debito, che dovrebbe essere sufficiente a
garantire una situazione di sostenibilità per ogni paese e per ogni periodo,
cosa molto difficile da dimostrare. Inoltre, il rallentamento dell’economia
globale avvenuto nel periodo 2000-2001 e che si protrae ancora oggi, ha
messo in dubbio anche i risultati concreti cui l’iniziativa HIPC avrebbe
dovuto portare.
Nel primo capitolo vengono presentate le caratteristiche economiche e
strutturali dei paesi meno sviluppati, in particolare quelle dei paesi
10
interessati dall’iniziativa HIPC, con lo scopo di evidenziare la necessità,
per questi paesi, di venire finanziati dall’esterno per intraprendere la
strada dello sviluppo.
Nel secondo capitolo vengono presentati quelli che sono gli obiettivi di
riduzione della povertà fissati dalla comunità internazionale, attraverso le
Nazioni Unite, e le politiche economiche che dovrebbero essere applicate
nei paesi poveri per poterli raggiungere.
Nel terzo capitolo vengono descritti gli effetti sull’economia provocati da un
alto indebitamento e la storia dei vari tentativi che sono stati fatti per
risolvere il problema del debito che è culminata con l’attuazione
dell’iniziativa HIPC.
Nel quarto capitolo si effettua un’analisi critica delle basi teoriche sulle
quali si fonda la struttura dell’iniziativa HIPC tenendo conto in particolare
delle modalità con cui si sono sviluppate la letteratura economica sul
debito e la sua misurazione statistica, che hanno influenzato la creazione
del sistema di riduzione del debito che costituisce l’iniziativa HIPC.
Infine, nel quinto capitolo, vengono presentati quelli che sono i risultati
raggiunti fino ad oggi dall’iniziativa HIPC alla luce dell’odierna situazione
economica globale che sembra rendere necessario un ripensamento della
gestione del problema del debito nei paesi poveri.
11
CAPITOLO 1 - I PAESI MENO SVILUPPATI
1.1 Classificazioni
Nel “Global Economic Prospect 2002” la Banca Mondiale classifica 63
paesi nel gruppo dei paesi a basso reddito inserendovi tutti quelli dove il
reddito pro capite annuo è inferiore a 756 dollari. La maggior parte di essi
si trova in Africa sub-sahariana (38 paesi), gli altri si trovano in Asia
orientale (8 paesi), in Asia meridionale (6 paesi), in Europa orientale e
Asia centrale (8 paesi), uno in Medio Oriente e due in America centrale.
PAESI A BASSO REDDITO
AFRICA SUB-
SAHARIANA
ASIA
ORIENTALE
ASIA
MERIDIONALE
EUROPA
ORIENTALE E
ASIA
CENTRALE
MEDIO
ORIENTE
AMERICA
CENTRALE
Angola
Benin
Burkina Faso
Burundi
Cameroon
Central African Rep.
Chad
Comoros
Congo, Rep.
Congo, Dem. Rep.
Costa D’Avorio
Eritrea
Etiopia
Gambia
Gahana
Guinea
Guinea-Bissau
Kenya
Lesotho
Liberia
Madagascar
Malawi
Mali
Mauritania
Mozambique
Niger
Nigeria
Rwanda
Sao Tomè and
Principe
Senegal
Sierra Leone
Somalia
Sudan
Tanzania
Togo
Uganda
Zambia
Zimbabwe
Cambogia
Indonesia
Korea, Dem. Rep.
