2
legislatore
5
) che un’efficiente gestione del servizio poteva essere
raggiunta solo mediante l’informatizzazione
6
dei procedimenti
amministrativi. Pertanto, la maggior parte delle energie è stata
convogliata verso l’organizzazione della rete informatica interna alla
Prefettura. Questo aspetto rappresenta il nocciolo duro dell’impianto
dell’U.R.P. ed attorno a questo nucleo fondante si sono sviluppate (a rete
di ragno) interfacce-utente (relazioni interno/esterno, marketing dei
servizi, pubbliche relazioni) di immediato e profondo impatto
sull’utenza
7
, per la loro alta valenza qualitativa.
L’organizzazione logistica dell’U.R.P. della Prefettura di Avellino si
basa sulla divisione in livelli dell’informazione disponibile per l’utenza.
Ad ogni livello corrisponde un mix (informazione, consulenza,
modellistica) variabile in funzione del livello informatico interno
(informatizzazione totale o parziale del procedimento), ovvero del grado
di collaborazione degli altri Uffici provinciali che fanno parte del
comitato Provinciale della Pubblica Amministrazione ai sensi dell’art.17
della legge 203/91.
Infine, verrà evidenziata l’importanza del fattore umano nella
realizzazione di un U.R.P. , che, pur operando costantemente sulla base
del dettato legislativo, deve trasformare questo ufficio in un sistema di
5
I motivi dell’importanza del fattore “informatica” sono dettagliatamente illustrati nel Cap.3 e
nell’Appendice A (Riferimenti normativi), ai quali si rimanda.
6
“Le nuove tecnologie [...] hanno la capacità di informatizzare i processi di lavoro e di generare
simultaneamente informazioni sui sottostanti processi produttivi ed amministrativi attraverso i quali
un’organizzazione realizza il proprio lavoro. L’informazione offre un grado più elevato di trasparenza
ad attività che erano del tutto o in parte opache.” Scott Le Organizzazioni Il Mulino Prentice Hall Int.
pag.293
3
feed-back in osmosi con le necessità dell’utenza. Ciò è possibile attraverso
la selezione del personale (vd Decreto Legislativo 29/93) in funzione
delle loro attitudini personali alle relazioni e ad un attento marketing
interno.
Un U.R.P. è, comunque, più della somma delle sue parti
(tecnologia, logistica ed organizzazione, fattore umano). Le sue
componenti devono adattarsi e modificarsi in funzione reciproca,
fondendosi in un organismo la cui intelligenza è rappresentata da
adattabilità e capacità di risoluzione dei problemi.
Il presente lavoro tratterà di questi e di altri aspetti dell’Ufficio per
le Relazioni con il Pubblico, prendendo come base di analisi l’U.R.P. della
Prefettura di Avellino
8
, che è l’aspetto più esteriore e visibile di
un’organizzazione amministrativa aggiornatasi dall’interno, utilizzando
risorse interne per rispondere con efficacia alle urgenze locali di
risistemazione delle attività lavorative (razionalizzazione, snellimento,
ridistribuzione dei carichi).
Le esperienze raccontate in questo lavoro possono essere
considerate una sorta di impianto metodologico utile per esperienze
future.
7
“Intesa come segmento socio-economico, portatore di interessi ultra-individuali, di diritti
all’interattività, di costanti problemi di validazione del rapporto di servizio, di permanente ricerca di
fonti di accesso altamente credibili e con costi di utilizzo convenienti.” Così S.Rolando (op. cit.) pag. 22
8
Il già citato S.Rolando (op. cit. pag.43) identifica come “esperienze più innovative” quelle - spesso in
ambito periferico (ed è il nostro caso) - di “chi ha comunque iniziato a misurare la struttura di base con
il cittadino-utente, verificando con realismo l’adattabilità professionale e costruendo in tempi
diversificati le capacità mancanti.”
4
Cap.1
1.1 La Prefettura - Storia della comunicazione
Per spiegarci meglio la trasformazione del processo comunicativo
della Pubblica Amministrazione e per analizzare questa trasformazione
9
nell’ambito dell’attività di una Prefettura, verranno rapidamente annotati
i compiti e le funzioni di tale organo periferico dell’Amministrazione
dell’Interno, esclusivamente in relazione alle modalità dei rapporti con il
cittadino, visti diacronicamente (dall’Unità fino alla legge 203/91). Nei
capitoli successivi, invece, si analizza il concetto di comunicazione quale
emerge dalla legge 241/90, per declinarlo successivamente nella realtà
dell’U.R.P. della Prefettura di Avellino.
