Capitolo 1 – Introduzione
comuni del mondo finanziario tradizionale a cui si aggiunto la lettera e quasi per sottolineare un nuovo
“modo di fare”, un nuovo mondo: il mondo della New Economy.
Questi termini, a loro volta possono essere riassunti da una sola parola: eFinance. Si può quindi
ipoteticamente tracciare un sorta di eLine per distinguere i due mondi. Al di qua dell’eLine abbiamo
tipi di business tradizionali, tipici dell’era industriale, in cui prevalgono i capitali, gli apporti “fisici” e
i processi (lenti e privi di flessibilità) e dove i prodotti sono proposti con modalità di tipo push.
E’ facile rispondere di sì alla domanda se l’ICT ha cambiato il settore bancario, ma come lo sviluppo
dell’ICT ha cambiato la struttura di una banca ed il modo di fare banca? Ed in particolare questo
cambiamento ha modificato l’interfaccia verso l’utente, tramite l’accesso ai diversi canali oppure si
tratta di una trasformazione più in profondità, che cambia radicalmente la struttura, ovvero, il business
model della banca stessa?
Inoltre andrò ad indagare come si suddivide la spesa in IT all’interno della banca con lo scopo ultimo
di capire se questa “informatizzazione” della banca ha permesso o meno di aumentare la produttività
del lavoro, rendendo più efficiente la gestione delle risorse. E soprattutto proverò a sfatare il mito
ricorrente delle macchine che sostituiscono l’uomo.
1.1.2 Le Banche e l’eCommerce
L’ultimo decennio è stato caratterizzato da un’intensa espansione delle reti territoriali bancarie alla
quale è seguita una importante fase di razionalizzazione e consolidamento delle strutture distributive.
Sempre di più si sono affiancati ( e poco integrati) i nuovi canali a quelli tradizionali. L’obiettivo è
stato quello di raggiungere in modo più efficiente ed efficace la clientela, servendo al meglio segmenti
di maggiore potenziale attraverso l’utilizzo di soluzioni generalmente time saving e tecnologicamente
avanzate.
Nel mercato bancario italiano molte banche si sono mosse nel tentativo di ricercare nuove fonti di
ricavo, oltre che non perdere la clientela esistente. Il paradigma che terrorizza ogni banca e che ne ha
spinto la riorganizzazione ed il ricorso ai canali virtuali è quello dell’80/20: l’80% dei ricavi proviene
dal 20% dei clienti (e viceversa l’80% dei clienti produce il 20% dei ricavi), proprio quei clienti che le
ricerche di mercato indicavano come i più pronti per l’uso di canali virtuali.
Le iniziative legate al commercio elettronico (eCommerce) e le nuove tecnologie di distribuzione,
potrebbe rappresentare due delle variabili chiave nello sviluppo delle strategie Internet per gli
operatori finanziari nei prossimi anni: in particolare le soluzioni eCommerce nel B2B, un mercato che
si prevede avrà una crescita esponenziale nei prossimi anni, in diretta risposta alle esigenze sollevate
dalle aziende.
Capitolo 1 – Introduzione
La domanda che mi voglio porre è questa: il futuro delle banche sarà quello di fare attività di
Intermediazione finanziaria, oppure dovrò aspettarmi che essa sia solo una attività fra le tante della
banca? In particolare cosa è il No-Bank?
1.1.3 Piccole Banche e Piccole Imprese
Le banche locali hanno avuto un ruolo quasi esclusivamente passivo nel processo di ristrutturazione
del sistema bancario italiano. A causa della concentrazione nel sistema italiano, per molte di esse è
rimasto in vita solamente il marchio quale puro simbolo evocativo, ritenuto ancora utile nella gestione
delle relazioni di clientela. Il fenomeno ha riguardato massicciamente il mondo del credito popolare e
cooperativo (nonostante la teorica non scalabità di questa tipologia di aziende).
Sempre più queste banche sono destinate veder venir meno del loro vantaggio informativo derivato dal
fatto di essere maggiormente presente sul territorio, a causa dello sviluppo delle nuove tecnologie, che
accorciano le distanze fra cliente e banca. Inoltre non hanno la possibilità di effettuare grossi
investimenti in infrastrutture tecnologiche, in parte a causa dei fondi scarsi a disposizione ed in parte
perché troppo piccole per aspirare ad economie di scala.
Qual futuro ci sarà dunque per queste piccole banche che coprono capillarmente tutto il territorio?
