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INTRODUZIONE
Il presente lavoro va ad analizzare le Tournèe del Living Theatre in Italia a
partire dalla prima rappresentazione, avvenuta nel 1961, fino al 1983, anno
dell’ultima campagna italiana prima della morte di Julian Beck (1985).
L’obiettivo è stato raccogliere tutte le informazioni del caso, necessarie a
documentare, attraverso le cronache dell’epoca, gli eventi legati
all’esperienza italiana della compagnia.
La ricerca è iniziata nella Biblioteca di Roma Tre, presso l’Archivio
dedicato al Living contenente i giornali, le riviste e le foto dell’epoca. Ho
consultato questo materiale estrapolandone articoli di giornale, recensioni e
pubblicazioni utili alla ricerca. Le riviste in particolar modo sono state una
validissima fonte per la raccolta di recensioni relative agli spettacoli,
soprattutto la rivista Sipario e Scena. Ho voluto documentare, inserendo
foto d’archivio, alcuni degli eventi più importanti della compagnia.
Altra fonte molto importante è stato il libro di Cristina Valenti
Conversazioni con Judith Malina, che mi ha permesso di comprendere
appieno il pensiero del Living in Italia e il momento storico/culturale
particolare in cui si collocarono. Ho ricostruito tramite articoli di giornale
alcuni tra gli eventi più significativi e rappresentativi del Living in Italia,
partendo dalla prima rappresentazione al Teatro Parioli fino ad arrivare
all’ultima rappresentazione dell’Antigone a Catania Estate ’81.
La rivista Teatro Oltre mi ha permesso di raccogliere alcune interviste
rilasciate dagli esponenti più importanti dell’epoca e, di conseguenza, di
completare l’analisi artistico/culturale in cui il Living si inserisce per la
prima volta.
L’elaborato è suddiviso in tre capitoli che scandiscono cronologicamente le
Tournèe del Living Theatre.
Ho quindi analizzato la prima Tournèe dal 1961 al 1963, il cosiddetto esilio
europeo, che porterà la Compagnia ad esibirsi in tre città importanti: Roma,
Torino e Milano. Nonostante i temi trattati all’interno degli spettacoli
fossero delicati, la critica accolse positivamente le rappresentazioni.
Dopo un breve ritorno negli States la seconda tournèe dal 1965 al 1969, i
cosiddetti anni del nomadismo e del collettivo dove la compagnia realizza
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spettacoli come Mysteries and Smaller Pieces. Durante questo periodo
furono girati anche dei cortometraggi, curati da Alfredo Leonardi, il quale
visse con la compagnia durante la seconda tournèe del 1967 per tutta la
durata delle riprese. In questi anni presentarono altri due nuovi spettacoli:
L’Antigone di Sofocle di Brecht e Les Bonnes di Jean Genet, quest’ultimo
censurato più volte negli anni dalla critica a causa delle nudità esibite dagli
attori.
Nel 1970 il Living si scinderà in cellule, permettendo ai membri della
compagnia che desiderano seguire il teatro politico di Beck e Malina di
continuare ad esibirsi nelle strade delle città. Infine dal 1975 al 1978, i
famosi anni del Ciclo dell’Eredità di Caino ,nei quali il Living cercherà di
portare il teatro nelle strade, coinvolgendo attivamente il pubblico che li
circonda.
Nel secondo e nel terzo capitolo mi sono soffermata in particolar modo
sulle edizioni della Biennale di Venezia del 1965 e del 1975, durante le
quali il Living rappresentò relativamente due spettacoli importantissimi: il
Frankenstein, e l’Eredità di Caino.
Nel 1983 la compagnia abbandonerà l’Italia per la Francia a causa degli
scarsi finanziamenti ricevuti, e due anni dopo Julian Beck morirà.
Ho ritenuto utile inserire alcuni cenni storici relativi all’avanguardia
teatrale italiana, la quale proprio all’inizio degli anni ’60 nasce e si sviluppa
grazie ad alcuni personaggi che hanno fatto la storia del teatro. Questi
personaggi ebbero modo di incontrare il Living e condividerne la
concezione artistica.
Alla fine dell’elaborato ho voluto inserire articoli di giornale che reputo
significativi, partendo dalle prime pubblicazioni che riportano il nome del
Living Theatre sulla rivista Sipario,per arrivare fino agli scatti più recenti
degli anni 80, effettuati durante le rappresentazioni di Sei Atti Pubblici e
Cinecittà Streetplay.
