I versi dimenticati: uno studio sulla poesia della prima Deledda
Grazia Deledda, scrittrice sarda, unica premio Nobel donna della letteratura italiana, tra il 1887 e il 1900 compose non solo romanzi e novelle, ma anche poesie, raccolte nella silloge Versi e prose giovanili, volume curato da Antonio Scano e pubblicato nel 1938 dalla casa editrice Treves. I componimenti, alcuni dei quali vennero pubblicati anche su rivista, non riguardano temi sociali, né storici, né politici; si tratta invece di versi autobiografici in cui l'autrice esprime se stessa e la sua interiorità. I sogni, l'amore, l'illusione, la delusione, la tristezza, la nostalgia, la malinconia, la solitudine si fondono con il paesaggio: la natura, dipinta con i versi, assume, nelle poesie, tratti umani e riflette le emozioni della scrittrice.
Sul piano stilistico i componimenti sono connotati dall'utilizzo di numerose allitterazioni, da frequenti figure retoriche di suono, come la ripetizione anaforica, e dalla musicalità del verso, caratteristica che richiamerebbe il ritmo della poesia orale sarda, forse trasmessa alla Deledda dal padre Giovanni Antonio, poeta estemporaneo. La Deledda potrebbe aver esordito quindi come poetessa, e non come autrice di romanzi e novelle: consuetudine era, infatti, che il popolo sardo si dedicasse all'estemporaneità, e che i poeti, in Sardegna, parlassero e operassero quasi sempre in poesia, salutandosi in versi e poetando sugli avvenimenti del giorno. I versi deleddiani, ridotti ad "attività minore", sono dunque di estrema importanza sia per la presenza di alcuni elementi ravvisabili anche nelle opere in prosa sia per delineare un ritratto più completo dell'autrice durante il cosiddetto periodo nuorese.
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Informazioni tesi
Autore: | Valentina Mascia |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2014-15 |
Università: | Università degli Studi di Sassari |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Filologia, Industria culturale e Comunicazione |
Relatore: | Marco Manotta |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 116 |
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