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Anche il sommo poeta, Dante Alighieri, canta la sete di conoscenza dell�uomo attraverso
l�ultimo viaggio di Ulisse. Quest�ultimo, dopo essere stato prigioniero per pi� di un anno
presso la maga Circe, insieme ai compagni fedeli, si rimise in viaggio, non facendo vela
per Itaca ma verso il mare aperto, poich� la sete di �conoscere� era pi� forte di ogni
legame familiare ed affettivo. Senza una rotta sicura, dopo aver toccato le coste della
Spagna e dell�Africa, giunsero, vecchi e stanchi, alle colonne d�Ercole, confine ultimo
del mondo allora conosciuto. Ai compagni timorosi Ulisse rivolse un appello, perch�
seguissero la virt� e la conoscenza e non il solo istinto animale di conservazione. �
Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e
canoscenza�. �
3
.
Le moderne imbarcazioni a vela che solcano i mari di tutto il mondo hanno scopi ben
diversi da quelli di un tempo. Oggi chi va per mare lo fa per diletto (crociere, diporto,
regate), per apprendere le tecniche delle diverse scuole della marina militare, per
raggiungere luoghi inaccessibili via terra consegnando medicinali e generi di prima
necessit� (Associazione Vele Senza Frontiere) o, come mezzo di recupero e
riabilitazione per tutti i tipi di disabilit� , siano esse fisiche, mentali o sociali.
E� questa la rotta a cui punta questo scritto, attraversando la storia e visitando anche le
altre terapie, tutto per arrivare al porto finale : la vela anche come valore terapeutico.
Suddivido la presente tesi in 2 volumi nell�auspicio che a molti possa interessare il tutto.
Ma anche la parte storica possa essere di maggior competenza di un gruppo di persone e
quella terapeutica di altri.
3
Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno, Canto XXVI, vv. 76-142.
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Capitolo 1 – I primordi
Le prime imbarcazioni
Per trattare l�evoluzione della vela nella storia � necessario introdurre il concetto di Marineria.
Questa, ��pu� essere definita come un insieme di arte e di scienza per mezzo di cui una nave
pu� essere condotta da un luogo della terra ad un altro.�. Cos� dice Douglass Philips-Birt nel
suo libro A History of Seamanship
1
. L�ampiezza del periodo che concerne la navigazione �
veramente vasto. Si potrebbe iniziare dall�era paleolitica (ca due milioni di anni fa), fino ai
giorni nostri. Visto che questa trattazione vuole mettere in luce la nascita della vela e la sua
evoluzione nel tempo, si ritiene utile partire dal 3500 ca a.C., con la civilt� degli Egizi. Lungo
tutta la storia della marineria, il disegno delle navi e la natura degli strumenti e dei metodi usati
per la navigazione si sono evoluti ed influenzati reciprocamente. A sostegno della storia della
Marineria � necessario fare una breve panoramica sui diversi tipi di imbarcazioni che hanno
portato alla nascita della vela.
La zattera a vasi (fig.1) fu, probabilmente, il primo galleggiante usato dall�uomo. Ma la prima
vera imbarcazione fu, forse, quella fatta di pelli tese sopra un�intelaiatura di vimini (fig.2).
1
[� Storia della Marineria � ], Traduzione dall�inglese del capitano Black. Edizione italiana 1972 U. Mursia &
C., Milano.
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Fig.1 - Il primo tentativo elaborato dall�uomo per procurarsi un mezzo adatto a tenerlo a galla, la zattera a vasi.
Fig.2 - Imbarcazione fatta di pelli tese sopra un�intelaiatura di vimini
La prima imbarcazione, quella che avrebbe portato l'uomo sulle acque mantenendo al
contempo asciutto, fu molto probabilmente la canoa. Finch� stavano in acque poco profonde,
gli uomini, riuscivano a muovere le loro barche con lunghe pertiche. Pi� al largo essi usarono
le mani e questo li port� ad ideare la pagaia. Questa era un prolungamento, e miglioramento,
dell�azione delle mani per fare presa sull�acqua ed imprimere una spinta in avanti. Per periodi
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di durata sconosciuta, la pagaia fu il solo mezzo di propulsione. In seguito scoprirono qualche
cosa che rivoluzion� il modo di viaggiare: impararono a servirsi del vento. Per la prima volta
imbrigliarono una forza che non era quella dei muscoli dei servi. Fu una scoperta che
rivoluzion� i secoli a venire, perfino il nostro. Da quel momento l'acqua divenne il mezzo pi�
facile e meno costoso per trasportare carichi voluminosi su percorsi di notevoli distanze. Da
allora in poi si data il vero inizio della storia degli antichi marinari, il luogo � l�Egitto o forse
la Mesopotamia. Nel Basso Egitto, gli archeologi hanno trovato centinaia di disegni di barche
risalenti a poco prima del 2900 A. C., tracciati a casaccio su affioramenti di rocce o compresi
nella decorazione di terraglie (fig.3).
