Introduzione
Fin dalla comparsa della televisione nella seconda metà del Ventesimo secolo, si sono
susseguiti continui cambiamenti nelle modalità di consumo dei contenuti televisivi, che
hanno portano al consolidamento dei fenomeni della convergenza e della
frammentazione dell’audience nel nuovo ambiente mediale contemporaneo. La
convergenza ha portato i confini tradizionali dei diversi media ad essere più sfuocati: un
ampio numero di servizi è disponibile su diversi devices e un contenuto può essere
distribuito e usato su una molteplicità di piattaforme. Aumentando, le nuove piattaforme
e i devices a disposizione, gli utenti hanno più possibilità di scelta su come, quando e
dove fruire un contenuto televisivo, quindi il pubblico si trova frammentato su questi
mezzi e non è più raggruppato solo davanti alla televisione. L’audience diventa sempre
più eterogenea, si diffonde su diversi canali mediali e accede ai contenuti televisivi
scegliendo non solo i programmi che desidera vedere, ma anche quando e su che
dispositivo. L’esperienza televisiva è più ampia, non segue più necessariamente il
flusso lineare ed è l’audience che costruisce la sua dieta mediatica, in un flusso non
lineare, in una pluralità di schermi e momenti del giorno che vengono decisi
autonomamente.
Al fine di ricreare un’immagine concreta di quello che questo ambiente mediale
rappresenta, è stato deciso di analizzare MTV Italia, canale televisivo generalista del
gruppo americano VIACOM, con l’intento di capire come una rete televisiva che è
sempre stata innovativa e in linea con le tendenze di consumo dell’audience, riesca a
gestire questo nuovo ecosistema in rapido e costante cambiamento, quali sono le
strategie editoriali che segue e come analizza i consumi del suo pubblico. È stato scelto
MTV in primo luogo perché fin dalla sua nascita si è configurato come un canale
televisivo stimolante e propositivo, che ha sempre cercato di produrre contenuti nuovi,
formati originali e di sperimentare nuovi prodotti. In secondo luogo per il fatto che,
essendo un canale dedicato al pubblico giovane (il target di riferimento va dai 12 ai 34
anni), è possibile ricercare quali sono le tendenze attuali nei consumi televisivi e capire
le nuove abitudini di consumo che il pubblico sta adottando. L’obiettivo è quindi quello
vedere come MTV affronta questo nuovo ambiente mediale, ricreando un’analisi delle
strategie e degli strumenti di misurazione per identificare i motivi che hanno portato
determinate property ad avere successo.
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Per illustrare e analizzare la situazione attuale dei consumi multipiattaforma, il presente
lavoro viene diviso in due grandi parti. Nella prima parte si traccia un percorso storico di
quello che è stato l’ambiente mediale dagli anni Quaranta fino agli anni Duemila per poi
definire le tendenze che si sono ormai consolidate, facendo un focus sulla convergenza,
sulla frammentazione, sul rapporto dell’audience con la fruizione cross-mediale e le
nuove trasformazioni nei consumi televisivi. In particolare, nel primo capitolo viene
esposta una breve spiegazione del cambiamento dei consumi televisivi, ripercorrendo le
tappe che dagli anni Cinquanta (con la cosiddetta fase della scarsità) hanno condotto
all’attuale fase dell’abbondanza. Nel secondo capitolo si proporrà una descrizione
dell’evoluzione di audience e media all’interno dei fenomeni ormai consolidati della
convergenza e della frammentazione. Questi sono due concetti rilevanti nello studio dei
consumi multipiattaforma, in quanto permettono di capire l’attuale ambiente mediale e i
cambiamenti che stanno affrontando sia pubblici che media producers. Il terzo capitolo
si focalizzerà sui comportamenti di fruizione da parte dell’audience rispetto ai contenuti,
alle differenze tra i diversi media, i percorsi di consumo e il contesto sociale in cui i
singoli individui si trovano durante il consumo dei contenuti televisivi. A conclusione
della prima parte, il quarto capitolo illustrerà le principali trasformazioni a livello di
consumi televisivi che vanno a integrare, a moltiplicare e a prolungare le occasioni di
contatto con i contenuti proposti dalla televisione lineare.
