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“La speranza è l’aria fresca che ti ricarica i polmoni. Basta che la respiri.”
(Don Tonino Lasconi)
INTRODUZIONE
L’obiettivo che si propone il presente lavoro è di analizzare e approfondire le
condizioni in cui vertono attualmente le biblioteche carcerarie, dandone una
prospettiva a livello mondiale e nazionale, spiegandone la nascita e l’evoluzione.
Il carcere, inteso come luogo di marginalità e di privazione della libertà, è una realtà
che mi ha sempre coinvolto emotivamente, per questo motivo ho scelto di
approfondire questa tematica.
Mi è stata data la possibilità di apprendere e capire la situazione corrente della Casa
Circondariale di Lecco, entrare nel luogo fisico del carcere e avere un contatto diretto
con i detenuti, mi ha consentito di toccare con mano i disagi vissuti all’interno
dell’ambiente carcerario.
Scopo di questo lavoro è quello dimostrare punti forti e deboli d’istituzioni minori
come quelli delle Case Circondariali, dove è difficile introdurre progetti a lungo
termine a causa dell’elevato turnover della popolazione detenuta. Dalla mia
esperienza e grazie ai dati che mi hanno fornito, ho cercato di dare una prospettiva
globale della situazione che attualmente è in corso in questo carcere.
Anche in ambienti che si potrebbero definire “piccoli”, come quello da me
esaminato, la presenza di una biblioteca carceraria funzionale ed efficiente è un
fattore determinante e si sta cercando piano piano di portare dei miglioramenti
sempre più concreti sotto questo punto di vista.
La biblioteca in carcere è, a mio parere, il primo passo, un passo basilare da
compiere per una rieducazione concreta dei detenuti: credo che i libri, la cultura,
l’istruzione possano davvero aiutare a migliorare la propria condizione di vita, una
persona istruita è in grado di capire le situazioni che vive e riesce a prendere
decisioni responsabili nei confronti della comunità che la circonda. Ogni uomo aspira
a una vita giusta, equa e attraverso la rieducazione e il reinserimento, le carceri
possono molto in questa direzione: possono gettare le basi per la ricostruzione di una
vita che se lasciata a se stessa ha poche possibilità di rinascere.
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I progetti di rieducazione in carcere, oltre che dagli innumerevoli problemi strutturali
e contingenti al sistema penitenziario, sono resi ulteriormente critici dalla situazione
organizzativa, tecnica e professionale delle aree educative.
A mio avviso la biblioteca del carcere di Lecco è inadeguata, sia per struttura sia
come centro rieducativo, dove le svariate attività culturali in programma sono spesso
slegate tra loro e non inserite all’interno di un progetto organico che punti al
raggiungimento del comune fine istituzionale della rieducazione. Voglio comunque
dare risalto a chi lavora a questi progetti, in particolare l’assistente sociale e la
volontaria che si occupa della biblioteca, perché attraverso la buona volontà e
l’impegno continuo concorrono in modo attivo a sostenere progetti di rieducazione
che però, comunque,si trovano sempre a fare i conti con la realtà istituzionale e
strutturale del carcere.
Tali personali considerazioni mi hanno portato a pormi delle domande alle quali ho
cercato di dare risposta nella mia indagine. La rieducazione è possibile in carcere?
Che compiti deve assumere la biblioteca in tal senso? Il bibliotecario che lavora in
carcere che caratteristiche deve avere? È possibile, attraverso la lettura, arrivare a
una rieducazione e a un reinserimento del reo?
La tesi si compone di cinque capitoli e di un’appendice finale.
Nel primo capitolo viene fornita un’introduzione generale sul ruolo singolo che viene
svolto dai libri, dalle biblioteche e dalle carceri, con relativi cenni storici e funzioni.
Nel secondo capitolo ci si occupa di biblioteche carcerarie dal punto di vista
istituzionale, si dà particolare attenzione al ruolo rieducativo e di reinserimento
svolto dalle carceri e dalle biblioteche presenti in questi contesti; si dà una risposta
alle fondamentali domande: la rieducazione è possibile in carcere? Le biblioteche,
attraverso l’insegnamento alla lettura, possono portare un miglioramento effettivo?
Nel terzo capitolo si procede fornendo una prospettiva globale della situazione delle
biblioteche carcerarie, soffermandosi in particolare sui casi presenti nelle realtà del
nord America e dell’Europa occidentale, sono esplicate le competenze e la
preparazione che un bibliotecario dovrebbe avere per lavorare in carcere.