Fig.3 - Raffigurazione di un�imbarcazione a vela da una ceramica dell�Alto Egitto; 2900 a.C. circa
( H. Frankfort, Studies in Early Pottery In the NearEast, Londra, 1924, tav. XIII � 1).
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Tra questi ve ne sono alcuni che mostrano nel centro della nave o un po' pi� a prora, un albero
con una larga vela quadra. Tuttavia in Mesopotamia, una terra la cui civilt� � antica quanto
quella dell'Egitto, � stato recuperato qualcosa che forse retrodata, di mezzo millennio, questa
memorabile invenzione. Non molto tempo fa, mentre stavano scavando a Eridu, ad un livello
che si aggira intorno al 3500-3400 A. C., alcune persone addette agli scavi scoprirono un
piccolo modello di barca in terracotta (fig.4).
Fig.4 - Modello di imbarcazione a vela (?), in terracotta, rinvenuto ad Eridu nella Mesopotamia Meridionale; 3500
� 3400 a.C. (Foto di Frank Scherschel, apparsa sulla rivista �Life�, Time Inc., 1956).
Questa citt� si trova ora molto all'interno e la linea costiera da allora � molto mutata; a quei
tempi la citt� si trovava sul litorale del Golfo Persico. Il modello raffigura una piccola
imbarcazione probabilmente del tipo usato per la pesca o per brevi viaggi lungo la costa, al
centro della quale un po' a proravia della mezzeria, c'� una piccola robusta cavit� e, su ogni
lato, � stato praticato un foro. La cavit� forse, serviva da sostegno ad una figura, ma sembra
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molto probabile che si trovasse in quel determinato punto per alloggiare un albero e, i fori, un
paio di mantigli. Per quanto riguarda l�era che precede la storia documentata, inerente la vela,
non c'� niente su cui basarsi oltre a quanto � stato ritrovato dagli archeologi. Riguardo ai limiti
di navigazione di questi primi marinai del Mediterraneo, ci sono diversi indizi archeologici che
sembrano presupporre legami commerciali tra le pi� antiche civilt� del Mediterraneo orientale
e l�Europa occidentale dei tempi preistorici. Difatti, diverse collane egizie in pasta vitrea sono
state rinvenute in Gran Bretagna, oltre a monili di un minerale, un raro fosfato verde, che
sembra provenire dal vicino Oriente.
Il commercio
Si ritrova la prima documentazione in Egitto concernente l�inizio del commercio. Un antico
scriba elencando le opere del faraone Senfore ( Snefru ), sovrano d'Egitto intorno al 2650 a.C.
dice "far arrivare quaranta navi cariche di tronchi di cedro". Difatti pochissimo legname
cresceva nella valle del Nilo, il cedro certamente non vi era e, per ottenerlo, Senfore dovette
cercarlo oltre mare. Cos� egli mand� una spedizione nella terra dei Fenici dove, sulle pendici
della catena del Libano, vi era una famosa foresta di cedro. Non per questo Senfore fu un
precursore in quanto l'Egitto ebbe relazioni con questa zona gi� prima di quell'epoca. A riprova
di ci� gli archeologi hanno trovato nelle tombe dei faraoni e dei nobili delle prime dinastie,
brocche, recipienti e vasi fatti in Palestina e Siria. Sulla costa, non molto pi� a nord di quanto
oggi si trovi Beirut, vi era il porto di Biblo, la cui origine risale nel tempo. Era qui che, tra le
altre mercanzie, il legname del Libano, ai tempi di Senfore e in seguito per secoli, veniva
raccolto per essere imbarcato e traghettato per essere portato in Egitto. Era cos� costante il
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commercio tra questa citt� e l'Egitto che fin dai primissimi tempi le navi che solcavano i mari
venivano chiamate "navi di Biblo" sia che esse facessero o no la spola tra quel porto e l'Egitto.
