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Presentazione
Il lavoro qui sviluppato esamina e approfondisce, la storia, la vita liturgica e la pietà
popolare nel santuario mariano di «Santa Maria delle Grazie» in Brescia.
La scelta di questo argomento è derivato dalla mia partecipazione al Seminario di
studio, dal titolo «Liturgia e devozione popolare mariana», che ha costituito, nel mio percorso
di studi teologico-liturgici, un approfondimento particolare. La ricerca mi ha permesso di
scoprire un mondo antico, ma ancora attuale, in continua evoluzione e ricco di opportunità
pastorali.
Il lavoro si propone di analizzare e comprendere il fenomeno del santuario, che fin dai
tempi bibl ici ha se g n a to l’e spe rie nz a r e li g iosa d e ll ’uomo, utilizzando il contributo di due
sc ienz e in pa rticola re : l’ a ntropolog ia c ul turale e la teologia pastorale. La tesi inoltre vuole
essere non solo un punto di arrivo di un curricolo di studio, ma anche il punto di partenza per
nuove e più profonde riflessioni sul tema.
Una difficoltà che ho incontrato, per comprendere questa realtà cristiana, è stato il
necessario cambio di mentalità, inizialmente viziato da un eccesso di antropologismo e
a rc he olo g ism o, pe r l a sc ia r ma gg io r spa z io i nve c e a ll ’a pproc c io t e olo g ico e pa stora le.
I l lavor o c onst a di una i ntroduz ione, di c inque c a pit oli e un’a pp e ndice d oc umenta le e fotografica.
Il primo capitolo tratta in modo particolare delle nobili origini bibliche del santuario e
del pellegrinaggio e del suo sviluppo nella tradizione cristiana.
Il secondo presenta il santuario come un «sistema di significati». Esso infatti si
presenta agli occhi delle scienze umane e teologiche come un «evento» polisemantico capace
di costruire relazioni con il più ampio mondo del linguaggio religioso.
I l ter z o c a pit olo mette i n e videnz a l a storia e l’imp or tanz a a c quisi ta d a l sa ntuar io di «Santa Maria delle Grazie», considerando i titoli ecclesiastici ad esso riconosciuti.
Il quarto capitolo entra nel particolare della vita liturgia e devozionale che si manifesta
nel Santuario di «Santa Maria delle Grazie» in Brescia.
Il quinto capitolo è dedicato alla devozione per il santuario bresciano di papa Paolo VI
che qui pregò fin dalla più tenera età, maturò la sua vocazione, e celebrò per la prima volta da
sacerdote.
I n fine , mi sia c onsen ti to ring r a z iar e c oloro c he a ll ’ Istituto Internazionale Don Bosco
mi hanno permesso di portare a termine il percorso di studi. In modo particolare sono molto
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grato al Preside, professor Don Andrea Bozzolo, che mi ha accolto paternamente nella
Comunità Salesiana della Crocetta, e alla professoressa Anna Morena Baldacci che mi ha
guidato in questa esperienza accademica.
Dedico questo lavoro ai miei genitori, in Cielo, che per primi mi hanno insegnato
l’Ave Maria, a mia figlia Veronica e a Giuliana.
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Introduzione
Il lavoro di Licenza che mi appresto ad esporre vuole essere un segno di attenzione e
gratitudine alla diocesi bresciana, alla fede e alla spiritualità dei miei antenati, ma anche alla
sensibilità pastorale contemporanea che concorre alla costruzione di una cultura e di una
civiltà ricche di testimonianze cristiane.
È il c ontribut o di un f ig li o di una ter ra a bit a t a da uomi ni « d’ in c olt o c ostu me e
laboriosa tempra»
1
, che vuole onorare un gioiello della devozione mariana della sua città e la
memoria del beato bresciano Paolo VI, rivisitando da osservatore, oltre che da pellegrino, il
santuario bresciano di Santa Maria delle Grazie.
L ’ind a g ine tr ova la sua prima sollecitazione dalla fenomenologia religiosa che vede
fin dai più antichi tempi migliaia di pellegrini recarsi, in gruppo o individualmente, ai santuari
sorti nel corso dei secoli nelle più diverse località del mondo. Questo fa sorgere anche al più
distratto, ma in buona fede, osservatore la domanda sulle ragioni che hanno spinto e ancora
spingono milioni di persone a mettersi in viaggio verso luoghi talvolta impervi: «Perché?»,
«Cosa si aspettano di trovare?» e «Cosa realmente hanno trovano?». Inoltre, dal punto di vista
cristiano, in una un «società liquida» come la nostra, ha ancora senso, nella programmazione
pastorale di una parrocchia, o di una diocesi, un pellegrinaggio? E alla luce del Concilio
Vaticano II, che ha reso evidente il Mistero Pasquale quale centro di ogni celebrazione
liturgica, che senso ha la pietà mariana?
