3
seguendo le orme di Nohlac ricostruisce la biblioteca
dispersa del poeta. Fondamentali sono anche le ricerche
di Eugenio Garin, volte soprattutto ad illustrare un aspetto
di Petrarca, quello di precursore dell'umanesimo. I nuovi
studi portano alla riscoperta delle opere latine dello
scrittore, rivalutando l'importanza delle opere erudite,
delle lettere (interpretate in precedenza solo come
testimonianza della sua vita), dei carmi latini e di quel
filone spesso definito "contemplativo", comprendente il
De otio religioso, il De vita solitaria e il Secretum. Questo
dialogo non è più considerato solo il documento del "male
di vivere" petrarchesco, come chiarisce bene il giudizio di
Sapegno. Il critico, nel 1934, scrive: "Chi nel Secretum
vede soltanto un'opera di letteratura, e insiste
sull'elaborazione artistica (continuata a lungo dopo la
prima stesura), trascura senza dubbio ciò che nel libro v'ha
di più profondo e vitale. Ma chi nega il valore letterario
dei dialoghi, e guarda soltanto al contenuto religioso di
essi, mostra di non comprendere l'indole delle confessioni
4
petrarchesche, che sono appunto una liberazione
progressiva della miseria morale attraverso il dominio
intellettuale di essa e l'espressione letteraria
2
". Si comincia
quindi a leggere il libellus come un'opera dotata di un
valore letterario e non solo morale. Tuttavia, la chiave
interpretativa del dialogo è ancora rintracciata nella "crisi"
di cui il poeta fu preda tra il 1342 ed il 1343, dovuta alla
monacazione del fratello Gherardo ed alla nascita della
figlia naturale Fancesca. Scrive Wilkins che "la tensione e
le difficoltà interiori di questi due anni ispirarono al
Petrarca la composizione di un'opera che resta tra le due o
tre sue più originali: il Secretum, che è l'equivalente
petrarchesco delle Confessioni di S. Agostino
3
", quasi
identiche le proposte di Calcaterra e di Foresti.
L'interpretazione tradizionale che individua nel Secretum
il prodotto del "biennio di crisi", subisce un grave colpo
alla metà degli anni settanta, grazie all'uscita del saggio di
Francisco Rico intitolato Vida u obra de Petrarca. I
Lectura del "Secretum". Il critico spagnolo, basandosi su
5
un'accurata analisi filogica, arriva a concludere che il libro
non è stato composto nel biennio 1342-43, come si era
ritenuto in precedenza, bensì circa dieci anni dopo. Gli
studiosi precedenti avevano commesso l'errore di
confondere il tempo della fabula e quello della scrittura. Il
Secretum è ambientato nel 1342-43 ma, essendo stato
scritto dopo, non è nato a causa della crisi interiore dello
scrittore. Ne consegue un mutamento nell'approccio al
dialogo, non più diario delle lacrime di Petrarca, ma opera
coerentemente organizzata per raccontare la conquista
della serenità attraverso la meditatio mortis. Il libro di
Rico solleva molto scalpore in ambito accademico. La
maggior parte degli studiosi condivide le obiezioni portate
dallo spagnolo alla datazione tradizionale, e si ritiene
sostanzialmente d'accordo con lui. Vi sono però alcuni
critici, come Martinelli e Ponte, che difendono
strenuamente l'interpretazione canonica del dialogo. La
pubblicazione di Vida u obra de Petrarca. I Lectura del
"Secretum" determina quindi una massiccia ripresa
6
dell'interesse attorno al libellus, un fiorire di studi
specifici, che non si è ancora placato. Sia sufficiente
rammentare la polemica che vede a lungo contrapposti
Rico e Martinelli, e che ha prodotto numerosissimi
interventi da entrambe le parti.
