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CAPITOLO 1
EFFETTI ATTESI SULLA SALUTE:
INTRODUZIONE ALLA VALUTAZIONE RISCHIO-BENEFICIO
Negli ultimi decenni il consumo di prodotti ittici è notevolmente aumentato. Il pesce
in particolare è stato riconosciuto come un componente fondamentale e consigliato in
tutti i regimi dietetici, considerato una salutare fonte di energia, ricco di proteine ad
alto valore biologico, più facilmente digeribili rispetto a quelle derivate dal consumo
di animali terrestri, vitamine (D, A, E, B12), minerali essenziali (selenio, rame,
manganese), omega 3 (acidi grassi essenziali polinsaturi a lunga catena – PUFA, Poli
Unsatured Fatty Acids) che giocano un ruolo vitale nella salute umana, a partire dal
momento del concepimento lungo tutte le fasi della maturazione dell’individuo fino
all’invecchiamento.
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Tuttavia, specialmente nel nostro paese, benché patria della dieta mediterranea, tale
raccomandazione risulta spesso disattesa. La spiegazione potrebbe trovarsi nel costo
spesso elevato del pesce e dei frutti di mare in genere (anche se il pesce azzurro, il
più consigliato tra l’altro, risulta il più economico) o da un differente gusto e/o
tradizione culinaria (soprattutto nelle regioni non costiere), ma principalmente tende
a provenire dalla forte preoccupazione per eventuali rischi per la salute derivanti
innanzitutto da possibili sostanze contaminanti di origine antropica, o meno, presenti
nelle acque.
Il crescente interesse pubblico riguardo la presenza di questi contaminanti chimici
nel pesce ha indotto la comunità scientifica (FAO of the UN e WHO) ad occuparsi
della questione
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, formulando nel 2010 un documento “master” (presentato durante la
World Nutrition Research Conference on Mediterranean Foods in Health and
Disease in occasione del 20° Congresso Internazionale sulla Nutrizione, svoltosi nel
maggio 2013 in Spagna) ritenuto fondamentale per l’analisi dei rischi e dei benefici,
contenente inoltre una serie di step a cui ogni stato dovrebbe attenersi per garantire
un ottimale consumo di pesce e offrire una corretta conoscenza di tutti i rischi ed i
benefici tra i suoi cittadini.
Il pesce rappresenta pertanto un modello emblematico della valutazione
rischio/beneficio, infatti nonostante il consumo di prodotti ittici sia raccomandato in
tutte le fasce di popolazione, di contro l’ambiente acquatico risulta contaminato da
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sostanze inquinanti che, concentrandosi nei tessuti dei pesci e di altri organismi usati
nell’alimentazione, crea allarme per la sicurezza del consumatore.
Nei paragrafi successivi verranno messi a confronto, basandosi su evidenze
scientifiche, i vantaggi derivanti dall’assunzione dell’alimento ed i rischi associati
all’esposizione a determinati contaminanti in esso contenuti, verrà così comprovato
che i benefici nel consumo di pesce prevalgono sui rischi potenziali, salvo alcune
eccezioni che verranno esaminate nello specifico.
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CAPITOLO 2
MICRO E MACRO NUTRIENTI NEI PRODOTTI DELLA PESCA
Fin dai tempi più antichi è noto come i prodotti della pesca siano un alimento sano e
di qualità. Il pesce è infatti facilmente digeribile e allo stesso tempo gustoso e la sua
carne contiene una grande varietà di sostanze utili per la salute, essendo ricca di
proteine, di acidi grassi essenziali (omega 3), vitamine e minerali.
In alimentazione quando si parla di pesce si intendono genericamente anche
crostacei, molluschi e tutte le forme, parti e prodotti commestibili di tali animali
spesso denominati frutti di mare.