Sono tante le domande che gravitano attorno al tema in oggetto, tanto che la riscoperta
della religiosità popolare, avvenuta agli inizi degli anni Settanta, con il perdurare
de ll ’inte re sse ne i suoi c onfr onti è stata c onsi de ra ta c ome uno de g li or iz z on ti più int e re ssanti a livello sia culturale, sia ecclesiale e pastorale.
L a vivac it à e l’int e re sse suscitati da ll a re li g iosi tà popolar e sono fa c il mente rileva bil i nella letteratura esistente sul tema e nei convegni che si sono susseguiti a partire dalla seconda
metà de g li a nni ’70 fino a d o gg i. Qua si tut te le discipl ine teolog iche (da ll a teolog ia mor a le alla liturgia) hanno infatti celebrato un loro convegno sul tema, senza dimenticare i cultori
delle scienze umane. Si deve pertanto prendere atto di come la nostra cultura, per quanto
secolarizzata, non riesca a vivere senza il mistero, ossia a far tacere del tutto la «religione del
cuore» e il ricorrente «brusio degli angeli»
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. Lo stesso papa Francesco, nella sua recente
1
Cf. M. ZANE, D’incolto costume e laboriosa tempra. Per una storia del carattere bresciano, Liberedizioni,
Brescia 2001.
2
Alludo a P.L. BERGER, Il sacro nella società contemporanea, Il Mulino, Bologna 1995.
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Esortazione Apostolica Evandelii gaudium, sottolinea come «nella pietà popolare, frutto del
vangelo inculturato, è sottesa una forza attivamente evangelizzatrice che non possiamo
sottovalutare»
3
L ’itiner a rio di ricerca prende avvio dalla testimonianza biblica e storica, per passare
a tt ra ve rso l’int e rpr e taz io ne de l sa ntuar io c om e « f o re sta di sim boli » , e a pprod a r e a «Santa
Maria delle Grazie» in Brescia, luogo in cui, non senza qualche difficoltà e limite oggettivo,
la prassi pastorale del santuario vive sui passi di una gloriosa tradizione, illuminata dal Beato
Paolo VI.
3
FRANCESCO, Evangelii gaudium. Esortazione apostolica sull’annuncio del vangelo nel mondo attuale, San
Paolo, Milano 2013, n.126.
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Capitolo primo
ORIGINE BIBLICA E SVILUPPO STORICO
DEL SANTUARIO E DEL PELLEGRINAGGIO CRISTIANO
In questo capitolo si traccerà una prima descrizione di che cosa sia un santuario.
P a rte ndo da ll a R ivela z ione bibl ica si a ndrà quindi a de finirne l’id e nti tà e le c a ra tt e risti c he pe r individuarne il valore teologico e la potenzialità pastorale. Il ritratto che emergerà
da ll ’inda g in e potrà c osì c onsen t ire, nello svolgersi della trattazione successiva, di esprimere
una valutazione critica ed ipotizzare una coerente progettazione pastorale. Oltre ad
approfondire il profilo del «luogo-santuario» si affronterà anche la trattazione della prassi del
pellegrinaggio, ad esso strettamente collegato, in quanto i termini «santuario» e
«pellegrinaggio» « s ono s e m pr e c o r r e l a t i vi e non s i pu qua l i f i c a r e s a nt u a r i o i l l uog o s a c r o che non sia meta di pellegrinaggi più o meno numerosi»
4
.
P e rta nto, il c a pit olo s a rà a rticola to c onsi d e r a ndo la testim onianz a de ll ’A nti c o
Te stame nto, l’int e rpr e t a z ione teolog ica nel Nuovo Testamento e lo sviluppo storico nella vita
della Chiesa.
1. Il Santuario e il pellegrinaggio nella Bibbia
L ’ a sc olt o de ll a P a rola di Dio, testim oniata da ll a B ibbi a e pr oc lamata dalla Chiesa lungo i
secoli, ha prodotto una straordinaria storia di fede, di preghiera, di opere di carità e di cultura
5
.
