5
Introduzione
La questione posta al centro del presente elaborato riguarda la
comunicazione nell’era digitale, in particolare il modo in cui la
possibilità di comunicare in maniera disintermediata attraverso un
media porti allo sviluppo di fake news, di caos informativo. Difatti, è
essenziale introdurre in apertura un concetto importante, ovvero che il
termine “fake news”, nonostante venga tradotto in italiano come
“bufale” ha un significato più ampio. La Treccani definisce le fake
news come informazioni in parte o del tutto non vere, caratterizzate da
un’apparente plausibilità
1
. È quindi importante sottolineare non si
tratti semplicemente di notizie false, perché questo renderebbe il
problema meno ingombrante di quello che in realtà è. Un termine più
appropriato potrebbe essere "information disorder", poiché ne
evidenzia l'inquinamento dell'informazione di cui sono causa.
Tuttavia, in questo lavoro verranno utilizzati i termini “fake news” e
“disinformazione”, andando ad indentificare informazioni false,
parzialmente vere, decontestualizzate, notizie presentate in modo
ingannevole e fatti che vengono raccontati ma non sono mai esistiti, in
quanto sono le definizioni principalmente utilizzate dall’informazione
ufficiale
2
.
1
Cap.4
2
CENSIS – 3° rapporto ital communications-censis – 26 luglio 2023 (
https://www.censis.it/comunicazione/disinformazione-e-fake-news-italia)
6
Da questa premessa affiora l’importanza di discutere sul tema in
oggetto, in particolare emerge la necessità di portare luce sui fenomeni
che, seppur non ne siano figli, proliferano nel web.
L'interesse per questo argomento è nato in me durante la pandemia
Covid, quando la ricerca di informazioni attendibili risultava
complessa, soprattutto a causa dei punti di vista controversi forniti
dalle fonti ufficiali e in particolare dai rappresentanti dei cittadini,
ovvero i politici. Ho scelto, quindi, di approfondire il “fenomeno fake
news” e i motivi alla base del loro utilizzo per poter acquisire degli
strumenti con cui attingere alle informazioni nella Rete.
L’obiettivo di questa tesi è esaminare nello specifico l’entità delle fake
news nell’era digitale, analizzando come queste possano impattare
sulla società e quindi sull’opinione pubblica. Essendo il fenomeno
mondiale e diverso a seconda della società nella quale si realizza, il
contesto principalmente analizzato è quello italiano, con alcuni
riferimenti al contesto americano in modo da offrire al lavoro un
respiro più ampio.
Per raggiungere questo obiettivo sarà fondamentale operare su più
livelli e utilizzare un approccio interdisciplinare. Si partirà quindi dal
complesso sistema che è l’uomo e tutto ciò che lo riguarda, come gli
aspetti psicologici e sociali; si passerà poi all’analisi dei social media,
altro sistema complesso presente nell’equazione, che permetterà di
comprendere la struttura di internet, basata su algoritmi, dati e archivi
delle informazioni; e infine le fake news, unione e prodotto della
7
complessità di entrambi i sistemi, di difficile gestione perché create in
uno spazio disintermediato e di difficile regolamentazione.
Per questo motivo i primi tre capitoli dell’elaborato presenteranno
prima un’analisi della società e poi dell’individuo in gruppo,
scendendo nel particolare dei meccanismi cognitivi e dei processi
decisionali. In maniera propedeutica, i primi capitoli consentiranno di
comprendere le dinamiche presentate nel quarto e quinto capitolo, in
cui verranno prese in esame le tematiche strettamente connesse alla
comunicazione della disinformazione e al suo effetto sulla società.
Nel primo capitolo verrà quindi effettuata una panoramica sui
cambiamenti della società, fino ad arrivare all’età digitale con il Web
2.0. Verrà per questo analizzato l’uomo come animale sociale, così da
mettere in luce la grande importanza che il gruppo, nella vita offline e
in quella online, ha per la formazione dell’identità del singolo.
Nel secondo capitolo verranno affrontate le dinamiche sociali
all’interno dei social media. Verrà quindi presentata l’interrealtà come
nuovo spazio di azione e la possibilità di creare reti sociali digitali,
senza limiti di confini e di spazi. Si delineerà una delle problematiche
più critiche dei social media, cioè la profilazione e quindi la divisione
forzata in filter bubble. Verrà dimostrato, grazie a due studi scientifici,
come gli algoritmi alla base delle piattaforme dividano gli utenti e
presentino loro una piccola porzione di realtà, personalizzata sulla
base dei loro comportamenti online.
