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CAPITOLO 1
L’AGENTIVITÀ E LA LIBERTÀ
Ogni proposta di ricerca o analisi, ma anche una semplice considerazione si avvale di nozioni base
per poter sostenere ciò che si vuole trasmettere e cercare di dimostrarne la validità. Questo
atteggiamento analitico si basa, pertanto, su presupposti e giudizi di valore con i quali si vorrebbe
mettere in luce gli intenti del proprio postulato
3
. Allo scopo di esaltare la centralità dell’essere
umano nella misurazione del suo benessere individuale e di proporre un approccio valutativo
efficace rispetto alla complessità e all’eterogeneità della nozione di sviluppo umano (o benessere
collettivo), vorrei illustrare le nozioni che rappresentano le “fondamenta” del mio lavoro. Perciò,
verranno presentati due costrutti teorici ampiamente discussi nel mondo accademico e non solo:
l’agentività e la libertà. Date le innumerevoli possibilità argomentative che offrono rispettivamente
l’agentività e la libertà, assume (fin da subito) l’importanza di individuare il campo di indagine con il
quale si intende avviare il presente lavoro. Si potrebbe affermare che l’uomo sia il contraente di un
patto sociale dal momento della sua nascita. In effetti, si ascrive all’individuo una natura sociale
(community-building animal), poiché è parte aggregante di un sistema giuridico al quale appartiene
e con il quale interagisce
4
. Di conseguenza, l’interazione del singolo soggetto con llo Stato di
appartenenza e l’ingerenza di quest’ultimo rispetto all’individuo saranno il presupposto della
presente analisi. Dopo aver affrontato le implicazioni teoriche dell’agentività e della libertà (in
particolare un’analisi delle libertà in ambito politico elaborata dallo studioso Isaiah Berlin), si
vorrebbe approfondire la conseguente interrelazione. In effetti, un’azione razionale e responsabile
stabilisce una condizione di libertà e la tendenza naturale dell’uomo per l’eudemonia rafforza la
coesistenza delle due precedenti nozioni. Infine, la conclusione del presente capitolo vuole essere
una sorta di introduzione al secondo. Infatti, si presenterà una proposta di traduzione di uno dei
numerosi scritti del Premio Nobel Amartya Sen, ovvero “Benessere, Agentività e Libertà: le
conferenze Dewey 1984” (1985).
1.1.Cosa significa human agency?
La mia ricerca per comprendere il valore semantico del termine inglese agency ha incontrato agli
inizi alcuni ostacoli. Partendo da una prima analisi del lemma in diversi vocabolari, si apprende che
l’uso più comune del termine agency non risulta essere l’accezione di nostro interesse, ovvero la
3
A. Sen, Development as Freedom, OUP Oxford, Oxford 2001.
4
H. J. Laski, Authority in the Modern State, Botache Books Kitchener, Yale University Press, Ontario 2000, p.5.
6
capacità di agire dell’uomo, il cui corrispettivo italiano è agentività. Il primo significato del termine
agency è agenzia, ovvero un’attività o organizzazione che fornisce un dato servizio per terzi (ad
esempio troviamo risultati come “advertising agency” oppure “aid agency”); mentre un secondo
significato è “dipartimento” o “settore di un’organizzazione”
5
. Pertanto, la seconda accezione del
termine compare principalmente in sedi istituzionali, come l’Unione Europea. Qualora il lettore
facesse affidamento sulla breve introduzione semantica del termine agency, risulterebbe difficile,
anzi improbabile, comprenderne la relazione con la libertà. Diviene così necessario indirizzare le
ricerche in ambito filosofico e sociale, dove incorriamo nella nozione di human agency. Negli ultimi
decenni, il mondo accademico si è adoperato per delimitare la natura dell’agency in molteplici
campi di ricerca come la psicologia, la neuroscienza cognitiva, le scienze sociali, l’antropologia oltre
alla sua applicazione sperimentale per l’intelligenza artificiale
6
. L’agentività nell’accezione oggetto
del presente capitolo si diffuse a partire dagli anni Settanta dello scorso secolo
7
. In linea generale è
possibile considerare l’agentività come una qualsiasi forma di interazione tra due entità da cui
scaturisce un cambiamento
8
. Tuttavia, questa prima concezione basilare non permette di intuire in
alcun modo il valore dell’essere umano nella società in fatto di benessere individuale e collettivo.
