2. TAPPE FONDAMENTALI
Seguendo lo sviluppo dell identit nel modello Eriksoniano, si possono individuare
quattro tappe fondamentali o momenti dell evoluzione della carriera: l inizio, la
prosecuzione, l orientamento verso la stabilizzazione o l interruzione, e
l epilogo.
2.1. Inizio della carriera sportiva
L inizio coincide con la quinta fase del modello Eriksoniano.
Tale fase appare caratterizzata da questi indici:
l occasione favorevole, l autoefficacia percepita, la sfida, l autorealizzazione,
la motivazione al successo, a gratificare le persone significative, ad acquistare
autonomia e indipendenza e a ricevere denaro.
E interessante notare come attraverso l avviamento allo sport (a differenza di
altre tappe del percorso dell atleta) assuma un ruolo rilevante la trasmissione di
una concezione dello sport e della partecipazione all attivit sportiva particolare
che incoraggi a essere attivi, che favorisca la natura personale dell allenamento,
che riconosca il diritto alla diversit e all errore, che incoraggi la fiducia
nelle proprie capacit di cambiamento, che faciliti la scoperta, che tolleri
l imperfezione, che ponga l accento sull autovalutazione, che dia sicurezza di
essere accettati e rispettati.
In questa fase un ruolo primario Ł svolto in particolare dalla famiglia e dalla
societ sportiva o squadra cui l atleta appartiene.
La famiglia Ł determinante nell orientare la scelta della disciplina sportiva e
nell incoraggiare e sostenere tale scelta. Ma il ruolo della famiglia Ł anche
quello di far s che l atleta, fin da piccolo, venga a contatto con la ricchezza
propria dei valori a cui attingere. Per questo il suo intervento sar direttivo o
non direttivo in base alle sue esigenze di maturazione.
Dalla famiglia, come si evince dalle ricerche, spesso partono i primi impulsi ad
entrare a fare parte di una societ sportiva e, quindi, anche a tentare la carriera
nello sport di competizione, ma non solo. Gran parte degli atleti adolescenti
proviene da ambienti familiari in cui anche gli altri componenti (la madre, il
padre e soprattutto i fratelli) sono interessati allo sport e lo praticano
attivamente. In molti casi la carriera sportiva viene efficacemente appoggiata
dalla famiglia.
La maggior parte dei genitori favorisce l attivit sportivo-agonistica dei propri
figli. Pertanto, il loro incoraggiamento pu avere una portata molto ampia: essi
accompagnano i figli agli allenamenti e alle gare li aiutano nei compiti a casa
spesso la vita della famiglia viene subordinata agli orari relativamente fissi
degli adolescenti non di rado i genitori riducono le proprie attivit del tempo
libero a favore del sostegno ai figli talvolta a rinunciare perfino alle ferie.
Tuttavia, ci porta in alcuni casi a un eccesso di incoraggiamento, che si verifica
quando genitori particolarmente ambiziosi mettono sotto pressione i propri figli,
con aspettative di grandi prestazioni, li spronano permanentemente a rendere molto
in allenamento, oppure interferiscono mettendo bocca negli allenamenti, creando
cos conflitti con l allenatore. SB, ST, FF, SS, PD, AN, AA, NB, IC, DC, DM sono,
tra gli atleti intervistati, coloro che hanno intrapreso la carriera sportiva
perchØ spinti e incoraggiati, oltre che seguiti costantemente e discretamente da
parenti e amici. Mentre PM, IB, DS hanno iniziato la loro attivit sportiva senza
ricevere, all inizio, un orientamento e un sostegno familiare particolarmente
significativo per la loro scelta di vita oltre che lavorativa.
La societ o squadra assolve un altra funzione. E lo specchio dell immagine di
sØ, la conferma di sØ, il luogo che accoglie, riduce o amplifica i modi soggettivi
di giocare con la realt delle cose e delle relazioni propone uno stile di vita
preciso, Ł un comune riferimento per verificare la crescita, gli impegno
quotidiani, il cammino percorso la societ sportiva Ł un invito ad assumere un
comportamento, Ł una proposta di una modalit di essere, impegna ad un moso attivo
di vivere, Ł una guida che orienta al continuo perfezionamento di sØ, ad un
superamento di sØ, nello sforzo di essere oggi migliore di ieri e domani meglio di
oggi.