Si dice, semplicisticamente, che la Prefettura rappresenta il
9
“L’Istituto prefettizio non ha attraversato immutato le vicende storiche dello Stato italiano, ma si è
continuamente modificato in relazione alle circostanze politiche o sociali, al punto che oggi sembra
difficile riconoscere nella figura del Prefetto il destinatario delle critiche che cinquant’anni fa gli
venivano mosse finanche da uno dei padri della democrazia italiana, come Einaudi. Fino ad allora, in
effetti, il sistema prefettizio di origine napoleonica aveva costituito il principale simbolo di un governo
accentrato, nato per consolidare il legame unitario tra ex-stati autonomi.
In tale prospettiva, l’autorità del Prefetto si era posta come alternativa a quella dei governi e delle
amministrazioni espresse dalle collettività locali, spesso limitandola. In quanto espressione ortodossa del
governo centrale, l’attività delle Prefetture si era allora naturalmente caratterizzata come una
terminazione periferica delle direttive del Centro, in contrasto con le spinte all’autodeterminazione
provenienti dalle amministrazioni locali.
La realtà locale appare profondamente mutata. La contrapposizione tra vita amministrativa e
democratica delle comunità locali, da un lato, e funzione di presidio o di trasmissione della volontà
politica centrale svolta dal Prefetto, dall’altro, oggi non esiste più. La sua figura appare completamente
integrata nel contesto sociale della provincia, il Prefetto collabora con la classe dirigente locale,
partecipa alla risoluzione di conflitti o di emergenze, attiva strumenti di conoscenza dei problemi
sociali specifici del territorio e stimola l’intervento dei soggetti pubblici o privati, che di volta in volta
possono intervenire utilmente per la soluzione dei problemi. Tutto ciò nasce peraltro da iniziative locali,
5
Governo nella Provincia, della quale ne coordina l’amministrazione
periferica
10
. Lasciando da parte tutte le implicazioni politiche ed
amministrative di questa asserzione, andiamo a considerare che la
funzione di rappresentanza implica la comunicazione tra Governo e
cittadini attraverso la Prefettura. È pur vero che questa comunicazione,
agli esordi del nuovo Stato italiano, non era bilaterale, essendo, in modo
preponderante azione di imposizione del potere per il mantenimento
dell’ordine (funzione di polizia), ma comunque esisteva; infatti, già
allora, in ogni caso, era incardinata nel ruolo del Prefetto l’idea di
pubblicità, vista come diffusione di informazioni: si legge, infatti, all’art.
3 della legge n.3702 del 1858 che
[...]il Governatore [...] provvede alla pubblicazione ed esecuzione
delle leggi [...]
e già allora il Prefetto (Governatore) esprimeva le esigenze locali
al Governo che se ne fa carico per individuare i fini generali dello Stato
11
.
Fondamentale era la funzione informativa del prefetto, ispirata al
principio “conoscere per ben governare”.
[...] “La funzione informativa assolta dal prefetto assunse un rilievo
politico fondamentale nell’Italia dei primi anni dell’unificazione
nazionale, priva di adeguati mezzi di comunicazione, nella quale il
canale prefettizio spesso restava privo di alternative.”
12
Con la legge n.3195 del 30 giugno 1876, il legislatore regnicolo
che nella maggior parte dei casi prescindono da direttive e competenze, o da un unico indirizzo
centrale.” CENSIS Prefetture e socialità (pag.9)
10
Amato Barbera Manuale di Diritto Pubblico Il Mulino (pag.539)
11
Meoli C. Il Prefetto nell’Ordinamento Italiano Noccioli (pag. 16)
12
ibidem (pag. 468)
6
istituì il Foglio Annunzi Legali, e ne assegnò la cura editoriale proprio alle
Prefetture. Nato per dare ampia diffusione agli atti amministrativi e gli
annunzi legali e giudiziari della provincia - nonché ad “atti privati
destinati ad operare in relazione o nell’ambito di procedure
pubblicistiche”
13
- la pubblicazione quindicinale, stampata su fogli a due
colonne di sessanta righe ognuna, era da affiggere all’Albo Pretorio di
ciascun comune della provincia affinché quisque de populo potesse
prenderne visione.
È un’istituzione che sopravvive da oltre un secolo, ma ormai è
svuotata delle sue intenzioni originarie, superato da altri canali
informativi. Rimane, comunque, un atto
[...] “idoneo, al pari della Gazzetta Ufficiale, a produrre certezza
legale per i destinatari”
14
.