Diversamente, le teorie filosofiche e sociali circoscrivono il suo significato ad un’azione intenzionale,
compiuta da un partecipante di una società, la quale crea determinati risultati. In primo luogo, è
importante chiarire cosa si intende per azione intenzionale. In effetti, gli esseri umani si qualificano
come i prodotti dell’ambiente sociale in cui crescono così come i rispettivi produttori
9
. Le loro azioni
sono volte a soddisfare ciò che essi desiderano e generano dei cambiamenti conformi all’intenzioni
o alla causa che dà vita all’azione stessa. Di conseguenza, l’azione intenzionale propria dell’uomo
conduce a riflessioni in merito alla sua razionalità, alla sua libertà e alla sua facoltà di scelta
10
. Si
desume, così, che all’uomo viene riconosciuta la facoltà di agire, ovvero di compiere delle scelte.
L’azione dell’uomo, però, non è fine a sé stessa. Questo significa che l’agire umano delinea una
categoria precisa di uomo, il quale assume il ruolo di agente. L’agente (agent) modella la realtà
circostante con le sue scelte (azioni) e la sua intenzionalità (ciò che dà origine all’azione,
5
Le consultazioni traduttologiche si sono avvalse principalmente di due fonti: Oxford Dictionary e IATE “European Union
terminology”.
6
M. Emirbayer, A. Mische, “What is Agency?”, American Journal of Sociology, Chicago University Press, Vol.103, No. 4,
1998, p.962.
7
Laura M. Ahearn, Culture e discorso: un lessico per le scienze umane, in A. Duranti (cura di), “Agentività/Agency”, tr.
it., Meltemi editore srl, Roma 2002 (2001), pp. 18-23.
8
Agency, Standford Encyclopedia of Philosophy in www.plato.stanford.edu/entries/agency,10 luglio 2019.
9
A. Bandura, Exercise of Human Agency Through Collective Efficacy, Department of Psychology, Stanford University,
2000, p.75.
10
R. Audi, “Acting for reasons”, The Philosofical Review, Vol. 95, No.4, 1986, pp.511-512.
7
comunemente identificato con il desiderio). Tale rapporto implica la presenza di un carattere
fondamentale proprio dell’uomo, ovvero la sua razionalità. Sul piano individuale la razionalità
premette all’essere umano di agire in modo responsabile. Questo significa che egli conosce o
intuisce gli effetti delle proprie azioni oltre al mero soddisfacimento personale. È importante
sottolineare come una qualsivoglia azione incide sulla realtà. Pertanto, le trasformazioni ad opera
dei partecipanti nel proprio sistema portano a riflettere sul senso etico di questi ultimi. L’etica è
senza alcun dubbio una dottrina affascinante, poiché indaga sull’individuo in relazione ai due
concetti di bene e di male. Infatti, se dipingiamo l’uomo come un essere razionali, cosciente dei
possibili effetti delle sue scelte, si presume che l’uomo possa distinguere quasi “naturalmente” il
bene dal male così come il giusto dall’ingiusto. Data la mia volontà di affrontare la centralità
dell’essere umano come indicatore di benessere e fonte di progresso collettivo, non verrà
approfondita la sua eticità. Nonostante ciò, la facoltà del singolo di mettere in atto scelte razionali,
e soprattutto percepire l’influenza del singolo agire sulla collettività, credo comporti, in una certa
misura, una sensibilità morale attribuibile all’uomo stesso. In effetti, il soggetto nel suo essere
animale sociale (community-building animal) eredita dalla nascita un bagaglio di valori e di principi
che gli permettono di interagire nel suo ambiente. Inoltre, si ipotizza che quest’ultimi abbiano
un’influenza positiva sui singoli membri
11
. La definizione così articolata di human agency si allontana
dal concetto generale di azione umana, anche se entrambi i casi si riferiscono ad una forma di
intervento. L’azione rappresenta la volontà di un soggetto o di un insieme di mettere in atto un
determinato comportamento x per poter raggiungere uno scopo y. Diversamente, il concetto di
agentività esprime la capacità di agire umano, ma predispone anche la visione di un agente razionale
e responsabile (ovviamente in riferimento al nostro campo di indagine e agli intenti di ricerca), per
cui la sua azione è in grado di condurre ad un bene ultimo condiviso.
