COMMODITY DI MARCA, UNA CONTRADDIZIONE POSSIBILE?
- Introduzione-
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consumatori la diversità e il valore aggiunto dei prodotti che
incarna. E’ necessario precisare come il termine commodity è
esteso spesso anche a categorie merceologiche che si trovano
nella fase di maturità del ciclo di vita. L’evoluzione dei bisogni e dei
valori nella società, il rapido sviluppo della tecnologia, rendono i
beni molto sensibili all’invecchiamento, alla banalizzazione e a una
maggior familiarità dei consumatori nei loro confronti. In pratica
prodotti che in un primo tempo richiedevano maggior
coinvolgimento da parte del consumatore, negli anni hanno perso la
loro specificità, per cui la marca svolge più una funzione di marchio,
che di marca. Un esempio recente sono alcuni casi di
elettrodomestici, come per esempio il televisore.
Coerentemente a quanto detto, nel primo capitolo si presenta
una definizione di cosa sono i prodotti commodity e si parla del
ciclo di vita della marca, per capire come e perché si è sviluppata la
marca e spiegare la struttura del marcato moderno, in cui
proliferano differenti tipologie di marca.
In seguito sono analizzati in modo accurato l’innovazione e la
differenziazione, in quanto considerati fattori critici di successo per
lo sviluppo di una politica di marca, soffermandosi, infine in un
settore come quello delle uova, in cui questi elementi sono poco
presenti o, comunque poco percepiti dal consumatore.
Nel secondo capitolo si approfondisce il tema della marca dal
punto di vista di generatore di valore, per l’azienda e per il
consumatore. Le principali funzioni della marca, intese come
beneficio per il cliente, sono quelle individuate da Kapferer di
identificazione, orientamento, garanzia, personalizzazione, ludica e
pratica. Continuando ad analizzare la marca dal punto di vista del
consumatore la sensibilità alla marca è una variabile psicologica
che influisce sul suo comportamento e in particolare riguarda la
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propensione del consumatore a comprare beni di marca. La
sensibilità alla marca è una variabile che è in grado anche di
spiegare la minore o maggiore fedeltà alla marca. Infatti, è stato
dimostrato che a una sensibilità elevata corrisponde spesso una
elevata fedeltà alla marca. Queste variabili sono strettamente
correlate alla tipologia di consumatore, nel senso che variano da
persona a persona, per cui sono identificabili diversi segmenti di
consumatori.
La fedeltà alla marca è uno degli elementi che sono stati
individuati e che contribuiscono a incrementare il valore del
prodotto e insieme costituiscono la brand equity. Questo concetto
intende la marca come uno strumento che contribuisce a creare
valore in tutta l’azienda e ne costituisce una risorsa immateriale che
ha origine nella percezione dei consumatori.
Per spiegare i prodotti commodity da un punto di vista diverso
dell’unicità degli attributi che presentano e della loro specifica
funzione d’uso, si è analizzato il processo d’acquisto con le sue fasi
e i tipi di comportamento d’acquisto a seconda del coinvolgimento
del consumatore. Questo ha permesso di evidenziare come per i
consumatori ci siano delle situazioni d’acquisto caratterizzate da
minore o maggiore coinvolgimento, da diverso rischio, da una
diversa emozionalità, per cui ci possono essere dei processi
d’acquisto lunghi e complessi, si possono individuare dei diversi
comportamenti e delle tipologie di prodotti rispetto ai quali il
consumatore si rapporta in modo vario e per i quali l’importanza
della presenza della marca e la sua forza hanno rilevanza distinta.
L’analisi del consumatore è importante non solo per capire come
si rapporta ai diversi prodotti offerti sul mercato, ma anche rispetto
alle diverse marche. La marca commerciale e quella industriale,
infatti, ricoprono due funzioni diverse e servono generalmente
COMMODITY DI MARCA, UNA CONTRADDIZIONE POSSIBILE?
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segmenti di mercato con differenti comportamenti d’acquisto e
sensibilità alla marca.
