INTRODUZIONE
INTRODUZIONE
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Secondo studi moderni, appare svalutata e generalizzante la definizione
classica della “musica” come arte di comporre i suoni secondo determinate leggi e
convenzioni costituenti un codice normativo
1
. Tramite analisi ed esperimenti più o
meno scientifici, nuove idee e approcci hanno contribuito a saldare i legami che
intercorrono come una rete tra suono, sviluppo dell'intelligenza e linguaggio.
Queste ricerche porterebbero a pensare che la musica sia un vero e proprio
“linguaggio” e che arricchirebbe considerevolmente lo sviluppo del cervello già nello
stadio prenatale dell'essere umano.
Non è mai troppo presto per educare alla musica il bambino, dato che questo
linguaggio gli consente l’esercizio di espressione personale, di autodisciplina, di creatività,
di capacità logico‐analitiche, di socializzazione
2
.
Ma come può la musica essere considerata un linguaggio? È vero che musica e
intelligenza hanno un legame ben definito? E infine ci si potrebbe chiedere quanto
essa rifletta la nostra esistenza, se ne abbiamo davvero bisogno oppure è solo un
lusso, un eccesso di informazioni che in realtà rende semplicemente più piacevole le
nostre vite e ci aiuta a far passare il tempo?
Gioachino Rossini
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disse a tal proposito che “quello che è l’amore per l’anima è
l’appetito per il corpo. Lo stomaco è il maestro che dirige la grande orchestra delle
nostre passioni. Mangiare, amare, cantare, digerire sono i quattro atti di quell’opera
comica che è la vita”
4
. Con quest’espressione, l’illustre compositore riuscì a far
intendere che la musica fa parte della vita quanto le mani o la testa fanno parte del
nostro corpo umano.
1
Donelli, Massimo, 2005: L'Universale la grande enciclopedia tematica , vol II, Milano, Mondadori, pag.
1018.
2
Seritti, Ester “Giocare” uno strumento. Non è mai troppo presto per educare il bambino alla musica.
Fonte http://www.csbonlus.org
3
Gioachino Rossini, compositore italiano del romanticismo musicale. Nato nel 1792 e morto nel 1868, fu
autore di spartiti famosissimi e celebrati come Il barbiere di Siviglia e Guillaume Tell.
4
Fonte http://heinrichvontrotta.blogspot.com/2009/03/puccini‐e‐la‐ripetizione.html
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Pëtr Il'ič Čajkovskij
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, noto compositore russo, si espresse sull’argomento in
modo molto chiaro, mettendo in evidenza il forte legame che esiste tra la vita e la
musica e affermando che:
Solo la musica illumina e consola. Non è solo un fragile supporto a cui
aggrapparsi. E' un'amica fidata che protegge e conforta e solo grazie ad essa vale
di vivere in questo mondo. Forse in cielo la musica non ci sarà. Perciò restiamo su
terra finché la vita ce lo consente.
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Eppure, la musica non fa parte della vita ma è la vita e vivere senza suoni
equivarrebbe a non aver mai vissuto. La musica è arte, ricordo, magia, ma è
soprattutto linguaggio. La musica infatti, è una forma di interazione, il linguaggio che
unisce i popoli. Questo è stato l’oggetto della mia tesi, dal titolo “L’apprendimento
musicale: aspetti verbali e non verbali”.
L’obiettivo del mio lavoro è quello di dimostrare quanto sia importante la
musica nella nostra vita, ma soprattutto quello di far comprendere quanto sia efficace
l’insegnamento e l’apprendimento musicale per l’uomo.
Avvicinarsi alla musica è sempre possibile: ad ogni età e in qualsiasi condizione,
l’individuo può intraprendere lo studio di uno strumento musicale che risvegli in lui
l’amore per la musica e il desiderio di migliorare le sue prestazioni. Proprio da questo
concetto ho deciso di dedicare una maggiore attenzione all’apprendimento musicale
nei vari contesti.
Nel primo capitolo ho parlato della preparazione scolastica ed extrascolastica
della pratica musicale ed ho illustrato la situazione che si presenta nella scuola italiana,
mettendo in particolare evidenza alcune carenze nel campo della didattica musicale.
Mi sono soffermato poi sull’approccio che hanno i bambini e gli adulti con la musica,
evidenziando alcune differenze nell’apprendimento, mettendo soprattutto in risalto le
caratteristiche della funzione mnemonica, fisiche e della predisposizione dei vari
soggetti. Infine, ho analizzato i diversi metodi di prassi musicale, passando da quello di
Gordon a quello di Orff e di Suzuki.
5
Pëtr Il'ič Čajkovskij, compositore russo del romanticismo. Nato nel 1840 e morto nel 1893, è noto per il
suo più celebre balletto Lo schiaccianoci.
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Fonte http://www.provincia.ba.it/pls/provinciaba/consultazione.mostra_pagina?id_pagina=1277
INTRODUZIONE
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Nel secondo capitolo ho illustrato quelli che sono i vari istituti preposti
all’insegnamento musicale, descrivendoli e mettendo in evidenza i compiti e le
caratteristiche fondamentali di ciascuno. Ho altresì ritenuto opportuno inserire un
nuovo metodo di prassi musicale che riguarda l’aspetto ludico. La didattica ludica è
un’innovativa pratica musicale che, attraverso il gioco controllato, riesce a far
apprendere ai bambini nozioni musicali e riesce a sviluppare delle caratteristiche che in
ogni individuo sono innate. Oltre a ciò, era doveroso evidenziare le affinità che
esistono tra il linguaggio musicale e quello parlato.
Ho infine riservato il terzo capitolo all’analisi dell’apprendimento individuale e
a quello della musica d’insieme, specificando l’importanza di questi due metodi
didattici, tanto diversi ma che comunque si completano: entrambi sono fondamentali
per l’educazione musicale dell’individuo.