1.2 Esistono diverse libertà
La libertà è un termine ricorrente nella storia umana, questione tanto conclamata quanto ricercata.
Si potrebbe imputare alla libertà il sorgere di numerose battaglie ideologiche e cruente in suo nome;
in effetti è un elemento storico trasversale e atemporale, data la sua ricorrenza negli sviluppi che
vedono al centro l’uomo. Nonostante la sua persistenza nella storia umana, risulta difficile attribuire
alla libertà una definizione universale, in cui tutti possano riconoscersi e ottenere ciò a cui
ambiscono. Infatti, esistono diverse forme di libertà, che si sono articolate nel tempo, così come
11
H. J. Laski, Authority in the Modern State, Botache Books Kitchener, Yale University Press, 2000, p.5.
8
diversi sono le epoche, gli individui o gruppi di qualsiasi natura che la ricercano
12
. Al fine di esporre
le varie espressioni di libertà, o almeno parte di esse, si vuole proporre un’evoluzione storica di tale
concetto, dalle sue prime manifestazioni ad una delineazione teorica più recente. In primo luogo, si
vorrebbe presentare il seguente quesito: quale natura cela la libertà? Sarebbe possibile definire tale
elemento storico come azione, principio, diritto naturale o dovere? Generalmente si pensa che le
prime forme di libertà risalgano al mondo greco, e in effetti il contesto delle polis ha permesso di
muovere passi significativi per la libertà. A questo punto vorrei precisare che le forme di libertà
susseguitesi nel corso della storia devono essere esaminate in riferimento alla propria epoca storica.
Per questo motivo, non potremmo pensare alle libertà conferite ai cittadini del mondo antico, i Greci
e i Romani in particolare, come alle forme di libertà e ai rispettivi riconoscimenti istituzionali dei
tempi odierni, anche se tutt’oggi assistiamo continuamente a illibertà e alla corsa per la libertà
stessa. Si struttura così una visione di libertà confacente a un dato periodo, secondo quanto sostiene
Harold Laski, politologo e politico britannico del XX secolo. Tuttavia, credo che la libertà, seppure
nelle sue molteplici espressioni e interpretazioni, sottintenda un denominatore comune: azione
passiva o attiva di un singolo rispetto ad una contingenza. È evidente come la descrizione riportata
sia estremamente esemplificativa, o addirittura caratterizzata da una forte indeterminatezza, ma
credo si possa considerarla un riferimento di partenza per poi appurare le varie sfumature e i
significati attribuibili alla libertà
13
. Riportando l’attenzione all’analisi storica, la ricerca della libertà
si può collocare in un tempo ancora più lontano, più precisamente a Prometeo. Il mito rivela che il
titano amico dell’umanità e del progresso sfida Zeus e riesce a rubare il fuoco per portarlo sulla
Terra, agli uomini. Il gesto di Prometeo esprime la libertà di azione conferita agli esseri umani che
entrano in possesso di un elemento divino; questo ha permesso all’uomo di dare avvio alla sua
cultura sociale
14
. Nel mondo antico, soprattutto nella civiltà greca, la libertà vige in funzione del
sistema. Questo significa che un cittadino è libero solo se è in grado di partecipare alla vita politica
della propria polis e una legge si definisce valida solo quando l’individuo gode del diritto di
promulgazione e di abrogazione
15
. La condizione di libertà individuale sussiste, però, in virtù di un
12
R.H. Lutz, “The History of the Concept of Freedom”, Journal Article, American Association of University Professors,
Vol.36 No. 1, 1950, p.18.