La difficoltà principale di questo lavoro è stata quella di trovare delle fonti consistenti. Mi spiego: Tra
il 2000 e il 2001 sono stati pubblicati in poco tempo un numero impressionante di volumi ed articoli
sulle varie opportunità eBusiness per le banche. Ognuno di essi conteneva una “ricetta” per creare e
modellare il business delle istituzioni finanziarie. Scrivere una tesi nel 2002, al contrario, non permette
di raccontare allo stesso modo i diversi fallimenti occorsi. Se prima il fiorire della lettura era la
risposta ad una sete di conoscenza che Internet aveva scatenato, ora la pochezza di conoscenza è
dovuta al timore ed allo scotto che i grandi investimenti passati hanno subito.
Nella ricerca delle fonti sono partito con la lettura di alcune monografie sull’Internet Banking, in
modo da affrontare la tematica, conoscere le opportunità e rischi del nuovo ambiente competitivo.
Inseguito ho corredato il lavoro accostando una serie di articoli, in modo di poter analizzare le diverse
opinioni degli autori, e analizzare più in profondità le problematiche dell’argomento.
Nella redazione del capitolo 6 ho potuto testare sul campo le conoscenze e i modelli letti, analizzando i
principali players italiani. Questo capitolo ha preso spunto da un lavoro da me svolto in IDC, dal titolo
“Fotografia delle Attività di eBusiness ed IT strategies dei maggiori gruppi bancari italiani”. Il lavoro
Capitolo 1 – Introduzione
andava ad analizzare dal punto di vista strategico e tecnologico le iniziative eBusiness di UniCredito,
Intesa BCI, SanPaolo IMI, Monte dei Paschi di Siena, ABN Amro, Citigroup. Quindi alcune delle
affermazioni da me fatte, sono frutto di una esperienza di ricerca più ampia di quella riportata nel
Capitolo 6. In particolare ho cercato di capire, una volta analizzate alcune tematiche specifiche, se
quali elementi distinguono un operatore dall’altro, sia a livello macro (sistema bancario statunitense e
quello europeo e/o italiano), sia a livello micro, riportando l’esperienza diretta di due players italiani:
UniCredito ed Intesa BCI. Lo scopo ultimo sarà quello di scoprire se ci sono degli elementi nel
business model che possono spiegare il differenziale di successo tra le varie categorie di operatori.
Capitolo 2
Trasformazione del Sistema
Bancario: impatto dell’Information
and Communication Technology
2.1 Introduzione
Le nuove tecnologie stanno cambiando il modo di funzionare della società e suoi vari componenti: dal
singolo individuo alle multinazionali.
Si è di fronte a un vero e proprio cambio di paradigma non di tipo verticale, cioè riguardante un
singolo settore, ma di tipo trasversale. E se nel primo caso è fondamentale saltare sul treno della nuova
tecnologia, pena la scomparsa dal mercato, questo è ancora più evidente e inevitabile (una politica di
pura resistenza sarebbe molto rischiosa) nel caso di un nuovo paradigma trasversale; ed è quello che
sta succedendo in questi anni.
Inizialmente sembrava che la tecnologia dei computer fosse solo un supporto al modo di vivere e
lavorare delle società industriali, invece che un fattore di cambiamento. Infatti nelle fabbriche i
computer venivano usati solo per velocizzare l’automazione e, negli uffici, per eliminare le grandi
quantità di documenti cartacei.
Per molti anni, quindi, si è pensato che la tecnologia fosse solo un utile strumento a supporto del
lavoro tradizionale, non capendo invece che rappresentava una grande opportunità di espansione.
Secondo Vigorelli (2002)
1
, in questa rivoluzione sono coinvolti anche gli istituti di credito i quali,
avendo vissuto (soprattutto quelli italiani) un lungo periodo di forte stabilità, fatto di elevati profitti e
scarsa concorrenza grazie alla presenza di barriere all’entrata che hanno creato una sorta di oligopolio,
si trovano di fronte a un nuovo mondo: altamente concorrenziale, dinamico, flessibile, customer
1
Vigorelli G. (2002), “Colloqui di Sadiba 2002”, Associazione per lo Sviluppo degli Studi di Banca e di Borsa, Perugia, 16
Marzo, http://www.assbb.it/cmi/2002.pdf
Capitolo 2 – Trasformazione del Sistema Bancario: impatto dell’ICT
oriented. Non ci si deve quindi stupire che in tale situazione le banche si possano trovare spiazzate, ma
il tempo per recuperare è poco ed è proprio in questi anni se non addirittura mesi che bisogna
pianificare le strategie che ne decideranno il futuro.
La causa di questo vero e proprio sconvolgimento può essere riassunta in una lettera: e, cioè
electronic.