Il fenomeno della marca commerciale si sviluppa nello stadio di
maturità del ciclo storico della marca e per evolversi ha bisogno di
determinate condizioni a livello di struttura distributiva. E’ un tema
importante per spiegare la contraddizione possibile della
commodity di marca, in quanto la marca della GDO ha assunto
particolare rilievo proprio in questa tipologia di prodotti; questo
perché sono in grado di garantire dei margini di profitto, sono beni il
cui processo produttivo è facilmente imitabile, su cui influisce poco
la variabile dell’innovazione e per i quali la marca svolge
essenzialmente le funzioni di garanzia e informazione che anche la
marca del distributore è in grado di assumersi.
Se da un lato ci sono le marche (commerciali e industriali),
dall’altro ci sono i prodotti generici, venduti allo stato di commodity
di base, nel senso che soddisfano il semplice bisogno del
consumatore, senza differenziarsi in alcun modo e senza il
supporto della marca. I generici (in inglese generics o prodotti no
frills), sono stati introdotti in Francia da Carrefour negli anni 70, in
contrapposizione ai prodotti di marca, infatti erano chiamati produit
libre, intendo la loro indipendenza dalla marca. I generics hanno
avuto molto successo e dalla Francia si sono diffusi in tempi e
modalità diverse in tutta Europa e in America, costringendo le
imprese a riconsiderare le loro politiche di marca, il loro
posizionamento e in particolare il prezzo di vendita dei propri
prodotti a marchio. In passato era il produttore in posizione di
leadership a decidere il proprio prezzo lasciando che i followers,
seconde e terze marche, prodotti di nicchia e la stessa marca
commerciale, definissero di conseguenza i loro, la scala prezzi si
costruiva a partire dal prezzo del marchio leader. La diffusione dei
COMMODITY DI MARCA, UNA CONTRADDIZIONE POSSIBILE?
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generici, a prescindere dal loro effettivo acquisto da parte del
consumatore, ha mutato questa situazione. Essi assumono il ruolo
di punto di riferimento nella scala prezzi, rappresentano il prezzo
minimo per una versione base di un dato prodotto, lasciando a chi
propone le altre tipologie di marca di decidere i differenziali di
prezzo che ritiene di poter spuntare.
Nell’analisi dei generici un’attenzione particolare è rivolta al
discount e alla sua diffusione in Italia, poiché è il luogo per
definizione in cui questi beni sono venduti. Con la loro introduzione
chi compra dispone di un assortimento più ampio e si soddisfano le
esigenze di un tipologia di consumatori attenti al prezzo o in un
certo senso contrari alla marca, nel senso che, considerandosi in
grado di valutare l’offerta a disposizione, non hanno bisogno della
marca per identificare il prodotto più adatto o avere garanzie sulla
scelta fatta. Oggi i generics intesi come lo erano un tempo, sono
delle rare eccezioni; i prodotti venduti nei discount sono ricorsi
all’uso di marchi di fantasia, mentre i generici che si trovano nei
supermercati sono prodotti con un marchio commerciale di fantasia
o prodotti a marchio industriale di primo prezzo. Il nome associato
al prodotto svolge non tanto la funzione di marca, quanto quella di
marchio, inteso come indicatore di proprietà. Il marchio è un segno
con funzione di riconoscimento e di indicazione, accomuna tutti i
beni sui i quali è apposto un segno, attraverso il riconoscimento di
un dato carattere o una funzione peculiare, che rappresentano il
loro denominatore comune.
Il lavoro prosegue argomentando le scelte strategiche che sono
alla base della commodity di marca. Come per qualsiasi politica di
branding, l’importanza strategica della marca risiede nel fatto che
permette di individuare un determinato target rispetto al quale
relazionarsi, se sviluppata correttamente crea un’immagine positiva
COMMODITY DI MARCA, UNA CONTRADDIZIONE POSSIBILE?
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dell’azienda è una risorsa immateriale, facilita i rapporti con il trade,
in quanto il bene è richiesto direttamente dal consumatore che lo
vuole trovare sul punto vendita, comunica l’unicità del prodotto,
protegge il bene e, se molto affermata, funziona anche come
barriera all’entrata di nuovi concorrenti in un settore dove c’è già un
leader di mercato e sarebbe troppo dispendioso in termini di
investimenti, inserire una nuova marca.