La seconda parte verterà sul caso di studio MTV. Dopo una breve descrizione della
storia del canale nel capitolo 5, si prosegue nel sesto capitolo con una descrizione della
struttura aziendale andando ad evidenziare quali sono stati gli sviluppi interni
all’azienda che si sono intercorsi a seguito dei cambiamenti dell’ambiente mediale
riguardanti convergenza e frammentazione dell’audience. Nel settimo capitolo si
proseguirà con un’analisi del pubblico di MTV, facendo una panoramica sui millennials e
sulle loro abitudini di consumo. L’ottavo capitolo si concentrerà sugli aspetti editoriali di
MTV per quanto riguarda televisione, web e social con le relative best practices e le
strategie attuate al fine di mantenere un dialogo tra le diverse piattaforme di MTV (tv,
sito web e social network). Segue nel capitolo 9 l’illustrazione dei metodi di misurazione
e i KPI definiti per la monitorazione dell’andamento del canale televisivo rispetto ai
competitors. Viene illustrato nel decimo capitolo #Riccanza, programma italiano in onda
su MTV, scelto perché è un caso estremo, in quanto i dati che MTV possiede
riguardano principalmente la fruizione non lineare, digital e social. Questa seconda
parte si conclude con una riflessione sulla distinzione tra la definizione di best practice e
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successo di una property, un punto focale per gli editori televisivi, in quanto dipende dai
limiti che presentano gli attuali sistemi di misurazione degli ascolti e delle interazioni
degli utenti con i siti e i social.
Con gli obiettivi di realizzare questo tipo di analisi, capire quali sono le strategie adottate
a livello editoriale, i casi di successo e le difficoltà incontrate si è deciso di intervistare
diverse figure professionali all’interno dell’azienda MTV, nello specifico nei dipartimenti
Digital, Social, Programming e Research & Insights. La scelta è stata pensata in questo
modo innanzitutto per riuscire a ricoprire le tre principali aree su cui opera il canale, che
sono, appunto, televisione, social network e sito web. In secondo luogo, si è resa
necessaria una figura che potesse essere trasversale a queste aree, per poter capire
come i diversi dipartimenti riescano a comunicare tra di loro nella costruzione delle
strategie editoriali. Per questo motivo è stato fondamentale il contatto con il
dipartimento di Research & Insights che ha permesso, non solo di ricevere informazioni
sulle performance di determinati contenuti da una fonte interna all’azienda, ma anche di
poter capire come avvengono le misurazioni all’interno di un canale, l’importanza delle
analisi degli ascolti e delle performance su web e social e le difficoltà che si possono
incontrare. Da queste interviste si è potuta ricreare una descrizione delle strategie
editoriali che vengono portate avanti nelle diverse aree e allo stesso tempo i legami che
è importante si creino tra le piattaforme, con le relative best practices. Grazie alle
interviste sono anche emersi limiti e domande che i broadcaster devono affrontare,
riguardanti i sistemi di misurazione attuali e l’identificazione del valore della
performance e del successo di un contenuto, all’interno di un ambiente mediale in cui
prendono forma continui sviluppi, sia a livello di consumi, che di strategie editoriali.
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1. Breve storia dello sviluppo della TV. Dalla scarsità all’abbondanza.
Dagli anni 2000, il futuro della televisione è stato un argomento ampiamente dibattuto,
sia a livello giornalistico che accademico, soprattutto con l’introduzione di una serie di
tecnologie digitali che hanno portato sostanziali cambiamenti a livello di forma e utilizzo
del mezzo televisivo. I confini tra i media sono sempre più sfuocati, l’esperienza
televisiva tende ad ampliarsi continuamente e l’audience crea autonomamente la sua
dieta mediatica in una pluralità di schermi e momenti del giorno. Come si è arrivati alla
situazione attuale?
John Ellis nel suo libro Seeing things. Television in the Age of Uncertainty (2000)
definisce tre fasi dello sviluppo della TV, valide anche per il contesto italiano. Le tre fasi
sono:
-
fase della scarsità
-
fase della disponibilità
-
fase dell’abbondanza
La prima fase della scarsità ha inizio nella seconda metà del ventesimo secolo e
prosegue fino alla fine degli anni Settanta. Questa fase è caratterizzata dalla
trasmissione di pochi canali solo per una parte del giorno. Nella fase della disponibilità,
che vede il suo inizio nei primi anni Ottanta, aumentano le reti televisive e si cominciano
a trasmettere programmi per tutto l’arco della giornata. Gli anni Duemila segnano la
fase dell’abbondanza. I contenuti prodotti dai broadcasters sono accessibili attraverso
diverse tecnologie, offrendo al consumatore nuove possibilità di fruizione e interattività.
Vediamo nel dettaglio come Ellis spiega le tre fasi.
1.1. Fase della scarsità
La fase della scarsità rappresenta il momento in cui la televisione entra a far parte della
società (Ellis, 2000). Si sviluppa sul successo della radio, in quanto porta nelle case
delle persone non solo le parole, ma anche le immagini, in tempo reale. Questa fase è
scandita da un inizio in cui il televisore diventa oggetto di consumo centrale nella vita
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domestica, per poi arrivare, verso la fine, in un momento in cui il consumatore (il quale
ormai possiede da tempo il televisore e lo conosce bene) inizia a percepire nuove
necessità e a desiderare più contenuti. L’età della scarsità contribuisce a promuovere la
crescita del consumo televisivo nel contesto domestico, il quale porta ad un aumento
della scelta tra i contenuti per il consumatore. Dunque, in questa fase sono le abitazioni
il luogo centrale in cui la televisione si sviluppa (Ellis, 2000).