Nell'Edizione Nazionale delle opere di Francesco Petrarca,
sinora sono usciti l'Africa, a cura di N. Festa, Firenze,
Sansoni, 1926; e il primo volume del De viris illustribus, a
cura di G. Martellotti, ivi, 1964. Inoltre, a cura di V. Rossi
ed U. Bosco, i quattro volumi delle Familiares (1933-
1942), e a cura di G. Billanovich, i Rerum Memorandum
libri (1945). In attesa della futura edizione critica, il
Secretum si può leggere, nella sua interezza, in Francesco
Petrarca, Prose, a cura di G. Martellotti, P. G. Ricci, E.
Carrara, E. Bianchi, Milano- Napoli, Ricciardi, 1955; ed in
Francesco Petrarca, Opere, a cura di E. Bigi, commento di
G. Ponte, Milano, Mursia, 1963. Successiva è l'edizione
del dialogo curata da Antonietta Bufano per la collana dei
7
Classici dell'editore UTET: Francesco Petrarca, Opere
latine, a cura di A. Bufano, con la collaborazione di B.
Aracri e C. K. Reggiani, introduzione di M. Pastore
Stocchi, Torino, UTET, 1975. La Bufano ha ricontrollato,
sul codice Laur. XXVI sin. 9 copiato da Tedaldo della
Casa (la più antica copia del Secretum, poiché l'autografo
del poeta è perduto), il testo in precedenza derivatone da
Carrara per l'edizione Ricciardi, correggendo qualche
svista. Posteriore è la traduzione di Ugo Dotti per la
Rizzoli (Francesco Petrarca, Il segreto di Petrarca,
Milano, Rizzoli, 1981); e le edizioni curate
rispettivamente da Enrico Fenzi per l'editore Mursia
(Francesco Petrarca, Secretum, a cura di E. Fenzi, Milano,
Mursia, 1992); e ancora da Dotti per conto dell'Archivio
Guido Izzi (Francesco Petrarca, Secretum, a cura di U.
Dotti, Roma, Archivio Guido Izzi, 1993). Le due ultime
edizioni del Secretum riproducono il testo dell'edizione
UTET. Tutti gli studi sul dialogo posteriori al 1955 fanno
riferimento, per quanto concerne le citazioni, all'edizione
8
Ricciardi. Addirittura, il Secretum curato da Fenzi riporta
tra parentesi quadre il numero delle pagine dell'edizione
curata da Carrara per agevolare la consultazione. In questo
lavoro, pur tenendo in grande considerazione i commenti
della Bufano, di Dotti, nonché quello di Carrara, si è scelto
di avvalersi, per quanto riguarda le citazioni, dell'edizione
curata da Fenzi. Detto commento è, infatti, assai recente
ed è dotato di un ricchissimo apparato di note che ingloba,
arricchendoli, tutti i contributi precedenti.
La tesi è suddivisa in cinque capitoli: si apre con un
resoconto della problematica legata alla composizione del
dialogo, che aggiorna la questione sino agli ultimi
interventi. Segue un capitolo che illustra il significato del
libellus, analizzando le tematiche dei tre dialoghi. Dopo
questa fase introduttiva, la tesi prende un taglio più
specifico. Il Secretum, infatti, è anche il documento
straordinario della vastissima cultura petrarchesca, il luogo
ove confluiscono gli echi delle letture e delle riflessioni
9
dello scrittore. Si è scelto di analizzare le reminescenze
(linguistiche e concettuali) di alcune opere e scrittori
fondamentali, ancora rintracciabili nel libro. Il capitolo
terzo si occupa della presenza di S. Agostino, ed è
strutturato in maniera particolare. Infatti, essendo
Agostino personaggio dialogante del Secretum, si è
cercato di seguire l'evoluzione dell'Agostino-personaggio
col procedere dei tre dialoghi. D'altra parte, si è dato conto
di alcune delle numerosissime citazioni agostiniane
presenti nel libro, seppur limitatamente ad alcune opere (le
Confessiones, innanzitutto, poi le Enarrationes in
Psalmos, il De Vera Religione, che influenza
profondamente il pensiero filosofico petrarchesco, in
misura minore il De civitate Dei ed i Soliloquia). L'intento
è quello di evidenziare le differenze che intercorrono tra
l'Agostino petrarchesco, interlocutore di Francesco nel
dialogo, ed il filosofo Agostino realmente esistito, che
pure influenzò in profondità il pensiero e l'opera di
Petrarca, ed in particolare il Secretum. Per questo, sono
10
stati riportati i commenti di numerosi studiosi, insistendo
in particolare sul contributo di Heitmann. Lo studioso
tedesco infatti, sostenendo per primo la tesi di un Agostino
personaggio indipendente, e in molti casi lontanissimo,
dall'Agostino storico, ribalta completamente la lettura del
dialogo.
