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Premessa
Oggetto di questo lavoro è la riscoperta di Grazia Deledda,
autrice sarda, unica premio Nobel donna della letteratura italiana, in
veste di poetessa. Dopo essermi imbattuta, con sorpresa, nella lettura
di due poesie della scrittrice nuorese Siamo Sardi e America e
Sardigna
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è nato i n m e l ’ i n t e r e s s e d i appr o f o nd i r e l a c o n o s c e nz a d e i versi deleddiani di cui fino a quel momento non avevo mai sentito
trattare. In realtà conoscevo ben poco anche di Grazia Deledda come
donna e come autrice di opere in prosa dal momento che alla scrittrice,
nei testi scolastici, è dedicato uno spazio veramente ristretto, talvolta
paragrafi di poche righe che non consentono di comprendere
pienamente la sua essenza e la sua attività letteraria.
Prima di addentrarmi nello studio della raccolta poetica Versi e
prose giovanili, c o nt e n e n t e 61 c om po ni m e nt i s c r i t t i da l l ’ au t r i c e t r a i l 1887 e il 1900, volume curato da Antonio Scano, pubblicato nel 1938
dalla casa editrice Treves e nel 1972 dalla casa editrice Virgilio, mi
sono documentata s u l l ’ a t t i v i t à m eno n o t a d el l ’ aut r i c e attraverso il
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La poesia viene considerata dal linguista Massimo Pittau un componimento
inedito di Grazia Deledda. Il Pittau afferma che un libraio, sotto la firma di LIM
Antiquaria sas Studio Bibliografico, via di Arsina 216/A, 55100 Lucca, nel suo
catalogo 35 intitolato Autografi, pp. 25-26, abbia messo in vendita un autografo di
Grazia Deledda ventidu e nne c he r i port a una “ poe s i o l a ” , datata 19-2-1893, scritta
in lingua sarda con la traduzione i t a l i a na l i m a z u c hi a m m e nt a s s u romanu
/ durche faeddu de sa patria m e a , / t ri s t u c om e nt e c a nt u ‘e filumena / chi in sas
rosas si dormit a manzanu, / cola su mare, e cando in sa florida America nche
ses a tottus nara / c hi s ’i s ul a ‘ e S a rdi g na i s e t t a t galu / de esser iscoperta e
connoschida …O linguaggio che ricordi il romano, dolce favella de la patria mia,
triste come canto di filomena, che fra le rose si addormenta in sul mattino, varca il
m a r, e qua ndo ne l a fi ori t a A m e ri c a s e i , dì a t ut t i c h e l ’I s ol a di S a rdi g na a s pe t t a ancora di essere scoperta e conosciuta», (M. PITTAU, America e Sardigna: una
inedita poesia sarda di Grazia Deledda, in http: // pi t t a u it / c om un e /
de l e dda po e s i a . html).
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carteggio che la Deledda tenne con Stanis Manca, apprendendo
del l ’ es i s t e nza di un t acc ui n o c o nt ene n t e i ver s i c o m p os t i da g iugno
1887 a maggio 1891. La Deledda, con grafia minuta e pulitissima,
aveva ricopiato per lui, da anteriori manoscritti, pubblicati «solo dietro
a gentil richieste», le sue poesie: cinquanta componimenti disposti
com e una r acc ol t a o un canz o n i e r e, co n l ’ incipit aulico di Volate, o
versi!
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Rilevanti sono inoltre gl i e p i s t ol ar i t e nut i da l l ’ aut r i c e c o n
Giovanni De Nava e con Angelo De Gubernatis. Dal carteggio con il
poeta calabrese apprendiamo che alcune delle poesie contenute in
Versi e prose giovanili, quelle dal 1894 al 1898, hanno come
destinatario il De Nava: la Deledda e Giovanni si erano dedicati
reciprocamente poesie
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. La prima poesia che il giovane le ispirò fu
Vesper che porta la data del 12 maggio 1894 con evidente allusione
a l l ’ i ni z i o del l a l or o s t or i a, anche s e f u pu l i cat a du e m e s i d o p o , i n
«Natura ed Arte», a. III, n. 16, 15 luglio 1894, p. 332, e in seguito, nel
1938, inserita in Versi e prose giovanili. Dalle lettere inviate invece ad
Angelo De Gubernatis emerge la grande passione della Deledda per la
natura. Il paesaggio si era impossessato di lei a tal punto da esercitare
un forte influsso sulla sua arte e divenire fonte di ispirazione poetica
come la scrittrice rivela nella lettera del primo aprile 1894:
s e m p r e p iù l a v is i o n e d ei p ae s ag g i s ’ im p o s s es s a d i m e e l e v o ci d ell a natura salgono al mio pensiero. [ …] Nella notte la voce del torrente mi dice
assolutamente dei versi
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.
2
Cfr. G. DELEDDA, Amore lontano. Lettere al gigante biondo(1891-1909), a
cura di A. Folli, Feltrinelli, Milano 2010, p. 68.
3
Cfr. ivi, p. 7.
4
G. DELEDDA, Lettere ad Angelo De Gubernatis (1892-1909), a cura di R.
Masini, Centro di Studi Filologici Sardi / CUEC, Cagliari 2007, p. 260.