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Capitolo uno
Esilio Italiano
1.1 L’Arrivo del Living in Italia.
L’impegno nelle manifestazioni pacifiste e nelle iniziative di disobbedienza
civile, valse al Living una notorietà che andava ben oltre il ristretto ambito
del teatro d’avanguardia e lo rese, proprio a causa di questo impegno
politico, non “gradito” al governo degli Stati Uniti.
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Quando il Living nel 1961 venne invitato in Francia dal Theatre des
Nations di Parigi, la partenza non fu immediata. Gli scarsi fondi a
disposizione e il non appoggio del governo degli Stati Uniti, riuscirono
quasi a compromettere la partenza. Grazie alla comunità artistica
statunitense, attraverso una raccolta di fondi, il Living riuscì a raccogliere il
necessario per intraprendere il viaggio oltreoceano.
Questo evento, oltre a permettere al Living di vincere svariati premi in
Francia, gli permise di ottenere ingaggi nei paesi europei, tra cui l’Italia.
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Il Living arrivò a Roma nel 1961, per poi spostarsi a Milano e Torino. Gli
spettacoli della Compagnia rappresentarono una novità per l’ambiente
teatrale, soprattutto per gli spettatori. La visita del Living non poteva
considerarsi una classica tournèe d’una compagnia estera:
Si introduceva entro una cultura sin troppo avvezza a petizioni di principio ideologiche
fondate sulla fiducia nelle parole (che si traducevano in prodotti spettacolari poggiami
sulla più netta separazione tra attori e pubblico) il contagio di scelte espressive in-
dubbiamente valide per investire lo spettatore anche dal versante dei nervi e del sangue.
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La scena teatrale italiana dalla fine degli anni ’50 all’inizio degli ’60 fu
caratterizzata da un calo del rapporto tra i teatri e gli spettatori che lo
frequentavano. La diffusione di nuovi media come il cinematografo e la
televisione resero più semplice la fruizione di contenuti agli spettatori
nell’ambito domestico.
4
1
http://www.livingeuropa.org/storia-living.html
2
Valenti, C.(2008),Storie del Living Theatre-Conversazioni con Judith Malina. Corazzano; Titivillus.
3
Roberto Tessari , Il teatro italiano del Novecento, Casa editrice Le Lettere, 1996 p119
4
Ivi, p 105
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Per questo motivo gli spazi destinati alle rappresentazioni come per
esempio i Teatri Stabili dell’epoca, cercarono di offrire un teatro libero ed
accessibile a tutti. Vennero però ostacolati dalla burocrazia e dalla politica,
diventando uno specchio della divergenza fra destra e sinistra, un mediatore
della politica post resistenziale di quegli anni.
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La ricerca di un teatro che andasse fuori dagli schemi tradizionali coinvolse
la maggior parte dei drammaturghi e registi come De Filippo, Bene,
Strehler, Scabia, Quartucci e De Beradinis. Questi personaggi si
occuparono di ridefinire il concetto di teatro attraverso esperimenti di
“rottura”, creando nuovi spazi e nuovi modi di rappresentazione. Durante
questi anni anche il ruolo dell’attore maturò e si ridefinì.
Lo scopo era quello di arrivare allo spettatore nella propria zona
emozionale, attraverso le immagini e le azioni visive; collegate non in
maniera tradizionale come in qualsiasi storia.
Nella sperimentazione di quello che sarebbe potuto diventare un nuovo linguaggio
teatrale, bisognava innanzitutto stabilire, sia pure approssimativamente, attraverso
strumenti che fossero estranei alle avanguardie contemporanee o tradizionali, i limiti di
comunicazione e rottura con il pubblico, arrivando a un grafico, ideale e tecnico.
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1.2 Gli spettacoli dal ‘61 al ‘63
Il Living rappresentò per la prima volta in Italia, al Teatro Parioli di Roma
nel 1961, lo spettacolo di Jack Gelber The Connection.
Lo spettacolo anche se accolto positivamente dalla critica e dagli spettatori,
rappresentò una novità assoluta, non solo per via del luogo della
rappresentazione, inusuale per un teatro d’avanguardia, ma anche per gli
argomenti trattati. La realizzazione di uno spettacolo sulla base di temi
sociali così delicati come la droga e l’emarginazione dei junkies di certo
comportò perplessità.
Nulla è più contagio della vita. Ed essa compare così di rado sul palcoscenico, in Italia:
paese dove si oscilla, pendolarmente tra una riverenza accademica agli scrittori e al
farneticante mito della regia. La fine di The Connection trovò gli spettatori tutti
soggiogati. Un’attrice italiana mi disse: “questi sono gli attori; poi vengono gli altri,
noialtri.