13
Due semplici esempi possono rendere comprensibile la duplice valenza conferita all’azione dell’individuo
(rispettivamente attiva e passiva): un uomo è libero di diventare membro di un gruppo, che potrebbe essere anche un
corpo di teatro; oppure, nonostante la possibilità offertagli, potrebbe decidere di rinunciare a quest’ultima senza che la
sua persona venga compromessa (ad esempio senza essere denigrato o escluso dalla collettività). Tale distinzione verrà
in seguito approfondita con l’argomentazione teorica sulla libertà sostenuta da Isaiah Berlin.
14
R.H. Lutz, “The History of the Concept of Freedom”, Journal Article, American Association of University Professors,
Vol.36 No. 1,1950, p.19.
15
I. Berlin, Libertà, in Henry Hardy (a cura di), tr. it., Feltrinelli, Milano 2005(2002), pp. 289-290.
9
autogoverno della persona, ovvero un cittadino greco (potremmo dire ateniese) è libero ed esercita
la sua partecipazione politica adempiendo ai doveri provenienti dalla città stessa; si tratta di una
concezione certamente non incentrata sulla sacralità dell’essere umano in quanto tale e sulla sfera
privata
16
. Prova di tale prospettiva risulta essere l’orazione funebre di Pericle. L’Epitaffio riportato
da Tucidide nel libro II della Guerra del Peloponneso evidenzia la superiorità culturale e politica di
Atene, la quale viene proposta come un modello per le altre civiltà. Nelle sue lodi ad Atene, Pericle
raffigura la natura umana. Per questo motivo l’orazione viene considerata una fonte scritta rilevante
in merito alla libertà concessa al cittadino, la quale è riconosciuta nella modalità per cui la libertà di
uno non significhi ledere gli altri, dinamica che si proporrà e affinerà col passare dei secoli
17
. La
teorizzazione della libertà individuale che si avvicina al libero arbitrio dell’essere umano e si discosta
dall’azione volontaria del singolo per amore della propria polis ha avvio con gli Stoici. L’ascesa della
libertà prosegue nella storia umana e, trascurando le vicissitudini della Magna Carta (1215), che
certamente si potrebbe considerare un tassello importante nella delineazione del concetto della
libertà (liberty), si vuole prestare particolare attenzione allo scenario europeo ed italiano risalente
al Medioevo. Tuttavia, è impossibile non riconoscere la Magna Carta come una pietra miliare della
storia inglese, poiché viene sottoscritto il primo riconoscimento delle libertà individuali dei cittadini,
come ad esempio il diritto di proprietà e di essere tutelati da tasse eccessive (inseguito, nel 1628, il
Parlamento inglese redige la Petizione dei Diritti rafforzando il riconoscimento dei noti diritti civili).
Nel Medioevo la libertà (libertas) voleva raffigurare un uomo privo di legami oppressivi e di
dipendenza assoluta, questo implica che un uomo è libero qualora goda di particolari privilegi,
ovvero libertà; si tratta di una condizione sociale destinata soltanto a determinati ceti della
popolazione. Per questa ragione, la natura della libertà caratteristica del Medioevo designa, in
italiano antico, un uomo franco. Tale uomo descrive colui che gode delle maggiori libertà tipiche
dell’epoca e l’atto di rendere uno schiavo “libero” veniva designato dal termine francare oppure,
nel linguaggio odierno, affrancare. Emerge una percezione di libertà sempre circoscritta e
presupposta dall’appartenenza a un qualcosa, come potrebbe esserlo il sistema feudale, la chiesa e
la società eludendo l’importanza intrinseca della natura dell’uomo come essere libero
18
. Dante fa
riferimento alla libertas, e anche in questo caso la libertà non assume le sembianze di diritto
naturale proprio dell’essere umano, ma rappresenta la libertà spirituale e la libertà dal peccato che
16
Idem, pp.34-35.