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Nel quarto capitolo è presentata la situazione delle biblioteche carcerarie in Italia,
percorrendone la storia e gli interventi che sono stati compiuti in questa direzione
dagli albori ai giorni nostri. Sono citati i casi di città dove il progetto biblioteca ha
avuto maggiore successo.
Nel quinto capitolo si concentra la mia indagine, che si è focalizzata sulla biblioteca
del carcere di Lecco e su chi vi lavora all’interno; sono illustrati, attraverso dei
grafici, i dati statistici riguardanti l’anno 2013-2014 con relativi commenti. Sono
inoltre riportate le interviste che ho posto alla bibliotecaria volontaria e ai detenuti,
utili per chiarire la situazione corrente e per portare eventuali miglioramenti da
inserire in questa realtà, nella speranza di andare verso la giusta direzione: la
rieducazione, il reinserimento e non la sola pena.
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“Leggere, come io l’intendo, vuol dire profondamente pensare.”
(Vittorio Alfieri, Del Principe e delle Lettere, libro primo, cap. ottavo)
CAPITOLO I
I LIBRI, LA BIBLIOTECA E LE CARCERI
1.1 I libri: ruolo ed evoluzione
Il libro nasce allo scopo di trasmettere idee, emozioni e pensieri da parte di chi lo
scrive, diventa estensione dell’autore stesso, permettendogli di superare barriere di
spazio e tempo, raggiungendo in questo modo destinatari di epoche e luoghi molto
lontani tra loro.
Il libro ha cambiato forma nel corso dei secoli, nell’antichità era costituito da rotoli
di papiro o pergamena e per essere letto doveva essere srotolato; solo
successivamente con l’introduzione della carta e della stampa, ha assunto la forma
che conosciamo.
Il libro è costituito da un supporto fisso, come papiro o carta, che ci rivela la sua
configurazione fisica e da un testo scritto da conservare e trasmettere, che ci rivela il
suo contenuto intellettuale: ha quindi una natura bivalente, una sua anima interiore
che prende vita al contatto con l’uomo
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Dal manoscritto al libro contemporaneo, il libro ha sempre assolto il compito di
diffondere notizie, informazioni e conoscenze, divenendo strumento di diffusione
della cultura e, attraverso il prolungamento dell’intelletto e della mente dell’uomo,
diviene anche un’estensione della memoria; infatti, mentre la parola resta sempre
qualcosa di effimero il testo scritto resta nel corso degli anni e dei secoli fissato sulla
pagina: come dice la locuzione latina “Verba volant, scripta manent”
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G. Montecchi, F. Venuda, Manuale di biblioteconomia, Editrice Bibliografica, Milano 2013 [1 ed.,
1995], pp. 15-16
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Ivi, pp. 18-19
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Grazie all’invenzione della stampa, avvenuta nel 1455 ad opera del tedesco Johannes
Gutenberg, e grazie alla diffusione in centinaia e migliaia di esemplari il libro è
divenuto fin da subito il principale artificio al servizio della memoria.
Alla nascita del libro, oltre all’autore, contribuiscono altre figure come i copisti, i
rubricatori e i miniatori per i manoscritti; gli stampatori, gli editori, i grafici e gli
illustratori per i libri a stampa: ciascuno di essi fa si che il libro diventi uno
strumento unitario di comunicazione
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Alle tre grandi epoche scandite dai diversi modi della produzione libraria
corrispondono tre diverse fasi nella circolazione dei libri: quella del libro
manoscritto, quella del libro a stampa antico e quella del libro moderno.
Il passaggio da una fase all’altra non è mai immediato, né senza interferenze.
Nell’età del libro manoscritto, la vicinanza tra l’autore e il lettore era fisicamente
percepibile dalla distribuzione degli spazi della pagina nella quale venivano lasciati
ampi margini bianchi dove era possibile scrivere commenti o annotazioni.
In questa fase i libri venivano commissionati da coloro che desideravano leggerli o
possederli.
Dopo l’invenzione della stampa, non c’è più un rapporto diretto tra autore e lettore.
Chi legge rimane in una sorta di anonimato, non è più autorizzato ad intervenire sul
libro; la circolazione a stampa diviene più anonima e standardizzata rispetto a quella
manoscritta ma allarga notevolmente il proprio raggio di azione fino a comprendere
l’intera comunità dei dotti sparsi per tutta Europa.