La societ sportiva orienta, quindi, il cammino di crescita personale. La scoperta
e la graduale, personale, libera adesione a questa strada orientata ben precisa da
seguire, sono la condizione che consente all atleta di crescere in modo
intenzionale e di graduale coinvolgimento verso un grado di autonomia di fronte
alla famiglia e di emancipazione, stabilendo relazioni affettive e progetti di vita
propri e indipendenti da altri inoltre la societ sportiva consente all atleta di
sviluppare le proprie attitudini e gli permette di cercare, selezionare e
concretizzare la specializzazione sportiva e lavorativa piø adeguata ai propri
gusti e abilit .
All interno della societ sportiva la figura dell allenatore Ł quella che riveste
un importanza sostanziale in tutto questo processo di crescita. Infatti
l allenatore trasmette la tensione al miglioramento, la voglia di provare, il
desiderio di mettersi alla prova, suscita la volont di essere esigenti con se
stessi, di entusiasmarsi alla propria crescita affinchØ si inneschi nell atleta il
desiderio di essere un campione perchØ ne vale la pena.
L allenatore ha una profonda fiducia nella possibilit del piccolo atleta e
valorizza tutto il buono che c Ł in lui. Nello stesso tempo non rinuncia alla
responsabilit di chiedere molto, ma gli propone di fare del suo meglio per
essere fedele agli impegni assunti sia pure con sforzo e tenacia, per poterli
conseguire e cos di diventare capaci di volare alto.
La figura dell allenatore ha svolto un ruolo fondamentale nell esperienza sportiva
di tutti gli atleti, che accennano a questa figura come importante. La societ
sportiva Ł stato il gruppo dei pari che molti non hanno avuto tempo di coltivare,
fin da piccoli, per l impegno intenso negli allenamenti.
2.2. La prosecuzione
Questa fase comporta la scoperta dei vantaggi strumentali, il riconoscimento, da
parte degli atleti, del proprio saper fare nelle competizioni sportive la
progressiva riduzione della possibilit percepita dall individuo di identificare
interessi e vantaggi in altre sfere d azioni.
La persona inizia a considerare le proprie competenze nel settore, assaggia il
sapore dei risultati, lo anticipa in occasioni che si fanno piø frequenti e dove la
coincidenza fra le aspettative degli altri, specie delle societ sportive, e le
proprie anticipazioni produce un campo di possibilit che nell agire si
autoseleziona.
E dall andamento di questa fase della carriera agonistica che dipende che dipende
la stabilizzazione o interruzione della carriera sportiva. E piø precisamente da
quello che in inglese viene chiamato drop-out . In inglese drop significa goccia,
drop-out sgocciolare. Nel corso degli anni gli atleti si perdono per strada come
gocce che cadono da una spugna.
La teoria dello scambio sociale di Tibaut e Kelley permette di spiegare le cause
del drop-out usando i risultati, il livello di confronto e il livello di confronto
alternativo. Dal momento che la comprensione di questi concetti Ł cruciale per la
spiegazione del drop-out, li introduciamo brevemente.
Per esito va qui inteso l insieme delle ricompense e dei costi che una persona
sperimenta in una certa attivit . Maggiori sono le ricompense rispetto ai costi,
migliore Ł l esito. Dal punto di vista dell atleta, le ricompense includono
conseguenze tangibili come denaro, beni, trofei, cos come conseguenze psicologiche
quali il raggiungimento di mete desiderate, sentimenti di competenza e potere,
l ammirazione e la stima degli altri. Anche i costi hanno a che fare con l intero
campo dell esperienza dell atleta includendo la quantit di tempo e sforzi spesi,
il sentimento di fallimento o di disapprovazione, il sentimento di mancanza di
risorse e di controllo, l incapacit di partecipare ad altre attivit o relazioni.
Tuttavia ricompense e costi non esistono di per sØ. Per determinare la
soddisfazione di un individuo in un attivit o la possibilit che un altro
interrompa la sua partecipazione a un altra attivit gli esiti sono confrontati su
due livelli standard. Il primo livello, il livello di confronto, Ł stato definito
come un punto centrale su una scala di bont e di cattiveria , ma pu anche
essere concettualizzato come l aspettativa soggettiva circa un attivit . Queste
aspettative possono essere basate sull esperienza reale e possono essersi formate
in assenza di un esperienza diretta (ad esempio osservando ricompense e costi
relativi ad altre persone). La soddisfazione o l attrazione per un attivit Ł
determinata confrontando i risultati con il livello di confronto. FinchØ i
risultati superano il livello di confronto la persona Ł soddisfatta dell attivit
appena i risultati scendono sotto il livello di confronto la persona diviene
scontenta dell attivit . Quindi la soddisfazione si basa sul confronto tra i
risultati e il livello di confronto.
