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CAPITOLO 2: SCIENZA, DIVULGAZIONE E SOCIETA'
Dopo aver fornito una introduzione storica sulla divulgazione e sui mezzi di
comunicazione principali sui quali si è sviluppata, è ora il momento di
esaminare il suo rapporto con la società. In questo capitolo mi occuperò quindi
delle relazioni tra scienza e pubblico, cercando di esplorare il modo in cui gli i
non esperti si rapportano con la scienza, all'interno di un rapporto che nel corso
del tempo è cambiato verso forme comunicative meno paternaliste, ma non per
questo esenti da criticità
127
.
In questo capitolo sarà mia premura dedicare un paragrafo sul linguaggio
utilizzato dalla comunicazione scientifica e di come questo abbia a sua volta un
ruolo nel rapporto tra la scienza e la società. Ho ritenuto importante utilizzare
due studi relativi all’inclusività del linguaggio all’interno di un contesto di
comunicazione scientifica, tematica a mio parere sempre più attuale. Questo
capitolo contiene le premesse teoriche che precedono la trattazione di tre figure
di comunicatori e comunicatrici di scienza che hanno avuto un notevole impatto
sulla comunicazione scientifica e su come essa viene ancora oggi percepita.
127
A questo proposito mi preme citare il testo di Massimiliano Bucchi dal titolo La scienza in pubblico.
Percorsi nella comunicazione scientifica, McGraw-Hill, Milano, 2000, che mi è stato di enorme aiuto
nella stesura di questo capitolo
65
2.1 PUBLIC UNDERSTANDING OF SCIENCE E LA
PROBLEMATICITA' DELLA DIVULGAZIONE
Mentre nel passato la relazione tra scienza e pubblico si traduceva in un
rapporto più diretto tra gli scienziati stessi ed il pubblico, come abbiamo potuto
constatare dal successo considerevole che ebbero metodi di divulgazione come
le dimostrazioni pubbliche, i musei e le collezioni private, con il passare del
tempo abbiamo potuto assistere ad un progressivo percorso di emancipazione
della figura del ricercatore/scienziato dal pubblico. Questo è dovuto
essenzialmente a due fattori: il primo è, come abbiamo visto nei capitoli
precedenti, il progressivo inquadramento della ricerca scientifica all'interno di
una società di mercato ma soprattutto alla crescente specializzazione e
specializzazione della conoscenza scientifica
128
. La relazione diretta che legava
scienziati e pubblico è stata quindi rimpiazzata, oltre che dall'educazione
scolastica, da spazi all'interno di mezzi comunicazione (che abbiamo visto nel
capitolo precedente) che hanno dato l'opportunità alla divulgazione della
scienza di diventare esplicita
129
oltre che necessaria come già avevamo
osservato nel capitolo precedente
130
. In questo contesto storico, la Royal
Society produsse nel 1985 un documento dal titolo Public Understanding of
Science, dove si enunciava la scarsa comprensione delle conoscenze
scientifiche da parte del pubblico ed in generale lo scarso livello di
alfabetizzazione scientifica. L’idea di fondo era che le informazioni scientifiche
avessero solo bisogno di essere trasposte da un linguaggio tecnico e
specialistico ad uno più semplice
131
.
128
Massimiliano Bucchi, La scienza in pubblico. Percorsi nella comunicazione scientifica, McGraw-Hill,
Milano, 2000, pp. 1-3.
129
Steven Shapin, Companion to the history of modern science, Routledge, Londra, 1990.
130
Si veda il § 1.4
131
Giovanni Carrada, Comunicare la scienza. Kit di sopravvivenza per ricercatori, Sironi, Milano, 2005,
66
Questo tipo di approccio offre un’immagine del rapporto tra scienza e pubblico
che è univoco, in cui le informazioni vengono trasferite dal mondo scientifico
alla società, ma non nel senso opposto. L’idea è di due mondi a sé stanti in cui
il pubblico viene visto come una sorta di “spugna” in grado di assorbire le
conoscenze che gli vengono trasmesse. In questo tipo di approccio, il compito
di trasmettere le conoscenze è assegnato agli stessi scienziati e scienziate
tramite una sorta di processo di traduzione, come descritto in un passaggio di
Piero Angela citato nel paragrafo 1.1. È all’interno di questo contesto che la
figura del divulgatore assume il ruolo di “mediatore” tra la scienza ed il
pubblico. Anche la figura del divulgatore stesso, tuttavia, porta con sé una
problematica fondamentale, intrinseca nel termine stesso “divulgazione”,
sintomatico di una visione ancora idealizzata e paternalistica della scienza e
della sua comunicazione
132
.