Nel terzo capitolo verranno approfonditi i modi in cui la mente umana
elabora le informazioni e prende decisioni. Attraverso uno studio sulla
8
falsa percezione dei fenomeni sociali, saranno riconosciuti i soggetti
più inclini a credere alle fake news e l’introduzione del concetto di
“dispercezione” inizierà a definire la problematica relativa
all’informazione nel contesto dei social media. Attraverso la
letteratura sui motivi per cui le fake news vengono condivise, saranno
presentati gli aspetti psicosociali che determinano questa azione. Gli
approfondimenti sui bias e sulle emozioni permetteranno di capire le
motivazioni che sottendono la struttura del messaggio disinformativo,
ideato affinché venga percepito come stimolante.
Nel quarto capitolo si esaminerà il tema delle fake news. Sarà
possibile analizzare il modo in cui la disinformazione si sviluppa
online e, grazie ad uno studio recente, saranno individuati e comparati
gli argomenti più diffusi nel panorama informativo e disinformativo.
Gli obiettivi a cui mirano le fake news saranno oggetto di trattazione,
verranno inoltre individuati i soggetti ideatori della disinformazione e
verrà dato spazio alle strategie utilizzate per la creazione di esse.
Infine, il case study sul “fenomeno QAnon” consentirà di riconoscere
tutti gli elementi caratteristici della disinformazione online, a partire
dal suo sviluppo.
Il quinto capitolo, strutturato sulla base delle ricerche fornite dai
capitoli precedenti, permetterà di esaminare le modalità attraverso cui
le fake news influenzano l’opinione pubblica. L’approfondimento
sulla comunicazione social di Matteo Salvini permetterà di vedere nel
concreto l’utilizzo del media da parte di una politica che è riuscita a
riprendere le redini del proprio messaggio. Si vedrà, quindi, come lo
strumento stesso contribuisca alla persuasività del messaggio,
9
accompagnando così la società nell’epoca del post-vero, con la
disastrosa conseguenza per il cittadino di trovarsi ad agire i propri
diritti e doveri in un contesto fittizio.
Nel sesto e ultimo capitolo verranno presentante le soluzioni elaborate
dalle istituzioni e dalle Big Tech per regolamentare internet. Oltre alle
azioni intraprese, in maniera più o meno indipendente, dalle singole
piattaforme, verrà esposto il progetto Europeo applicato proprio da
agosto 2023, il quale prevede delle norme da rispettare
necessariamente per operare in Europa. Infine, verranno proposte delle
soluzioni interdisciplinari, coerenti con la natura complessa del tema
trattato, per far fronte alla lotta alla disinformazione.
10
Capitolo I
L’evoluzione della società e dell’uomo
Ci sono aspetti del pensare che non possono essere interpretati senza
analizzare le origini sociali del pensiero
3
, come riportato da Mannheim
all’interno dell’opera Ideologia e Utopia. Che l’uomo pensi è senz’altro
vero, non si può dire che sopra o sotto di lui esista un’entità metafisica
come la “coscienza di gruppo”, ma è altrettanto vero che asserire che le
idee e i sentimenti dell’individuo nascano solo in lui stesso sia falso
4
.
Sarebbe scorretto cercare di ricostruire un determinato linguaggio dall’osservazione di
un solo individuo (…) Egli parla nella lingua del suo gruppo: egli pensa nella maniera in cui
pensa il suo gruppo. (Mannheim, 1957)
5
L’individuo come parte del gruppo è tutt’oggi centrale nella società:
se con la rivoluzione industriale la società è stata atomizzata e divisa, la
rivoluzione digitale, con l’ascesa dei media e delle tecnologie, ha
ripristinato l’importanza del gruppo sulle scelte individuali. La maggior
parte delle attività che vengono svolte, infatti, passano attraverso i
media o assumono una forma mediatica
6
. Pertanto, prima di analizzare
l’uomo all’interno nell’era digitale, è necessario esaminare l'evoluzione
dell'ecosistema dei media nel corso del tempo.
3
Tesi principale della sociologia della conoscenza – la quale si occupa delle genesi sociale del
sapere, analizzando i nessi tra condizioni sociali, situazione storica, soggetti individuali e collettivi.
Crespi e Fornari, Introduzione alla sociologia della conoscenza
4
Mannheim, Ideologia e Utopia
5
Ibidem – pg.4-5
6
Colombo, Ecologia dei Media. Manifesto per una comunicazione gentile
11
1.1 Le quattro ondate: da Gutenberg a Zuckerberg
Nel libro l’Ecologia dei Media, Fausto Colombo descrive le quattro
fasi che, sovrapponendosi nel corso del tempo, hanno portato dalla
nascita della stampa industriale a oggi
7
.
