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INTRODUZIONE.
“La televisione dà la cultura a chi non ce l’ha e la toglie a chi ce l’ha.”
Umberto Eco.
Durante la stesura di questa tesi, sì è voluto approfondire l’argomento riguardante il
palinsesto: un termine complesso, arcaico, ma che rappresenta il punto d’incontro tra
l’industria televisiva e il suo pubblico. Il palinsesto rappresenta la griglia di
programmazione attraverso la quale lo spettatore può orientarsi su ciò che verrà trasmesso
durante la giornata, la settimana e il mese. È uno strumento che viene utilizzato
concretamente per la realizzazione di determinati scopi, messo costantemente alla prova,
cancellato e modificato. Il palinsesto non rappresenta soltanto la griglia di
programmazione che viene esposta al pubblico, bensì l’insieme delle operazioni che sono
state svolte per regolarne la composizione. Il palinsesto rappresenta la relazione caotica
che si instaura tra le tempistiche televisive e quelle sociali: basti pensare a quanto sia
centrale la programmazione durante l’ora di pranzo e cena, quando la famiglia è riunita
davanti al piccolo schermo, oppure alla disposizione dei cartoni animati quando i ragazzi
escono da scuola.
In una prima fase, si è voluto definire il concetto di palinsesto da un punto di vista
etimologico, attraverso le sue varie sfaccettature, sottolineandone i molteplici significati
che ha acquisito durante il tempo.
Si è proseguito successivamente con la descrizione delle tecniche e delle strategie
utilizzate durante la composizione del palinsesto, fondamentali per la collocazione dei
prodotti e per contrastare la concorrenza. Si sono poi delineati i suoi elementi costitutivi,
come i programmi, gli spot e i promo, per poi tratteggiarne le modalità di costruzione
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lungo stagioni, settimane, giorni e fasce orarie, attraverso l’utilizzo di logiche editoriali,
commerciali e professionali.
La terza e la quarta fase rappresentano il perno essenziale di questo elaborato. Attraverso
un’opportuna descrizione della storia della televisione italiana, si è voluto evidenziare il
suo progresso e il successo ottenuto, che ha segnato il culmine del suo splendore, per poi
regredire con l’avvento dei fenomeni della digitalizzazione e della ridefinizione
tecnologica e culturale del mezzo televisivo. In questo contesto si è messo in discussione
il ruolo stesso del palinsesto (anche se veniva considerato sempre un elemento cardine
per la televisione), in molti casi si era addirittura pensato fosse un concetto ormai remoto:
si stava assistendo all’avvento delle OTT TV (over-the- top television), Netflix ne è
l’esempio più concreto, attraverso le quali lo spettatore poteva, e può tuttora, godersi la
visione dei programmi, senza le limitazioni imposte dal palinsesto.
Nella parte finale della tesi, si sottolineano le previsioni future in merito all’effettivo
regresso del palinsesto, se la “televisione moderna” possa realmente portare alla
definitiva scomparsa della griglia di programmazione.
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1 CHE COS’È IL PALINSESTO.
1.1 Etimologia del termine.
Guardare la televisione è un’azione che risulta scontata, addirittura banale; con il
trascorrere del tempo, si è trasformata in un’attività quotidiana stabilmente radicata.
Questo atto tende a inglobare al suo interno una serie di sfaccettature che il telespettatore
non discerne: si attribuisce meno valore al contenuto rispetto al fatto stesso di guardare,
di porsi davanti a un’offerta complessiva e di poter optare per cambiare canale. Il
broadcasting
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, di conseguenza, viene organizzato dalla produzione in modo tale da attrare
e trattenere il pubblico nella forma più duratura possibile. L’esito di queste premesse che
i programmi televisivi non risultano quasi mai singole entità, bensì una sequenza ordinata
e coerente. Il singolo prodotto televisivo è inserito all’interno di un contesto, ovvero da
ciò che è stato trasmesso precedentemente e da ciò che verrà mandato in onda
conseguentemente. I programmi aumentano di valore proprio grazie al contesto, in quanto
l’insieme dell’offerta televisiva assume un significato diverso.
Ogni testo è inoltre composto da una serie di elementi di natura differente, ai quali sono
attribuite specifiche funzioni comunicative.
Nel contesto televisivo, l’organizzazione dei contenuti trasmessi dal medium e delle
pratiche del loro consumo, viene chiamata palinsesto. Il palinsesto deriva dal greco
palímpsestos, ovvero “raschiato di nuovo”, con la combinazione dell’avverbio pálin, “di
nuovo” e di pséstos, participio passato del verbo psáo, “raschiare”.
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La trasmissione simultanea di contenuti a un pubblico indistinto.
Fonte: “Il palinsesto: storia e tecnica della programmazione televisiva” L.Barra
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La definizione molteplice di questo termine arcaico è esposta all’interno del dizionario
Devoto-Oli:
1. “Manoscritto per lo più pergamenaceo in cui la scrittura primitiva sia stata
rischiata e sostituita con un’altra.”
2. “Vecchio scritto reso illeggibile dalle cancellature e dalle correzioni.”
