II
del cambiamento che investe i mercati e le aziende, ciò porta a far
assumere alle imprese comportamenti proattivi, volti a rigenerare
continuamente le determinanti del vantaggio concorrenziale.
Tra le varie strategie proattive a disposizione delle imprese, le
politiche innovative rappresentano sicuramente una delle manovre più
efficaci. Innovare significa sì introdurre nuovi prodotti, servizi e
tecnologie, ma significa anche abbandonare il passato e le tradizioni
dell’impresa per intraprendere nuove vie di sviluppo e affermare
nuove soluzioni in grado di generare valore per la domanda. Pertanto,
l’impresa innovativa è quella che tenta di alterare lo status quo del
confronto competitivo, mettendo in discussione le fonti del proprio
vantaggio, conscia che, se non agisse in tal senso, potrebbero essere i
competitors a farlo, minacciando così la sua stessa sopravvivenza.
Innovare significa, in sostanza, ri-orientare la propria strategia
verso il cambiamento continuo.
In tale contesto l’innovazione di prodotto rappresenta
sicuramente il luogo naturale in cui l’impresa può generare il
cambiamento che, una volta manifestatosi, successivamente investa
tutta l’impresa.
III
Il presente lavoro tenta di individuare le forme più avanzate del
New Product Development (NPD).
Il lavoro si articola in quattro capitoli, l’ultimo dei quali
riguarda un case study, che vuole fornire l’occasione di ripercorrere
l’esame teorico attuato facendo riferimento ad una grande impresa
italiana.
Nel primo capitolo si è proceduto ad un esame teorico del
concetto di innovazione, sia tramite un excursus storico del concetto
stesso, sia con la messa a fuoco delle questioni chiavi che agiscono
sulla variabile in esame che hanno portato all’individuazione delle
concettualizzazioni sottostanti i singoli filoni di pensiero riportati.
Nel secondo capitolo l’analisi partendo dal processo di
produzione di conoscenza, getta le basi per focalizzare l’attenzione
sulla gestione del processo innovativo, che articolandosi nelle sue
manifestazioni di generazione, diffusione e sfruttamento, mette in
evidenza come la produzione di valore da parte dell’impresa, se nel
passato si basava essenzialmente sui meccanismi di controllo della
conoscenza, attualmente, invece, si basa per grandissima parte sulla
capacità di diffusione e sfruttamento rapido della stessa.
IV
Nel terzo capitolo, invece, l’attenzione si è spostata sull’analisi
di un particolare tipo di innovazione, l’innovazione di prodotto.
Analizzando le diverse concezioni che hanno interessato il processo di
sviluppo di nuovi prodotti è emerso come lo stesso abbia subito
modifiche con il trascorrere del tempo. Infatti, partendo da un
approccio razionalista basato sulla gestione di un singolo prodotto e
sulla meticolosa pianificazione delle principali fasi necessarie allo
sviluppo dello stesso, si passa, a seguito dell’inasprimento della
pressione competitiva, ad un approccio cognitivista, che basandosi su
una gestione multi-prodotto, pone maggiore enfasi sulla produzione e
diffusione di conoscenza ai fini della generazione di nuovi prodotti.
L’ultimo capitolo, invece, ha l’intenzione di riproporre, tramite
un caso reale, lo studio dei processi di sviluppo di nuovi prodotti di
una grande impresa italiana, l’esame teorico dei modelli di sviluppo
prodotti trattati. Trattasi del gruppo Merloni TermoSanitari s.p.a. che,
operando nel settore del termosanitario attua una continua innovazione
di prodotto.
Sia l’esame teorico che l’esame del caso consentono di
ricostruire i sentieri di evoluzione dei percorsi di sviluppo dei nuovi
V
prodotti, dal tradizionale approccio sequenziale fino a quello integrato,
fondato sul lavoro di team.