Casati (2001)
2
, propone un modo molto semplice per verificare l’impatto delle nuove tecnologie, nel
nostro caso nel mondo bancario, è vedere il gran numero di parole che sono sorte e che sono precedute
dal prefisso e: eBanking, eCommerce, eTrade, eBusiness. Anzi, più che parole nuove sono stati
utilizzati termini comuni del mondo finanziario tradizionale a cui si aggiunto la lettera e quasi per
sottolineare un nuovo “modo di fare”, un nuovo mondo: il mondo della New Economy.
Questi termini, a loro volta possono essere riassunti da una sola parola: eFinance. Si può quindi
ipoteticamente tracciare un sorta di e-line per distinguere i due mondi. Al di qua dell’e-line abbiamo
tipi di business tradizionali, tipici dell’era industriale, in cui prevalgono i capitali, gli apporti “fisici” e
i processi (lenti e privi di flessibilità) e dove i prodotti sono proposti con modalità di tipo push.
Oltre l’e-line invece abbiamo i business costituiti dalla rete telematica, caratterizzati da
un’innovazione accentuata, dalla rapidità e flessibilità dei processi. Inoltre per la banca perdere o
acquisire clienti è più veloce che in passato, i prodotti sono proposti con modalità di tipo pull, e il
settore commerciale aumenta la sua importanza nella struttura organizzativa.
In questo nuovo modo di operare, quindi, il cliente è al centro della banca e viene costantemente
seguito da politiche di Customer Relationship Marketing (da qui CRM). E’ a questo nuovo orizzonte
che le banche oggi devono guardare. Naturalmente il passaggio dal vecchio al nuovo non avviene mai
improvvisamente, anzi la politica dei piccoli ma continui passi in avanti, come spesso avviene, è la
migliore (vedremo infatti che le banche totalmente virtuali sono molto poche).
Quindi l’importante è innanzitutto capire le caratteristiche di questo nuovo mondo finanziario e, di
conseguenza, definire le politiche e le strategie per adattare la struttura della banca nel suo complesso,
facendo però attenzione a non vedere questi cambiamenti come una moda del momento ma come le
fondamenta su cui costruire la banca del futuro.
In questo capitolo andrò ad analizzare quali sono stati i fattori che hanno contribuito al cambiamento
del sistema bancario (paragrafo 2), quali siano state le caratteristiche della tecnologia informatica nelle
banche in passato e di delineare un possibile modello (limitato ai sistemi informativi) in grado di
interpretare le linee evolutive recenti (paragrafo 3). In conclusione descriverò nel paragrafo 4 come
Internet ha cambiato sia i consumatori che i business model delle banche stesse (paragrafo 5) mentre
nel paragrafo 6 quale scenario futuro si prospetta per il settore bancario.
2
Casati M. (2001), “L'e-banking in Italia e in alcune esperienze europee”, Tesi di laurea discussa nell’A.A. 2000/2001 presso
l’Università Cattolica di Milano, http://tesionline.corriere.it/default/tesi.asp?idt=4768
Capitolo 2 – Trasformazione del Sistema Bancario: impatto dell’ICT
2.2 La cause del cambiamento
Fino a non molti anni fa il settore bancario era visto come una specie di isola felice: pochi concorrenti,
alta redditività, clientela poco matura e poco istruita in campo finanziario. Queste caratteristiche,
presenti in tutta Europa ma soprattutto in Italia, se da un lato sono state un vantaggio, dall’altro sono
state un forte freno alla ricerca di efficienza, innovazione, differenziazione. Inoltre le performance
finanziarie sono dipese per gran parte da un unico segmento di attività: l’intermediazione creditizia.
Secondo Bracchi, Francalanci, Giorgino (2000)
3
, tale situazione è cominciata a mutare a partire dagli
anni ’80, a causa:
™ dell’evoluzione dei mercati dei capitali;
™ di una crescente integrazione finanziaria e monetaria a livello europeo;
™ dell’evoluzione della domanda e di una conseguente richiesta di strumenti innovativi;
™ della liberalizzazione dei movimenti di capitale che ha portato alla nascita del Mercato Unico
Europeo;
™ dell’adeguamento agli accordi internazionali (Direttive CEE).
Le banche sono quindi state costrette a ricercare soluzioni organizzative più efficienti, ad ampliare ed
innovare la gamma di prodotti e servizi offerti, a sfruttare maggiormente le economie di scala e ad
utilizzare in modo più massiccio la tecnologia. Possiamo raggruppare queste cause del cambiamento
in tre fattori:
™ normativo-istituzionali;
™ economico-finanziari (aumento della concorrenza)
™ tecnologici, e soprattutto Internet
4
;
2.2.1 Fattori normativo-istituzionali
A seguito della costituzione dell’Unione Europea i paesi membri hanno gradualmente attuato un
processo di armonizzazione delle varie regolamentazioni allo scopo di raggiungere l’integrazione
finanziaria. Secondo Mottura e Forestieri (2000)
5
, gli interventi legislativi hanno avuto due direzioni:
1. riduzioni delle barriere all’entrata;
2. despecializzazione.