Anche un'altra importante regione figur� molto presto nel commercio d'oltremare. Ad oriente
del Mediterraneo, separata da questo da montagne, si trovava la Mesopotamia, la terra bagnata
dai due grandi fiumi, il Tigri e l�Eufrate. Qui sorse l'antica e molto sviluppata civilt� dei
Sumeri e dei Babilonesi. Tagliati fuori com'erano, i loro contatti con l'area del Mediterraneo
dovevano effettuarsi certamente attraverso intermediari, probabilmente i mercanti della costa,
inclusi senza dubbio quelli di Biblo. Verso sud, i fiumi gemelli che formavano l'arteria
principale del paese, sboccavano nel Golfo Persico, al di l� del quale si trovava l'immensa
vastit� dell'Oceano Indiano. Sin dalla met� del terzo millennio a.C. gli stessi mercanti di
Babilonia solcarono quelle acque. Verso la fine del secondo millennio a.C. il traffico nel Golfo
Persico era molto ben organizzato su basi commerciali. Nell'isola conosciuta oggi come
Bahrein, era stato creato un porto idoneo ad ogni tipo di scambio commerciale. I mercanti della
Mesopotamia navigavano fin l� portando carichi di tessuti, lana, oggetti di pelle, olio d'oliva e
ritornavano con le loro stive piene di rame in pani, pietre preziose, avorio e legnami vari. La
stessa Bahrein era brulla, tutto ci� che veniva esportato vi doveva per cui essere prima
importato. Il rame non rappresentava un problema poich� proveniva dalla vicina Makkan, dove
il metallo viene estratto ancora oggi, ma l'origine dell'avorio apre interessanti interrogativi. Tra
le rovine della citt� della Mesopotamia del terzo millennio a.C. gli archeologi hanno scoperto
alcuni sigilli che potevano essere fatti solamente in India. La connessione � chiara, i
commercianti, persino in questo primo periodo, si avventurarono oltre il Golfo Persico ed
affrontarono le acque aperte dell'oceano verso la costa occidentale dell'India. Difatti le zanne
non lavorate e i manufatti d'avorio che i mercanti della Mesopotamia scambiavano con i loro
tessuti e con la lana, provenivano di l�. Sono noti molti importanti particolari sui commercianti
della Mesopotamia perch� si scrivevano la loro corrispondenza e detenevano i loro conti su
tavolette d'argilla, che sono quasi indistruttibili, e gli scavi ne hanno fornito la prova a
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centinaia. L'economia dell'Egitto aveva bisogno delle importazioni, per le quali doveva
rivolgersi ad altri paesi oltre che alla Fenicia. Ogni anno enormi quantit� di incenso, mirra ed
olibano venivano bruciati sugli altari. Ci si poteva procurare questi prodotti soltanto nella parte
meridionale dell'Arabia e sulla costa africana, al di l� del Mar Rosso, un'area che gli scribi dei
faraoni chiamavano " Punt "(e che si identifica oggi con la parte meridionale dell'Arabia e con
la Somalia). Per secoli questi prodotti erano giunti via terra, per mezzo di innumerevoli piccoli
commercianti che si passavano le merci di mano in mano e, presumibilmente, incrementavano i
prezzi ad ogni scambio. I primissimi faraoni si prefissero di eludere questi intermediari.
Crearono cos� una delle prime grandi imprese marittime gestite dallo Stato. Il compito non fu
facile. L'unica alternativa al percorso per via terra erano le rotte lungo il Mar Rosso. Su una
costa arida, senza zone d'ombra, i faraoni dovettero cos� far sorgere cantieri navali, allestire una
flotta, e costruire porti con tutte le necessarie attrezzature. I maggiori centri dell'Egitto erano
tuttavia situati sulle rive del suo grande fiume, il Nilo, separato dal Mar Rosso, nel suo punto
pi� vicino, da un viaggio di otto giorni, attraverso il deserto. Il percorso pi� comodo, dal Nilo
al Mar Rosso, era lungo una gola nel deserto chiamata "Uadi Hammamat". In un certo punto su
rocce affioranti, Henu, ministro del faraone Mentuhotep III, circa 2000 anni prima della nascita
di Cristo, scrisse un resoconto dei suoi servizi allo stato. Con poche secche frasi egli, rivel� le
difficolt� che affrontarono i fondatori di questa impresa commerciale. Non molto tempo dopo
che Henu ebbe compiuto la sua missione, all�incirca nel sec. XX a.C., il faraone Senusret prese
un'iniziativa che da quel momento rese inutili quelle fatiche. Fece scavare un canale dalla zona
nord del Nilo fino al Mar Rosso. I carichi che lo percorrevano riuscirono a risparmiarsi cos� il
viaggio snervante in carovana. Tuttavia anche l'apertura del canale non rese il commercio
Egitto - Punt una sicurezza. C'era ancora la faticosa navigazione, andata e ritorno, lungo il Mar