Il secondo livello, il livello di confronto per attivit alternative, Ł definito
come l esito piø basso che una persona accetter senza abbandonare un attivit a
favore di un altra. Essenzialmente rappresenta la migliore alternativa all attivit
in corso che una persona ha. Il legame con una certa attivit Ł determinato dalla
relazione tra i risultati e il livello di confronto alternativo. Appena i risultati
superano il livello di confronto alternativo, il legame aumenta quando i risultati
scendono sotto il livello di confronto alternativo, non c Ł piø dipendenza
dall attivit in corso e la persona l abbandona.
La teoria dello scambio sociale ritiene basilare che attrazione e dipendenza siano
concettualmente distinte. Ci spiega l ovvia osservazione che le persone che si
divertono in un attivit spesso ci restano e quelle che vi trovano poco
divertimento tendenzialmente scelgono di abbandonarle. Ma la teoria illustra anche
perchØ le persone che sono soddisfatte talvolta abbandonano (le loro alternative
superano i risultati attuali) e perchØ quelle che sono insoddisfatte restano (i
risultati sono sotto il livello di confronto, ma sopra il livello di confronto
alternativo). Smith ha osservato che non tutti gli atleti che abbandonano lo fanno
a causa del burnout ed egli usa i risultati, il livello di confronto ed il livello
di confronto alternativo, per distinguere il drop-out dal burnout. Egli ipotizza
che alcuni atleti smettono quando le loro alternative superano i loro risultati.
Quindi il drop-out avviene quando i risultati discretamente alti sono superati da
alternative ancora piø elevate. In tal modo il drop-out consisterebbe
nell abbandono dell attivit sportiva per la sola ragione che l attivit sportiva
offre meno soddisfazioni di un altra attivit .
Ma in realt le ragioni dell abbandono sono svariate:
- Ansia preagonistica. Alcuni atleti rendono di piø in allenamento che in gara
perchØ sentono troppo la gara, sia a livello emotivo che psicosomatico (tensione
muscolare, senso di gambe molli, dolori allo stomaco, ipertemia, tachicardia,
ipertensione). Quando la vittoria Ł troppo ambita si allontana fino ad essere
irraggiungibile portandosi via con sØ il gusto di insistere.
- Mancanza di successi. Ogni atleta vive la gara come una meta significativa. Se le
aspettative vengono ripetutamente deluse, lo sport si carica di connotazioni
negative in quanto diventa uno strumento di amarezza. L abbandono Ł una logica
conseguenza.
- Monotonia dell allenamento. Fare per tre ore al giorno, per mesi e per anni, per
esempio, 400 vasche al giorno, 10 Km di bracciate, su e giø lungo la stessa corsia,
ognuno per conto proprio, non Ł certamente piacevole nØ stimolante. E la prova del
fuoco per valutare l autenticit della motivazione. Non tutti riescono a superarla.
Nuotare Ł bello, ma allenarvisi lo Ł molto meno.
- Poco tempo libero. Ad un atleta impegnato agonisticamente nello sport rimane poco
tempo a disposizione per la propria vita sociale. Gli amici sono vitamine
necessarie per il sano sviluppo dell adolescente. Chi non riesce a frequentarli,
come vorrebbe, pu sentirne la mancanza, e mollare tutto per raggiungerli, per non
lasciarsi emarginare, per non perdere quello stare insieme agli altri cos come
capita apparentemente senza obiettivi. E invece risaputo come proprio queste ore
apparentemente perse siano utilissime all adolescente per confrontarsi con gli
altri, in un atmosfera tranquilla, forse rilassata, comunque non impegnativa sul
piano emotivo. Basti pensare a come Ł importante per un adolescente parlare molto,
non solo per comunicare con l altro, ma soprattutto per usare l altro come uno
specchio che gli permetta di parlarsi e di capirsi.
- Rapporti con l altro sesso. Non tutti i gruppi sportivi favoriscono il rapporto
fra i due sessi anche in questo caso possono venire a mancare le preziose occasioni
poco impegnative, casuali, non organizzate. Talvolta l abbandono Ł motivato da
problemi di coppia: la gelosia di lui per la troppa autonomia di lei o con il
fascino con cui lei vive l allenatore, oppure la gelosia di lei per il narcisismo
atletico di lui (tu ami lo sport piø di me). Talvolta infine lo sport pu venire
abbandonato perchØ, ottenuta l ambita conquista sentimentale grazie (forse) a
qualche successo sportivo, lo sport stesso ha assolto le funzioni per cui era stato
fino ad allora praticato.