Lao PDR
Mongolia
Myanmar
Solomon Islands
Vietnam
Afghanistan
Bangladesh
Bhutan
India
Nepal
Pakistan
Armenia
Azerbaijan
Georgia
Kyrgyz Republic
Moldavia
Tajikistan
Ucraina
Uzbekistan
Yemen Haiti
Nicaragua
TABELLA 1.1 Fonte: Global Economic Prospect 2002
12
Inoltre la Banca Mondiale effettua anche un altro tipo di classificazione in
base all’indebitamento estero di ogni paese e definisce tre diversi gruppi
tra i paesi low income, che sono: i paesi severamente indebitati (SILIC,
Severely Indebted Low Income Countries), dove il rapporto tra il valore
attuale del debito e il prodotto nazionale lordo è superiore all’80%, oppure
il rapporto tra valore attuale del debito e le esportazioni è superiore al
220%; i paesi moderatamente indebitati (MILIC, Moderately Indebted Low
Income Countries), dove i valori dei rapporti precedenti sono superiori
rispettivamente al 48 e al 132% e infine i paesi meno indebitati (LILIC,
Less Indebted Low Income Countries), dove questi valori sono inferiori.
Utilizzando tale criterio di classificazione, 34 dei 63 paesi low income sono
SILIC, 18 sono MILIC e solo 10 sono inclusi nel gruppo dei LILIC, mentre
un paese (l’Uzbekistan) non viene incluso in questa classificazione.
CLASSIFICAZIONE IN BASE ALL’INDEBITAMENTO E AL REDDITO
SILIC
MILIC
LILIC
NON CLASSIFICATI
Afghanistan
Angola
Benin
Burundi
Cameroon
Central African Rep.
Comoros
Congo, Rep.
Congo, Dem. Rep.
Costa D’Avorio
Etiopia
Guinea
Guinea-Bissau
Indonesia
Kyrgyz Republic
Lao PDR
Liberia
Madagascar
Malawi
Mali
Mauritania
Myanmar
Nicaragua
Niger
Nigeria
Pakistan
Rwanda
Sao Tomè and Principe
Sierra Leone
Somalia
Sudan
Tanzania
Uganda
Zambia
Armenia
Bangladesh
Burkina Faso
Cambogia
Chad
Gambia
Georgia
Ghana
Haiti
Kenya
Moldavia
Mongolia
Mozambique
Senegal
Togo
Turkmenistan
Vietnam
Yemen
Zimbabwe
Azerbaijan
Bhutan
Eritrea
India
Korea, Dem. Rep.
Lesotho
Nepal
Solomon Islands
Tajikistan
Ucraina
Uzbekistan
TABELLA 1.2 Fonte: Global Economic Prospect 2002
13
Il livello del reddito di un paese non coincide necessariamente con il suo
livello di sviluppo: infatti, le Nazioni Unite, utilizzando indicatori diversi oltre
al solo reddito, individuano una lista dei paesi meno sviluppati (LDC, Least
Developed Countries) diversa rispetto alla precedente. In questa lista sono
compresi 49 paesi: 31 paesi dell’Africa sub-sahariana, 8 paesi asiatici, 9
paesi insulari e un paese caraibico, Haiti, che, per comodità di esposizione
dei dati viene compreso nella classificazione tra gli LDC africani. Nella loro
totalità i paesi LDC contengono il 10,7% della popolazione mondiale, ma
hanno a disposizione solo lo 0,5% del PIL mondiale.
La definizione di questa categoria di paesi è stata introdotta nel 1971 dalle
Nazioni Unite, che hanno denominato “Least Developed Countries” una
categoria di Stati che soffrono di handicap strutturali nel loro processo di
sviluppo e che necessitano di un maggior grado di considerazione da
parte della comunità internazionale nel supporto dei loro sforzi per lo
sviluppo. In risposta alla debolezza socio-economica di questi paesi, le
Nazioni Unite concedono loro un trattamento speciale nell’allocazione
delle risorse destinate ai programmi di cooperazione. Lo studio delle
caratteristiche strutturali di questi paesi e dei loro problemi è importante
anche per comprendere la situazione dei paesi poveri altamente indebitati
che sono comunque, in molti casi, compresi anche nella stessa lista degli
LDC.