La prima ondata è rappresentata dalla nascita dei media stampati da
macchine. La storia dei giornali
8
ha il suo punto d’inizio con
l’invenzione della stampa in Europa da parte di Gutenberg nel 1450.
Inizialmente erano libri, poi fogli informativi con notizie su corti e
informazioni di carattere locale, e infine periodici necessari nella vita
politica e sociale, i quali diventarono luogo di conversazione
contribuendo alla nascita dell’opinione pubblica e quindi delle
democrazie. La seconda ondata è rappresentata dai media istantanei e
audiovisivi, che iniziarono ad emergere nell’800 con il telegrafo e
successivamente con il cinema, la radio e infine la televisione. I media
vennero utilizzati prima dai regimi totalitari, diventando fondamentali
solo nel periodo post-bellico per le democrazie. Inizialmente i media
presentavano contenuti culturali e di intrattenimento che mettevano al
centro i cittadini e le istituzioni. Tuttavia, a partire dagli anni Ottanta
con la crisi delle televisioni private, si è posto al centro il valore
economico del pubblico, con una maggiore concentrazione
sull’intrattenimento e il consumo. La terza ondata è segnata
dall’impatto dell’introduzione e applicazione dei sistemi di computer e
reti informatiche sulle tecnologie e sui media. Questa fase segna il
passaggio dall’analogico al digitale e, secondo Balbi e Magaudda
7
Ibidem.
8
Giacheri Fossati, “Giornale" in Enciclopedia dei ragazzi
12
(2014), è stato il settore della musica il primo a sperimentare la
riconfigurazione del digitale: dal grammofono di fine Ottocento alla
compressione dell’audio in Mp3 fino all’IPad. Anche la stampa è stata
influenzata dal digitale: alla fine degli anni Sessanta cominciarono a
circolare i primi computer dedicati esclusivamente alla scrittura e,
anche se più grandi di una classica macchina da scrivere, spopolarono
negli uffici. Nella seconda metà degli anni Settanta, con la diffusione
dei personal computer, la scrittura digitale arrivò anche nelle abitazioni
private. Si iniziarono così a diffondere software per la scrittura che, con
la diffusione delle stampanti, diedero vita alla produzione autonoma di
stampe in digitale.
La protagonista di questa ondata è stata la Rete: la possibilità di
scrivere testi, leggerli e farli circolare su internet ha trasformato il
consumatore inesperto in produttore. Nacquero così i primi “salotti di
discussione digitali”, cioè i forum, e questa rivoluzione della Rete ha
reso possibile la disintermediazione, ovvero la possibilità dei cittadini
di esprimersi liberamente e di essere partecipi
9
diventando prosumer,
cioè consumatori che a loro volta producono contenuti
10
.
La quarta ondata è rappresentata da quello che Tim O’Relly
11
ha
definito come Web 2.0, dove sono le piattaforme social ad esserne
protagoniste
12
. Come affermato gli autori José van Dijch et al. la
9
Balbi e Magaudda, Storia dei media digitali. Rivoluzioni e continuità
10
Alvin Toffler, The third wave
11
In una conferenza del 2004 utilizzò questo termine per sottolineare una discontinuità rispetto
alla prima fase del world wide web
12
“seconda fase di sviluppo e diffusione di internet, caratterizzata da un forte incremento
dell’interazione tra sito e utente”. Enciclopedia Treccani
13
piattaforma “è un’architettura programmabile progettata per
organizzare le interazioni tra utenti”
13
. I media sono caratterizzati
dall’insieme di capacità tecnologiche, modelli di business,
organizzazione aziendale, abitudini culturali, pratiche d’uso e
aspettative, scrive Fausto Colombo
14
.
Il processo trasformativo dei media coinvolge, a questo punto, tutte
le dimensioni della società.
1.2 L’interconnessione tra gruppo e individuo
Come esposto nel primo paragrafo, i social media nacquero con
l’obiettivo di mettere in relazione le persone, ripristinando così
l’importanza del gruppo persa con lo sviluppo della vita industriale.
L’analisi dell’individuo nella relazione è infatti centrale in questa prima
parte dell’elaborato, perché permette di creare le basi per approfondire
nel Capitolo IV lo sviluppo delle Fake News.