Il capitolo successivo è dedicato all'influenza dantesca nel
Secretum. Il rapporto tra i due grandi poeti toscani, la
presunta invidia Dantis petrarchesca, di cui sarebbe
testimonianza la nota Familiare XXI, 15; sono questioni
ampiamente dibattute. Numerosi sono anche i saggi volti
ad analizzare le reminescenze dantesche nella produzione
volgare di Petrarca, mentre pochissimi studiosi hanno
analizzato la massiccia presenza del fiorentino nelle opere
latine dell'aretino. Il Secretum in particolare è ricchissimo
di rimandi a Dante, che qui sono stati riportati.
11
L'ultimo capitolo analizza le allusioni ai Salmi biblici
presenti nel libro. Lo studio è nato da una constatazione:
mentre numerosissimi sono i saggi dedicati alla cultura
classica, e ultimamente anche volgare, di Petrarca, i
contributi che gettano luce sul Petrarca lettore della Bibbia
sono decisamente rari. Eppure, come afferma egli stesso
nella Familiare XXII, 10, lo scrittore fu un fervente lettore
del Vecchio e del Nuovo Testamento, e a testimoniarlo
resta il suo corpus, traboccante di influenze bibliche. Si è
tentato di analizzare i pochi, ma significativi, echi
salmistici presenti nel Secretum. Lo studio del Petrarca
cultore della Bibbia ha portato ad approfondire un'altra
opera dell'aretino: i Psalmi Penitentiales, sette
componimenti in lingua latina di argomento penitenziale,
come indica il titolo stesso, che seguono il modello dei
Salmi veterotestamentali. I Psalmi presentano diversi punti
di contatto col Secretum, i due scritti sono stati infatti
composti in anni vicini, e hanno molte tematiche in
comune, che la tesi tenta di collegare.
12
La tesi non approfondisce alcuni autori, che pure hanno
lasciato traccia profondissima di sé nel Secretum, come
Cicerone, Virgilio, Boezio, Seneca. Copiosissimi sono
gli studi dedicati all'influenza di questi scrittori nel corpus
petrarchesco, mentre assai più ridotta è la letteratura
critica sull'influenza biblica, o su quella dantesca. Molto
studiate sono anche le reminescenza agostiniane in
Petrarca, ma il Padre della Chiesa permea così
profondamente il dialogo con il suo pensiero, che sarebbe
stato impossibile non analizzarlo. Inoltre, studiando i
rapporti del Secretum coi Salmi, con Dante e con S.
Agostino, la tesi intende seguire anche un suo percorso
coerente, volto ad approfondire alcune linee della
spiritualità di Petrarca.
13
NOTE:
1
F. De Sanctis, Il "Canzoniere", in Storia della letteratura
italiana, a cura di N. Gallo, introduzione di N. Sapegno,
Milano, Arnoldo Mondadori editore, 1991, p. 249.
2
N. Sapegno, Il Petrarca, in AA.VV., Storia letteraria
d'Italia, Vol.II, Milano, Vallardi, 1934, p. 227
3
E. H. Wilkins, Vita di Petrarca, traduzione italiana di R.
Ceserani, Milano, Feltrinelli, 1964, p.58.
