Capitolo introduttivo - La crisi economica mondiale 2007-2013
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-CAPITOLO INTRODUTTIVO –
LA CRISI ECONOMICA MONDIALE 2007-2013
In questo capitolo introduttivo verranno presentate le cause della crisi ed i suoi effetti
globali, per passare poi nei capitoli successivi all’analisi del settore Moda- Tessile Italia.
La crisi ha colpito in modo diverso le imprese, a seconda del settore, dimensione, paese di
origine. La crisi petrolifera, ad esempio, può provocare diversi effetti a livello economico
rispetto ad una crisi finanziaria. Un altro fattore riguarda le peculiarità nazionali. Ogni paese
risponde in modo differente e l’intensità con cui viene colpito dipende dalle caratteristiche
della sua struttura economica, dal suo livello di dipendenza dall’estero, dal livello di scambi
internazionali. Risulta, quindi, importante capire alcuni fattori chiave per prendere le
decisioni giuste nella gestione delle imprese.
0.1 IL PUNTO DI PARTENZA: LA CRISI FINANZIARIA 2006-2007
0.1.1 La bolla immobiliare
L’attuale crisi economica mondiale è scoppiata a causa di un dissesto nel mondo finanziario
americano, la cosiddetta crisi dei mutui subprime. La recessione è arrivata molto
lentamente, ma sarebbe potuta arrivare diversi anni prima. I primi segni dell’inizio si sono
potuti vedere nello scoppio della bolla “internet” nel lontano 2000. Il Federal Reserve
System (FED) americano ha risposto diminuendo bruscamente il tasso dei fondi federali dal
6,5% al 3,5% nel giro di pochi mesi. In seguito è arrivato l'attacco terroristico dell'11
settembre 2001. Per contrastare la disgregazione dell'economia, la Fed ha continuato ad
abbassare i tassi d’interesse fino ad arrivare all’1% nel luglio del 2003.
Lo scoppio della bolla immobiliare negli Stati Uniti, dalla seconda metà del 2006 in poi, ha
dato inizio alla crisi dei mercati finanziari USA. Per capire meglio il meccanismo, osserviamo
l’indice S&P/Case– Shiller degli ultimi 30 anni (Fig.1.1). Il prezzo delle case americane si è
incrementato del 20% nel primo decennio di questo secolo. Uno dei motivi principali della
crescita dei prezzi è il reddito disponibile, come conseguenza del fatto che la gente
guadagna di più e dei tassi d’interesse più bassi che rendono convenienti i mutui.
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Figura 1.1: Indice S&P/Case-Shiller.
Fonte: S&P Fonte: Dow Jones Indices & Fiserv
Alcuni economisti erano convinti che questa bolla fosse destinata a scoppiare. Uno di loro
è Robert Shiller
1
dell’Università di Yale. Egli ha ipotizzato che vi sia la presenza della bolla
quando la gente investe nel settore immobiliare, pensando che sia una scorciatoia per
guadagnare del denaro in breve tempo. Il boom degli investimenti immobiliari, infatti, ha
continuato a crescere per un decennio per poi fermarsi, causando il crollo dei prezzi delle
case (di circa il 30% in media negli Stati Uniti tra il 2006 e il 2009). Il valore delle case negli
USA contava circa un terzo della ricchezza totale delle famiglie, per cui il crollo dei prezzi
immobiliari le ha indotte a minori consumi. In poco tempo, però, questo fenomeno si è
trasformato in una profonda recessione, successivamente diffusasi nella maggior parte del
mondo.
Il mercato immobiliare ha visto un aumento dei prezzi anche in Spagna, Regno Unito ed
Irlanda, ma gli effetti si sono notati solo a livello locale. Ciò che distingue la bolla
immobiliare statunitense dalle altre è la sua dimensione e l'importanza per l'economia
globale ed il sistema finanziario internazionale.