Per quanto riguarda il primo punto, con il recepimento nel 1985 della Prima Direttiva Comunitaria è
stata stabilita la libertà d’accesso all’attività bancaria, subordinata però dalla presenza di requisiti
3
Bracchi G., Francalanci C., Giorgino M. (2000), Internet banking, Egea, Milano
4
Divisione ripresa sia da Bracchi G., Francalanci C., Giorgino M. (2000), Internet banking, Egea, Milano, che da Aansen
K., Melin A., Pockross S., Rosario E. (2001), “Growing Together, Growing Apart. The Internet’s Impact on the Retail
Banking Industry”, http://www.ranjaygulati.com/teaching/tv2001/GROWING.pdf
Capitolo 2 – Trasformazione del Sistema Bancario: impatto dell’ICT
oggettivi riguardanti il capitale minimo e ai requisiti di onorabilità e professionalità di amministratori e
dirigenti. Questi principi sono andati a sostituire le precedenti modalità di accesso di tipo discrezionali
e restrittive, in quanto basate sul cosiddetto bisogno economico del mercato, e che affidavano alla
Banca d’Italia un ruolo normativo oltre che di vigilanza
6
.
Un altro elemento che ha favorito l’abbattimento delle barriere all’entrata nel mercato bancario, a
vantaggio della concorrenza, è stata la liberalizzazione dell’apertura degli sportelli, anch’essa
precedentemente affidata all’autorizzazione della Banca d’Italia.
Riguardo, invece, la despecializzazione, che in Italia è stata più lunga e problematica da raggiungere
rispetto agli altri paesi europei, essa può essere vista sotto due aspetti:
™ despecializzazione funzionale: partendo dagli anni ’70 in poi si è andata progressivamente
attenuando la distinzione degli interventi tipici di ciascuna categoria di aziende di credito. Per
gli istituti di credito speciale, invece, la specializzazione funzionale si è attenuata solo dopo la
legge Amato-Carli.
™ despecializzazione temporale: parallelamente al processo di despecializzazione funzionale si è
andato manifestando anche un processo di despecializzazione temporale, perché si è
progressivamente attenuata la specializzazione per quanto riguarda il credito a breve e a
medio-lungo, nettamente separata dalla legge del ’36. Di conseguenza la raccolta a breve non
si concilia solo con l’attività di impiego con pari scadenza, così come l’erogazione del credito
a medio-lungo termine non è più appannaggio esclusivo degli istituti con raccolta a medio-
lungo termine.
Secondo Onado (1996)
7
, è stato solo con il recepimento della Direttiva CEE 15.12.1989 n.646, e con il
successivo Testo Unico bancario del 1993 che si è giunti alla definitiva scomparsa della
specializzazione nelle sue varie forme, determinando una situazione di piena concorrenza tra le
banche. Un altro obiettivo di questa direttiva è il mutuo riconoscimento delle aziende bancarie e delle
loro attività tra i paesi comunitari. In Italia è stata recepita dal decreto legge 481/1992 che ha
rappresentato una vera e propria svolta rispetto la legislazione precedente, divenendo, sempre secondo
Onado (1996), l’ossatura portante del futuro Testo Unico. E’ infatti stato introdotto nel nostro
ordinamento il modello di banca universale in grado di offrire un’ampia gamma diversificata di
prodotti e servizi che in passato potevano essere offerti solo attraverso un’azione di gruppo. I due
principi fondamentali della Seconda Direttiva comunitaria sono:
™ Il mutuo riconoscimento: ogni ente creditizio con sede legale in uno dei paesi comunitari può
operare in qualsiasi altro paese membro, sulla base delle disposizioni vigenti nel suo paese di
origine.
5
Forestieri G., Mottura P. (2000), Il Sistema Finanziario, EGEA, Milano, II edizione
6
Gandolfi G. (2000), “L’evoluzione della raccolta bancaria diretta in Italia”, in “Banche e Banchieri”, Luglio-Agosto
7
Onado M. (1996), La banca come impresa, il Mulino, Bologna
Capitolo 2 – Trasformazione del Sistema Bancario: impatto dell’ICT
™ Il controllo del paese di origine: ogni ente creditizio che opera in un paese membro diverso da
quello dove ha sede legale, è sottoposto al controllo delle autorità di vigilanza del paese di
origine.
