INTRODUZIONE
Il campo della comunicazione politica e dell’influenza sugli elettori è da molti anni oggetto di
svariati studi riguardo all’efficacia di messaggi pubblicitari, articoli di giornale, trasmissioni
radiofoniche e televisive, sulla modificazione del comportamento elettorale, di affiliazione o
preferenza in direzione di determinati partiti. Poco dopo gli anni Duemila in Italia ha
cominciato ad affermarsi un nuovo mezzo comunicativo accessibile potenzialmente a
chiunque, dai costi relativamente limitati e capace di offrire possibilità mai sperimentate
precedentemente in nessun altro medium: si tratta di Internet, il quale, pur essendo stato
introdotto una decina di anni prima, si è imposto come strumento mainstream soltanto più
avanti, dopo l’introduzione della banda larga nel 2000 e il deprezzamento dei dispositivi di
collegamento (computer, cellulari ecc.). Dapprima usato timidamente e con poco impegno
nella comunicazione politica perché considerato poco più di una “curiosità” con bacini di
utenza ristretti e mirati, il suo impiego elettorale e propagandistico è stato ampliato non
appena gli attori interessati si sono resi conto di come sfruttare le sue potenzialità, e di
quanti interessi avrebbero potuto ricavarne. L’esempio più evidente di tale mutamento è
costituito oggi dal Movimento Cinque Stelle, una potente forza politica che fa della
comunicazione online libera, popolare e non censurata il suo “cavallo di battaglia” e ragion
d’essere.
Due concezioni radicalmente opposte del rapporto tra tecnologia comunicativa e società si
contrappongono storicamente [Vaccari 2012a]: da un lato il determinismo tecnologico,
secondo i cambiamenti nelle tecnologie producono autonomamente modificazioni nelle
forze sociali e politiche; dall’altro il determinismo sociale, secondo cui sono gli attori politici e
la società a forgiare i media sulla base delle proprie esigenze. Gli studiosi sostenitori della
prima teoria affermano che la Rete porterà, per sua stessa natura, a modificare il modo di
fare politica e approcciarsi a essa, rivoluzionerà in modo radicale le istituzioni e il
funzionamento dei luoghi di potere; al contrario, i fautori della tesi opposta prevedono che i
mezzi digitali verranno inevitabilmente sottoposti al filtraggio operato dal sistema politico e
dai personaggi di spicco che detengono il potere nella società, in modo tale che
l’introduzione di Internet potrà soltanto essere lenta, di tipo incrementale e strettamente
controllata, e che dunque mostrerà effetti limitati andando a integrarsi nell’ordine esistente.
Al di là delle varie utopie teoriche, resta l’evidenza empirica della necessità di considerare
una moltitudine di fattori attivi da entrambe le parti e concorrenti nella determinazione della
condizione esistente in Italia.
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Nel nostro Paese sono stati effettuati diversi studi sull’utilizzo di Internet in ambito politico e
non solo, tuttavia sono state poche le ricerche a comparazione dell’efficacia comunicativa dei
nuovi media basati sulla Rete con quella dei mezzi comunicativi tradizionali. Può essere
interessante dunque cercare di capire quanta influenza sulle scelte degli elettori può avere
un new medium come il blog, confrontandolo all’efficacia di un old medium come il
quotidiano cartaceo: la ricerca sperimentale proposta in questo elaborato si prefigge di
osservare e analizzare tali differenze indotte nell’atteggiamento dei fruitori, e anche i livelli di
gradimento e affidabilità percepita del servizio in relazione al diverso mezzo utilizzato; verrà
analizzato inoltre il grado di fruizione dei media. Tali risultati potranno costituire un utile
strumento di orientamento nella comprensione dei fenomeni della comunicazione politica
online in Italia, e stimolare secondo una prospettiva psicologico-sociale il miglioramento
nell’uso di alcuni mezzi comunicativi sempre più indispensabili per qualunque moderna
organizzazione istituzionale. Il lavoro sarà preceduto da un inquadramento teorico utile a
contestualizzare e comprendere meglio la ricerca, permettendo anche riflessioni critiche sulla
situazione mediatica italiana, con particolare riferimento alla comunicazione digitale.
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1. POLITICA E MEDIA COMUNICATIVI: BINARI PARALLELI IN
COSTRUZIONE
La rivoluzione mediatica di Internet e dei molti nuovi mezzi di comunicazione a esso associati,
a partire dalla seconda metà degli anni Novanta in poi, ha senza dubbio esercitato un effetto
modificante e innovatore sulla comunicazione politica. Se si analizza l’evoluzione dei soggetti
politici, istituzioni, partiti, movimenti, leader, dalla storia recente fino a oggi salta all’occhio
con facilità una strettissima correlazione tra attività civica e utilizzo dei mezzi comunicativi:
legame ormai indissolubile e necessario che si è andato consolidando con il tempo. A partire
dagli ultimi 70 anni questa relazione si è ampliata in modo esponenziale, prima per via di un
maggiore utilizzo dei giornali e della radio, poi della televisione e infine del Web. Non esiste
più ormai la concezione di una politica “non mediatizzata”, avulsa dai veicoli che utilizza per
trasmettere se stessa ai cittadini, utilizzando tali vettori per autoalimentarsi e differenziarsi.