Per il Vignudelli, il F.A.L. è ormai un “fossile giuridico”, per la
scarsa considerazione che ha come fonte di informazione e di
comunicazione provinciale e per l’antiquata veste grafica ed editoriale,
fermo restando, però, il valore giuridico, non ancora abolito da alcuna
norma, nonostante le discussioni attivate in sede giurisprudenziale
15
.
In epoca fascista, la Prefettura assume il ruolo di propagandista
del regime, iniziando un’intensa attività “pubblicitaria” - continuata dal
MinCulPop - rivolta da un lato agli Enti locali sotto forma di controllo e
correzione dell’azione amministrativa, e dall’altro rivolgendosi
direttamente ai cittadini della provincia, onde diffondere il verbo
13
Vignudelli La Comunicazione Pubblica Maggioli (pag.206)
14
Vignudelli ibidem (pag.207)
15
Vignudelli ibidem (pag.207-208) sulla concorrenza tra Foglio Annunzi legali e Bollettini regionali.
7
mussoliniano e rinforzare la loro fede al fascio
16
.
Il secondo dopoguerra, vede la Prefettura svilirsi sotto la pesante
responsabilità di essere stata strumento del fascismo
17
e il dibattito della
costituente diminuisce il potere delle Prefetture a vantaggio delle
autonomie locali, in attuazione dell’art.5 della Costituzione, sul
decentramento.
Ciononostante, la Prefettura, con le attribuzioni ad essa destinate
dopo l’attuazione dell’ordinamento regionale (vigilanza sull’andamento
di tutte le pubbliche amministrazioni operanti nella Provincia; tutela della
tranquillità sociale e dell’ordine pubblico, ivi compresi i servizi di
protezione civile e la mediazione dei conflitti sindacali ed economici;
disponibilità dell’eccezionale potere di ordinanza per fronteggiare gravi
ed urgenti necessità pubbliche; potere di elevare il conflitto di
attribuzione, oltre le competenze di amministrazione attiva:
depenalizzazione, polizia amministrativa, affari dei culti, finanza locale,
circolazione e traffico, elettorale, legalizzazione di firme, trasporto salme,
cooperative, assistenza pubblica, espropriazione, tra i più importanti)
18
è
rimasta il centro di convergenza dell’attività politico-governativa della
Provincia. Seppur non investita decisionalmente, la Prefettura ha assunto
il ruolo di “persona informata dei fatti” e come tale collettrice di dati e
notizie per conto del Ministero dell’Interno.
[...] “Ne discende, quindi, che il ruolo del prefetto ha la potenzialità
di estrinsecarsi contestualmente nei confronti e della organizzazione
16
Per una trattazione esauriente del iter Prefetture-Ministero per la Cultura Popolare vd Vignudelli A.
op. cit. (pagg. 107-113)
17
D’altronde la subordinazione al fascismo era un fenomeno generalizzato nel mondo impiegatizio. Cfr
Zoppi (in Bibliografia) pag. 129
18
Meoli C. (op. cit. pag.158) e Meoli C. Il Ministero dell’Interno NIS (pagg. 142-147)
8
dello Stato-oggetto e della composita realtà dello Stato-comunità, in
maniera da garantire in ogni momento all’uno e all’altro un punto di
riferimento, un interlocutore insomma che, spendendo la propria
esistenza istituzionale sui due fronti , sia in grado all’occorrenza di
assicurare una linea di azione omogenea nei contenuti ed un linguaggio
comune nell’opera di interpretazione e di sintesi delle problematiche
emergenti.
Anzi, nel nuovo assetto dei poteri pubblici, tale posizione del prefetto,
che si trova appunto inserito in un “doppio circuito” (dal centro verso la
periferia e dalla periferia al centro)
19
, tende obiettivamente a
privilegiare sempre di più il rapporto tra la base sociale e i vertici
istituzionali; infatti, mentre sul primo versante il governo si avvale in
genere di altri canali informativi e di collegamento, rappresentati
soprattutto dalle organizzazioni periferiche di partito e sindacali, da
organi di stampa, istituti di ricerca, etc., dal lato della comunità non vi è
che la figura prefettizia a rappresentare ancora un centro unitario di
riferimento a cui il cittadino può rivolgersi, nell’articolato mosaico dei
soggetti pubblici locali, per far giungere ai livelli di governo nazionale il
segnale delle proprie richieste e delle attese degli interventi pubblici. Di
qui una rinnovata presenza del prefetto che va ricollegata non più alla
struttura e all’azione formale delle istituzioni, quanto, piuttosto, ai valori
costituzionali della promozione della personalità umana e del
riconoscimento delle autonomie
20
nelle più varie espressioni.”