La comunicazione delle informazioni scientifiche è dunque tutt'altro che
semplice, ed è a parer mio ancora oggi alla base del rapporto ambivalente che
il pubblico ha nei confronti della scienza e, più precisamente, del progresso
scientifico. Tutto ciò ha causato il progressivo abbandono del modello di
comunicazione basato sulla Public Understanding of Science (e del termine
stesso “divulgazione”) per passare ad un approccio bidirezionale e più orientato
al dialogo. A tal proposito, una ricerca condotta da Massimiliano Bucchi
assieme a Valeria Arzenton ha fatto emergere come, per lo meno in Italia, vi sia
una richiesta di maggiore partecipazione sui processi decisionali in merito a
scienza e tecnologia, oltre ad una richiesta su come le priorità della ricerca
debbano essere definite con il concorso dei cittadini
133
.
p. 24.
132
Bucchi, La scienza in pubblico. Percorsi nella comunicazione scientifica, pp. 4-5.
133
“Gli italiani e la scienza”, in Observa, https://www.observa.it/gli-italiani-e-la-scienza-2/ (27 maggio
2023).
67
2.2 DALLA DIVULGAZIONE ALLA COMUNICAZIONE
Le criticità notate nell’approccio di cosiddetta Public Understanding of
Science, che in alcuni lavori viene anche chiamata concezione canonica della
scienza, ha portato molti studiosi e sociologi della scienza ad interrogarsi su un
nuovo possibile modello di comunicazione che possa risultare più efficace nel
comunicare informazioni scientifiche all'interno di una società che risulta essere
in continuo mutamento e in cui le notizie e le informazioni viaggiano attraverso
i media spesso in maniera incontrollata
134
. Bucchi osserva come la
comunicazione della scienza non può essere compito solamente dei media che,
come abbiamo visto in precedenza, attraverso un'operazione di semplificazione
la espongono al pubblico, ma debba integrare gli studi sul discorso scientifico
applicabili alla comunicazione scientifica; così facendo si passerebbe da un
modello basato sulla distinzione netta tra scienza e divulgazione ad un modello
scientifico volto alla comunicazione, tracciando una continuità tra quest'ultima
e la scienza stessa
135
. Una descrizione esaustiva di questo tipo di approccio ci
viene fornito da Michel Cloître, direttore delle ricerche di chimica molecolare
dell' École supérieure de physique et de chimie industrielles de la ville de Paris
(ESPCI), e da Terry Shinn, direttore emerito alla ricerca al Centre national de
la recherche scientifique (CNRS), che nel loro lavoro Expository practice:
social, cognitive and epistemological linkages ci forniscono una struttura del
processo di comunicazione scientifica a quattro piani così delineati:
Livello 1: “intraspecialistico”. In questo livello è inquadrata la comunicazione
scientifica altamente specializzata, in cui a farla da padrone sono grafici, esami
134
Si veda il concetto di infodemia al § 1.5.
135
Bucchi, La scienza in pubblico. Percorsi nella comunicazione scientifica, p. 9.
68
di dati empirici, riferimenti e resoconti di esperimenti o attività sul campo. Un
esempio pratico di questo livello ci è fornito dai paper che si possono trovare
su una rivista scientifica specializzata e settoriale. Questo tipo di
comunicazione richiede un livello di conoscenze decisamente elevato e
specialistico.
Livello 2: “interspecialistico”. In questo livello sono inquadrati tutti quegli
articoli, testi o saggi che vengono pubblicati da riviste scientifiche che fanno
dell'interdisciplinarità la propria caratteristica, vedasi Science, Nature o per
rimanere in Italia Sapere, oppure tutti quei lavori effettuati ed esposti da
ricercatori e studiosi di una stessa disciplina ma di argomenti differenti. Spesso
i lavori di questo livello, a differenza di quelli intraspecialistici, fanno un
utilizzo relativamente limitato di analisi di dati ed attività sperimentali,
preferendo la forma scritta.
Livello 3: “pedagogico”. In questo livello si può notare come il corpo teorico
sia già sviluppato e consolidato, ponendo così maggiore enfasi sulla prospettiva
storica e sul carattere quantitativo della scienza. Un esempio pratico di questo
livello di comunicazione ci è fornito dai libri di testo scolastici.
Livello 4: “popolare”. Infine, viene posto in questo livello tutto ciò che viene
pubblicato negli inserti scientifici di quotidiani, nelle riviste scientifiche non
specializzate, ad esempio l'italiana Focus, oppure ancora nei documentari
televisivi o visionabili sulle piattaforme online quali YouTube. In questo livello
possiamo notare come gli argomenti più frequenti siano relativi alla tecnologia,
all'economia, alla medicina e alla salute, trattando problemi che impattano
direttamente sulla vita del cittadino e che dunque riescono ad attirare
maggiormente l'interesse del pubblico. Un esempio interessante in questo caso
lo possiamo trovare nella già citata rubrica televisiva Medicina Trentatré
136
.
136
Michel Cloître, Terry Shinn, Expository practice: social, cognitive and epistemological linkages,
Shinn e Whitley, Boston, 2005, pp. 31-50.