Venute meno molte barriere ideologiche e distinzioni categoriali nette, come quelle tra
“rossi” e “neri”, e l’intersezione dei concetti di “destra” e “sinistra”, i vari attori che
compongono il teatro della sfera politica si sono attivati per modificare non tanto l’opinione
dei cittadini su di essi in base alle idee rappresentate e ai programmi di riforme proposti
(come era in passato), bensì ai continui miglioramenti della propria immagine pubblica:
immagine che viene costruita, alimentata, e a volte distrutta, tramite strumenti mediatici. Si
può parlare di una vera e propria “laicizzazione” dell’arena politica, intesa come “graduale
perdita di peso specifico nella dinamica politica delle ideologie e delle appartenenze
subculturali”[Mazzoleni 1998]: cioè una perdita d’importanza del credo politico, che ha
caratterizzato gran parte della precedente storia statale, sia tra i partiti sia tra gli elettori.
L’apparenza, attualmente, si configura dunque come il primo e più importante metodo di
contatto con la vastità degli elettori e dei non-politici, i quali (troppo) spesso magari
nemmeno conoscono i punti programmatici dell’attività del partito/candidato di interesse,
non sanno specificarne le intenzioni progettuali, padroneggiano in modo blando il
funzionamento del sistema elettorale e istituzionale ecc. Sono tutti sintomi di un crescente
disinteresse italiano alla politica in sé e più in particolare a una classe politica colpita, a
sinistra e destra, da innumerevoli scandali e non più in grado di coinvolgere i cittadini in
modo positivo. Per far fronte a tale crisi è stato necessario modificare il modo di presentarsi
alle masse: si è passati dall’utilizzare un registro comunicativo propagandistico, basato sulla
divulgazione di idee e programmi di partito e sull’esasperazione del bipolarismo, a un tipo di
attività pubblica meno basata sulle ideologie e più sulla figura dei singoli leader (secondo una
tendenza alla personalizzazione individuale della politica). Se in precedenza una persona
avrebbe potuto identificarsi nei valori che una certa formazione incarnava (o, almeno, si
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vantava di esprimere), il disinteresse e la sfiducia verso i partiti tradizionali hanno portato a
una enorme rivalutazione individualistica degli esponenti politici; l’esempio più significativo
degli ultimi vent’anni può essere quello di Silvio Berlusconi, riuscito dal nulla a imporsi come
personalità sostenuta da milioni di persone. Questo mutamento di stile comunicativo si è
dovuto affiancare ovviamente a una metamorfosi del sistema dei media nella stessa
direzione: nessuna sostanziale trasformazione strutturale avrebbe avuto luogo senza quella
nel modo di far conoscere il candidato, la sua storia, il suo stile nel parlare, vestire,
comportarsi; fattori che mirano alla promozione del leader. Un’efficace strategia di ricerca
del consenso deve dunque passare tramite un accorto utilizzo dei mezzi comunicativi allo
scopo di “fare pubblicità” alla propria attività politica restando al passo con l’evoluzione
tecnologica e, non da ultimo, fornendo un’efficace impressione di modernità al destinatario
della comunicazione. Per quanto riguarda i new media basati su Internet, in Italia e in tutta
Europa (al contrario che negli Stati Uniti) non si è ancora compiuto completamente il
passaggio da siti Web di tipo puramente informativo, deficitari di strumenti d’interazione e
feedback come sondaggi online e forum, a piattaforme che permettano un reale rapporto in
presa diretta con i cittadini. Sopravvive dunque una forte tendenza all’uso prudente del Web
politico, che però mostra segni di disgregazione nella direzione di un progresso crescente
nell’adozione delle tecnologie di politica digitale. [Bentivegna 2012].
In Italia l’introduzione degli strumenti mediatici Web-based ha introdotto grandi potenzialità
nell’ambito della comunicazione politica. Sebbene il nostro Paese presenti una tradizione
culturale legata soprattutto alla televisione e in parte ai quotidiani e riviste (vedi ad esempio
l’Espresso), che fanno dei servizi sull’attualità politica il loro fulcro, tuttavia alcuni partiti e
leader hanno saputo sfruttare i nuovi media come un’opportunità preziosa per accrescere il
proprio consenso tra la popolazione. Bisogna considerare che il panorama mediatico italiano
è caratterizzato da un modello di funzionamento di tipo pluralistico polarizzato [Hallin e
Mancini 2004], consistente in una debole autonomia dei media dalla politica e in un
giornalismo orientato al commento e all’influenza sull’opinione pubblica, piuttosto che alla
presentazione dei fatti in modo neutrale: ciò significa che per i politici italiani spesso non è
rilevante astenersi dalla mediazione giornalistica, dato che spesso vi è collateralità di
interessi tra le parti. La transizione dai vecchi mezzi di comunicazione non è stata una
rivoluzione culturale improvvisa (come si poteva pensare anni fa), tuttavia non ha mancato di
apportare significativi cambiamenti al modo in cui la classe dirigente comunica, e non solo. Le
potenzialità di questi veicoli informativi sono emerse molto lentamente a causa di una
digitalizzazione lenta: basti pensare che fino al 2010 solo il 54% della popolazione utilizzava
regolarmente la rete. Per anni, fino ai primi del Duemila, si è continuato a vedere Internet, i
siti Web, i blog come delle semplici estensioni della carta stampata e della televisione: il
layout delle pagine, i contenuti testuali e quei pochi multimediali (come video di interviste e
comizi) offerti, in definitiva l’esperienza degli utenti, erano molto simili a quelli offerti da
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