Per determinare la lista dei paesi LDC sono stati utilizzati tre criteri: un
criterio basato sul reddito pro-capite; un criterio sulla debolezza delle
risorse umane che è basato su indicatori dei livelli di nutrizione, salute,
educazione e alfabetizzazione; un criterio di vulnerabilità economica che è
basato su indicatori di instabilità della produzione agricola, instabilità delle
esportazioni di beni e servizi, importanza economica delle attività non
tradizionali, concentrazione merceologica delle esportazioni e l’handicap
economico dato dalla piccolezza di un’economia.
14
LEAST DEVELOPED COUNTRIES
LDC AFRICANI
LDC ASIATICI
LDC INSULARI
Angola
Benin
Burkina Faso
Central African Rep.
Chad
Burundi
Congo, Dem. Rep.
Djibouti
Eritrea
Etiopia
Gambia
Guinea
Guinea-Bissau
Guinea equatoriale
Haiti*
Lesotho
Liberia
Madagascar
Malawi
Mali
Mauritania
Mozambique
Niger
Rwanda
Senegal
Sierra Leone
Somalia
Sudan
Tanzania
Togo
Uganda
Zambia
Afghanistan
Bangladesh
Bhutan
Cambogia
Lao PDR
Myanmar
Nepal
Yemen
Cape Verde
Comoros
Kiribati
Maldives
Samoa
Sao Tomè and P.
Solomon Islands
Tuvalu
Vanuatu
TABELLA 1.3 Fonte: The Least Developed Countries Report 2000
Nel maggio 2001 si è svolta la terza conferenza delle Nazioni Unite sui
paesi LDC, nella quale è stato adottato un programma di azione. In tale
programma di azione si parla anche di debito estero e si ammette che
l’onere del debito nella maggioranza dei paesi LDC rappresenta un serio
ostacolo per la crescita economica e che il servizio del debito assorbe una
larga parte delle risorse che potrebbero essere destinate al settore
produttivo o alle spese sociali. La situazione è aggravata dagli effetti della
turbolenza finanziaria esterna, dalla volatilità dei guadagni da esportazioni
e dalla crescita dei prezzi dei beni essenziali di importazione. Le Nazioni
Unite ritengono cruciali la piena applicazione dell’iniziativa HIPC avanzata,
di tutte le altre misure di alleviamento del debito e l’assegnazione di aiuti
ufficiali allo sviluppo che non facciano ricadere questi paesi negli arretrati.
15
La lista dei paesi che sono stati compresi nell’iniziativa HIPC promossa
dalla Banca Mondiale e dal Fondo Monetario Internazionale per la
riduzione del loro debito estero comprende 42 paesi a basso reddito e
pesantemente indebitati. Quello che è importante notare è che quasi tutti i
paesi HIPC sono anche paesi LDC e quindi i problemi che queste
categorie di paesi devono affrontare sono molto simili.
PAESI INTERESSATI DALL’INIZIATIVA HIPC
HIPC AFRICANI
HIPC ASIATICI
HIPC
LATINOAMERICANI
HIPC
MEDIOORIENTALI
Angola
Benin
Burkina Faso
Burundi
Cameroon
Central African Rep.
Chad
Comoros
Congo, Rep.
Congo, Dem. Rep.
Costa D’Avorio
Etiopia
Gambia
Gahana
Guinea
Guinea-Bissau
Kenya
Liberia
Madagascar
Malawi
Mali
Mauritania
Mozambique
Niger
Rwanda
Sao Tomè and Principe
Senegal
Sierra Leone
Somalia
Sudan
Tanzania
Togo
Uganda
Zambia
Lao PDR
Myanmar
Vietnam
Bolivia
Guyana
Honduras
Nicaragua
Yemen
TABELLA 1.4 Fonte: Global Development Finance 2002
Ai paesi LDC, così come ai paesi HIPC, viene richiesto di condurre
politiche che contribuiscano effettivamente alla riduzione della povertà e
che promuovano una più veloce crescita economica includendo riforme
fiscali, introduzione di piani a medio termine, aggiustamenti strutturali,
crescita più veloce delle esportazioni e aumento di investimenti, capacità
16
produttiva, occupazione e produttività, risparmi e competitività
internazionale. Secondo il programma delle Nazioni Unite, i paesi meno
sviluppati devono usare le risorse liberate dal soccorso sul debito così
come le altre fonti di risorse finanziarie per lo sviluppo, in modo da tenere
pienamente conto degli interessi dei poveri e così promuovere la crescita
di lungo termine e l’integrazione benefica nell’economia globale. Inoltre si
chiede ai paesi creditori il più ampio impegno possibile nella riduzione del
debito e nella messa a disposizione di risorse finanziarie.