CAPITOLO PRIMO
EVOLUZIONE DEL CONCETTO DI INNOVAZIONE
2
CAPITOLO PRIMO
EVOLUZIONE DEL CONCETTO DI INNOVAZIONE
1.1 CONCETTO DI INNOVAZIONE
Non si può parlare di innovazione senza tener conto del
significato che tale parola ha assunto con il decorrere del tempo.
Infatti, il concetto di innovazione ha subito un’evoluzione che ne ha
modificato sia il concetto stesso, sia l’importanza che tale variabile
assume all’interno di un’impresa. Essa oggi costituisce l’elemento
fisiologico per la costruzione del vantaggio competitivo di un’impresa
e, al tempo stesso, quello che ne assicura la sopravvivenza. Ecco
perché partiamo dall’analisi delle varie teorie e concetti di
innovazione che si sono avuti nel tempo, fino ad arrivare al concetto
odierno di innovazione. Infatti, nel tempo il concetto di innovazione è
stato esaminato da vari approcci ciascuno contraddistinto da propri
obiettivi conoscitivi.
Per gli economisti classici e neoclassici (Smith, Ricardo, Marx)
l’innovazione è soprattutto innovazione tecnologica, per essi ciò che
determina la sostituzione di una tecnologia con un’altra più avanzata,
3
porta ad un’ottimizzazione delle quantità delle risorse impiegate nel
processo produttivo, tramite un aumento dei volumi produttivi e una
riduzione dei costi di produzione, rendendolo più efficiente.
Per essi l’innovazione è accessibile da parte di tutte le imprese
in quanto il cambiamento tecnologico è esogeno all’impresa e la
tecnologia rappresenta un dato. Tuttavia tale approccio ha dei limiti in
quanto considera l’innovazione come un fenomeno inerte che riguarda
solo il processo produttivo.
Con Schumpeter il concetto di innovazione subisce un distinguo
fra invenzione, innovazione e diffusione e si viene a riconoscere una
certa relazione tra tecnologia ed economia che porta a riconoscere
all’impresa, e all’imprenditore il fulcro dell’intero sviluppo
economico.
Con Schumpeter il concetto di innovazione assume molteplici
aspetti (nuovo prodotto, nuovo processo, nuovo mercato), scavalcando
così il concetto di innovazione legato esclusivamente all’ambito
tecnologico produttivo
1
. Secondo Schumpeter l’imprenditore è l’unico
soggetto capace di trasformare un’invenzione in innovazione, cioè di
riportare le scoperte in ambito tecnico-scientifiche, esogene
1
Cfr. M. Rispoli, Innovazione e strategia aziendale, in F. Silva (a cura di) Innovazione, impresa e
sistema economico, Il Mulino, 1988.
4
all’impresa, in nuovi prodotti, processi e commercializzarle. Quindi
l’imprenditore tramite l’innovazione acquisisce una posizione
privilegiata sul mercato rispetto alle altre imprese, però questa
situazione perdurerà fino a quanto le altre imprese tramite le
informazioni che circolano sullo stesso non riescono anche loro ad
introdurre l’innovazione in oggetto e quindi ristabilire l’equilibrio sul
mercato.
Con i neoschumpeteriani cambia l’analisi del concetto di
innovazione, infatti, esso dal livello macro viene portato a livello
micro perché si passa ad una visione endogena della tecnologia, che si
sviluppa all’interno dell’impresa di grandi dimensioni, motore
dell’economia, in quanto soggetti economici privilegiati per lo
sfruttamento, l’accumulazione e lo sviluppo di innovazione e che
destinano notevole parte delle proprie risorse alla Ricerca & Sviluppo.
Secondo questo filone l’invenzione è assimilata all’innovazione, cioè
viene a cadere la demarcazione tra mondo della scienza e tecnologia
da un lato e mondo dell’economia dall’ altro, perché il cambiamento
tecnologico è determinato dalle decisioni strategiche dell’impresa
2
. In
particolare emerge il ruolo della R&S distinta nelle fasi di ricerca di
base, ricerca applicata e sviluppo. In tale contesto prende vita la teoria
2
Cfr. C. Antonelli, Cambiamento tecnologico e teoria dell’impresa, Loescher editore, 1982.