21
Questo ruolo ha, dunque, favorito l’azione naturale di
trasformazione della Prefettura in organo di coordinamento della
Pubblica Amministrazione. Nel suo libro, edito nel 1984, Claudio Meoli
illustrava le proposte che il Ministero dell’Interno inseriva nei progetti di
riordinamento delle Prefetture
[...] “Viene inoltre proposta l’istituzione presso le Prefetture di un
servizio di pubbliche relazioni avente lo scopo di facilitare i rapporti tra
i cittadini e la pubblica Amministrazione.”
22
La legge 400 del 1988, poi, rafforza il rapporto diretto tra
19
A questo proposito anche nello studio del CENSIS (vd Bibliografia):
“Rispetto al passato, quindi, è come se fossero invertiti i flussi relazionali. Nell’attività dei Prefetti non
prevale più la funzione di portatori degli indirizzi del governo centrale in periferia, bensì quella di
trasmissione - dalla periferia al centro- della conoscenza dei problemi e delle specificità locali, nonché
dei diversi strumenti adottati per la loro risoluzione. La propensione delle Prefetture verso il sociale
nasce dunque “dal basso”, da bisogni diversi che emergono in contesti ambientali diversi [...]”
20
Corsivi miei
21
Meoli C. Il Ministero dell’Interno NIS (pag.160)
22
Meoli C. Il Prefetto nell’Ordinamento Italiano Noccioli (pag. 172)
9
Prefetto, quale collettore di esigenze provinciali, e Ministero dell’Interno,
(come pure assegna al Commissario di Governo una analoga funzione a
livello, però, regionale) nell’individuazione delle linee guida del Governo
- come d’altronde era già nel 1859
23
.
Con il tempo, l’aumento della complessità sociale e il peso della
stratificazione delle leggi sull’organizzazione amministrativa dello Stato,
il prefetto, al suo ruolo di tramite dello Stato, aggiunge quello di tenere i
contatti tra Stato e paese reale per sottrarre il primo al rischio di un
“distacco delegittimante”
24
25
.
Lo Stato
[...] “deve porre il cittadino in condizione di avviare relazioni rapide
e semplificate con la pubblica amministrazione, sottraendolo ai disagi
che gli derivano dalla complessità delle procedure, dalla frammentarietà
delle competenze e dalla proliferazione degli uffici”
26
attraverso
“processi conoscitivi integrati, trasmissione circolare delle notizie,
cooperazione intersettoriale.
[...] Il prefetto ha tutti i requisiti per inserirsi attivamente in questo
processo, potendosi avvalere delle non secondarie potenzialità che gli
derivano dall’esercizio del ruolo di coordinatore di tutta la pubblica
amministrazione in ambito provinciale”
27
.
Con tali premesse, si arriva così nel 1991, alla formulazione
dell’art.17 della legge 203 , istitutiva del Comitato Provinciale della
Pubblica Amministrazione
28
:
23
vd pag. 5
24
Meoli C. ibidem (pag.469)
25
un’ipotesi sulla frattura-opposizione tra Stato e cittadini anche in Mazzoleni (vd Bibliografia)
Capitolo quarto “Quando lo Stato non può non comunicare” (da pag.107)
26
Meoli C. ibidem (pag.469)
27
Meoli C. ibidem (pag. 469)
28
“In generale, il modello operativo tipico delle Prefetture è quello dei Comitati Provinciali, un tavolo di
confronto collegiale dove i diversi attori locali con responsabilità di governo del territorio, ed i soggetti
di rappresentanza degli interessi, istituzionali, pubblici e privati, hanno occasione di scambiarsi
informazioni ed esperienze, attivando sinergie. Nell’ambito di tali Comitati, la Prefettura assume, spesso,
il ruolo di promotrice di interessi collettivi e soprattutto di mediatrice tra vocazioni, indirizzi culture
differenti e talvolta contrapposte.” CENSIS (op. cit. pag.11)
10
“1. Per assicurare il buon andamento, l’imparzialità e l’efficienza
dell’azione amministrativa affidata agli organi decentrati dello Stato e
agli enti pubblici è istituito, presso ciascuna Prefettura, il Comitato
provinciale della Pubblica Amministrazione quale organo di
coordinamento delle attività statali in ambito provinciale, nonché
d’informazione e di consulenza del Prefetto per l’esercizio delle
attribuzioni ad esso affidate dalla legge.