69
Chiaramente, questa classificazione non è lineare: può capitare infatti che
alcune informazioni non riescano ad essere adeguatamente comunicate in uno
o più livelli. Ciò è dovuto a vari fattori che possono andare dalla complessità
delle informazioni ai limiti intrinsechi di un formato
137
. Tuttavia, a mio parere
un modello di questo tipo è meglio adattabile alla società del Ventunesimo
secolo, in cui il livello medio di istruzione, per lo meno nei paesi occidentali,
aumenta sempre più, portando conseguentemente gli individui a voler essere
parte attiva all'interno dei processi scientifici. Questo approccio è stato
formalmente identificato con il nome di Public Engagement with Science and
Technology (PEST), termine che avevamo già incontrato nel capitolo
precedente nella parte dedicata alla divulgazione via web
138
ed una sua analisi
sarà l'obiettivo del paragrafo successivo.
137
Bucchi, La scienza in pubblico. Percorsi nella comunicazione scientifica, p. 10.
138
Si veda il § 1.4.2
70
2.3 PUBLIC ENGAGEMENT WITH SCIENCE AND
TECHNOLOGY
Apparso per la prima volta in un articolo della rivista Science del 2002
denominato From PUS to PEST, il “Public Engagement with Science and
Technology” è un approccio che ha avuto il merito di avere scollegato la scienza
da un tipo di comunicazione fondamentalmente paternalistica ed ancora in un
certo modo ancorata ad una visione della scienza di tipo dogmatico. L'approccio
PEST porta con sé un aspetto dialogico maggiore rispetto al passato. Una sorta
di processo di democratizzazione della scienza che porta i cittadini ad esserne
parte attiva
139
. Inoltre, questo approccio aiuta la legittimazione pubblica della
scienza, in quanto più vicina al cittadino, che viene considerato come una valida
fonte di informazioni e di dati empirici, da cui capire in che modo destinare i
fondi della ricerca sulla base delle necessità percepite
140
. Infine, la speranza
coltivata dai sostenitori dell'approccio PEST è cercare di accrescere l'interesse
nella scienza e nel suo studio, aumentando così la forza lavoro disponibile nei
settori riguardanti la ricerca scientifica
141
.
L’acquisizione di approcci che possiamo definire più democratici da parte degli
esperti nei confronti del pubblico è possibile, nonostante alcuni sostengano il
contrario
142
. Un dialogo più paritario tra scienza e società ha fatto sì che nella
scienza emergesse meglio l’aspetto politico, con le annesse problematiche e
criticità. Queste a parer mio si sono rese più evidenti soprattutto durante il
periodo di pandemia da COVID-19.
Si entra quindi in una sorta di paradosso, poiché la partecipazione al dialogo
139
Weingart, Joubert, Connoway, Public engagement with science – Origins, motives and impact in
academic literature in science policy.
140
Ibidem.
141
Ibidem.
142
In merito alla celeberrima citazione del virologo Italiano Roberto Burioni, divenuto molto popolare
soprattutto durante il periodo di pandemia da COVID-19 “La scienza non è democratica”.
71
democratico apparentemente non richiede competenze, al contrario di un
accesso alla conoscenza scientifica che così preclude la partecipazione ai
processi decisionali dei cittadini
143
. Inoltre, quando parliamo in generale di
“cittadini”, ma soprattutto di “pubblico”, dobbiamo tenere a mente che non
esiste un singolo pubblico, identificabile da caratteristiche comuni. Il pubblico,
l'audience, è formato da una moltitudine di individualità, tutte con
caratteristiche e necessità diverse
144
, che al momento di apportare il loro
contributo nel dialogo scientifico formano un insieme di opinioni che nella
maggioranza dei casi non potranno essere assimilabili all'interno di una
decisione che possa accontentare tutti.
Un’altra delle criticità osservate nell’ approccio PEST è data dalla difficoltà a
trovare risorse economiche e materiali in alcuni ambiti di ricerca. Diversi rami
della scienza e della tecnologia influenzano il pubblico in maniera diversa,
facendo concentrare gli investimenti pubblici e privati in quelli che hanno
maggior riscontro in termini di assimilazione da parte del pubblico e in quelli
che presentano il minor numero di controversie generate
145
.
Queste problematicità non devono, tuttavia, scoraggiare dall'adottare un
approccio di tipo PEST, cogliendone molte sfumature e contraddizioni, che
devono fornire un ulteriore impulso per indagare le dinamiche sociali,
scientifiche e comunicative. Saranno proprio le dinamiche comunicative il tema
del prossimo paragrafo, che si soffermerà in particolare sull'utilizzo del
linguaggio come parte integrante dell'interazione tra scienza e società.
143
Weingart, Joubert, Connoway, , Public engagement with science – Origins, motives and impact in
academic literature in science policy.
144
Ibidem.
145
Aline Bastos, Marcio Simeone Henriques, Clare Wilkinson, The potential opportunities and
limitations of Public Engagement in Science and Technology [1], Interin, vol. 24, no. 2, universidade
Tuiuti do Paranà, Brasile, 2019, p. 180,
https://www.redalyc.org/journal/5044/504459802012/504459802012.pdf (27 maggio 2023).