- Difficolt di coesione con il gruppo. Ogni individuo, stando in un gruppo,
soddisfa bisogni fondamentali come quelli di appartenenza, di contatto sociale, di
scambio relazionale. Nelle piscine dove non sono previste attivit ricreative
extrasportive Ł difficile che il gruppo degli atleti si mantenga coeso.
- Rapporto genitori-allenatori. E noto come i familiari intervengano, anche
pesantemente, nelle scelte dei figli. Il giovane atleta si trova spesso tra due
fuochi. Da una parte i genitori e dall altra l allenatore. Se c Ł contrasto tra i
due poli, l atleta vive la situazione con un forte senso di oppressione, incapace
di scegliere<da che parte stare, sicchØ pu cavarsela al meglio scegliendo, con
l abbandono, la libert e l indipendenza.
- Ricerca di altri interessi. Un adolescente ha continuamente bisogno di nuovi
stimoli, esperienze e conoscenze. Cacciarsi ogni giorno nel tunnel della solita
piscina per tornare all esempio precedente pu essere vissuto come
un intollerabile frustrazione della naturale smania di novit .
- Difficolt scolastiche. Affrontare e sostenere contemporaneamente due attivit
impegnative come la scuola e lo sport Ł spesso vissuto con difficolt . Laddove i
genitori e/o i professori lamentano scarso rendimento scolastico si esercitano
spesso pressioni affinchØ il ragazzo abbandoni l attivit agonistica spesso inoltre
l atleta Ł costretto a nascondere a scuola tale impegno temendo eventuali
ritorsioni. E evidente che per molti questa tensione continua diventa
insopportabile, stimolandoli ad abbandonare tutto.
- Lo sport come soddisfazione di bisogni adolescenziali. A volte l atleta abbandona
lo sport per un motivo molto semplice: non gli serve piø. Spesso infatti lo sport
viene praticato dagli adolescenti come mezzo di costruzione dell identit
personale, oltrechØ come strumento di conoscenze, rafforzamento, verifica delle
caratteristiche dell Io (permette un colloquio con se stessi serve per misurare la
forza d animo si vede se si Ł capaci di sopportare le sofferenze insegna a vincere
la paura Ł una continua lotta con se stessi ti fa sentire differente). Superati
tutti questi esami, lo sport pu non servire piø.
- Contrasti con i genitori sull autonomia. Quando un adolescente si da allo sport a
livello agonistico, i suoi genitori lo perdono un po , come perdono un po il
figlio che si sposa. Siccome per l et Ł diversa, nel caso dello sport i genitori
sono ancora piø forti e piø gelosi. Anche se in un primo tempo smaniavano perchØ
partecipassero, si impegnassero, vincessero, a un certo punto sembrano voler fare
marcia indietro: lo sport Ł troppo emancipante, lascia troppa autonomia, distacca
dalla famiglia, e via di seguito. Nasce allora una subdola campagna denigratoria e
disfattista che, alla lunga, pu indurre l adolescente a disamorarsi dello sport e
mollarlo, se non altro per amore del quieto vivere familiare.
- Crisi adolescenziale. L atleta, in seguito al cambiamento corporeo, che avviene
durante il periodo adolescenziale, pu avvertire una stasi nelle sue prestazioni,
occorrono tempi lunghi di allenamento impegnativo per colmare gli scompensi legati
alla sua nuova struttura psicofisica. Quando, malgrado l impegno, non si ottengono
risultati gratificanti, si tende a mollare.
- Rapporto allenatore-atleta. Quando non Ł soddisfacente Ł la causa piø decisiva di
abbandono. All inizio, l allenatore, Ł vissuto, in genere, come un modello di
adulto alternativo ai modelli genitoriali da cui l adolescente cerca di staccarsi
per raggiungere la sua autonomia. Ma poi pu accadere che questo modello si inquini
per vari motivi. In alcuni casi viene esplicitato molto chiaramente un vissuto di
strumentalizzazione. All atleta cioŁ sembra di essere a servizio dell allenatore.
Altre volte gli atleti sottolineano come il rapporto insegnamento-apprendimento sia
troppo arido. In altre parole, essi non si sentono protagonisti del loro
apprendimento, ma semplici esecutori di decisioni prese da altri e scarsamente
motivate.