Si è quindi voluto attuare un processo di liberalizzazione e despecializzazione dell’attività delle
banche, coerente con le politiche economiche dell’Unione Europea, volte a favorire la costituzione di
un mercato unico finanziario in cui fossero le forze di mercato a regolare la competizione. Questo
processo di riforma del quadro normativo è poi proseguito nel 1994 con l’entrata in vigore del Testo
Unico, consentendo alle banche italiane di operare con le altre banche europee su un livello di parità
concorrenziale, attraverso un’opera di semplificazione, riordino, razionalizzazione e armonizzazione
della normativa precedente. Il Testo Unico delle leggi in materia bancaria e creditizia è cioè
un’aggregazione organica e sistematica di tutti i provvedimenti legislativi che negli anni precedenti
erano stati emanati per l’adattamento normativo alla mutata realtà bancaria e creditizia. Oltre al
recepimento del principio del mutuo riconoscimento contiene:
™ norme che disciplinano il gruppo bancario;
™ l’individuazione di tutti i soggetti che possono operare nel settore finanziario e i loro requisiti;
™ norme sulla trasparenza delle condizioni contrattuali;
™ la normativa relativa al credito al consumo;
™ norme riguardanti la vigilanza sulle banche.
Da sottolineare che l’art. 10, riferendosi all’attività bancaria, recita: “Le banche esercitano, oltre
all’attività bancaria, ogni altra attività finanziaria, secondo la disciplina propria di ciascuna, nonché
attività connesse o strumentali”. Viene cioè ulteriormente ribadito il concetto di despecializzazione.
Un ultimo intervento normativo che ha favorito l’ampliamento dell’attività delle banche è stato il
decreto legge n. 415 del 23/07/1996 detto Eurosim. Questo, infatti, consente alle banche di negoziare
direttamente sui mercati mobiliari, evitando di ricorrere a società controllate. Secondo Bracchi,
Francalanci, Giorgino (2000) si può quindi comprendere come, con questi provvedimenti legislativi,
sia radicalmente mutata la filosofia di fondo del legislatore: dall’indicare minuziosamente cosa si
poteva e cosa non si poteva fare, si è passati a una legislazione più liberista che consente alle banche di
svolgere tutte le attività non esplicitamente vietate.
Questa deregolamentazione del sistema bancario ha dato avvio ad un importante processo di
concentrazione, stimolato dalla Banca d’Italia, per creare delle strutture di dimensioni tale da poter
operare sui mercati europei a parità dei concorrenti, e contrastare una possibile invasione di
intermediari stranieri nel mercato italiano.
Capitolo 2 – Trasformazione del Sistema Bancario: impatto dell’ICT
Banca d’Italia (2002)
8
ci indica come da fine 1995 al 2001, il numero di banche in Italia si è ridotto di
140 unità (da 970 a 830); 229 di esse sono inserite in strutture di gruppo. Per quanto riguarda la
concentrazione, sempre nel 2001, ai primi 5 gruppi italiani fa capo il 54% dell’attivo del sistema
(contro il 36% del 1995)
9
, la quota dei primi dieci è assestata al 68%, mentre sulla base delle attività
20.000
22.000
24.000
26.000
28.000
30.000
1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001
750
800
850
900
950
1.000
Numero sportelli
Numero Banche
Figura 1: Andamento del Sistema Bancario Italiano (1995-2001): numero banche e sportelli
Fonte: Elaborazioni personali su Banca d’Italia (1997-2002), Relazioni Annuali
complessive, i primi 2 gruppi italiani (Intesa BCI ed UniCredito Italiano) sono fra i primi 20 dell’area
Euro; altri 3 (SanPaolo IMI, Monte dei Paschi, Capitalia) entro la 35a posizione (vedi Figura 1).
Vigorelli (2002) sottolinea come i grandi gruppi, tali almeno per la dimensione nazionale, risultano ora
caratterizzati da una rete domestica sufficientemente capillare ed omogenea, da un’articolazione più o
mena completa di segmenti di attività e da alleanze internazionali significative (pur se ancora
insufficienti), in termini di partecipazioni all’estero o di soci azionisti.
Alle loro spalle, un gruppo di banche medie poli-regionali, alcune delle quali popolari, si stanno
apprestando a compiere il salto di qualità destinato a posizionarle stabilmente nel contesto europeo;
quelle fra loro che coltivano ambizioni di indipendenza, e nello stesso tempo di sopravvivenza nel
gruppo di testa, sanno che solo unendosi a gruppi similari troveranno una praticabile via d’uscita verso
l’alto.
Le banche più grandi raggiungono economie di scala con minori costi pubblicitari, maggiore
flessibilità nei prezzi, forza del brand del gruppo (che attira i consumatori), e forza di mercato. Le
banche dipendono pesantemente su sistemi IT, che comportano forti costi fissi e costi variabili molto
limitati.