L’analisi dell’uomo nel
gruppo è un tema presente già
dal IV secolo, con Aristotele
che presentava l’individuo
come essere sociale. Più
avanti, nel 1954, Abraham
Maslow teorizzò la piramide
dei bisogni, la quale vede il
13
Josè van Dijck et al., The Platform Society: Public Values in a Connective World
14
Colombo, Ecologia dei Media– pg.24
Figure 1 Piramide dei bisogni di Maslow, grafica di
CEPIB – Centro di Psicologia integrata per il benessere
14
gruppo come elemento necessario per raggiungere la soddisfazione
15
.
La piramide di Maslow nacque dagli studi sulla motivazione dell’essere
umano. La versione più nota comprende cinque livelli, con al vertice
l’autorealizzazione. Tuttavia, è importante evidenziare che nelle sue
analisi successive
16
emerse il sesto livello rappresentato dalla
trascendenza, anche se questa versione non è riuscita a farsi spazio nella
letteratura (un’analisi interessante sulle motivazioni di questa difficoltà
è di Koltko-Rivera, 2006
17
) è rilevante notare che una delle motivazioni
che portarono Maslow a pensare al sesto scalino fu che “l’essere umano
pienamente sviluppato (e molto fortunato) che lavora nelle migliori
condizioni, tende ad essere motivato da valori che trascendono il suo
io” (1969)
18
, idea in contrasto con il meccanicismo che sembra
emergere dalla narrazione oggi comune sulla piramide dei bisogni.
L’aspetto che più si è prestato alle critiche, infatti, è proprio la gerarchia
con cui i bisogni in questa teoria dovrebbero presentarsi, ovvero che un
bisogno elevato non può svilupparsi se prima non si è soddisfatto un
bisogno più basilare. Lo studio pubblicato nel 2011 da Louis Tay & Ed
Diener ha analizzato il legame tra appagamento dei bisogni e benessere
soggettivo
19
. Se la teoria motivazionale di Maslow prevede che i
bisogni più alti emergano dopo la soddisfazione di bisogni necessari per
la vita, i dati hanno mostrato che gli individui che hanno soddisfatto i
bisogni superiori, ancor prima dei bisogni di base e sicurezza, hanno
soddisfatto in primis i bisogni psicologici. Questo risultato dimostra
15
Abraham H. Maslow, Motivation and Personality
16
Mark E- Koltko-Rivera, Rediscovering the Later Version of Maslow’s Hierarchy of Needs: Self-
Trascendence and Opportunities for Theory, Research, and Unification
17
Ibidem.
18
Maslow, the farther reaches of human nature – pg. 3-4
19
Tay e Diener, Personality processes and individual differences
15
come l’interpretazione della Piramide vada intesa in senso più ampio,
tenendo in considerazione anche il contesto in cui l’individuo è
immerso. Difatti, il risultato dello studio potrebbe derivare proprio dal
fatto che i bisogni più primari sono influenzati dal Paese e dalla società
di appartenenza, mentre i bisogni psicosociali riguardano l’individuo in
sé e per sé. È forse per questo motivo che anche individui molto poveri
riportano un benessere soggettivo positivo
20
. Lo studio ha mostrato che
è possibile soddisfare il bisogno di appartenenza – al terzo livello della
Piramide – anche senza soddisfare i due livelli inferiori; mostra, inoltre,
che anche solo il soddisfacimento di questo livello è determinante per
il benessere dell’individuo.
Il gruppo, infatti, costituisce una parte fondamentale della vita
dell’uomo fin dalla sua nascita, crescendo in famiglia e continuando poi
a vivere nel gruppo andando a scuola. Questa tendenza prosegue fino
all’età adulta con i colleghi di lavoro e con la creazione di un proprio
nucleo famigliare
21
. Infatti, è nella famiglia che per George Herbert
Mead, uno dei padri fondatori della psicologia sociale, l’individuo
adulto forma il suo Sé.
Mead sostiene che l’insieme, quindi la società, precede la parte,
cioè l’individuo, e non viceversa: la parte è spiegata nei termini
dell’insieme, e non l’insieme nei termini della parte
22
. “La nostra
società è costruita a partire dai nostri interessi sociali, le nostre relazioni
sociali vanno a costruire l’io” (Mead, 1934). La prima funzione che
20
Ibidem.
21
Mead, Mind, Self and Society
22
Ibidem.
16
mette in atto il neonato è l’adattamento all’ambiente sociale della sua
famiglia, nella quale cerca attraverso i gesti vocali sostegno e
nutrimento, calore e protezione, ricevendo come risposta gesti del
genitore. Il neonato esercita in questo modo la sua prima intelligenza
ed è attraverso lo scambio di gesti che sviluppa la mente, la quale
permette di regolare gli impulsi contrastanti in modo che possano
esprimersi armoniosamente
23
.