1.2 Caratteristiche dei paesi meno sviluppati
Nonostante le importanti differenze esistenti tra i vari paesi in termini di
grandezza e di disponibilità di risorse, essi condividono molte importanti
caratteristiche che possono essere attribuite in buona parte anche agli altri
paesi a basso reddito che non sono inclusi nella lista. Queste includono il
basso livello del reddito pro-capite, il sottosviluppo delle strutture
produttive, un basso grado di industrializzazione e di sviluppo del capitale
umano, un alto livello di concentrazione delle esportazioni e un alto livello
di vulnerabilità agli shock esterni.
Il reddito pro-capite medio nei paesi LDC è solo un quarto rispetto a quello
degli altri paesi in via di sviluppo; infatti, nei paesi africani e asiatici dove
vive la maggioranza della popolazione dei paesi meno sviluppati il reddito
pro-capite è appena al di sopra del 20% del livello medio degli altri paesi
in via di sviluppo. La maggioranza della popolazione che vive nei paesi
meno sviluppati ha un reddito ai livelli di sussistenza, negli LDC il 44%
della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà di un dollaro al
giorno, il 75% al di sotto di quella di due dollari al giorno. I livelli
estremamente bassi del reddito pro-capite in questi paesi sono il riflesso
diretto delle strutture sottosviluppate di queste economie e della scarsità
dei loro stock di capitale.
In media più dei due terzi della popolazione e della forza lavoro vive in
ambiente rurale e lavora nel settore agricolo e la quota dell’agricoltura sul
prodotto interno lordo è più che doppia rispetto a quella degli altri paesi in
via di sviluppo. Il basso livello di industrializzazione è riflesso anche dai
17
livelli estremamente bassi nel consumo di fonti energetiche moderne
basate sugli idrocarburi; il consumo pro-capite di carbone, petrolio, gas ed
elettricità è in media appena un decimo del livello prevalente nei paesi in
via di sviluppo nel loro complesso.
Il sottosviluppo della struttura produttiva delle economie LDC è riflessa
anche nella composizione delle loro esportazioni, che sono composte per
circa il 70% da materie prime, una quota che è più del doppio rispetto a
quella di tutti i paesi in via di sviluppo. L’indice di concentrazione delle
esportazioni è molto alto e sta ad indicare una forte dipendenza delle
entrate da esportazioni da un singolo prodotto o da un piccolo paniere di
prodotti, che sono per la maggior parte materie prime agricole o minerali.
Negli anni tra il 1980 e il 1997 c’è stato un declino delle materie prime
come quota delle esportazioni, ma esso è dovuto più alla caduta del loro
valore che all’aumento delle esportazioni di altri prodotti non primari.
Anche la crescita e la struttura della popolazione sono una caratteristica
distintiva degli LDC rispetto agli altri paesi in via di sviluppo, infatti la
crescita della popolazione è in media più alta di un punto percentuale e,
mentre gli altri paesi in via di sviluppo hanno completato la loro fase di
transizione e hanno visto rapidamente scendere il loro tasso di crescita
della popolazione negli ultimi decenni, nei paesi LDC c’è stata
un’accelerazione che ha svariate implicazioni, in particolare, nella
necessità di provvedere all’istruzione di base, alla sanità e agli altri bisogni
di base.