5
verticale della diffusione, secondo la quale le conoscenze si
trasmettono soltanto in senso verticale e, quindi, all’interno dello
stesso settore.
Allo stesso tempo si sviluppa anche una tendenza che tende a
mettere in evidenza l’esistenza di una relazione tra l’andamento della
domanda di innovazione e l’andamento dell’attività innovativa. Ciò
porta alla nascita della teoria demand pull. Tale teoria accentra la sua
attenzione sulla possibile esistenza di una correlazione tra output di
beni capitali e numero di invenzioni nel settore dei beni capitali
3
. Da
tale analisi emerge che la correlazione è significativa ed è quindi
possibile affermare che, oltre il numero di inventori, è la domanda di
beni di investimento a decretare l’andamento delle invenzioni. In
seguito viene evidenziato come un elevato volume di vendita di beni
capitali possa considerarsi come un buon indicatore della redditività
dell’innovazione concludendo che le principali caratteristiche
dell’innovazione tecnologica sono la domanda ed il profitto, quindi
variabili strettamente economiche.
Negli anni Settanta la crisi delle grandi imprese e la loro
incapacità di controllare il progresso tecnologico portano
all’affermazione dell’approccio technology push. Tale approccio non
3
Ibidem, p. 48.
6
esclude un ruolo attivo delle grandi imprese che, però, non si
concretizza nella produzione di innovazione, quanto nelle differenti
capacità di accedervi e di appropriarsi delle opportunità offerte
dall’avanzamento tecnologico
4
. Tale approccio accentra la sua
attenzione sulla direzione e sul tasso di avanzamento del progresso
tecnologico. Rosenberg, in particolare, introduce il concetto di
convergenza tecnologica, in base al quale imprese lontane solo
apparentemente condividono alcune tecnologie di base, quindi
cambiamenti nelle stesse presentano un impatto che va oltre la singola
filiera (principio della diffusione orizzontale). In tale visione vi è una
concezione del processo innovativo come un fenomeno graduale e
continuo che mette in evidenza come le tecnologie sono dipendenti
l’una dalle altre ed interagiscono tra di loro, con una relazione di
continuità tra innovazioni e processo di diffusione delle stesse
5
.
Comunque la cosa che tale filone mette maggiormente in evidenza è
che il processo innovativo è endogeno al sistema economico nel suo
complesso, ma non alla singola impresa, ma soprattutto che il
cambiamento tecnologico si produce attraverso il complesso sistema
di relazioni tecnico-scientifiche ed economiche che le singole imprese
4
Cfr. M. Rispoli (1982), op. cit.
5
Cfr. N. Rosenberg, Inside the black box, Cambridge University Press, 1982, p. 32.
7
hanno tra di loro
6
. Quindi il processo innovativo viene visto come un
fenomeno che attraversa tutto il sistema economico orizzontalmente.
Dal confronto delle due posizioni emerge la strada per il superamento
della contrapposizione tra i due approcci demand pull-technological
push, sottolineando l’inadeguatezza di una prospettiva di analisi a
livello macro-economico per poter comprendere la natura e le
principali caratteristiche del processo innovativo e si suggerisce di
adeguare l’unità di indagine conseguentemente
7
.
1.2 IL CONTRIBUTO DELL’IMPRESA AL PROCESSO
INNOVATIVO
Tramite questo approccio si tenta di individuare un concetto di
innovazione a livello di singola impresa e in tale contesto vengono
usate le definizioni di innovazione di prodotto e di processo. In
generale gli studi sull’innovazione di prodotto “si focalizzano sulle
determinanti che provocano il successo o l’insuccesso
dell’innovazione stessa, rilevata tramite il volume di ricavi realizzati,
dalla quota di mercato, dall’accettazione del nuovo prodotto sul
6
Cfr. C. Antonelli, op. cit., p. 85.