La difficoltà nelle commodity è quella di far percepire la reale
differenza del prodotto e soprattutto innovare il prodotto stesso.
L’innovazione di processo o di prodotto è fondamentale per il
mantenimento della marca e la sua continua affermazione. Il
prodotto e la marca devono essere in grado di evolvere in sincronia
con quelli che sono i mutamenti di valori e gusti nella società, in
modo da essere sempre giovane e vitale. Per un prodotto che è di
natura fondamentalmente indifferenziato tutto ciò è molto più
difficile da fare, in quanto sono scarse le possibilità di realizzare
consistenti innovazioni. In questi settori, proprio per la mancanza di
apporti innovativi e l’impossibilità di praticarli è molto presente la
marca commerciale e il ruolo della GDO è forte. Il distributore
infatti, ha le stesse potenzialità dell’industria di fare marca e può
imporre più facilmente la propria marca, che generalmente gode
anche di un vantaggio di prezzo rispetto a quella privata.
I valori di cui la marca è portatrice per i beni commodity sono
quelli di garanzia della qualità, orientamento nell’acquisto e
identificazione del prodotto. Ebbene questi benefici sono facilmente
sostituibili con quelli offerti dalla marca commerciale. Ogni marca è
in grado oggi di offrire prodotti di buona qualità, sia perché ci sono
delle leggi da rispettare, sia perché il livello minimo di qualità dei
prodotti è elevato, in quanto la modernità dei processi produttivi,
permette di produrre a livelli di qualità standard.
COMMODITY DI MARCA, UNA CONTRADDIZIONE POSSIBILE?
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La possibilità per le commodity di marca è di svilupparsi
investendo molto in comunicazione, in modo da rendere più
familiare la marca per quel prodotto, di offrire servizi aggiuntivi al
prodotto e di puntare su elementi emotivi o sulla personalizzazione
dell’atto d’acquisto per rendere unico il proprio prodotto e
sviluppare nel consumatore maggiore sensibilità alla marca per tale
tipologia di beni.
Queste affermazioni trovano una dimostrazione in casi di prodotti
commodity che sono riusciti a sviluppare la marca o che sono nella
fase di sperimentazione di questa. Sono solo alcuni esempi che
sono stati scelti perché sono molto recenti e perché presentano
degli elementi di attuazione di politica di marca molto simili e utili
per sostenere la presente tesi.
COMMODITY DI MARCA, UNA CONTRADDIZIONE POSSIBILE?
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IL CONCETTO DI COMMODITY
1.1 Definizione area commodity.
I prodotti definiti come commodity sono beni che assolvono
funzioni base, vissuti dai consumatori come materie prime, non si
differenziano né per il prezzo, né per attribuiti specifici di prodotto
1
.
Sono beni di uso comune caratterizzati da basso coinvolgimento
e comportamento d’acquisto di routine, quindi, con basso rischio
percepito e problematicità nulla, in quanto, il consumatore dispone
di tutte le informazioni necessarie per effettuare la sua scelta. La
categoria delle commodity dovrebbe, quindi, essere estranea al
branding o alla pubblicità. Questa idea è supportata anche dal fatto
che il consumatore, al momento dell’acquisto di tali prodotti, non
percepisce differenze fra le diverse marche presenti, ogni marca
vale l’altra, non importa quale marca compri, poiché per quella
tipologia di bene, tutte le marche sono più o meno simili. Questo
vale per prodotti come sale, zucchero, uova, o altri generi simili, in
cui il mercato è privo di marchi forti di riferimento.
Nonostante l’accezione quasi riduttiva del termine commodity,
molti beni appartenenti a questa tipologia sono stati in grado di
assumere una propria identità, di associarsi a particolari occasioni
d’uso, per cui hanno perso la loro connotazione di commodity, per
differenziarsi
2
e offrire al consumatore un valore aggiunto. A dire il
1
Sclavi G.(2001), “Trend in crescita per le uova”, Mark up 85(ottobre), pag 215.
2
Nei prossimi paragrafi si parlerà in modo più approfondito della differenziazione e del
ruolo che svolge.
COMMODITY DI MARCA, UNA CONTRADDIZIONE POSSIBILE?