2. Il Comitato è presieduto dal Prefetto ed è composto dai
responsabili degli uffici decentrati delle amministrazioni statali,
comprese quelle ad ordinamento autonomo, e dagli enti pubblici non
territoriali aventi sede nella provincia. Le riunioni del comitato sono
indette, di norma, con la partecipazione dei responsabili degli uffici
interessati alle materie da trattare.
3. Quando è necessario ai fini conoscitivi o di raccordo con le
iniziative di altri organismi o delle amministrazioni locali, il prefetto
può chiamare a partecipare alle sedute del comitato rappresentanti delle
organizzazioni sindacali o di categoria più rappresentative, nonché degli
enti locali o di altri organismi interessati ai problemi da trattare.”[...]
Come si vede, la Prefettura è stata rivalutata nella sua funzione di
informazione e coordinamento
29
[...] “In questo settore [coordinamento dell’azione amministrativa],
l’istituzione del comitato provinciale della pubblica amministrazione
rappresenta, almeno potenzialmente, l’elemento di maggiore novità,
almeno dell’ultimo ventennio. Esprime, “in nuce”, una svolta radicale
nell’impostazione dei rapporti e delle metodologie all’interno della
pubblica amministrazione. [...] Il comitato provinciale della pubblica
amministrazione, sedente in prefettura e guidato dal prefetto, può
diventare il motore di questo straordinario processo riformatore, capace
di cambiare il volto dello Stato.”
La legge 203/91, che potrà cambiare il volto allo Stato, lo ha di
fatto cambiato alle Prefetture. Potenziando e rinvigorendo il ruolo
naturale di coordinamento della Prefettura - come già emergeva
dall’art.19 del testo Unico delle leggi Comunali e Provinciali del 1934 -
ha istituzionalizzato l’attività di informazione a favore del buon
andamento e dell’imparzialità dell’azione amministrativa (art.97 Cost.).
“Dopo vent’anni, la figura del prefetto riacquista vitalità con le leggi
del 1990 e 1991. Questi sono indizi dell’apertura di un nuovo ciclo, che
29
Balsamo, Lauro Il Prefetto della Repubblica Maggioli (pagg.537 e 539)
11
segna il passaggio dalla frammentazione dei poteri pubblici alla loro
integrazione.”
30
Il combinato delle disposizioni di cui alle leggi 203/91 e 241/90
e al decreto legislativo 29/93 ha implicitamente individuato nella
Prefettura la sede dell’incontro tra la Pubblica Amministrazione e il
cittadino
31
.
“«Nella società dell’informazione, la direzione politica diventerà più
importante. Perciò è fondamentale che essa sia informata e che
comprenda anche l’interesse pubblico [...] Nella società
dell’informazione l’accesso all’informazione e alla comunicazione
appare un’esigenza pubblica essenziale». C’è più che mai ragione di
rafforzare un’istituzione sociale potenzialmente unificante [...] quella
della comunicazione pubblica in tutte le sue forme. Non è infatti
diminuita la necessità di un potere che si contrapponga agli interessi di
pochi e di parte.”
32
Queste affermazioni, scritte per il contesto dei mass media,
sembrano “magicamente” valide anche per definire il ruolo comunicativo
della Prefettura nell’attuale tessuto socio-culturale post-moderno
33
.
L’attività di trasmissione dell’interesse pubblico verso il potere (direzione
dal basso verso l’alto) può essere efficacemente svolta dalla Prefettura
34
.
E tenendo in mente questa dimensione comunicativa circolare che
sarà più facile comprendere il potenziale ruolo unificante dell’U.R.P. di
una Prefettura, quando tale ruolo - lungi dall’essere mera offerta di
30
Sabino Cassese, in Prefazione a Il Prefetto della Repubblica op. cit.
31
Un’inconsueta modalità di descrivere l’azione prefettizia, anche alla luce delle nuove prospettive
dell’istituto, è quella adoperata da Orazio Ciliberti nel suo intervento in Funzione Pubblica Rivista
quadrimestrale n. 3/1996. Il Ciliberti descrive un’azione ispirata (inconsapevolmente) al taoismo ed
una al confucianesimo, come direttrice dei comportamenti prefettizi nel gestire i rapporti con la realtà
locale (con particolare riguardo all’ordine pubblico). Ciliberti definisce il Prefetto anche come
“un’antenna assai sensibile del sistema politico-amministrativo”, “capace di padroneggiare il
cambiamento”.