7
Cfr. M. Migliaccio, La gestione dell’innovazione aziendale nell’era di internet, Esi, 2000.
8
mercato, dal profitto”
8
. Lo scopo è quello di mostrare come,
indipendentemente dalle caratteristiche del settore di riferimento, il
successo nello sviluppo di innovazioni di prodotto dipende da
caratteristiche specifiche a livello delle singole imprese che devono
essere analizzate attraverso l’osservazione interna utilizzata per
l’identificazione dell’idea, il suo sviluppo ed il suo sfruttamento
commerciale. Invece gli studi sull’innovazione di processo “si
focalizzano o su una singola impresa, utilizzando una prospettiva di
tipo storico per registrare i cambiamenti nelle tecnologie di processo
introdotti in un intervallo di tempo e le conseguenze degli stessi in
termini di prestazione dell’impresa, o su un intero settore, per valutare
le evoluzioni dei processi produttivi ed i loro riflessi sul
posizionamento competitivo dei diversi attori”
9
.
Mentre gli studi
sull’innovazione di prodotto tendono ad enfatizzare cambiamenti
sostanziali nella base tecnologica di riferimento, gli studi sui processi
documentano l’impatto economico di miglioramenti incrementali che
risultano sovente da un complesso di interventi di modesta entità
considerati in modo separato, ma in grado di produrre effetti notevoli
se cumulati.
8
Ibidem, p. 20.
9
Ibidem, p. 20.
9
Questi concetti sono inseriti in specifici modelli teorici che
mettono in relazione l’andamento dell’innovazione tecnologica alla
struttura organizzativa dell’impresa ed evidenziano le interdipendenze
tra il prodotto, il processo, e le migliori strategie da adottare per
rendere massimi i benefici derivanti dall’innovazione introdotta. Uno
dei modelli più interessanti è quello di Utterback ed Abernathy
10
, dove
i due tipi di innovazione evolvono in modo interdipendente. Questo
modello considera le fasi del processo innovativo e associa a ciascuna
fase delle variabili come: stimoli all’innovazione, innovazione
predominante, tecnologia di prodotto, di processo, fonte del vantaggio
competitivo. Nella fase iniziale l’impresa preparandosi a rispondere ad
un mercato in rapida espansione preferisce investire le proprie risorse
nel prodotto, creando al proprio interno una struttura organizzativa che
sappia cogliere le tendenze dei clienti e permetta all’impresa di
ottenere una certa redditività. In questa fase l’innovazione di processo
non è rilevante ed è caratterizzata dalla scansione delle diverse
tecniche in relazione delle potenzialità di sviluppo del mercato. Nella
fase di sviluppo e diffusione della tecnologia, vi è una certa tendenza
del mercato a soffermarsi su un certo standard, ciò fa sì che la
concentrazione dell’impresa si sposti verso lo sviluppo e l’adozione di
10
Cfr. W.J. Abernathy, J.M. Utterback, Pattern of industrial innovation, in Technology Review,
June-July 1978.
10
tecnologie innovative che permettano di spostare l’attenzione verso la
standardizzazione del processo e l’aumento dell’efficienza interna. In
questo senso si mette in moto una fase di innovazioni incrementali che
dovranno individuare soluzioni stabili dal lato della produzione
attraverso un ottimizzazione del processo nelle varie fasi e nel suo
complesso. Nell’ultima fase la struttura organizzativa, già divenuta più
rigida ed automatizzata rispetto alla fase precedente, aumenta la sua
rigidità, la tecnologia ha assunto un certo standard di notorietà
facendo sì che l’attenzione dell’impresa si concentri per ottenere una
maggiore efficienza produttiva, spostando la competizione sul costo e
agendo sul processo produttivo per ottenere livelli di efficienza
produttiva più alti, dove l’innovazione di processo è finalizzata
all’introduzione di piccoli miglioramenti che siano in grado di
produrre un effetto cumulato sul costo di produzione.