Anc he la rif lessione sul sa ntuar io « a f finc hé sia n utrie nte pe r l a fe d e e fe c onda pe r l’a z ione
pa stora le è ne c e ssa rio c he e ssa a tt inga a ll ’a sc olt o obbe diente d e ll a riv e laz ione, in c ui sono presentati de nsame nt e il messa gg io e la for z a di sa lvez z a c ontenuti ne l “ mi ster o de l
Te mpi o” »
6
. Secondo la rivelazione cristiana il supremo e definitivo santuario è Cristo risorto
(cf. Gv 2, 18 – 21; Ap 21,22), attorno al quale si raduna la comunità dei credenti che a sua
4
G. BESUTTI., Santuari, in DE FIORES S. – MEO S., (a cura di), Nuovo Dizionario di Mariologia Edizioni San
Paolo, Milano 1988, 1259.
5
Cf. CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, «La Parola del Signore si diffonda e sia glorificata» (2 TS 3,1) La
Bibbia nella vita della chiesa. Nota pastorale della Commissione per la dottrina della fede e la catechesi, 18
novembre 1995, in Enchiridion Conferenza Episcopale Italiana, Vol. V, EDB, 1995, 2907.
6
PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA PASTORALE PER I MIGRANTI E GLI ITINERANTI, Il santuario. Memoria, presenza
e profezia del Dio vivente, 8 maggio1999, in Enchiridion Vaticanum, Vol XVIII, EDB, Bologna 2002, 858.
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volta è la nuova casa del Signore (cf. 1Pt 2,5; Ef 2, 19 – 22). Anche il pellegrinaggio
c a ra tt e riz z a l’e sper ienz a e c c lesia l e , la qua l e si dir ig e v e rso « l a t e nda d e ll ’inc ontro » , c ome l a B ibbi a c hiama il tabe rn a c olo de ll ’A ll e a nz a (c f. Es 27, 21; 29, 4.10). Tuttavia, prima della
definitiva Rivelazione avvenuta con Cristo, nello svolgersi della storia della salvezza,
testimoniata dalla Bibbia, possiamo scorgere numerosi riferimenti che evidenziano quanto il
santuario e la prassi del pellegrinaggio abbia no ric ope rto un r uolo t utt ’a lt ro c he mar g inal e .
1.1. I santuari dei Patriarchi
P rima di a rr iva re a ll ’e dif ica z ione di ve ri e pr op ri sa ntuar i, è possibile riscontrare una
fa se pr e c e d e nte, testim oniata da ll 'e sper ienz a de i P a triar c hi, c h e ric or d a no c ome l’inco n tro con
Dio si manif e sti media n te l’e r e z ione di un a lt a r e o memor i a le. A ti tol o di e se mpi o di tal e
pratica si possono citare le località di Sichem, Betel, Mamré, Beer Sheba.
Per quanto riguarda il caso di Sichem, riportato in Gen 12, 7-8, ritroviamo gli elementi
tipici del racconto di fondazione di un santuario, vale a dire teofania, messaggio divino e
costruzione di un altare:
Il Signore apparve ad Abram e gli disse: «Alla tua discendenza io darò questa terra».
Allora Abram costruì in quel luogo un altare al Signore che gli era apparso. Di là
passò sulle montagne a oriente di Betel e piantò la tenda, avendo Betel ad occidente e
Ai ad oriente. Lì costruì un altare al Signore e invocò il nome del Signore. Poi Abram
levò la tenda per andare ad accamparsi nel Negheb.
I n se g uit o Gi a c obbe c hi a ma l’ a lt a re c he e g li vi e dific a « El, Dio di I sr a e le » , (c f . Gen
33,18 – 20). Poi, sotto «la quercia che è in Sichem» seppellisce gli idoli di famiglia (Gen 35,
4). Presso Sichem , inol tre , Giosué c onc lude a nc h e l’a ll e a nz a e il rifiuto degli idoli, erigendo
una «una grande pietra» a testimonianza del patto, «sotto la quercia che è nel santuario del
Signore» (cf Gen 24, 21 – 26). Anche la proclamazione di Abimelech, come re, avviene
presso la «quercia» di Sichem (Gdc 9,6).
Se si prende in esame il santuario di Betel, secondo Gen 12, 8, Abr a mo e dific l’a lt a r e in un luogo tra Betel e Ai, però la parte maggiore è attribuita a Giacobbe che considera
«dimora di Dio» il luogo della sua visione (Gen 28,10 – 22). Questi vede in sogno la scala poi
erige la stele, la unge con olio e fa voto di pagare la decima, quindi vi ripassa di ritorno dalla
Mesopotamia (Gen 35,1 – 9.14 – 15). Perciò a Betel vi era la presenza di un santuario
patriarcale meta di pellegrinaggio, (cf 1Sam 10,3), dove si ungeva una stele e si pagava la