Il Sé dell’adulto umano sorge assumendo vari ruoli nell’infanzia,
e questo sottolinea come la formazione della personalità individuale, le
potenzialità cognitive e relazionali della mente, non sono frutto di
processi naturali, ma si sviluppano attraverso le relazioni sociali stesse,
nelle quali ciascun essere umano si trova inserito fin dal suo arrivo nel
mondo. È grazie a questo processo di interazione e integrazione che il
bambino durante il periodo dell’infanzia crea un forum all’interno del
quale assume i vari ruoli, e il suo Io si integra gradualmente in questi
atteggiamenti socialmente diversi, creando una sintesi che porta alla
formazione della propria individualità.
24
Per Mead, infatti, la capacità di simpatia che si rileva nell’adulto,
ovvero la capacità di mettersi nei panni dell’altro, nasce proprio da
questa capacità di assumere il ruolo dell’altro con cui si è socialmente
coinvolti.
25
In sostanza, questa teoria sottolinea come la psicologia
individuale sia intelligibile solo nei termini dei processi sociali: l’Io non
23
Wundt invece ha l’idea opposta: presuppone l’esistenza della mente per spiegare la
realizzazione del processo sociale; facendo così mistero su quella che è l’origine della mente e
l’interazione tra le singole menti – Ibidem.
24
Ibidem.
25
Ibidem.
17
è innato, si forma attraverso l’interazione sociale e come risultato delle
relazioni sociali.
Il neonato che forma il suo Sé adulto grazie alle interazioni
sociali, però, non è immutabile, ed è Lewin uno dei primi studiosi ad
interessarsi allo studio scientifico dei processi che influenzano
l’individuo e il suo comportamento e pensiero in situazioni di gruppo.
1.3 Le influenze del gruppo
Nel 1945 Lewin fondò il Research Center for Group Dynamics
in Massachusetts, nel quale estese l’approccio
della scuola gestaltica alla psicologia sociale
26
.
Il principio fondamentale della Gestalt è che il tutto
sia superiore alla somma delle singole parti: nella
percezione del mondo esterno, non si colgono somme di
stimoli sensoriali, ma l’insieme. Quindi, la
percezione di una situazione va considerata come
struttura organizzata e non come singoli elementi
27
.
Lewin applica la teoria di campo, derivante dal campo
elettromagnetico presente in fisica, allo studio della relazione tra
individuo e ambiente: ogni oggetto non può essere compreso se non in
relazione al contesto nel quale è incluso
28
. L’individuo, le sue funzioni
cognitive ed emotive, interagiscono con l’ambiente e i suoi oggetti
26
Fiore, Teoria della Gestalt –https://www.stateofmind.it/2016/03/gestalt-teoria-terapia/ ultima
consultazione 24/11/2022
27
Ibidem.
28
Bacci Bonotti, Psicologia della forma, https://psicosupport.it/la-psicologia-della-forma/ ultima
consultazione 24/11/2022
Figure 2 Grafica rappresentativa
della Psicologia della Gestalt
18
all’interno di un campo totale entro il quale operano molteplici forze
che producono bisogni, impulsi ad agire e tensioni. Ancora una volta, il
gruppo e l’ambiente sono elementi imprescindibili per comprendere
l’uomo e i suoi processi mentali, e Jhon DeLamater, offrendo una
sintesi delle analisi di diversi studiosi del gruppo, scrive:
Una definizione completa di “gruppo” può essere formulata in termini delle
seguenti proprietà: interazione tra individui, percezione degli altri membri e
sviluppo di percezioni condivise, sviluppo di legami affettivi e sviluppo
dell’interdipendenza o dei ruoli (cioè, la struttura del gruppo)
29
.
Far parte di un gruppo, quindi, significa anche condividere e
assorbire norme e valori, ecco perché, come paragrafo conclusivo di
questo primo capitolo è necessario introdurre l’influenza che
l’interconnessione tra gruppo e individuo può apportare alle scelte di
quest’ultimo.
1.3.1 Il conformismo
Muzafer Sherif, uno dei padri fondatori della psicologia sociale,
sottolinea come in gruppo le opinioni degli individui tendano a
modificarsi convergendo verso posizione moderate attraverso il
conformismo, fondamentale per riconoscersi in un punto di vista
comune
30
. Un esperimento nel merito della conformità sociale, e quindi
29
John DeLamater, A definition of “group”
30
Muzafer Sherif, The self and reference groups: Meeting ground of individual and group
approaches