14
1. LA COMPOSIZIONE DELL'OPERA
Nel 1343, dopo la monacazione del fratello Gherardo
1
,
Petrarca è vittima di una crisi definita da Calcaterra
2
"soprattutto etico- religiosa. Riguardò l'inquieto e
mutevole suo modo d' essere, il suo sentimento di creatura
terrena, ondeggiante tra il prepotere degli istinti e delle
passioni, e il suo sincero anelito ad una ferrea vittoria
morale
3
". A determinare la crisi, oltre alla scelta di vita
intrapresa da Gherardo, sono le frequenti letture
agostiniane, intensificate dopo l'incontro avuto nel 1333
con Padre Dionigi di Borgo S. Sepolcro
4
(che gli donò una
copia delle Confessiones).
Il turbamento del poeta fu, secondo Calcaterra
5
, molto
fecondo: lo portò a scrivere i sette Psalmi Penitentiales
(che Foresti
6
ritiene siano stati composti in un solo giorno:
quello della monacazione del fratello) ed il Secretum.
Quest'ultimo è infatti tradizionalmente collocato dalla
critica tra il 1342 e il 1343 a causa dei numerosi "indizi"
che contiene. Nell'opera si parla di Laura come di una
15
persona viva, manca ogni accenno alla sua morte,
avvenuta il 6 aprile del 1348. Nel libro III, Francesco dice
di essere nel sedicesimo anno del suo amore, inziato il
giorno di Pasqua del 1327 ad Avignone. Nel libro I,
inoltre, si accenna alla recente partenza di Barlaam,
monaco basiliano che impartiva al poeta lezioni di greco.
Barlaam partì per la Calabria nell'ottobre del 1342.
L' autografo del Secretum è perduto, la copia più antica del
dialogo giunta fino a noi è quella trascritta dal monaco
fiorentino Tedaldo della Casa nel 1378- 1379 a Padova,
ora parte del codice Laurenziano di S. Croce 26 sin. 9 ( ff.
208- 243)
7
. Altri, dopo di lui, trassero copia dell' opera,
che si ritrova in importanti miscellanee petrarchesche
datate tra la fine del XIV e l'inizio del XV secolo, derivate
dal lavoro dei copisti sulle carte conservate dal genero del
poeta, Francescuolo da Brassano. Billanovich
8
ha raccolto
preziose informazioni sulla prima fortuna del Secretum,
ricostruendo l'opera di Francesco Zabarella, cardinale
amico e protettore di Francescuolo e dei suoi figli, nonché
16
insegnante di diritto a Padova tra il XIV e il XV secolo.
Zabarella trasmise ad una vasta cerchia di suoi studenti
l'amore per gli scritti petrarcheschi, poiché usava prestare
ad amici e scolari i suoi libri. Avendo prestato ad un
amico la sua copia del Secretum, Zabarella ricevette poi
una lettera di ringraziamento di quest' ultimo, che lo prega
di offrirgli altri libri. La trascrizione della lettera, assieme
a quella del Secretum, passarono al cod. 601 della
biblioteca di Treviri, derivato dalla copiatura dei due
scritti fatta da uno scolaro dello Zabarella. Dal codice 601
il Secretum, la letterina di ringraziamento e la Sen. XII
furono poi ricopiate nel cod. 668
9
. Le due miscellanee
rimasero nella biblioteca di Treviri sino al secolo scorso.
Alla sua morte, nel 1410, Zabarella lascia il corpus
petrarchesco da lui riunito, comprendente l'Africa, le
Metriche, il Secretum, la Vita Solitaria , il De Otio e il De
Remediis, a Vergerio
10
. Quest'ultimo si trasferì in Boemia,
poi in Ungheria, portando con sé il lascito testamentale
dell'amico. Con la nascita della stampa, il Secretum esce
dalle biblioteche monastiche, e conosce presto un'ampia