Capitolo 1 –Il concetto di commodity-
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vero ci sono categorie di prodotti con caratteristiche molto simili,
con performance pressoché uguali e perciò con un elevato livello di
sostituibilità fra loro, ma non esistono marche uguali. Ogni brand
porta con sé delle unicità, dei vantaggi tangibili, delle emozioni. Nel
momento in cui si mette un nome a qualcosa, gli si dà un packaging
e si cerca di venderlo a un determinato target, il prodotto non è più
lo stesso
3
. Va da sé che meno il prodotto sia realmente
differenziato, più avranno un ruolo fondamentale la pubblicità e le
politiche di marketing. Attraverso l’uso della marca, il prodotto
commodity ritrova una nuova dignità e comunica la sua diversità
rispetto a prodotti concorrenti. La marca è ciò che il consumatore
acquista; il prodotto può essere imitato da un concorrente, la marca
è unica e, se di successo, dura nel tempo.
E’ proprio per superare una situazione d’offerta indifferenziata,
che è nato nel XX secolo il fenomeno delle politiche di marca
4
.
L’uso della marca permette all’industria di creare un rapporto
diretto fra il consumatore e il produttore e rende più facile la
differenziazione dei propri beni. Prima della nascita del fenomeno
della marca, i beni erano privi di differenziazione e l’uso di un nome
serviva più che altro per definirne la loro provenienza e distinguerli
dagli altri. Il nome associato al prodotto non aveva particolari
valenze significative e i beni erano facilmente sostituibili l’uno con
l’altro.
L’evoluzione della marca in settori perlopiù unbranded, dipende
da tre fattori critici che influiscono sul ciclo di vita della stessa
5
:
- struttura e condotta dell’offerta industriale;
- struttura e condotta dell’offerta distributiva;
3
Plummer JT., (1990), “Outliving the myths” Journal of Advertising Research, Vol 30,
Feb-Mar pag 26.
4
Pellegrini L., (1993), Le marche commerciali, Egea.
5
Cardinali M.G.,(1999), Le strategie di marca nel settore dei prodotti freschi, Egea.
COMMODITY DI MARCA, UNA CONTRADDIZIONE POSSIBILE?
Capitolo 1 –Il concetto di commodity-
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- caratteristiche del settore merceologico;
per cui il passaggio da un mondo di prodotti senza marca, ad
un’offerta di prodotti di marca non segue necessariamente un ciclo
ideale
6
.
Il ciclo di vita della marca è comunque molto utile, perché
permette di analizzare come da un mercato indifferenziato si arrivi a
un mercato in cui la marca assume un ruolo sempre più importante,
per arrivare a una situazione in cui perde la sua unicità e deve
decidere se continuare a perseguire una logica di branding,
difendendo i valori di cui è portatrice dall’attacco delle marche
commerciale, o perseguire delle logiche di costo perdendo del tutto
la sua connotazione simbolica.
Il modello che si presenterà rispecchia inoltre quella che è stata
l’evoluzione della marca nel corso degli anni, quindi, la sua valenza
è duplice in quanto rappresenta un modello ideale, facilmente
applicabile ai diversi settori merceologici e un’ evoluzione storica
della marca.
Le fasi individuate sono cinque. Nella prima fase non esistono
prodotti di marca e il ruolo di informazione e di garanzia della
qualità viene svolto direttamente dal dettagliante, i prodotti risultano
indifferenziati agli occhi dei clienti finali e non esiste un rapporto
diretto tra produttore e consumatore. La seconda fase è segnata da
importanti innovazioni tecnologiche e di prodotto, che agevolano la
nascita dei prodotti di marca. Le innovazioni
7
giocano un ruolo
fondamentale, in quanto, creano effettivamente dei prodotti diversi
e completamente nuovi.
6
Si parlerà più avanti dei rapporti tra industria e distribuzione, per il momento viene
descritto unicamente il modello ideale del ciclo di vita della marca.
7
Nel corso del capitolo si avrà modo di parlare più ampiamente dell’importanza
dell’innovazione.
COMMODITY DI MARCA, UNA CONTRADDIZIONE POSSIBILE?