8
Banca d’Italia (2002), “Relazione Annuale della Banca d’Italia per il 2001”, www.bancaditalia.it . Nel paragrafo 2.5.1,
approfondirò maggiormente il discorso.
9
Bisogna considerare che la creazione del Gruppo Capitalia ( www.capitalia.it ), nato dalla fusione di Gruppo Banca di
Roma e Gruppo Bipop Carire, è operativa solo dal 1 Luglio 2002, e quindi la concentrazione del sistema bancario è ancora
maggiore di quella espressa dai dati della Relazione di Banca d’Italia presentata il 31 Maggio 2002.
Capitolo 2 – Trasformazione del Sistema Bancario: impatto dell’ICT
2.2.2 Fattori economico-finanziari (ambiente competitivo)
Negli ultimi anni la redditività bancaria è stata caratterizzata da un trend decrescente, fino a fare
registrare a metà degli anni novanta, nel caso italiano, un ROE prossimo allo zero. Solo nel 1998 si ha
una ripresa dovuta, secondo Bracchi, Francalanci, Giorgino (2000), soprattutto ad una crescita
generale a livello di sistema (vedi Figura 2).
0%
5%
10%
15%
20%
1997 1998 1999 2000 2001
ROE Banche Italiane
ROE Grandi Banche
ROE Altre Banche
Figura 2: La Redditività delle Banche Italiane (1997-2001)
Fonte: Rielaborazione personale su dati Banca d’Italia (2002), “Relazione Annuale della Banca d’Italia per il 2001”,
www.bancaditalia.it
Per contrastare questo andamento, soprattutto le banche maggiori, hanno cercato di incrementare i
volumi attraverso una maggiore presenza sul territorio, aprendo un numero eccessivo di sportelli
(soluzione favorita dalla liberalizzazione del 1990) ed entrando in una sorta di circolo vizioso da cui
oggi hanno grosse difficoltà ad uscire (fenomeno dell’overbranching) (Vedi Figura 1).
Uno sportello comporta un investimento molto elevato che ha un break even point raggiungibile in
diversi anni, soprattutto se si considera il fatto che il contemporaneo aumento della concorrenza ha
creato situazioni in cui gli sportelli sono letteralmente affiancati l’uno all’altro e si contendono un
mercato che è sempre più insoddisfatto dei servizi ricevuti e che cerca forme alternative di impiego.
Secondo Benincampi (2000)
10
, questa insoddisfazione è uno dei principali motivi per cui i clienti sono
disposti ad utilizzare i canali virtuali. Dal 1990 al 2000 il numero di sportelli è cresciuto del 59% e,
solo nel corso del 2001, ne sono stati aperti 1207. L’elevato numero di investimenti fissi ha quindi
causato una forte pesantezza e rigidità delle strutture bancarie; situazione che si è ulteriormente
accentuata a seguito delle varie operazioni di fusione che hanno creato casi di duplicazione e
ridondanza delle strutture all’interno di uno stesso gruppo e un forte esubero di personale, il cui costo
incide pesantemente sui bilanci delle banche, specialmente in Italia.
10
Benincampi R. (2000), “Industria bancaria e concorrenza: le tendenze recenti”, in “Bancaria”, Luglio-Agosto
Capitolo 2 – Trasformazione del Sistema Bancario: impatto dell’ICT
Aansen, Melin, Pockross, Rosario (2001), sottolineano che con Internet, si è assistiti ad una riduzione
delle barriere all’entrata. Molti dei nuovi entrati sono di piccole dimensioni, competitori più agili, che
si focalizzano solo sul segmento dell’on line banking. Esse soprattutto hanno accelerato la
trasformazione della catena del valore bancario: hanno sostituito, infatti, molte delle funzioni
tradizionali automatizzandole, in modo particolare nell’area dell’assistenza ai clienti. Questi nuovi
entranti hanno messo in difficoltà le strutture rigide degli intermediari tradizionali, poiché possono
vantare una serie di vantaggi: essi inizialmente hanno rubato quote di mercato ai concorrenti
tradizionali tramite una offerta più conveniente, fatta anche di prodotti nuovi ed innovativi. Un
esempio di questi prodotti è fatto da gestione dei conti correnti direttamente on line, pagamento
elettronico di fatture/utenze, e servizi finanziari erogati tramite le reti di partner, come società di
gestione del risparmio o broker.