Negli anni Cinquanta, dopo la seconda guerra mondiale, il televisore rappresentava il
primo segnale di sviluppo della società, poiché era uno dei primi apparecchi ad essere
acquistati, assieme a frigoriferi e lavatrici: il suo possesso diventava indicatore dello
status sociale del suo possessore. Come nota Ellis (2000), il televisore seguiva lo
stesso principio di consumo di massa di quello delle automobili. Nel mercato
automobilistico l’importante era produrre la maggiore quantità possibile di veicoli ad un
prezzo accessibile per qualsiasi individuo. Il fatto di possedere un’auto (o un televisore)
diventava determinante nell’identificazione del proprio status sociale. Allo stesso modo,
il televisore era promotore della modernizzazione della società e dello sviluppo dei
consumi di massa. La tv entrava nelle case di tutti riorganizzandone lo spazio
domestico e la vita. Come spiega Scannel (1996) la programmazione televisiva creava
una nuova tipologia di vita pubblica e si attribuiva al mondo un’immagine di ordine e
familiarità facilmente riconoscibili grazie alla struttura e alle sequenze di eventi apportati
alla vita di tutti i giorni. Fin dai primi anni, la televisione trasmetteva seguendo la routine
delle persone, strategia già adottata dalla radio. Si cominciava ad avere una sensibilità
per cui un programma è adatto al mattino e non alla sera e viceversa. Oltre ad una
struttura che seguiva la giornata, venivano creati anche dei contenitori speciali per gli
eventi o per un particolare giorno della settimana, ad esempio, la domenica. Le persone
tendevano a riorganizzare la loro vita secondo la programmazione televisiva per poter
vedere un programma ad una determinata ora. La televisione diventava uno strumento
di integrazione sociale, poichè iniziavano ad esserci programmi popolari visti dalla
maggior parte della popolazione. In questo periodo venivano trasmessi ancora pochi
canali‑ , quindi la popolazione aveva possibilità di preferenze ristrette e si limitava a 1
scegliere un programma tra quei pochi canali, in una struttura di ritualità.
In Italia (come anche nel resto dell’Europa) fino alla fine degli anni Settanta i canali trasmessi
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a livello nazionale erano tre: Rai 1, Rai 2 e Rai 3
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In Italia, questo periodo è quello che viene definito paleotelevisione e riguarda il
monopolio della televisione pubblica con la RAI (Radiotelevisione italiana S.p.A.). La
RAI inizia ufficialmente la programmazione il 3 gennaio del 1954 sul canale Rai 1. Il
secondo canale compare nel 1961 e solo nel 1979 viene lanciato Rai 3. Essendo una
televisione pubblica, i ricavi provenivano dal canone, dalla pubblicità e dalle sovvenzioni
statali. I contenuti scandivano sia i diversi momenti della giornata, ad esempio con i
programmi Uno Mattina, Mezzogiorno in famiglia o il Carosello alla sera, che della
settimana con Domenica In. La pubblicità veniva inserita all’interno del Carosello,
contenitore con una serie di 4 o 5 filmati in cui comparivano dei messaggi pubblicitari. In
questo contesto non era il pubblico che sceglieva i contenuti da vedere, ma erano quei
due canali nazionali che guidavano l’audience nella fruizione del nuovo medium.
Secondo Ellis (2000), nell’era della scarsità la televisione era user-friendly perché non
richiedeva nessuna impostazione non presente nell’utilizzo e per ogni utente era
semplice da utilizzare, anche per i meno esperti. La tv seguiva una struttura che ormai il
pubblico conosceva e che era entrata nella routine. Tutto ciò che era trasmesso doveva
essere strutturato e piacevole per il pubblico e generare una sensazione di familiarità
con il mezzo che ormai occupava un ruolo centrale nella maggior parte delle case.
Bisogna comunque tenere presente che il termine user-friendly utilizzato da Ellis, in
questo caso può non essere adeguato al contesto, poiché si comincia a parlare di user-
friendly e user-experience dalla metà degli anni Novanta (Norman & Nielsen, n.d.),
riferendosi all’interfaccia dei computer Apple. Nell’era della scarsità questo concetto non
esisteva ancora.
Questa prima fase non era comunque destinata a continuare. Alla fine degli anni
Settanta è l’industria televisiva che aveva la necessità di espandersi e ingrandire il
mercato. Tuttavia è anche la società stessa che si spostava su un livello più
consumistico, in quanto aveva bisogno di più contenuti tra cui scegliere e in modo
consapevole. Società e industria si influenzavano reciprocamente, dando vita alla
seconda fase, quella della disponibilità.
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