I paesi meno sviluppati si trovano sostanzialmente indietro rispetto agli
altri paesi in via di sviluppo negli indicatori sanitari come la mortalità
infantile e l’aspettativa di vita; inoltre c’è una grossa differenza nella
possibilità di provvedere alle cure sanitarie, che si può vedere dal numero
di medici e di posti letto negli ospedali.
La stessa situazione di arretratezza si riscontra nel campo dell’istruzione e
negli altri aspetti dello sviluppo del capitale umano. Sia il tasso di
alfabetizzazione degli adulti che il tasso di iscrizione alle scuole di tutti i
livelli si trovano molto al di sotto negli LDC rispetto agli altri paesi in via di
sviluppo. Gli indicatori sull’istruzione suggeriscono che i paesi LDC stanno
perdendo terreno per quanto riguarda la formazione del capitale umano e,
18
considerando che la vasta maggioranza della popolazione vive in zone
rurali o è appena emigrata nel settore urbano e tenendo conto della
regressione economica subita da molti LDC negli ultimi due decenni, il gap
tra questi paesi e gli altri paesi in via di sviluppo in termini di stock di
capitale umano è molto più ampio di quello suggerito dai dati sul settore
dell’istruzione.
Un’altra caratteristica che contraddistingue i paesi meno sviluppati è la
loro eccessiva debolezza nelle infrastrutture fisiche di base, che può
essere esemplificata dalla scarsità di strutture per le telecomunicazioni e
per i trasporti. Per esempio, il numero di linee telefoniche ogni mille
persone negli LDC è circa quattro, cioè circa un quindicesimo della media
per gli altri paesi in via di sviluppo; la considerevole disparità nello
sviluppo delle infrastrutture per le telecomunicazioni può portare ad una
crescente marginalizzazione degli LDC rispetto all’economia globale, vista
la crescente importanza dell’informazione e delle tecnologie delle
telecomunicazioni in tutte le sfere dell’attività economica.
Una situazione simile esiste nello sviluppo delle infrastrutture per i
trasporti, soprattutto per quanto riguarda i paesi poveri africani. Gli LDC
hanno reti stradali e ferroviarie poco sviluppate e inoltre molti di essi sono
paesi chiusi, senza sbocchi sul mare, dipendenti da tragitti di lunga
percorrenza spesso attraverso paesi confinanti con lo stesso tipo di
problemi, che sono spesso impraticabili a causa di chiusure dovute a
fattori di instabilità politica. Gli LDC insulari affrontano, ovviamente,
problemi ancora più grossi per quanto riguarda i trasporti dovuti alla loro
piccolezza e alla lontananza rispetto a qualsiasi altra economia.
La debolezza nelle infrastrutture riduce la competitività internazionale,
aumenta l’instabilità delle esportazioni, porta alla frammentazione del
mercato interno e, inoltre, impone costi di trasporto proibitivi a larghi
segmenti delle popolazioni rurali, un problema che è particolarmente acuto
nell’Africa sub-sahariana.