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Le dettagliate composizioni di pesci a pinne, crostacei (artropodi acquatici come
scampi, aragoste o gamberi), molluschi (invertebrati con conchiglia esterna ed unica
quali ad esempio il lumachino, oppure con conchiglia esterna suddivisa in due valve
come nel caso di cozze, vongole e capesante o interna tipica dei molluschi cefalopodi
quali polpi, seppie e calamari) ed echinodermi (animali filtratori, come il riccio di
mare) si possono ampiamente ritrovare in numerosi database internazionali che le
riportano con esattezza e precisione scientifica (United States Department of
Agriculture National Nutrient Database for Standard Reference Nutrient Data
Laboratory; Food and Nutrition Information Center Food Composition Database;
SELFNutrition Data; International Network of Food Data Systems Standards and
Guidelines).
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In generale e a seconda delle varietà i pesci hanno un contenuto di acqua che può
oscillare tra il 60% e l’80% del peso corporeo, mentre nelle specie invertebrate il
range è compreso tra il 53% ed il 96%.
La componente azotata è formata da proteine per il 12-20% e da una parte non
proteica per un valore pari all’1-2%.
Le proteine contenute nei prodotti della pesca sono presenti nel tessuto muscolare in
quantità variabile di 15-20 g/100 g di peso e sebbene tale contenuto possa talvolta
diminuire a favore dei lipidi all’aumentare dell’età del pesce
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, sono considerate ad
alta digeribilità e ad elevato valore biologico in quanto la componente muscolare è
costituita per lo più da proteine sarcoplasmatiche (mioalbumina, globulina ed enzimi)
e proteine miofibrillari (actina, miosina e tropomiosina) a discapito delle proteine
connettivali (il collagene è presente in una percentuale che varia dal 3% fino ad un
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massimo del 10% a differenza di quello all’interno dei muscoli dei mammiferi che si
aggira intorno al 17%) che rendono meno digeribile la carne. Inoltre, così come nella
carne, nelle uova e nel latte, nel pesce sono presenti in adeguata quantità tutti gli
aminoacidi essenziali: aminoacidi liberi quali l’istidina (necessaria per la crescita e la
rigenerazione tissutale, proteggendo altresì i tessuti dai danni causati dalle radiazioni
e dai metalli pesanti, importante inoltre per il mantenimento delle guaine mieliniche
ed efficace nel trattamento delle malattie allergiche, delle artriti reumatoidi e nella
produzione di globuli bianchi e rossi)
e la taurina (essenziale per la funzione
cardiovascolare, la crescita dei muscoli scheletrici, la retina ed il sistema nervoso
centrale) si trovano in notevole quantità così come alcuni peptidi come l’anserina
(impiegata nel trattamento della diarrea e degli stati infiammatori del cavo orale) e la
carnosina (utilizzata per i trattamenti contro l'Alzheimer, per la memoria, per il
dolore muscolare, per i trattamenti anti-infiammatori) e ad altri componenti non
proteici quali i nucleotidi liberi e la creatina, indiscussa fonte di energia,
fondamentale per la contrazione muscolare.
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Il contenuto di lipidi, sia da un punto di vista qualitativo che quantitativo, varia a
seconda delle specie, dell’età, del sesso, del periodo dell’anno e del ciclo biologico.
La percentuale di grassi nei pesci ne definisce una prima classificazione da un punto
di vista alimentare: il pesce si considera infatti magro quando la percentuale di lipidi
in esso contenuta è pari o inferiore al 2,5%. A questa categoria appartengono ad
esempio, il merluzzo, la sogliola, le acciughe, il nasello, la spigola.
Quando la quantità di grassi è invece presente in una percentuale compresa tra il
2,5% ed il 6%, il pesce si classifica come semi-grasso, fanno parte di questo gruppo
il persico oceanico, le sardine, i cefali, le carpe, le orate ed il pesce spada.
Si definisce infine grasso quel pesce nel cui contenuto la percentuale di lipidi varia
tra il 6% ed il 25%. In questa categoria si ascrivono, tra gli altri, le aringhe, lo
sgombro, il tonno, il bonito, il salmone e le anguille.
In tutti i pesci e nei prodotti della pesca sono presenti fosfolipidi e grassi insaturi ad
alta concentrazione di omega 3, che può variare dallo 0% al 2% del peso nei pesci
magri, fino a raggiungere il 3% del peso nei pesci grassi. EPA e DHA (acidi grassi
appartenenti alla classe degli omega 3) sono presenti esclusivamente nel pesce.