32
McQuail I media in democrazia Il Mulino pag. 347
33
Per una valida definizione dell’attributo post-moderno si rimanda a McQuail (op.cit) pagg.343-344.
12
informazione - si dimensiona e si orienta sulla base delle reali esigenze
dei cittadini
35
, come espresse (ed esprimibili) nell’interazione pubblica
amministrazione/utente.
34
Vd nota 17.
35
Il Prefetto deve farsi “promotore: [...] della soddisfazione e dell’informazione per gli utenti. Già da
oggi alcune Prefetture sono inserite in progetti-pilota che prevedono la costituzione di reti informative
integrate tra diverse amministrazioni per rispondere a tutte le domande dei cittadini. Si rende
necessario, allora, sviluppare ed estendere questa e le altre iniziative [...] e, più in generale, riconoscere
in capo al Prefetto quella funzione di garante del cittadino che è già inconsciamente radicata in tutti
coloro che, in presenza di quesiti o esigenze non ben definite, si rivolgono in prima battuta agli uffici
della Prefettura sicuri di essere poi adeguatamente indirizzati”. CENSIS (op. cit. pag.15) [corsivi
nell’originale]
13
1.2 Organigramma di una Prefettura
Dal 1911 e fino al 1982 le Prefetture erano organizzate in:
ufficio di Gabinetto, cinque divisioni e ufficio di ragioneria. L’art.7 del
DPR 340/82 (in attuazione della delega di cui all’art.40 della legge
121/81) ha delineato una nuova organizzazione: tre settori di livello
dirigenziale e un ufficio di gabinetto del prefetto. Il Ministro si è però
riservato di provvedere a diversificare l’organizzazione di singole
prefetture in relazione ad esigenze funzionali locali, analogamente a
quanto è stato stabilito per gli organigrammi delle Questure (cfr circ.
Ministero Interno del 18/4/89).
Il Prefetto può, inoltre, stabilire l’organizzazione interna di
ciascun settore seguendo, però, i principi di cui all’art.3 del DPR 340/82,
ossia, equità quantitativa, qualitativa e di responsabilità negli incarichi e
nelle funzioni da assegnare a titolari di pari livello.
In linea di massima, l’organigramma tipo è il seguente:
14
15
La possibile revisione della struttura, ispirata a criteri di funzionalità
e duttilità, consente la migliore realizzazione delle finalità istituzionali
grazie al principio di coerenza che deve permeare i raggruppamenti
settoriali.
L’organigramma della Prefettura di Avellino ricalca lo schema
seguente, il quale, come risulta subito chiaro, è più complesso ed articolato
rispetto al prototipo. Infatti, oltre a sottolineare la collocazione dell’U.R.P.
nell’orbita dell’Ufficio di Gabinetto
36
, possiamo notare che anche la gestione
di altri uffici, per la loro peculiarità e “delicatezza”, è stata fatta rientrare
nel controllo del predetto ufficio: Protezione Civile, Osservatorio Antidroga
(adempimenti ex DPR 309/90), Osservatorio Minori a rischio. A questo si
aggiunge che nell’ambito delle attività dell’Ufficio di Gabinetto sono state
fatte rientrare le competenze di Documentazione generale e dell’Ufficio
Provinciale di Statistica
37
38
.
36
cfr Antonelli-Scarpati in Relazione al 5° master in Economia del settore pubblico 1996 FORMEZ, per
quanto attiene la collocazione dell’U.R.P. della Questura di Bari: [...]” un buon collocamento dell’U.R.P. [...]
sia rinvenibile nell’ambito dell’Ufficio di Gabinetto. In questa sede, infatti, costituirebbe un luogo
privilegiato di osservazione e referenzialità ad uso del responsabile dell’intera Amministrazione. A questo
aggiungasi che, nell’ambito del predetto Ufficio [Gabinetto, N.d.R.], esistono delle competenze e conoscenze
già consolidate in materia di relazioni pubbliche.” [corsivi in originale, N.d.R.]
37
come disposto dalla Direttiva n.5 del Comitato di indirizzo e coordinamento dell’informazione statistica
in data 15 novembre 1991 (G.U. 295 del 17 dicembre 1991)
38
Il necessario coordinamento tra il Comitato Provinciale della P.A., l’Ufficio per le Relazioni con il
Pubblico, l’Ufficio Provinciale di Statistica e l’Ufficio di Gabinetto è reso più agevole dalla circostanza che il