1
SHILLER, R., “Irrational Exuberance”, Princeton University Press, Princeton, 2005
Indicatore a carattere nazionale (USA) che misura i prezzi delle case unifamiliari nelle venti principali (Case-
Shiller HPI-20) aree urbane del paese.
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Per capire bene ciò che sta accadendo, è importante conoscere la differenza tra questa crisi
e le crisi periodiche che hanno caratterizzato la storia finanziaria dal 1980
2
. Le crisi
precedenti sono servite come un campanello d’allarme, evidenziando le tendenze e le idee
sbagliate prevalenti, che avrebbero potuto causare una bolla. La crisi attuale ha una
struttura diversa: nata da una bolla immobiliare, si è trasformata in una super-bolla a lungo
termine.
0.1.2 Mutui subprime e la cartolarizzazione
L’origine dell’attuale crisi è stata, quindi, la crisi finanziaria nel mercato statunitense dei
mutui subprime. I motivi di quest’ultima sono: i requisiti per concessioni di credito sono
cambiati ed i mutui sono diventati ampiamente disponibili, anche per le persone con basso
merito di credito (chiamati mutui subprime).
Erano molto diffusi i prestiti "Alt-A" (o liar loans), con poca o nessuna documentazione, tra
cui, in casi estremi erano previsti prestiti "ninja" - no job, no income, no assets (senza lavoro,
senza reddito, senza attività), spesso con la connivenza dei broker ipotecari e finanziatori dei
mutui. Le banche hanno venduto i loro mutui più rischiosi convertendoli in titoli chiamati
collateralized debt obligations (CDO) e mortgage- backed securities (MBS).
Prima dell’avvento dei CDO, per una banca era complicato diversificare il proprio portafoglio
acquistando o vendendo parti dei crediti, perché questo richiedeva il permesso del debitore.
Successivamente questa forma di diversificazione è diventata molto diffusa. Il valore
nozionale dei contratti è cresciuto a circa un trilione di dollari nel 2000. A partire dal 2005, la
cartolarizzazione è diventata un’abitudine. Le banche di investimento più intraprendenti
rivendevano CDO convertiti in CDO di CDO, o CDO
2
s. Successivamente vi sono stati anche
CDO
3
s.
Il boom della cartolarizzazione non si è limitato ai mutui, ma si è diffuso anche ad altre forme
di credito. Il mercato dei derivati, di gran lunga più grande, è costituito dai credit default
2
SOROS, G., “The Crash Of 2008 And What It Means: The New Paradigm For Financial Markets”, Public
Affairs, New York, 2009
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swap (CDS). Questo strumento finanziario sintetico è stato inventato in Europa nei primi anni
‘90. I primi CDS sono stati gestiti da accordi su misura tra due banche
3
.
Dalla primavera del 2007 la brusca caduta delle quotazioni dei prodotti legati al mercato dei
mutui statunitensi ha prosciugato la liquidità di questi strumenti. La crisi dei prodotti legati ai
mutui subprime ha contagiato rapidamente altri prodotti finanziari e numerosi segmenti del
sistema finanziario. Gli strumenti finanziari derivati USA si sono ampiamente diffusi in tutto il
mondo, in particolare tra alcuni investitori istituzionali tedeschi, i quali hanno iniziato ad
usarli molto più frequentemente rispetto agli stessi americani. La bolla è cresciuta
lentamente ed è durata diversi anni. Il motivo per cui non è scoppiata immediatamente con
l’aumento dei tassi d’interesse è spiegato dalla domanda speculativa, dalle pratiche di
prestito sempre più aggressive e dai metodi di cartolarizzazione sempre più sofisticati.
Nel 2007, per il problema dei mutui, la New Century Financial Corporation, maggiore società
americana erogatrice dei mutui subprime, ha dichiarato bancarotta. Alla notizia è seguito un
continuo calo dei prezzi delle case, ma la gente ancora non si rendeva conto della gravità
della situazione. Il CEO di Citibank, Chuck Prince, spiegando questo fenomeno, ha affermato:
"Quando la musica si ferma, in termini di liquidità, le cose saranno complicate. Ma fin quando
la musica suona, bisogna alzarsi e ballare. Noi stiamo ancora ballando.”