La composizione in acidi grassi della frazione trigliceridica e, ancor più della
frazione fosfolipidica, è infatti caratterizzata dalla presenza di composti appartenenti
alla serie metabolica dell’acido linoleico (C 18:3 Æ 9, 12, 15 n 3) con prevalenza di
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componenti ad alto grado di insaturazione ed a lunga catena, quali gli acidi
eicosapentaenoico, EPA (C 20:5 Æ 5, 8, 11, 14, 17 n 3) e decosaesaenoico, DHA (C
22:6 Æ 4, 7, 10, 13, 16, 19 n 3).
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I crostacei, i molluschi ed i cefalopodi sono considerati specie magre con un
contenuto lipidico che varia dallo 0,9% al 2,2%, ma a differenza dei pesci pinnati che
contengono una bassissima percentuale di colesterolo, in media 35 mg per 100 g di
prodotto, la maggior parte dei crostacei, come gamberi e gamberetti, ne contengono
circa 100/150 mg per 100 g, mentre i cefalopodi (polpi, calamari, seppie) ne
arrivano a contenere fino a 200 mg per 100 g di prodotto. Il più alto livello di
colesterolo si trova infine nelle uova di pesce e derivati, come il caviale, che può
contenere circa 500 mg su 100 g di prodotto.
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Il contenuto di carboidrati presente nel pesce è solitamente inferiore allo 0,50%,
mentre il contenuto di vitamine e minerali può variare, sia a seconda della specie, che
di altri fattori esterni quali la dieta dell’animale o la stagione. In generale il pesce è
comunque considerato una buona risorsa di calcio (10-100 mg/100 g), magnesio (10-
170 mg/100 g), fosforo (200-300 mg/100 g), fluoro (300-400 µg/100 g), iodio (10-
300 µg/100 g), selenio (35-45 µg/100 g), ferro (0,3-2,8 mg/100 g), zinco (0,3-1,3
mg/100 g) e rame (0,1-0,2 mg/100 g), povero di sodio (20-140 mg/100 g), ma ricco
di potassio (200-400 mg/100 g).
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I prodotti della pesca sono tra le poche risorse
naturali fonte di iodio - due porzioni di pesce marino a settimana ne garantiscono il
fabbisogno raccomandato per l’individuo adulto
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- e di selenio, i cui più alti livelli si
ritrovano in tonno, pesce spada e sugarotto. Quest’ultimo, insieme alle cozze è, tra
l’altro, tra le specie fresche con il più alto contenuto di zinco. I molluschi e i
crostacei si considerano invece i maggiori fornitori di ferro e rame. La notevole
concentrazione di rame si evidenzia dalla presenza di emocianina, una proteina
utilizzata da alcuni artropodi e molluschi come proteina respiratoria, contenente due
atomi di rame che sono in grado di legare una molecola di O
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Il pesce è altresì ricco di vitamine come la tiamina (vitamina B1, 40-210 µg/100 g),
la riboflavina (vitamina B2, 50-360 µg/100 g), la niacina (vitamina B3, 2-10 mg/100
g), la piridossina (vitamina B6, 200-980 µg/100 g) e soprattutto la cobalamina
(vitamina B12, 1-9 µg/100 g), presente in particolar modo nei pesci della famiglia
delle Clupeidae (sardine e aringhe) e della famiglia delle Engraulidae (alici e
acciughe). Le vitamine liposolubili ed in special modo le vitamine A e D sono
accumulate prevalentemente nel fegato dei pesci pinnati sebbene in alcune specie se
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ne dimostri il contenuto anche nella massa muscolare. La vitamina A, nel filetto di
pesce, è compresa tra i 3 mcg ai 180 mcg su 100 g di prodotto, mentre la vitamina D
contenuta nel pesce può variare enormemente e non è correlata con il contenuto di
grassi, i suoi valori oscillano dai 3 micron ai 20 micron per 100 g di prodotto.
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