Tra il XVII e il XVIII secolo, la produzione libraria cresce notevolmente,
cominciano ad apparire le prime pubblicazioni periodiche e l’introduzione delle
macchine tipografiche nel corso del XIX secolo consente la diffusione dei giornali.
A partire dall’unità d’Italia si accostano alla scrittura e alla lettura parti della
popolazione prima escluse e questo portò ad un incremento della diffusione libraria.
Nascono ora nuove case editrici le quali si dedicano alle pubblicazioni popolari e
raggiungono un gran numero di lettori distribuiti in tutte le classi sociali.
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Ivi, pp. 20-21
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Il centro propulsore
dell’editoria è in questo
periodo Milano, ma anche
Torino e Firenze svolgono
un ruolo propositivo.
Dal XX secolo iniziano a
essere costruite le basi
dell’attuale struttura
editoriale italiana.
In definitiva si può
affermare che nel corso
degli ultimi cento anni, con
lo sviluppo
dell’alfabetizzazione e la spinta alla scolarità, si è ottenuto un aumento considerevole
delle persone che si accostano alla lettura: possono ormai avere accesso ai libri tutti i
cittadini, appartenenti a tutti i ceti, si viene creando una sorta di nuova res publica
literaria
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1.2 La biblioteca: origine e funzioni
Le biblioteche sono sorte per rispondere a esigenze specifiche della società; le prime
grandi biblioteche sono nate nell'antichità con lo scopo di conservare il patrimonio
culturale del passato.
Già nel III secolo a.C. lo storico greco Ecate di Abdera aveva definito la sacra
biblioteca nella tomba di Ramsete II a Tebe come un “luogo di cura per le anime”,
questo fa capire quanto fosse stretto nell’antichità il legame con le biblioteche.
Dalle raccolte delle biblioteche nell’antichità si possono capire gli ambiti di ricerca:
inizialmente sono state utilizzate per lo sviluppo soprattutto dell’astronomia, della
filologia e della matematica.
La prima grande biblioteca sorge in età ellenistica ad Alessandria, era diretta alla
conservazione dei testi e non alla distribuzione, ecco perché raccoglieva i libri
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Ivi, pp. 22-27
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originali e quelli più antichi; l’incendio che portò alla distruzione di circa 700.000
volumi è considerato una grande calamità nella storia del sapere.
Nel medioevo i libri erano legati ai monasteri o ai centri ecclesiastici, dove gli
amanuensi si occupavano della riproduzione del sapere attraverso la copiatura di
manoscritti; dal loro lavoro e dallo sviluppo delle raccolte, dal VI secolo fino alla
fine del medioevo, si evince il ruolo importante rivestito dalle biblioteche per la
diffusione e lo sviluppo di nuove scienze anche insieme alle raccolte presenti presso
le corti principesche in Europa.
Nei secoli successivi fino al XIX secolo si assiste a un ampliamento dei ruoli delle
biblioteche a tutti i campi delle scienze umanistiche, dell’arte e delle scienze naturali,
cambiando per non essere più solo un luogo di cura, ma anche e soprattutto un luogo
dove ricercare idee, portare avanti riflessioni personali e approfondire verità.
La biblioteca ha in genere due dimensioni:
• raccogliere, distribuire e divulgare libri
• conservare il patrimonio
In effetti, la raccolta e la custodia sono considerati ancora oggi tra i compiti
principali delle biblioteche e va sottolineato il ruolo importate che quest’ultime
hanno giocato nella conservazione di teorie scientifiche e non solo, di teorie superate
o innovative
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Le biblioteche hanno ricoperto un ruolo rilevante per tutti gli studiosi e questo ha
comportato la nascita delle biblioteche universitarie, poi alla creazione delle
biblioteche pubbliche con lo scopo di diffondere la conoscenza e l’istruzione.
Oggi il ruolo delle biblioteche nell’ambito del sapere e dell’educazione è ben
definito: nel XX secolo sono infatti venute alla luce nuove biblioteche con un
compito sempre più pedagogico.
Risulta evidente che i bibliotecari hanno ben conservato per secoli libri e raccolte,
rendendoli sempre disponibili e accessibili e, soprattutto il XX secolo, è stato un
secolo di progressi per le biblioteche e i bibliotecari, anche attraverso l’introduzione
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C. Lux, “Biblioteche, un motore della società della conoscenza”, in C. Gamba, M.L.Trapletti (a cura
di), Biblioteche e formazione. Dall’information literacy alle nuove sfide della società
dell’apprendimento, Editrice bibliografica,Milano2008, pp 21-22