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0.1.3 Il fallimento della Lehman Brothers
I segni di difficoltà si sono sentiti fin dai primi mesi del 2007. Di seguito, riassumendo in
ordine cronologico gli avvenimenti più importanti:
Il 22 febbraio, HSBC, uno dei più grandi gruppi bancari del mondo e primo istituto di
credito europeo per capitalizzazione, con sede a Londra, licenzia il presidente
dell’istituto di credito USA, rilevando perdite che raggiungono i 10,5 miliardi di
dollari.
Il 9 marzo D.R. Horton, prima società immobiliare USA, rileva delle perdite da mutui
subprime.
3
Banca A, il venditore di swap accetta di pagare una quota annuale per un determinato numero di anni
alla Banca B, l'acquirente di swap. Banca B invece si impegna a far fronte alle perdite su valori di
portafoglio default della Banca A durante la vita dello swap.
4
“When the music stops, in terms of liquidity, things will be complicated. But as long as the music is
playing, you’ve got to get up and dance. We’re still dancing”. Fonte: NAKAMOTO, M., WIGHTON, D,
“Citigroup chief stays bullish on buy-outs” in Financial Times, 9 giugno, 2007
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Il 12 marzo, i mutuatari della New Century Financial, tra le prime compagnie
specializzate nel settore dei mutui subprime, chiudono le loro linee di credito nel
timore del fallimento della società. Il 2 aprile dichiara bancarotta.
In data 15 giugno, Bear Stearns, quinta banca d’investimento USA quotata a Wall
Street, immette 3,2 miliardi di dollari in due dei suoi hedge funds riducendo i prezzi
dei CDO. Il 31 luglio i due hedge funds in sofferenza chiedono la tutela della
procedura fallimentare. Nel marzo del 2008 Bear Stearn viene acquistata dalla rivale
JPMorgan Chase per 240 milioni di dollari. Da notare che appena un anno prima Bear
Stearns era stata valutata 18 miliardi di dollari. La FED sostiene l’accordo con un
prestito di 30 miliardi di dollari.
Agosto 2007: Goldman Sachs emette 3 miliardi di dollari nel suo hedge fund. La BCE e
le Banche centrali di Stati Uniti e Giappone continuano a immettere liquidità sui
mercati.
Settembre 2007: La Bank of China dichiara perdite per 9 miliardi di dollari dal
mercato dei subprime.
14 settembre 2007: Comincia la corsa agli sportelli della Northern Rock per il ritiro dei
depositi. I correntisti ritirano 1 miliardo di sterline: è la più grave corsa alla chiusura
di conti correnti di una banca britannica in più di un secolo. Il governo britannico
interviene per garantire i risparmi dei correntisti della Northern Rock e bloccare la
corsa al ritiro dei depositi.
A settembre del 2008, su tutti i giornali mondiali si diffonde la notizia del fallimento di Lehman
Brothers, la grande banca internazionale con elevato standing. La lezione appresa da questo
fallimento è stata: “Se fallisce la Lehman, chiunque può fallire”.
Si passa ad una successiva fase della crisi: la recessione contagia l’Eurozona. Il direttore per la
Vigilanza bancaria e finanziaria della Banca d’Italia afferma (dopo il crollo della Lehman): ”È
cresciuta la sfiducia tra le istituzioni finanziarie; gli investitori hanno percepito che il livello del
patrimonio delle grandi banche internazionali era inadeguato a fronteggiare la situazione. Il
ricorso al capitale privato da parte degli intermediari è diventato più difficile, per alcuni
impossibile.”
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5
MIELI, S., “La crisi finanziaria internazionale e le banche italiane”, 2009, p. 6,
http://www.bancaditalia.it/interventi/altri_int/2009/mieli_040309.pdf, 23/10/2013