3. “Prospetto sinottico dei programmi della radiotelevisione, a volte comprendente
le ore e i minuti stabiliti per le singole trasmissioni radiofoniche e televisive.”
La nozione di palinsesto è ecclettica e stratificata, ma può considerarsi utile unire i suoi
elementi costituitivi in modo tale da tentare di tracciarne un quadro che risulterebbe
comunque incompleto, perché sempre in progress.
La ricostruzione dell’etimologia del termine aiuta a comprendere nel migliore dei modi
la complessità che il palinsesto assume all’interno del contesto televisivo. L’uso di questa
parola, però, è prettamente collegata a una peculiarità italiana: in tedesco, ad esempio,
l’espressione assume una forma lineare in quanto l’insieme della programmazione è
semplicemente das Fernsehprogramm, ovvero “programma (lista o elenco) televisivo”;
mentre Programmgestaltung indica l’operazione di costruzione del palinsesto. Grille e
parrilla, tradotti letteralmente in “griglia”, sono utilizzati rispettivamente in Francia e in
Spagna, ai quali può seguire il genitivo “di programmazione”. In inglese, invece, il
vocabolo utilizzato è schedule, “orario, piano, tabella”, mentre il verbo è scheduling in
alternativa al programming che include le attività di produzione dei programmi. Ogni
paese e ogni lingua pone l’accento su un determinato elemento: ad esempio la parola
inglese si concentra maggiormente sulla funzione, sullo scopo per cui l’oggetto è
impiegato, collegando la griglia al fluire del tempo e quindi alla sua dimensione
temporale. La definizione italiana è ovviamente quella più fantasiosa e articolata proprio
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perché studia il modo in cui si compone l’oggetto stesso con tutte le variabili annesse, ad
esempio la sua mobilità e instabilità, le varie possibilità di scelta e la stratificazione delle
convenzioni e abitudini. Ad accentuare in maggior misura l’uso del termine è la sua
libertà di utilizzo che estende o restringe il suo valore semantico a seconda dei vari
contesti: è utilizzato sia dagli addetti ai lavori sia dalla generalità del pubblico, dai quali
possono nascere interpretazioni differenti e persino incomprensioni.
In definitiva si può affermare che il palinsesto televisivo sia l’ambito utilizzato per creare
logiche e criteri della programmazione. Il piano giornaliero o settimanale delle
trasmissioni televisive è un insieme di diversi punti di vista e svariate decisioni che
portano a improvvisi ripensamenti, cui si aggiungono novità e cambi in corsa, che portano
inevitabilmente i segni di lunghe elaborazioni. Per questo motivo la preparazione del
palinsesto richiede tempo e tranquillità.
1.2 La mappa dei significati che il palinsesto assume.
Il palinsesto opera su tre livelli, una tripartizione che persegue tre finalità che risultano
spesso inscindibili:
1. una dimensione sintattica in cui i vari elementi sono ordinati secondo regole e
strategie ben precise.
2. Una dimensione semantica dal momento in cui, a causa della disposizione, il
pubblico risulta influenzato nell’interpretazione dei significati dei prodotti.
3. Una dimensione pragmatica che tende a mantenere sempre attivo il rapporto con
il pubblico attraverso indicatori e testi ad hoc.
Dopo aver individuato su quali livelli opera il palinsesto, è fondamentale tracciare una
mappa dei significati che esso assume.
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Si può definire il palinsesto come un macro-testo che ha la finalità di garantire la massima
fruizione dei prodotti offrendo al proprio pubblico una strutturazione dei singoli testi che
sia in grado di prevedere, anticipare e assecondare le attese. È risaputo che l’elemento
principale della testualità televisiva è il programma, mentre la griglia di programmazione
è il testo di secondo livello che lo contiene, attraverso il quale si scindono i singoli
elementi per poi ricomporli in una struttura più complessa. Ogni testo si manifesta in
contemporanea con altri testi che lo precedono, lo seguono o si palesano direttamente su
canali diversi. Il risultato è che “il palinsesto generale e le sue parti si offrono all’analisi
come altrettanti ‘macro-testi’ per ciascuno dei quali è possibile fare ipotesi su un
corrispettivo ‘macro-spettatore-modello’ di azienda, di rete, di fascia oraria.”
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Il palinsesto è un mosaico in quanto l’emissione della programmazione televisiva
inserisce congiuntamente elementi ineguali lasciando allo spettatore il compito di unirli
e tenerli insieme. I programmatori hanno disposto questi componenti in modo tale che
ognuno di essi possegga una precisa posizione che influisca nei confronti del pubblico
ricevente. Le pubblicità e i testi promozionali generano a loro volta varietà a questo
flusso. Come ogni mosaico o puzzle che si rispetti, è prevista la presenza di una cornice
“capace di governare le parti che lo compongono”
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Pozzato, 1995: 174.
Fonte: “Il palinsesto: storia e tecnica della programmazione televisiva” L.Barra
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Rizza, 1989: 9
Fonte: “Il palinsesto: storia e tecnica della programmazione televisiva” L.Barra