Ma, continuano sempre Aansen, Melin, Pockross, Rosario (2001), queste nuove realtà sono andate
incontro anche a diverse difficoltà come: la percezione di mancata sicurezza garantita dalle nuove
tecnologie da parte dei clienti; il fatto che i clienti desiderebbero il meglio dei due modelli, quello
tradizionale e quello virtuale, e quindi un approccio multicanale; le banche on line hanno difficoltà a
raggiungere le grandi fasce di clientela (quella a cui si vendono almeno 5-6 prodotti diversi), ma
riescono a coinvolgere solo piccoli segmenti come quelli dei traders e dei clienti che operano solo on
line; infine, i clienti preferiscono negoziare i prodotti a maggior valore aggiunto tramite un contatto
personale (uno dei motivi del ricorso al promotore per le banche on line).
Capitolo 2 – Trasformazione del Sistema Bancario: impatto dell’ICT
2.3 I fattori tecnologici e l’evoluzione del Sistema
Informativo delle banche
Negli ultimi anni è stata sempre più enfatizzata l'importanza della tecnologia, quale strumento di
diffusione delle conoscenze e delle informazioni, nonché come acceleratore di business.
Pensare che la tecnologia non abbia avuto in passato un ruolo di primo piano sarebbe un errore. Ciò che
è cambiato, tuttavia, è la sua funzione. Secondo Lenoci e Rocca (2002), ne sono state individuate due
fondamentali:
™ sostituire in modo più rapido ed efficiente il lavoro umano,
™ creare una rete di connessioni che facilitino e velocizzino gli scambi tra individui e aziende.
La prima funzione ha avuto in passato un'importanza primaria e che anche adesso continua ad avere un
peso decisivo. Gli effetti di questo tipo di tecnologia, tuttavia, oggi sono quasi scontati ed è indubbio
che le banche non possano fare un salto di qualità puntando esclusivamente su questa tipologia, per
così dire, primaria. Si può senz'altro migliorare l'efficienza gestionale, ridurre i costi, aumentare i ricavi
da servizi ecc, ma la crescita ottenibile da un aumento esponenziale degli investimenti di questo tipo di
tecnologia è, per definizione, plafonata.
La seconda funzione della tecnologia, legata all’Information Communication Technology (Ict) ha
potenzialmente un impatto significativo sulla banca, in quanto è in grado, da sola, di cambiare il modo stesso
di fare business da parte della banca.
Concludono Lenoci e Rocca (2002) dicendo che la possibilità di condividere relazioni, conoscenze,
esperienze, di mettere in contatto persone e aziende lontane, tra loro molto differenti ma
complementari in fieri, rappresenta un potente acceleratore della crescita della banca.
2.3.1 L’evoluzione del rapporto fra Banca & IT
Il termine IT, che sta per Information Technology, ovvero la trasposizione inglese del neologismo
"Informatica", raggruppa e identifica tutte le tecniche e le tecnologie per il trattamento automatico
delle informazioni.
L'evoluzione tecnologica nelle banche ha seguito fasi cicliche di immobilismo e travolgenti ondate di
cambiamento. Si è trattato di un rapporto difficile tra i momenti di crisi del settore, in cui la necessità
di aggiornamento tecnologico ha superato la naturale prudenza del management e momenti di rilancio
del business, in cui la cultura del "bancario" è emersa in tutta la sua forza.
Capitolo 2 – Trasformazione del Sistema Bancario: impatto dell’ICT
Tale ciclicità non segue coerentemente i cicli tecnologici, ma piuttosto li "pedina" a debita distanza di
tempo, semmai andando in fase con i cicli di business delle banche.
Questa inerzia ciclica al cambiamento tecnologico è solo una delle tante specificità del settore
bancario e finanziario del giorno d'oggi rispetto all’approccio verso la tecnologia.
Secondo Lenoci e Rocca (2002), le banche ed istituzioni finanziarie sono caratterizzate da una diversa
frequenza tecnologica rispetto ad altri settori, come quello industriale, in parte per effetto di specificità
oggettive ed in parte a causa di elementi esterni alla tecnologia, come la struttura dell'offerta
informatica o l'evoluzione di modelli strategici ed organizzativi propri. Leggi, regolamenti e relativi
vincoli hanno contribuito, inoltre, allo sviluppo di competenze tecniche specifiche interne al settore,
distaccando ulteriormente il settore bancario dal resto del mondo tecnologico.
Talune strategie e lo sviluppo di modelli di comportamento verso i clienti diversi dal passato e
finalmente coerenti con quanto la tecnologia va rilasciando, permetteranno di rifasare il ciclo
strategico con il ciclo tecnologico e, quindi, si avrà come risultato un alto impatto delle tecnologie
dell’informazione sull'organizzazione e sul business degli operatori ed intermediari finanziari.