Fare sport ad alto livello richiede, piø che una motivazione, un ventaglio di
motivazioni ma soprattutto un amore sviscerato per quello sport, una passione
straordinaria, una dedizione che non Ł esagerato definire eroica per sopportare
sacrifici, privazioni e fatica. E gli atleti intervistati dimostrano, con la loro
testimonianza, di essere eroi . Durante il loro percorso non hanno mai ceduto
hanno sempre cercato di controllare la loro ansia da prestazione di sopportare e
accettare le sconfitte e costruire su di esse e i loro errori una migliore
prestazione successiva hanno sempre sopportato il carico di allenamento che
l allenatore gli infliggeva , anzi hanno cercato di superarsi e di caricarsi
fisicamente, anche all insaputa dello stesso allenatore non si sono mai lasciati
tentare dall uscire con i coetanei, con una bella ragazza o un bel ragazzo specie
in prossimit di gare difficili e importanti, perchØ per loro era piø importante
riuscire a fare bene in quella attivit che non andare al cinema, mangiare una
pizza, e cos via i problemi relativi sul distacco continuo dalla famiglia per
assolvere gli impegni sportivi, sono sempre stati un motivo in piø per far valere
la loro libert di scelta e rinforzare la loro scelta e autonomia perfino i
contrasti con l allenatore non hanno costituito un motivo di abbandono e di
sfiducia ma al contrario di rafforzamento della loro motivazione al successo. Le
difficolt quindi non sono mancate, ma gli atleti le hanno affrontate e superate a
testa alta . Ma questo loro eroismo Ł dono di pochi.
2.3 La stabilizzazione
La stabilizzazione riconduce all idea dell incastro: le aspettative degli altri
tendono a monodirezionarsi le richieste e le proposte di azione si orientano a
valorizzare le competenze acquisite nell attivit sportiva la persona stessa la
riconosce e le utilizza nella pratica sportiva mentre, contemporaneamente, scarta e
teme di non sapere fare altro inizia ad elaborare come una minaccia, per la propria
identit , la verifica tra le aspettative e i risultati raggiunti. A fronte, di
alcuni insuccessi in altre aree di attivit (a scuola, in sistemi relazionali,
ecc.) l atleta sperimenta con successo un luogo l ambito sportivo dove il
confronto fra le attese degli altri, la sfida proposta e la propria capacit di
gestione appare piø semplice, immediato. La conseguenza Ł quella
dell autoefficacia, il riconoscimento di sØ, in proprio e da parte degli altri,
come di persona capace. Un altro elemento di stabilit Ł anche il modo di mettere
tra parentesi il pensiero del dopo-carriera. Infatti gli atleti in attivit si
pongono nei confronti di questa fase della loro carriera sportiva ora in maniera
distaccata, come se questo momento fosse lontano e irrealizzabile, e ora in maniera
consapevole ma non sempre chiara rispetto all attivit lavorativa futura.
La stabilizzazione Ł un momento unico e singolare dell esistenza dell atleta. E in
questa fase della sua carriera che egli prende maggiormente coscienza delle proprie
possibilit da realizzare, e che decide di non sfuggire al compito che la vita gli
presenta. Lo accetta liberamente e coscientemente, credendo effettivamente nel
significato della sua realizzazione. E la frase di Nietzsche: Chi ha un perchØ
nella vita, sa sopportare quasi tutti i come , riportata da Frankl esprime bene
l idea che non c Ł niente al mondo che aiuta a sopravvivere e a sentirsi realizzati
come la conoscenza che c Ł un senso nella propria vita da realizzare, una volta
trovato, attraverso un impegno costante e responsabile. E un atleta che ha gi
scoperto il perchØ della sua vita non deve fare altro che concretizzarlo
nell assumere lo sport come un impegno lavorativo stabile.
2.4. L interruzione
l interruzione della carriera sportiva per alcuni atleti coincide con la fine della
giovinezza, di cui parla Erikson, e l inizio dell et adulta.
Orientativamente si fa riferimento all arco di et che va dai 28 ai 38 anni. E
questa l et in cui si sono riscontrate da parte degli atleti intervistati maggiori
interruzioni dell attivit agonistica. Anche se per alcuni degli atleti
intervistati (NB e PD) l interruzione dell attivit sportiva Ł avvenuta tra i 57 e
i 65 anni.
Sui 20 anni esiste una letteratura, specialmente rosea ed epica, addirittura
eccezionale. I 35 anni sono passati alla storia grazie al dantesco nel mezzo del
cammin di nostra vita come primo tempo d3ella partita esistenziale.
I 40 anni sono concepiti oggi come il giro di boa: fin qui si sale, da qui comincia
la discesa. I 50 anni sono da sempre considerati il prototipo della vecchiaia
incipiente: si sente dire sembra un vecchio di 50 anni .
60 e 70 evocano calcoli pensionistici e problemi di un tempo non piø libero ma solo
vuoto. Ai 30 anni in genere si da poca importanza. Eppure, i 30 anni sono una tappa
fondamentale. Finisce la gioventø, si fanno i primi bilanci e gi qualche sogno
finisce nel cassetto. Comincia l et adulta: un et lunghissima nelle speranze,
brevissima nella realt . In effetti, la vita ci sfugge piano piano, giorno per
giorno.