In ognuno di noi sono insite le capacità musicali: in alcuni si manifestano già
dalla primissima età, in altri molto più tardi. Proprio per questo motivo, l’individuo ha
bisogno dell’aiuto di esperti che facciano risvegliare questo stimolo innato, per
consentire così che, oltre alla cultura generale, l’uomo abbia anche una padronanza
della cultura musicale.
La musica è ritenuta come il mezzo più efficace per favorire la comunicazione,
anche tra popoli diversi. Pertanto va alimentato l’interesse e lo studio nei suoi
confronti, soprattutto per la formazione integrale dell’uomo. Come sostiene il filosofo
Platone: l’educazione comprende la ginnastica per lo sviluppo del corpo e la musica per
l’anima
7
.
7
Ferraro, Paolo: La musica, linguaggio universale che unisce i popoli. Fonte
http://www.chiesacattolica.it
CAPITOLO I
MUSICA: PREPARAZIONE SCOLASTICA
ED EXTRASCOLASTICA
CAPITOLO 1 – Musica: preparazione scolastica ed extrascolastica
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1.1 L’apprendimento musicale nell’istituzione scolastica italiana: criticità e proposte.
In Italia l’educazione musicale, sebbene negli ultimi anni abbia visto qualche
miglioramento, è tuttora legata ad un infelice adattamento, poiché limitata a vecchi
programmi ministeriali o a riforme abbastanza confuse o addirittura bloccate. Eppure
si sono compiuti e si compiono ancora importanti e numerosi passi avanti nell’ambito
della didattica musicale, dovuti però, nella grande maggioranza dei casi, a iniziative di
associazioni o privati.
Se si volge uno sguardo alla legislazione scolastica italiana, ci si accorge
facilmente come la musica sia stata spesso trascurata o relegata nell’ambito di quelle
attività marginali o comunque non indispensabili per la formazione dell’individuo.
Laddove invece, le sia stato riconosciuto un ruolo importante, tale riconoscimento è
rimasto quasi sempre isolato sulla carta, senza essere accompagnato da pratiche e
metodologie didattiche adeguate.
Nel 1923, con la riforma Gentile
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, l’insegnamento musicale lo si limitò a
semplice istruzione artistica, privilegiando invece materie quali l’italiano, la
matematica, la filosofia e le scienze, ritenute più efficaci nella rigida formazione di
ragazzi che facevano parte di quell’élite aristocratica che meglio rappresentava la
società fascista del tempo.
Soltanto nel 1963, cioè quarant’anni dopo, si introdusse la voce “educazione
musicale” all’interno del linguaggio istituzionale, dando a quest’insegnamento il suo
meritato valore. Si può constatare tutto ciò leggendo il Decreto Ministeriale del 24
aprile 1963, che sull’educazione musicale afferma:
L’educazione musicale, come componente di quell’artistica, deve suscitare
nell’alunno l’amore verso l’arte dei suoni, intesa come forma del linguaggio e
dell’espressione. A tale scopo il canto corale costituisce uno strumento particolare idoneo
per educare nel ragazzo il bisogno di manifestare l’esuberanza dei sentimenti del proprio
animo. […] Per avvalorare l’insegnamento sarà consigliabile l’uso di un idoneo strumento
8
Fonte www.controstoria.it/documenti/riforma‐gentile.html
CAPITOLO 1 – Musica: preparazione scolastica ed extrascolastica
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musicale. L’educazione musicale troverà utile campo di applicazione nelle attività
ricreative di carattere facoltativo
9
.
Anche il ruolo dei docenti musicali è cambiato durante i secoli nell’istruzione
scolastica italiana. Se prima, l’insegnamento della musica nella scuola è stato affidato
per anni ad individui con una grande tecnica strumentale ma con scarsa cultura
musicale e senza una preparazione di stampo pedagogico, ora gli insegnati di musica
devono possedere necessariamente competenze musicali più solide ed efficienti, che
possano soddisfare pienamente l’apprendimento degli alunni.
Anche i Conservatori, per molto tempo, si sono preoccupati di formare semplici
concertisti al posto di veri musicisti che, oltre ad eseguire, sono anche in grado di
comporre propri brani musicali. Così, se prima il talento di tanti aspiranti compositori
era poco stimolato o addirittura represso, ora il musicista ha la possibilità di esternare
il suo amore per la musica grazie ad un approccio più diretto con essa.
In passato, l’Italia ha visto una totale mancanza di adeguate ricerche
scientifiche legate ai processi di apprendimento musicale. Pertanto, un’eventuale
soluzione al problema fu quella di basarsi solo sulle innate potenzialità musicali
dell’individuo e sulle sue particolari predisposizioni nell’affrontare lo studio della
musica nella maniera più consona possibile. In questo modo, alcuni aspetti
fondamentali per l’apprendimento della pratica e dell’esercizio della musica sono stati
rimpiazzati dalla teoria, dal solfeggio, dalla grammatica, che sono sicuramente
necessari per la conoscenza dell’arte dei suoni, ma che restano comunque astratti,
vuoti concetti fini a se stessi, se non vengono accompagnati all’attività pratica.
Fortunatamente, col passare del tempo, l’insegnamento musicale nelle scuole
ha acquisito più valore, anche se c’è ancora molto da fare per migliorare la qualità di
questa materia e il suo relativo approccio con gli studenti: ancora oggi, molto del
tempo e dello spazio dedicato a questa disciplina risultano essere carenti o alquanto
marginali nell’organizzazione dell’apprendimento della musica in classe.
9
Decreto Ministeriale del 24 aprile del 1963, estrapolato dal sito:
http://www.edscuola.it/archivio/norme/decreti/dm24463.pdf