19
INDICATORI ECONOMICI E SOCIALI DEGLI “LDC”
INDICATORI ANNO/PERIODO PAESI LDC ALTRI PVS
PIL pro-capite (PPP) 1997 1343 4598
Quota della forza lavoro in agricoltura (%) 1990 75 32
Quota dell’agricoltura sul PIL (%) 1997 34 17
Quota delle materie prime sulle
esportazioni (%)
1980
1997
86.3
68.9
79.6
31.9
Indice di concentrazione delle
esportazioni
1997 0.553 0.378
Consumo di energia (kg carbone eq.) 1996 69 898
Tasso di crescita della popolazione 1990-1997 2.6 1.7
Tasso di mortalità ai cinque anni di vita
(per 1000 nati vivi)
1997 108 65
Aspettativa di vita 1990-1995 49 62
Letti di ospedale (per 1000 persone) 1990 1.1 4.8
Medici (per 1000 persone) 1990 0.1 1.6
Tasso di alfabetizzazione (over 15) 1995 48.9 81.4
Tasso di iscrizione alla scuola primaria 1995 72.0 100.0
Tasso di iscrizione alla scuola
secondaria
1995 16.0 65.0
Tasso di iscrizione alla scuola terziaria 1995 1.6 17.7
Linee telefoniche (per 1000 persone) 1998 4.0 58.0
TABELLA 1.5 Fonte: The Least Developed Countries Report 2000
I bassi livelli di reddito, le strutture economiche sottosviluppate e la
scarsità delle infrastrutture rendono un paese altamente vulnerabile agli
shock esterni risultanti da cause naturali ed a quelli derivanti dalle
fluttuazioni dell’economia mondiale.
I paesi LDC sono stati colpiti da numerosi disastri naturali come cicloni,
alluvioni e terremoti e, diversamente da quello che accade negli altri paesi,
in essi, a causa della loro vulnerabilità economica, questi eventi hanno
conseguenze sociali ed economiche più profonde e più persistenti. Inoltre i
disastri naturali possono togliere somme sproporzionatamente alte di
risorse pubbliche dagli investimenti essenziali per lo sviluppo,
danneggiando profondamente le prospettive di crescita economica di
lungo periodo. Un altro esempio di vulnerabilità delle economie più povere
del mondo agli shock naturali è la rapidità di diffusione delle malattie
contagiose alle quali sono sottoposte. Naturalmente l’esempio principale è
la diffusione dell’AIDS nei paesi dell’Africa sub-sahariana.
Nei paesi con le caratteristiche di cui si è discusso sopra, il grado di
vulnerabilità rispetto agli shock esogeni derivanti da fluttuazioni delle
entrate da esportazioni è molto alto, sia per quanto riguarda gli shock di
offerta, sia per gli shock di domanda esterna e di prezzo. Innanzi tutto, a
causa della loro alta specializzazione nelle esportazioni, queste economie
20
sono soggette a una instabilità molto acuta delle entrate da esportazioni,
vista anche la mancanza di flessibilità nelle loro strutture produttive.
Inoltre, quando gli shock hanno anche effetti sul tasso di cambio,
colpiscono spesso direttamente la principale fonte di entrate dei governi,
che consiste proprio nelle entrate da esportazioni e, in assenza di
finanziamenti esteri compensatori, ne debilita seriamente il ruolo di
possibile guida per lo sviluppo.
Con livelli di consumo privato vicini alla sussistenza e con poche risorse
finanziarie disponibili, le economie dei paesi meno sviluppati non sono in
grado di fronteggiare gli shock esterni avversi, se non hanno accesso a
finanziamenti dall’esterno. Senza questa possibilità le tensioni provocate
dagli shock causano inevitabilmente instabilità crescenti, come la crescita
della pressione inflazionistica, l’aumento dei deficit di bilancio, il
razionamento del tasso di cambio con la conseguente nascita del mercato
parallelo dei cambi e infine la contrazione del commercio con l’estero.
Oltre alla sola disponibilità di risorse finanziarie esterne, sono importanti
anche i tempi in cui esse diventano disponibili e i meccanismi di accesso e
di controllo su tali risorse sono elementi cruciali nella gestione di queste
instabilità.
1.3 Caratteristiche dei paesi HIPC
La popolazione che vive nei paesi coinvolti nell’iniziativa HIPC ammonta a
circa 615 milioni di persone pari a circa il 10% della popolazione mondiale,
mentre il prodotto nazionale lordo dei paesi HIPC è di circa 170 miliardi di
dollari pari a circa lo 0.5% del prodotto interno lordo mondiale. I redditi
pro-capite più bassi si riscontrano soprattutto nei paesi dell’Africa sub-
sahariana.