L importante Ł guardare avanti: l uomo comincia ad invecchiare non quando raggiunge
una certa et , ma quando smette di fare progetti non quando il futuro gli sfugge di
mano ma quando il futuro se lo tira via da solo. Scriveva Papini: quando ero
giovane, un uomo di 50 anni mi sembrava vecchio, uno di 60 anni addirittura
decrepito ora che ne ho piø di 70 mi accorgo che un uomo, a quest et , pu ancora
amare, imparare, lavorare, creare, insomma vivere . E perchØ no, dai 30 ai 60 e
oltre c Ł posto pure per lo sport. La dimostrazione di ci Ł che atleti come ST, 37
anni, praticano sport con grandissime prestazioni PD fino all et di 65 anni ha
partecipato a concorsi equestri con prestazioni lodevoli NB che solo 11 anni fa si
Ł ritirato dall attivit sportiva, e cioŁ all et di 57 anni DM che ha continuato a
gareggiare fino all et di 34 anni PM fino all et di 36 anni SS fino all et di 33
anni.
L interruzione Ł legata ad avvenimenti esterni o a motivi personali:
- nausea d agonismo o da competizione (DM, DC, SS)
- Senso di inadeguatezza (SS)
- Problemi fisici (SS, DC, IB)
- Crisi motivazionale legata all evoluzione valoriale del mondo sportivo (SS, PD)
- Limiti cronologici (PM, NB, PD, IB)
- Senso di soddisfazione e di appagamento (SB, IB, NB)
- Responsabilit familiari e matrimoniali (PD).
Lo stato d animo di ogni atleta in relazione al distacco e al momento di passaggio
dall attivit alla non attivit sportiva varia a seconda delle motivazioni che lo
hanno determinato. Si possono identificare una pluralit di emozioni e sensazioni:
senso di vuoto (SS, NB) senso di liberazione (DM) indifferenza, nel senso di vivere
il passaggio in maniera normale e tranquilla (PM, SB, PD, IB). Queste varie
motivazioni riflettono differenti tipi di fine carriera: come il ritiro (fine
prematura della carriera prima che gli atleti sentono di aver raggiunto le loro
piene potenzialit ), burnout (sensazioni di esaurimento emozionale che porta
all incapacit di continuare a fare sport), e il logorio (processo piø lento di
esaurimento fisico e psicologico).
Inoltre in questa fase, si possono notare dei cambiamenti di attivit . Gli atleti
che interrompono la loro carriera sportiva si dedicano e si impegnano in altre
attivit : DC lavora in un azienda di abbigliamento e si occupa della produzione di
abbigliamento sportivo femminile per lo sci PM Ł deputato parlamentare oltre che
avvocato DM Ł impegnato in politica e nel sociale SB Ł istruttore di nuoto IB Ł
stato commerciante per tanto tempo, ora per , in seguito a un epatite che lo ha
costretto a una vita piø tranquilla, trascorre la sua vita di pensionato uscendo di
tanto in tanto con gli amici NB Ł giornalista SS Ł insegnante ISEF PD Ł direttore
sportivo di un centro equestre e impegnato in altre attivit culturali.
La cosa certa Ł che il passaggio da un attivit sportiva intensa a una non attivit
sul piano fisico ha provocato in tutti dei cambiamenti prima che di attivit , di
orari e di ritmi di vita. Da una vita ordinata e lineare tutti hanno subito una
sorta di sconquasso sul piano fisico e in termini di organizzazione del tempo.
Tutti indistintamente impegnati anche se forse non gratificati come quando
facevano sport e gareggiavano in altre attivit , in altri luoghi, vivono in
maniera soggettiva tale passaggio, al quale alcuni si adattano piø velocemente di
altri. Sebbene la fine della carriera sportiva offra la sfida per una rivalutazione
del proprio futuro e delle opportunit per raggiungere nuovi traguardi, un gran
numero di atleti che si ritirano incontrano problemi e conflitti, a volte in
maniera traumatica.
La fine della carriera pu essere vissuta come una transizione di crisi positiva o
negativa.
Le transizioni positive hanno luogo quando un atleta ha un adattamento facile e
relativamente veloce alle nuove esigenze. Ci succede solamente nei casi in cui
sono state create le condizioni nel momento precedente le interruzioni della
carriera. Altri fattori che possono attenuare il corso della transizione sono: il
talento degli atleti, l alta motivazione, capacit ad affrontare le difficolt e
clima psicologico positivo.