17
F. De Luise, G. Farinetti, Lezioni di storia della filosofia, Zanichelli, Bologna 2010, unità 2.
18
N. Maraschio, P.Larson, “Per una storia del termine italiano libertà”, Accademia della Crusca, 2002 in
www.accademiadellacrusca.it/it/scaffali-digitali/articolo/per-storia-termine-italiano-libert, 20 settembre 2019.
10
si attribuisce agli uomini, i quali si adoperano per raggiungere il Regno dei cieli: “Or ti piaccia gradir
la sua venuta:/libertà va cercando, ch'è sì cara, /come sa chi per lei vita rifiuta” (Purgatorio, I 70-72).
Bisognerà attendere ancora molto tempo prima che la libertà individuale divenga un valore
condiviso e assimilato entrando a far parte della coscienza delle masse. Questo sviluppo si registra,
in linea generale, a partire dal Settecento. Si ricorda che la libertà ha assunto diverse fattezze, da
“condizione di chi gode della personalità giuridica oppure di chi non ha vincoli alla propria possibilità
di muoversi (cioè non è schiavo o prigioniero) o condizione di una comunità che non è soggetta a
dominazione straniera o a un potere tirannico” (si pensi agli squilibri politici, economici e sociali
dettati dalla decolonizzazione), alla libertà come diritto e valore imprescindibile dell’essere
umano
19
. L’apice di questa visione della libertà nella sua multidimensionalità (libertà di parola,
libertà di stampa, libertà accademica, libertà di partecipazione alla vita politica, la libertà religiosa,
e l’enumerazione potrebbe proseguire) viene sancito dalla Dichiarazione universale dei diritti
dell’uomo nel 1948. L’assunzione della libertà come principio delle costituzioni odierne e diritto
naturale è emblema di una presa di coscienza di massa recente. Questo dato è riconducibile ad una
causa essenziale: l’essere umano nella sua lunga esistenza sulla Terra è sempre stato vittima di
estremi soprusi (di potere) e di estreme sofferenze; dal contesto si desume che l’uomo in veste di
cittadino impegnato nella lunga lotta per ottenere beni primari, ad esempio fuggire dalla miseria
più nera, gli risulta impensabile rivendicare libertà superiori quali la libertà di opinione pubblica, la
libertà di salute e nel complesso le libertà sociali
20
. Eppure, è opportuno ricordare che la nozione
della libertà nel suo complesso come principio e garanzia per l’uomo nella società trova le sue radici
in tempi decisamente più remoti. Si pensi al filoso Spinoza nel suo Trattato teologico politico (1670),
il quale sostiene che le fondamenta del sistema di governo e delle istituzioni della società sono il
consenso e la partecipazione; ciò che il filosofo indica come pilastri di strutturazione sociale è
riconducibile alla nozione di libertà. Infatti, riproponendo le parole di Spinoza, la libertà è lo scopo
ultimo di una società: “The ultimate aim of government is not to rule or restrain by fear, but
contrawise to free every man from fear, […] The true aim of government is liberty”
21
. La trattazione
storica del concetto di libertà ci permette di osservare la sua trasformazione lungo l’esistenza umana
e di approdare alla sua argomentazione teorica di maggiore interesse per gli intenti di ricerca del
presente lavoro. La percezione della libertà articolata da I. Berlin, descritto come uno dei maggiori
19
Idem.
20
I. Berlin, Libertà, in Henry Hardy (a cura di), tr. it., Feltrinelli, Milano 2005 (2002), pp.31-35.
21
“Lo scopo primario di un governo non è esercitare e imporre il suo potere tramite la paura, piuttosto è liberare ogni
uomo da quest’ultima, […] Il vero obbiettivo di un governo è la libertà”, R.H. Lutz, “The History of the Concept of
Freedom”, Journal Article, American Association of University Professors, Vol.36 No. 1, 1950, p. 21.