Capitolo 1 –Il concetto di commodity-
11
Come conseguenza della nascita della marca, si ha lo sviluppo
della comunicazione pubblicitaria. La pubblicità è necessaria
affinché il pubblico sia informato riguardo al prodotto, ai suoi
miglioramenti e cambiamenti. Attraverso la comunicazione
pubblicitaria si crea l’immagine di marca, il bene perde la sua
configurazione di commodity, per acquisire una sua identità
precisa, una personalità distintiva rispetto ai prodotti dei
concorrenti. Gli investimenti in ricerca e sviluppo, pur traducendosi
in innovazioni e differenziazione per il prodotto, non bastano da soli
ad affermare un prodotto di marca, ma occorre comunicare gli
elementi di differenziazione.
Un altro elemento strettamente legato alla nascita delle politiche
di marca è la trasformazione del sistema distributivo, che
rappresenta la terza fase del ciclo di vita. La marca è la premessa
per la nascita del libero servizio
8
. Il distributore perde infatti il suo
ruolo informativo e di garante dei prodotti offerti. E’ il produttore
che, con l’uso della pubblicità, dà tutte le informazioni necessarie
per agevolare il consumatore nella sua scelta e, attraverso la
marca, garantisce il grado di qualità del prodotto. Con la diffusione
dei beni di marca si estingue così il rapporto diretto del distributore
con il consumatore. Infatti, la garanzia stessa che offre la marca
rende superfluo la rassicurazione sulla qualità di un prodotto da
parte del distributore e la comunicazione pubblicitaria diventa un
canale d’informazione che sostituisce a poco a poco la necessità di
un rapporto diretto tra cliente e venditore. Il passaggio
d’informazione e garanzia dalla distribuzione all’industria, permette
di realizzare un guadagno in termini di efficienza. La comunicazione
pubblicitaria è meno costosa dell’interazione continua tra cliente e
8
Per “libero servizio” s’intende la vendita di prodotti non assistita, attraverso la
modalità self service.
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Capitolo 1 –Il concetto di commodity-
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distributore e permette a quest’ultimo notevole risparmio di lavoro
introducendo il libero servizio. Invece l’unificazione dei mercati
nazionali, determinata dalle politiche di marca, permette il
raggiungimento di una maggior efficienza attraverso lo sfruttamento
delle economie di scala. Gli effetti della diffusione dei prodotti di
marca diventano visibili quando i distributori iniziano a utilizzare i
beni di marca come elementi distintivi del livello di convenienza
della loro offerta: la pubblicità su beni largamente conosciuti
permette di far conoscere al consumatore il generale livello di
prezzo dell’assortimento.
In questa fase, l’industria di marca e la distribuzione non entrano
in conflitto e la concorrenza è a livello di diverse forme distributive.
La distribuzione moderna, potendo contare su rilevanti economie
di costo rispetto al dettaglio tradizionale, utilizza infatti la leva del
prezzo per conquistare e fidelizzare i consumatori finali. I prodotti di
marca iniziano così a ricoprire un ruolo segnaletico, di informazione
e vengono utilizzati dal distributore per comunicare al consumatore
finale la convenienza di prezzo. La rivalità nei rapporti è inesistente
poiché l’utilizzo della leva del prezzo da parte del distributore sui
prodotti a diffusione nazionale consente al produttore, in un primo
momento, di estendere la propria quota di mercato. Si entra così
nella quarta fase, caratterizzata dallo spostamento della
concorrenza tra le forme distributive alla concorrenza all’interno di
ciascuna forma distributiva. E’ in questo contesto che si affermano
le strategie di differenziazione della distribuzione, con il lancio delle
marche commerciali che, pur costruendo la propria quota di
mercato a danno dei prodotti di marca industriale, rivestono ancora
un’importanza marginale e la conflittualità nei rapporti verticali è
sostanzialmente frenata. La quinta ed ultima fase è contraddistinta
da un conflitto più aperto tra produttori e distributori; l’offerta è
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Capitolo 1 –Il concetto di commodity-
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sempre più articolata, poiché, accanto ai prodotti di marca
industriale e commerciale, si affiancano le proposte primo prezzo e
i prodotti non di marca o cd. generici.