Le transizioni negative hanno luogo quando un atleta deve fare uno sforzo speciale
per adattarsi con successo alle nuove esigenze. L incapacit di adattarsi crea
sintomi di transizione di crisi tali da abbassare autostima, malessere emozionale
(dubbi, ansiet , paura), aumenta la percezione dell errore, disorientamento nel
prendere decisioni e confusione.
La fine di una carriera Ł come la fine della vita: morire bene pu fare riscattare
certi errori e nobilitare la memoria. Nello sport il tempo di attaccare gli
scarpini al chiodo Ł importante: va colto al momento giusto, quando fa notizia.
Uscire in bellezza dall agonismo dovrebbe essere la vittoria piø ambita per un
grande atleta che desideri conservare di sØ l immagine migliore.
PD dice: non bisogna correre il rischio di scivolare su qualche gradino per
interrompere bruscamente la propria carriera. Come dire che raggiungere la gloria Ł
un caso. Mantenere la posizione Ł un diritto sacrosanto. Difenderla Ł un dovere
morale oltrechØ un vantaggio economico. Concluderla Ł un dovere e un diritto allo
stesso tempo, che si deve esercitare senza incorrere nel rischio di fare una
brutta figura o di deludere se stessi e gli altri che hanno creduto e hanno fatto
il tifo per loro. La scelta della comunicazione ufficiale del ritiro dall attivit
sportiva Ł stata per tutti sofferta ma non sempre immediata. Nel senso che alcuni
atleti hanno avuto la conferma della loro inadeguatezza al compito sportivo in
occasioni competitive ufficiali e non prima di queste, quando dopo aver
collezionato un insuccesso clamoroso hanno pensato bene che fosse arrivato il
momento di appendere le scarpe al chiodo . Questo Ł successo a SS. Mentre atleti
come PD, PM, DM, DC, SB, IB hanno deciso di ritirarsi al termine di un olimpiade
conclusa con successo.
Indubbiamente tutti, chi piø chi meno, al termine della loro carriera sportiva
hanno perso un importante parte di se stessi. Questa perdita di status sociale e
fisico pu essere dolorosa e diviene il tallone d Achille dell identit sportiva.
In particolare la condizione fisica eccellente diventa ora una memoria nostalgica
che colpisce l identit dell atleta. Domande come chi sono io? e Che cosa sto
facendo ora? spesso emergono durante questo periodo d identit ondeggiante. Anche
se questo periodo Ł breve per quegli atleti che riescono a mantenersi fisicamente
attivi rispetto a quelli che diventano sedentari. E tra questi atleti compaiono i
nomi di: SB, IB, SS, DM, PD.
2.5. L epilogo
L epilogo della carriera sportiva coincide con la fase successiva al ritiro
dall attivit sportiva. In altri termini per epilogo intendiamo il pensionamento.
Per i non sportivi questo passaggio avviene normalmente con l inizio della
vecchiaia, per gli atleti solitamente con la fine della giovinezza e l inizio
dell et adulta.
Il pensionamento sancisce la collocazione dell individuo in una posizione sociale
strutturalmente marginale, evidentemente non per ragioni biologiche o naturali ma
per aspettative ed orientamenti di tipo culturale. Da un punto di vista biologico,
la cessazione del lavoro limita non solo la soddisfazione del bisogno di sicurezza
economica ma anche quello di ottenere considerazione e importanza da parte del
gruppo sociale di appartenenza. Lasciare l ambiente di lavoro implica in molti casi
una diminuzione concreta di occasioni e rapporti sociali, e ci soprattutto nel
caso in cui essi si siano definiti in modo privilegiato in questo ambito. Significa
assumere un ruolo diverso, a cui corrispondono aspettative sociali diverse
significa riorganizzare la vita giornaliera spostando gli impegni e gli interessi
della dimensione professionale e produttiva a quella del tempo libero. Come afferma
Canestrari, la cessazione del lavoro Ł sempre piø o meno frustrante perchØ subentra
il senso della conclusione: la situazione Ł percepita priva di sviluppi e
definitiva, si associa e sentimenti di declino, morte e fallimento.