2.3.2 I temi ricorrenti nei confronti dell’IT
Secondo Lenoci e Rocca (2002), già nella fase pionieristica dell'informatica, le banche hanno giocato
un ruolo chiave, rappresentando per i fornitori di tecnologia il settore più appetibile, sia per la
dimensione degli investimenti potenziali (che mediamente coprono più del 50% dell'offerta
informatica globale), sia per la possibilità di applicazioni su larga scala delle tecnologie stesse.
La prima fase di informatizzazione (con buona approssimazione iniziata alla fine degli anni ’50) è
stata caratterizzata dall'utilizzo di elaboratori capaci di archiviare dati e transazioni e di calcolare saldi
e movimenti: era il periodo di computer ed elaboratori giganteschi.
Verso la metà degli anni ‘60 nascono i primi sistemi integrati con le telecomunicazioni. I calcoli non
vengono più generati dall’utilizzo di schede preparate presso il centro, ma addirittura imputati già
nelle periferie del sistema banca: gli sportelli. Pur se applicativamente non vi sono passi avanti,
l’infrastruttura decolla e permette di meglio applicare la strategia di espansione territoriale.
Resa stabile l'infrastruttura geografica, verso la metà degli anni settanta nasce l'esigenza di ripensare il
sistema applicativo: la nascita di nuovi prodotti (bancari e parabancari) e la crescita dei volumi gestiti
costringono le banche a ripensare le procedure di calcolo, non più legate a logiche di riconciliazione di
saldi e movimenti, ma necessariamente orientate all’elaborazione di sistemi complessi. Tale fase è
caratterizzata dal ripensamento di sistemi e dei modelli dati in base ai nuovi business delle banche.
Si arriva alla terza onda tecnologica caratterizzata (negli anni ottanta) dalla necessità di riorganizzare
tutte le informazioni che le banche si trovano a dover raccogliere. Prodotti e linee di prodotti aggiunti,
Capitolo 2 – Trasformazione del Sistema Bancario: impatto dell’ICT
nonché la crescita ulteriore delle dimensioni in termini di parco clienti e denaro gestito, costringono a
razionalizzare la base dati e a tentare di definire delle modalità di reportistica integrata. È il momento
degli info center, ambienti applicativi dedicati alla raccolta e all’integrazione delle informazioni per la
ri-distribuzione (in termini di reportistica) e non più focalizzati sulle transazioni.
La frequenza aumenta e, a fine secolo, sulla spinta dell'anno 2000 e dell’euro, nasce un momento di
revisione tecnologica dell’intero sistema informativo che, pur senza modifiche funzionali, deve essere
di fatto riprogettato.
Quasi contemporaneamente, cresce il dibattito sul nuovo ruolo delle banche che propone un
riposizionamento strategico; in parallelo alla crescita delle funzionalità finanziarie, aumenta la
consapevolezza di dover ridisegnare il modello di business e, di conseguenza, nasce l'esigenza di
ripensare in termini funzionali l'intero sistema informativo.
Pur al centro di un dibattito che ha basi sicuramente strategiche, il ruolo dell’Information Technology
nelle banche non può discostarsi da alcune considerazioni operative che ricorrono nelle analisi degli
esperti.
Figura 3: Elementi facilitatori ed ostacoli al cambiamento informatico
Fonte: Lenoci F., Rocca E. (2002), Fare banca. Dal business al bilancio, Edizioni Il Sole 24 Ore, pag. 320, Milano
Lenoci e Rocca (2002), pur riconoscendo la forza trainante del settore bancario verso l’Information
Technology, gli operatori concordano su alcune oggettive difficoltà, a parte alcune illuminate
eccezioni, a far calare nella realtà operativa sistemi e modelli ampiamente accettati a livello di
convegni e dibattiti. Le banche, a volte, giocano un ruolo critico nei confronti delle innovazioni,
soprattutto quelle che possono essere applicate ai processi funzionali più operativi: la paura del
cambiamento e la volontà di mantenere stabili sistemi e organizzazioni rappresentano un forte
deterrente per innovazioni spinte (vedi figura 3).
Non aiuta, ovviamente, la dimensione media dei progetti informatici innovativi, che nelle banche è
ancora maggiore che nelle aziende industriali, considerando la complessità dei processi su cui
impattano tali progetti.
Fattori Abilitanti VS Fattori Inibitori
Sviluppo dell'orientamento al cliente.
Grandi fattori di cambiamento:
- Anno 2000
- Euro
Cultura "dell'uomo di banca"
Resistenza al cambiamento
Offerta IT
Deregulation TLC
Strutture diffuse territorialmente
Infrastrutture Pubbliche
Fattori competitivi Esigenze di sicurezza