7
5
Ivi, p 106
6
Ivi, p 115
7
Sipario,Luglio 1961 n° 183.L’altra faccia della Luna di Roberto Giacobbi,p18
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Il secondo spettacolo, Many Loves di Williams fu accolto con lo stesso
entusiasmo della critica:
Secondo spettacolo del Living Theatre di New York al Parioli. Ieri sera: si
rappresentava Many Loves, commedia in tre atti dell’anziano poeta Williams estratta
dal repertorio della compagnia dall’inizio del ’59, lo stesso anno di the connection. Fra i
due testi c’è un bel salto di linguaggio di gusto e di qualità. La commedia nella quale
Julian Beck ha curato regia e scenografia, a Judith Malina che sostiene la parte della
giovane attrice e tre diversi personaggi affidati a costei. Uno scattante denso cameo, una
aggressiva padronanza della scena. Ottimi tutti gli altri.
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Durante il soggiorno a Roma la compagnia aveva in repertorio un altro
spettacolo: In the Jungle of Cities di Brecht. Da una intervista al Living
sulla rivista Sipario sappiamo che lo spettacolo non venne rappresentato a
causa della censura:
Ora sono stati invitati per la prima volta in Europa. Andranno a Torino (l’idea di
montare il loro spettacolo al Carignano li fa un po’ fremere),poi al Piccolo Teatro di
Milano, a Berlino, Francoforte e a Parigi dove rappresenteranno Nella giungla della città
di B.Brecht, il dramma a cui tengono di più. Mi chiedono se a Roma c’è il ghetto, dove
si trova, quali “slums” consiglio di vedere e perché la censura non ha permesso che
mettessero in scena il loro Brecht.
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Dopo lo spettacolo al Parioli, seguirono altre due date: una al Teatro
Carignano di Torino; un’ altra al Piccolo Teatro di Milano.
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Con tutte le noiosità lo spettacolo è dunque vitalissimo, e in punti affascinante; i balzi
degli infelici nel gabinetto per ricevere l’iniezione dopo l’arrivo della droga sono
sensazionali come se si vedesse riprodotto nella realtà orribile caso non nuovo al cinema
hollywoodiano della moglie che riesce a far rinchiudere il marito nel manicomio
criminale mentre noi sappiamo che non è pazzo. Balbettanti, sfatti, annegati nell’orrore
senza confini, e poi all’improvviso scossi da un guizzo preagonico, gli interpreti
recitano come i bravissimi attori che pretendono di non essere.
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Nel 1962 si esibirono nuovamente al Teatro Carignano di Torino, dove
presentarono un’altra pièce di Jack Gelber The Apple.
Testo disinteressato a ogni forma di ritmo (così fondamentale invece in The
Connection) oltre che di simmetrie, e il crollo progressivo della struttura anche
narrativa, la sgradevole alterazione di tutti i rapporti e dei toni, è un proposito perseguito
con chirurgica precisione utilizzando un particolare straniamento anche visivo (costumi
e trucco) proprio per impedire che si instauri qualsiasi forma di abitudine o di affezione
a ciò che si svolge sulla scena in un lavoro che è stato giustamente definito una non
play, e che tuttavia riesce (e non è forse merito assoluto anche della messa in scena?) a
8
L’unità 15 giugno 1961, Many Loves di Savioli Aggeo. p6
9
Sipario n° 183,Colazione con Judith Malina intervista di Silviana Ottieri, p.21
10
Ivi, p.21
11
Paragone 1961 n° 140 The connection di Alberto Abrasino. P 100
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trattenere il pubblico col fiato sospeso per due ore senza un momento di rottura: di
nuovo i personaggi entrano ed escono dalla scena, si alzano o vanno a mettersi fra il
pubblico, e negli intervalli l’azione continua nel ridotto, ma niente di tutto ciò che viene
prodotto è analogo o similare alla precedente esperienza.
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Nel 1963 dopo quasi tre anni di esilio europeo il Living tornerà in America,
e si concluderà quindi la prima esperienza europea:
La Compagnia del Living Theatre tornerà negli Stati Uniti il prossimo ottobre dopo tre
anni di assenza durante i quali ha tenuto rappresentazioni in vari Paesi Europei.
L’attività del Living Theatre negli Stati Uniti si interruppe in seguito ad una complessa
vicenda legale che costrinse i fondatori della Compagnia J.Beck e la moglie J.Malina a
scontare brevi periodi di pena detentiva per evasione fiscale.
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http://www.filmtv.it/film/27368/the-connection/recensioni/492997/#rfr:film-27368
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Corriere della Sera 14 Febbraio 1964,Il Living Esiliato torna in America.