La letteratura sull argomento indica che le diverse strategie per affrontare il
pensionamento dipendono dal significato che il soggetto gli attribuisce. Chi
interpreta il ritiro dall attivit sportiva come la continuazione naturale del
periodo adulto ne accetta piø facilmente e in modo meno conflittuale le
implicazioni e le conseguenze, ed Ł per questo in grado di coglierne tutte le
possibili soddisfazioni. Per altri in questa fase conta soprattutto la possibilit
di ridurre tutti quei ruoli e quelle responsabilit precedentemente vissuti come un
peso ed una restrizione. Si tratta in questo caso di persone che hanno
interiorizzato l idea del dopo-carriera come meritato riposo, che si sentono
soddisfatte proprio per il fatto di avere finalmente raggiunto la meta per cui
hanno lavorato per anni. Per altri ancora Ł determinante affrontare attivamente
questa fase di vita impegnandosi a contrastare tutti i possibili rischi di una
restrizione del proprio spazio di vita. Chi invece si sente deluso dai risultati
raggiunti durante la vita adulta e la percepisce come una fase incompiuta, chi
accusa gli altri dei propri insuccessi o se stesso della propria sfortuna, o chi ha
aspettative particolarmente negative (teme di diventare superfluo, di non essere
piø utile a nessuno) ha piø difficolt a strutturare stili di comportamento
costruttivi e gratificanti.
Il pensionamento Ł affrontato in termini positivi quanto piø il soggetto si Ł dato
degli scopi e degli obiettivi (si Ł preparato, si potrebbe dire, una sua
strategia), quanto piø percepisce di avere un controllo personale e si sente in
grado di incidere sugli eventi della vita quotidiana, ma anche quanto piø dispone
delle infoemazioni necessarie sulle opportunit (previdenziali, assistenziali,
ricreativo-culturali) che la societ gli offre in questa fase di vita.
Si Ł potuto osservare, soprattutto sulla base delle testimonianze rilasciate dai
grandi campioni del passato che, la fase dell epilogo o pensionamento Ł
caratterizzata dal mantenimento dello status o identit sportiva
contemporaneamente dalla trasformazione del ruolo svolto. L attivit agonistica, il
coinvolgimento e la partecipazione dell evento sportivo, sono costituiti da una
pluralit di compiti a volte compresenti: allenatore, direttore sportivo, manager,
dirigente, promotore di attivit nel settore sportivo giovanile, addetto alle
pubbliche relazioni, giornalista sportivo, parlamentare, ecc. Questa trasformazione
di ruolo per non comporta lo stesso livello di gratificazione dell attivit
sportiva.
Infine avendo potuto constatare che la maggior parte degli atleti in pensione
intervistati sono appagati dal successo conseguito con le vittorie del passato e
soddisfatti della vita passata, possiamo definirli come maturi perchØ capaci di
reagire al distacco e al passaggio dall attivit sportiva alla non attivit , in
senso fisico, ma ad un altra attivit lavorativa, che li tiene impegnati e permette
loro di continuare a darsi da fare. Questo passaggio pur nella sua drammaticit Ł
abbastanza facilmente superato dagli atleti che hanno gi pronta un altra attivit
nella quale impegnarsi, e che hanno individuato un altro obiettivo da raggiungere.
Il rischio di vivere con eccessiva drammaticit questo passaggio credo che esista
per coloro i quali non si preparano a quest evento per esempio studiando, come
fanno gi alcuni degli atleti in attivit intervistati, oppure progettando il
loro futuro pensando a un attivit in proprio da aprire per continuare a impegnarsi
nell ambito sportivo e sociale.
3. IN SINTESI
La carriera di un atleta comincia quando all et di 15-19 anni, ancora appena
all inizio dell adolescenza, spinto da una forte passione e motivazione, da un
elevato livello di autoefficacia percepita, e in presenza di una situazione
favorevole, decide di sfidare se stesso e gli altri lanciandosi nell avventura
sportiva. All inizio trova un grande sostegno e incoraggiamento nei membri della
sua famiglia e della squadra cui appartiene, ma nel momento in cui si verificano
degli screzi o dei conflitti con questi si presenta il rischio per l atleta di
quello che gli inglesi chiamano drop-out, che pu mettere a rischio le sue
motivazioni e la sua stessa carriera sportiva. Nel caso in cui ci non si verifichi
l atleta prosegue nella sua carriera sportiva fino a giungere alla fase della
stabilizzazione. Intorno ai 28-30 anni l atleta si pone poi il problema se portare
avanti la sua carriera sportiva o interromperla. I motivi sono vari e diversi. Gli
stati d animo che accompagnano tale decisione strategica sono altrettanto vari e,
spesso non mancano delle crisi personali. Una cosa Ł certa: l interruzione porta
inevitabilmente ad un epilogo della carriera che chiamiamo preferibilmente
pensionamento . E questo un momento particolare e delicato che si accompagna a
conflitti e crisi psicoadattive da non sottovalutare. Ma questo sar argomento del
capitolo successivo.