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Successivamente, dopo aver colto le sensazioni trasmesse da
una prima generale lettura della raccolta, ho proceduto con uno studio
più approfondito dei versi , un’ ana l i s i des cr ittiva e complessiva di tutta
la raccolta delineando la genesi e la struttura di Versi e Prose
giovanili, individuando le tematiche, le forme metriche e lo stile dei
componimenti, rintracciando alcune affinità con la poesia di alcuni
autori italiani che potrebbero avere costituito un modello di
riferimento per la giovane autrice. Ho verificato inoltre la presenza di
analogie o differenze con i romanzi e le novelle della produzione
g i ovani l e n o t and o l ’ e s i s t e nza di un rapporto di interscambio testuale
tra i due generi letterari.
La Deledda poetessa esprime i suoi sentimenti più intimi
at t r a ver s o i ve r s i s cr i ver e p oe s i e co s t i t u i s c e p e r l ’ au t r i c e un a t t o
l i e r a t o r i o , uno “s f ogo ” d i pi cc ol e i n t i m i t à » . La giovane autrice
racconta il proprio mondo interiore facendo emergere il suo animo
sognante, la fervida immaginazione, il desiderio di evasione, la
pas s i o n e p e r i l pa es a gg i o e l ’ am or e v issuto in modo travagliato per
aver conosciuto la prima delusione sentimentale e anche per la
l o n t ananz a d el l ’ am a t o , a cui s i acc om pa g nan o s t a t i d ’ ani m o di dolore,
solitudine, malinconia e nostalgia. Lo stesso Stanis Manca afferma a
proposito della giovane Deledda: « he i m p or t a s e r azi a el edda
come tut t e l e r a g azz e d el l a s ua e t à esprime pensieri
malinconicamente disperati, quando poi li sa rivestire in versi
appassionati ed eleganti»
5
.
Compiere uno studio sulla poesia deleddiana ha avuto come fine
non solo quello di mettere in luce un aspetto meno noto della sua vasta
produzione, ma anche quello di apprendere, attraverso la
5
S. MANCA, Medaglioni sardi. Grazia Deledda, «Vita Sarda», 14 febbraio 1892,
pp. 4-6.
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contestualizzazione dei suoi versi, maggiori notizie su Nuoro,
sul l ’ am i e n t e familiare, sul contesto sociale, culturale, letterario
italiano e sardo, e di osservare come ognuno di essi abbia contribuito a
determinare la sua formazione letteraria e la sua attività di scrittrice. È
s t at a i n ol t r e un’ occasione per ripercorrere la sua infanzia, la sua
adolescenza, la sua maturazione come donna e come scrittrice fino al
matrimonio e al conseguente trasferimento a Roma U n’ o pp o r t uni t à ,
infine, per focalizzarsi sul cosiddetto periodo nuorese che comprende
la produzione giovanile della Deledda ovvero tutte le opere composte
in Sardegna prima della partenza per la capitale, fase letteraria
importante perché in essa «si è compiuto un mutamento che avrà
r i p e r cus s i o n i s u t ut t o i l s eg ui t o d el l ’ o p e r a d el e dd i ana »
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e «si fa luce la
consapevolezza che solo attingendo alla Sardegna, a ciò che di essa si
conosce intimamente, ed ama con profondo attaccamento, potrà
raggiungere i risultati cui ambisce».
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6
M. MICCINESI, Grazia Deledda, La Nuova Italia, Firenze 1981, p. 28.
7
Ivi, p. 29.
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CAPITOLO I
La poesia in Italia e in Sardegna nella seconda
m età dell’Ottocento
I. 1 La poesia italiana nel secondo Ottocento
Nella s e c o nda m et à d el l ’ O t t o c e n t o la letteratura in verso
manifestava alcuni connotati simili a quelli della narrativa; altri aspetti
invece si discostavano da essa soprattutto per la differenza di tecnica
espressiva e di pubblico. Le trasformazioni avvenute nella prima metà
del l ’ O t t o c e nt o avevano influito sulla poesia della seconda metà del
s e c ol o . L ’ a l l ar g a r s i d el pubb l i c o a vev a determinato la diffusione di
generi ad accesso “più facile ”, come la narrativa, e aveva provocato la
diminuzione del “peso ” e della richiesta delle opere in verso, in
particolare di quelle la cui consumazione richiedeva una maggiore
cultura e un gusto più educato. Proprio il distacco dal gran pubblico
aveva, da una parte, spinto la poesia ad accogliere modi realistici
piccolo-borghesi che la rendevano più «facile e discorsiva», una sorta
di nar r az i o n e i n ve r s o; da l l ’ a l t r a avev a acc e n t uat o i l car a t t e r e
«artistico» della lirica, facendo in modo che, come disse il Carducci,
la poesia «si esaltasse nel proprio isolamento e si compiacesse di un
linguaggio più alto, almeno di un tono di quello della prosa»
1
.
Nel secondo Ottocento, in campo poetico, era evidente la
tendenza a quel «vero» che fu tra i miti del tempo; vivo, specialmente
nei primi decenni, era l ’ at t egg i a m e nt o p ol em i c o n ei r i g uar d i d el mondo politico e sociale contemporaneo; diffuso era l ’ at t eggi a m e nt o
1
G. PETRONIO, L’attività letteraria in Italia: storia della letteratura, Palumbo,
Palermo 1979, p. 716.