Rosso. Quella parte del mare era difficile da navigare, aveva pochi punti dove una nave in
pericolo potesse rifugiarsi ed era terreno prolifico di una razza di pirati particolarmente
violenta. Oltre il fiume, presso la famosa Valle dei Re, dove, a partire da Tebe, parecchi faraoni
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scavarono le loro tombe, vi � l'enorme tempio di Deir el - Bahari. Questo � un monumento
eretto poco dopo il 1500 a.C. da Hatscepsut, la prima grande regina egizia della storia. Sulla
mura della sua tomba ella fece eseguire, in una serie di magnifici graffiti, il racconto di una
delle pi� grandi imprese del suo regno, un viaggio commerciale su larga scala a Punt. Molti
anni prima del regno di Hatscepsut l'Egitto si era trovato in difficolt�. La guerra civile aveva
diviso il paese e ogni sua parte era governata da principi locali o da invasori. Nessuno di loro
era in grado di coltivare un progetto cos� grandioso come una flotta del Mar Rosso. Il canale di
Senusret fu abbandonato e si insabbi� a poco a poco. Il trasporto di incenso, come gi� veniva
secoli prima, torn� ad essere effettuato via terra, attraverso intermediari. Ma verso il 1567 a.C.,
sorse una nuova dinastia, la XVIII, che riun� il paese, ristabilendo un forte governo ed
inaugurando un'epoca che doveva essere la pi� splendida dell'Egitto. Il quinto sovrano di
questa dinastia fu Hatscepsut, il suo contributo, come si addice ad una donna, fu un atto di
pace. Ristabil� i collegamenti marittimi diretti con Punt. Su uno dei muri del tempio-tomba
della regina, c'� una serie di episodi unica nel suo genere (fig.5).
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Fig.5 � La flotta della regina Hatscepsut a Punt (A. Mariette, Deir el-Bahari, Lipsia, 1877, tav. 6).
Si vede una flotta che entra nel porto a Punt: tre navi dalla linea snella e accurata sono ancora
in navigazione, le grandi vele sono gonfiate dal vento, mentre altre due hanno ammainato le
vele pronte ad attraccare. Ogni scena ha una didascalia che la descrive fin nei minimi
particolari, grazie alle quali si pu� quasi compilare un elenco completo del carico. Legnami
vari che includono ebano, mirra-resina, alberi di mirra da mettere a dimora, vari altri tipi di
incenso, avorio, oro... Le navi raffigurate nei bassorilievi di Hatscepsut mostrano l'alto grado di
perfezione raggiunto dai costruttori navali egizi. Era naturale che in Egitto, fascia di terra posta
lungo gli argini di un fiume che per oltre 400 miglia presentava un limpido corso d'acqua, la
progettazione delle navi e la navigazione cominciassero presto e avessero un rapido sviluppo. Il
Nilo offr� la migliore e pi� facile forma di trasporto. Era favorita la navigazione persino da un
vento che soffiava prevalentemente da Nord. Le tombe d�Egitto hanno conservato dipinti e
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persino modelli di una stupefacente variet� di imbarcazioni da fiume, dalle piccolissime barche
a remi a quelle pi� grandi e veloci, a battelli per inviare messaggi, alle grandi chiatte che
venivano costruite per trasportare controcorrente, dalle cave di granito, gli enormi obelischi che
pesavano centinaia di tonnellate. Come progettatori di imbarcazioni da fiume gli egizi furono
insuperabili. Il loro punto debole era che, quando progettavano navi che dovevano affrontare il
mare, essi si limitavano semplicemente a costruire barche come quelle per il Nilo, solo di
stazza superiore al normale. Attorno al 2550 a.C. il faraone Sahur� costru� una flotta da
trasporto, per traghettare le sue truppe su alcune zone costiere dell�Asia. Per commemorare
l'impresa ordin� ai suoi artisti di eseguire un bassorilievo della scena sulle pareti della sua
tomba ad Abussir presso Menfi. In questo modo lasci� la primissima chiara rappresentazione
esistente di navi d'alto mare (fig.6).
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Fig.6 - Nave del faraone Sahur�; 2550 a.C. circa. Modello della collezione del Dipartimento alle Antichit�
dell�Universit� di New York.
La nave non era solamente un�imbarcazione a vela, quando non c'era vento, o quando era
contrario, la vela veniva abbassata, l'albero abbattuto e la propulsione veniva allora per mezzo
dei rematori. Le navi d'alto mare potevano raggiungere i 55 metri di lunghezza e 18 e mezzo di
larghezza. Un migliaio d'anni pi� tardi, gli architetti navali disegnarono le navi indicate sui
rilievi di Hatscepsut (fig.7).